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In Francia c'è chi usa lo stato per mettere a tacere Jacques Cheminade, il candidato scomodo

Il candidato alla presidenza francese del movimento di Lyndon LaRouche è nuovamente preso di mira dall'apparato dello stato dietro il quale s'intravede lo zampino di Lazard Fréres.

PARIGI, 4 AGOSTO 2006 - Con una ingiunzione datata 31 luglio 2006, l’ufficiale giudiziario Balgo Bin Harish ha ordinato il blocco del conto corrente di Jacques Cheminade (il N° 410701774736) presso l’istituto bancario Crédit Coopératif di Parigi. Con quel conto, Cheminade intendeva raccogliere i fondi da trasferire in un secondo conto bancario, destinato al finanziamento della sua campagna nell’ambito delle elezioni presidenziali del 2007. Così, mentre questo secondo conto “elettorale” non è stato bloccato, poiché è intestato all’associazione che ne finanzia la campagna, il conto personale predisposto ad alimentarlo è stato disattivato.
 
Il Tesoro pretende da Cheminade il pagamento di 171.525,46 euro a titolo di rimborso della somma a lui anticipata dallo Stato (1 milione di franchi, più altre spese precedenti) durante la campagna elettorale del 1995 [1]. Durante quelle elezioni, Cheminade fu il più parsimonioso dei candidati, se li ordiniamo per le spese da essi sostenute (4.700.000 di franchi, contro i 91.000.000 del Sig. Balladur, gli 89.000.000 del Sig. Jospin e i 120.000.000 del Sig. Chirac, stando ai dati ufficiali); ciononostante il Consiglio Costituzionale, presieduto da Roland Dumas, aveva rifiutato, con una decisione datata 11 ottobre 1995, la contabilità delle sue spese elettorali. Di conseguenza, lo Stato pretese la restituzione di quel milione di franchi erogati in acconto spese, e si attribuì un’ipoteca legale sul mini-appartamento di proprietà di Cheminade. In diverse occasioni, dal 6 agosto 1996 al 10 novembre 1998, furono imposti dei blocchi sui conti correnti bancari a lui intestati.
 
Dal 1998 ad oggi, tuttavia, nessuna iniziativa era stata presa direttamente dallo Stato francese.
 
Questa iniziativa del Tesoro, che torna a rinnovare la strategia del disturbo, merita due osservazioni principali:
 
1)      Essa accade proprio nel momento in cui Cheminade è il solo candidato a denunciare la sottomissione, attraverso privatizzazioni “guidate”, della vita economica francese alle decisioni di vari gruppi finanziari oligarchici: Euronext è ora controllata dalla società New York Stock Exchange, Arcelor da Mittal Steel, Gaz de France da Suez, ecc. Cheminade punta il dito soprattutto sul ruolo di Felix Rohatyn, ex ambasciatore statunitense a Parigi, della banca Lazard Frères e di altre banche multinazionali (Merril Lynch, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup, JP Morgan, ecc.), nell’attacco agli interessi nazionali francesi. Cheminade ha anche additato il modo in cui Clara Gaymard [2] eAnne Lauvergeon [3] curano le loro rispettive carriere, e, specialmente, il modo in cui Lauvergeon ha fatto nominare alla presidenza della filiale americana di Areva, il neoconservatore Spencer Abraham, ex segretario statunitense per l’energia e noto membro della Federalist Society.
2)      La decisione presa dal Consiglio Costituzionale del 1995, sulla quale sono basati tutti i successivi procedimenti legali a suo danno, non ebbe alcun fondamento e fu politicamente motivata. Cheminade fu inizialmente accusato di aver ottenuto troppi prestiti da persone fisiche, e troppo in ritardo rispetto alla data del giorno delle elezioni. Quei prestiti, essendo stati  concessi senza interessi, furono interpretati come donazioni, e quindi considerati eccedenti il limite massimo legale delle donazioni da parte di persone fisiche. Questa costruzione giuridica alquanto curiosa, fabbricata allo scopo, ha portato Cheminade in una situazione di bancarotta personale de facto, a causa di un “semplice errore”. Che i prestiti di persone fisiche ai partiti politici debbano essere privi di interessi, infatti, è il giudizio della Commissione Nazionale per i Conti delle Campagne Elettorali e dei Finanziamenti Politici (CNCCFP), la quale è incaricata di verificare i conti delle campagne presidenziali. Il gioco è fin troppo chiaro; comunque sia, chi ha orecchie per intendere, intenda.
 
Cheminade è certamente un piantagrane. Ma questa non è una buona ragione affinché lo Stato francese si accanisca contro di lui, mentre – come è pubblicamente noto – almeno due altri candidati alle elezioni presidenziali godettero dell’indulgenza di Roland Dumas, allora presidente del Consiglio Costituzionale, e dei suoi colleghi.
 
Cercare, dopo dodici anni (1995-2006), di bloccare la campagna presidenziale di un uomo dotato di scarsi mezzi finanziari, è un atto degno di un Fouché in miniatura. Tutto ciò non è degno di una Repubblica.
 
Vale ricordare che per l’elezione presidenziale del 1995, il Consiglio Superiore degli Audiovisivi ammise, con un comunicato del 24 aprile 1995, che Cheminade era stato trattato in maniera non equa, stando al tempo concessogli nelle trasmissioni televisive (45 minuti contro 1 ora e 25 minuti concessi a tutti gli altri candidati), e che la Commissione Nazionale del Controllo della Campagna Elettorale notò (con una lettera del 20 aprile 1998) che il “trattamento equo della presentazione dei candidati, dei loro commenti e delle loro dichiarazioni” nel caso di Cheminade non era stato rispettato in alcuni programmi.
 
E’ dunque chiaro che egli è sottoposto ad una nuova campagna di disturbo, a causa delle sue dichiarazioni e della sua inequivocabile denuncia delle iniziative volte a ledere gli interessi della Francia. Quindi, mostrare interesse nel suo caso è equivalente a difendere non soltanto una giusta causa, ma anche le libertà civili e i mezzi concreti con cui si accede alla libertà di parola, in uno Stato di diritto.
 
Si fa notare anche come gli ufficiali giudiziari ricevano il mandato sempre in estate: il primo si presentò nel domicilio di Cheminade il 26 luglio 1996; il secondo ha presentato la sua ingiunzione in data 31 luglio 2006. Sono passati dieci anni, ma i metodi per mettere sotto silenzio chi “rompe le uova nel paniere”, non cambiano.
 
NOTE:
 
[1] Nelle elezioni presidenziali francesi, non appena la candidatura è accettata, lo Stato anticipa ad ogni candidato l’equivalente di un milione di franchi, per far cominciare la campagna. Questo milione è considerato parte delle spese complessive della campagna come anticipo del finanziamento pubblico se i conti della campagna sono certificati dallo Stato.
 
[2] Clara Gaymard-Lejeune è stata presidente dell’Agenzia Francese per gli Investimenti Internazionali (AFII); ora ha accettato la presidenza della General Electric France. Cheminade l’ha attaccata per il conflitto d’interessi e per la natura fraudolenta di un tale “scambio”.
 
[3] Anne Lauvegeon è presidente di Areva, la società statale che costruisce reattori nucleari. Lauvergeon fu lo “sherpa” di Mitterand per molti anni; poi, prima di entrare in Areva, lavorò per qualche anno presso la Lazard Frères Paris.
 
 
 


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