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Cheney se ne deve andare

29 maggio 2006 – Tre anni e mezzo fa Lyndon LaRouche fu il primo a chiedere le dimissioni del vicepresidente Dick Cheney. Oggi finalmente le istituzioni USA cominciano a prendere qualche seria iniziativa a tale scopo. Il 24 maggio l’inquirente speciale Patrick Fitzgerald ha formalizzato l’intenzione di presentare al processo a carico dell'ex capo dello staff di Cheney, Lewis Libby, l’articolo pubblicato dall’ambasciatore Joe Wilson sul New York Times il 6 luglio 2003, sul quale Cheney scrisse a penna le sue annotazioni. Si tratta del famoso articolo in cui Wilson screditò la storia dell’amministrazione Bush secondo cui Saddam Hussein si sarebbe rifornito di ossido di uranio dal Niger. Wilson si era appositamente recato in Niger per chiarire la questione e aveva stabilito che si trattava di un falso. Otto giorni dopo quell’articolo, il giornalista Robert Novak rese pubblicamente noto che Valerie Plame, moglie dell’ambasciatore Wilson, lavorava a Langley come agente segreto della CIA.

Nel documento presentato il 24 maggio in tribunale Fitzgerald sottolinea l’importanza delle annotazioni di Cheney: “Le note manoscritte del vicepresidente sul ritaglio dell’articolo di Wilson, che riflettono la sua opinione sul conto di Mr. Wilson e signora, sono prova di ciò che il vicepresidente comunicò nel colloquio con il suo capo di gabinetto nel periodo immediatamente successivo alla pubblicazione di quel commento di Wilson. Esse avvalorano altre prove in merito a tali comunicazioni, che sono elementi centrali per la tesi sostenuta dal governo, secondo cui l’imputato [Libby] ha deliberatamente dichiarato il falso agli agenti federali e al gran giurì. Per questo motivo le annotazioni del vicepresidente sul conto dell’articolo di Wilson hanno una rilevanza precisa”.

Fitzgerald ha scritto che Libby “condivideva gli interessi del suo superiore ed eseguiva le indicazioni che gli impartiva. Pertanto, ciò che il vicepresidente pensasse e dunque comunicasse all’imputato [Libby] ha un’importanza diretta per stabilire se l’imputato abbia deliberatamente dichiarato il falso agli agenti federali e al gran giurì sul come e quando sia venuto a conoscenza dell’incarico ricoperto [dalla Plame] e su cosa abbia detto ai giornalisti al proposito”.

Fitzgerald ha anche smentito quanto precedentemente affermato dagli avvocati di Libby, che avevano fatto affidamento sull’intenzione dell’accusa di non chiamare a testimoniare Cheney. Se Fitzgerald intende acquisire come prove le note manoscritte del vicepresidente, deve chiamarlo a testimoniare. Fitzgerald ha infatti scritto: “Contrariamente a quanto asserito dall’imputato, l’accusa non ha manifestato l’intenzione di non volere chiamare a deporre il vicepresidente nel processo”. In pratica dunque, Cheney potrebbe essere chiamato in tribunale, e se nel dibattimento in aula emergerà la verità, allora Cheney finirà sul banco degli imputati, nel processo successivo.


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