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Il comico Colbert travolge Bush, nella tradizione di Rabelais

Al grande ricevimento dei corrispondenti alla Casa Bianca, che si è tenuto a Washington il 29 aprile, George W. Bush è stato improvvisamente subissato da un diluvio di battute sferzanti che hanno lasciato tutti di stucco. Il comico della Comedy Central TV Stephen Colbert ha messo a nudo la degenerazione e la decadenza dell'amministrazione e della stampa.

Il presidente e la First Lady, seduti solo a qualche metro di distanza, fremevano, evidentemente in preda alla tentazione di andarsene. Si è parlato poi delle ore interminabili di esercizio fisico a cui Bush si sarebbe inutilmente sottoposto nel disperato tentativo di contenere la sua rabbia. Lo stesso sbigottimento ha paralizzato molti dei giornalisti presenti, incapaci di ridere in mezzo alla cascata delle battute.

Lyndon LaRouche, presente al gala, ha collocato la sortita di Colbert nella tradizione di Boccaccio, Rabelais e Cervantes. Questi virtuosi del “castigat ridendo mores” vissero in epoche in cui la civiltà era allo sbando, le cultura toccava il fondo, e le istituzioni erano a rischio. Siccome loro non c'erano, ha detto LaRouche, Colbert ha fatto del suo meglio. L'amministrazione Bush è il simbolo della nostra degenerazione culturale e Colbert ha saputo metterla a nudo.
L'avvenimento è importante in quanto indica che le istituzioni sono giunte alla conclusione che il problema va affrontato. È infatti evidente che qualcuno ha invitato Colbert a fare la festa a Bush, dandogli anche il tappeto rosso.

Sulla stessa lunghezza d'onda di LaRouche si è espresso Scott Rosenberg su Salon.com il 3 maggio. “Coloro che non apprezzano Colbert farebbero meglio a mettere da parte i ridometri”, ha scritto Rosenberg, riferendosi al fatto che in effetti la sorpresa è stato tale che la gente in sala non riusciva a ridere, perché ciò che conta davvero è che “almeno per un momento Colbert ha messo il presidente Bush, solitamente superprotetto da ogni parte, faccia a faccia con lo sdegno e il disprezzo che ampi strati del pubblico americano provano nei suoi confronti per quello che ha fatto al paese ... La sua caricatura del giornalista asservito alla destra ha fatto leva sull'ironia, e l'ironia raramente comporta la risata facile, ma quando va bene provoca dubbi e solleva interrogativi. Lo scopo dell'intervento di Colbert non era in fondo quello di far ridere ma di far pensare; non mirava a solleticare ma a pungolare”. Rosenberg ha aggiunto che lo spettacolo di Colbert è stato “un atto deliberato di lesa maestà”, un tipo di commedia politica che “si rifà ad una tradizione antica, risalente alla commedia dell'arte e ancor prima, nella corte medievale, al buffone che può dire ciò che vuole, in cui il comico cerca il disappunto del potente”.

Alcune delle battute di apertura di Colbert

Atteggiandosi a grande sostenitore di Bush, Colbert ha detto tra l’altro: “Noi non siamo differenti, io e lui. Non siamo né cerebrali che vanno in giro a rompere le scatole né fattinisti. Partiamo dritto dalle viscere, noialtri, vero sir? Ed è lì che si colloca la verità, giù nelle viscere. Lo sai che hai più nervi nella pancia di quanti ne hai nel cervello? Lo puoi controllare. Certo, qualcuno adesso mi dice 'Ho controllato e non è vero’, ma è così perché sei andato a controllare sui libri. Devi invece guardare nelle tue viscere ... [come faccio io nelle mie interviste che sono] 'Zona defattualizzata', badate voi della Fox News che ho brevettato il marchio. Sono un semplice, e penso con semplicità”.
Colbert ha citato i sondaggi che attribuiscono a Bush solo il 32% di approvazione ed ha detto che "i sondaggi si basano sulla realtà. Ed è noto che la realtà ha pregiudizi liberal”.
“La cosa più importante [di Bush] è che è tutto d’un pezzo. Sai di cosa è convinto: il mercoledì ha le stesse convinzioni del lunedì, non importa che cosa possa essere accaduto il martedì. Gli eventi cambiano ma le sue convinzioni restano.
“E’ convinto che il governo migliore sia quello che governa di meno, ed è così che abbiamo allestito un governo favoloso in Iraq.
“Io sono con lui, perché lui ha delle posizioni molto precise. Si posiziona su cose come le portaerei, o sulle rovine delle città inondante, e il suo messaggio è chiaro e forte: a prescindere da ciò che può accadere all’America, lei ne verrà sempre fuori, grazie alle sue fotografie che sono le meglio inscenate al mondo”.
...
“Per quanto sia felice di essere qui con il presidente mi rammarico di essere circondato dalla stampa liberal che distruggere l’America, con l’unica eccezione della Fox News, che è l’unica che per ogni argomento vi dà sempre le due versioni: quella del presidente e quella del vice presidente.
“Ma il resto che fa? Riferisce sulle registrazioni di NSA e sulle prigioni in Europa orientale? Queste cose sono segrete per una ragione molto importante: sono superdeprimenti. E se questo è il vostro scopo allora ..."
“Ma adesso vi ricapitolo le regole. Funziona così: il presidente decide. Lui è il decisore. L’addetto stampa annuncia quelle decisioni, voi della stampa le battete a macchina. Fatto, annunciato, dattilografato. Fate il controllo ortografico e andate a casa ... per scrivere quel romanzetto che vi frulla per la testa: quello dell’intrepido reporter di Washington che ha il coraggio di affrontare l’amministrazione, la solita fiction!"

 


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