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Ancora sull'iperinflazione delle materie prime

20 aprile – Abbiamo già affrontato in diverse occasioni il problema della bolla iperinflazionistica che si sta sviluppando nel settore delle materie prime, nonché il dilemma delle banche centrali di fronte a questa e altre bolle (alzare i tassi forse può farne sgonfiare una, ma rischia di farne esplodere altre, come quella immobiliare).

Alcune materie prime hanno mostrato un andamento nei prezzi dei futures che non può essere non definito patologico. Infatti, i prezzi “futuri” di alcuni materiali sono già andati incontro ad aumenti del 25-50% nei primi tre mesi del 2006 ed abbiamo già mostrato che tale andamento, su base annua, è in molti casi più del doppio di quello registrato negli ultimi 33 mesi. Ebbene alcuni aumenti sono stati replicati addirittura nelle prime due settimane di aprile!

Alcuni esempi: dal 1° al 15 aprile il prezzo del future dell'alluminio è aumentato del 5%, il petrolio del 12%, l'oro del 9%, l'argento del 25%, il rame del 20%, lo zinco e il nickel del 22%, il platino del 6%.

Si tratta di aumenti in media dell'1% al giorno, che ovviamente non sono sostenibili, ma che, qualora dovessero continuare, darebbero luogo a tassi di aumento paragonabili a quelli riscontrati durante l'iperinflazione della Repubblica di Weimar a partire dalla metà del 1923.

A fare da volano a questi aumenti vertiginosi sono, come già accennato in altra sede, gli hedge fund e i fondi che speculano sugli indici delle materie prime, senza nessun aggancio con il cosiddetto “sottostante”, ovvero senza correlazione tra domanda e offerta dei relativi materiali. Si tratta dell'ennesima riconferma della inconsistenza delle teorie degli economisti cosiddetti classici e neoclassici.

Alcune “esperti” prevedevano che gli “investimenti” dei fondi speculativi nelle materie prime sarebbero passati dagli 80 miliardi di dollari del 2005, a 120 miliardi nel 2006. Le cifre sembrano già aver raggiunto i 100 miliardi di dollari ad aprile.

Un altro fattore che influenza questi aumenti sconsiderati è costituito dalle fusioni di aziende. Merril Lynch, nel suo rapporto settimanale del 27 marzo sui metalli preziosi per il Nord America, nota che, dal settembre 2005, ci sono state almeno 20 significative fusioni e/o acquisizioni solo nell'industria mondiale dell'oro (nel 2005 ce ne sono state solamente 5).

Nel settore dell'alluminio, la Alcan, il secondo produttore mondiale, ha acquisito la Pechiney Metals di Montreal e la Novellis Metals ed ha chiuso molti dei suoi impianti, perciò ci si aspetta che nel 2006 si verificherà una mancanza di 300.000 tonnellate di alluminio.

Non molto diversamente è accaduto nel settore del rame e del nickel, dove si è costituito il più grande produttore mondiale dalla fusione della British Inco Ltd. e la Falconbridge Ltd. di Toronto. Entrambe stanno producendo meno di quanto facessero nel 2004, nonostante gli alti prezzi.

Nel settore dell'energia si è assistito a fusioni tra fondi speculativi, come quella tra il Petrofund con il Penn West Energy Fund, che ha dato luogo alla creazione del più grande cartello energetico del Canada.


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