Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

LaRouche sostiene la proposta di una “Madrid II” formulata da Beilin

 

     
L'ex ministro della giustizia israeliano Yossi Beilin
Il 13 agosto 2006 il fondatore dell’EIR, Lyndon LaRouche, ha dichiarato il suo pieno sostegno per la proposta dell’ex ministro israeliano Yossi Beilin di convocare immediatamente una conferenza, una “Madrid II”, per concertare un accordo generale riguardante l’intero Medio Oriente comprendente la creazione di uno stato palestinese indipendente nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza.

Nel 1991 l’allora presidente George Bush senior convocò una prima conferenza sul Medio Oriente a Madrid, che due anni dopo condusse agli accordi di Oslo tra Israele e Palestina. Successivamente il presidente Clinton cercò di continuare su quella stessa strada. Due giorni prima LaRouche aveva dato il suo sostegno anche alla risoluzione 1701 del consiglio di sicurezza dell’ONU, pur ammettendone la parzialità laddove questa addossa le responsabilità del conflitto a Hezbollah e fa altre concessioni ad Israele, spiegando che si tratta di sacrificare qualcosa per arrivare alla pace.

LaRouche ha sostenuto l’urgenza di dare concretamente seguito alla proposta di Beilin “perché ci sono forze febbrilmente impegnate a remare contro”. Questo è il momento più opportuno per arrivare ad un accordo generale di pace, “finché gli sviluppi sono ancora fluidi” a seguito della risoluzione 1701. “Conosco Yossi Beilin, e sono certo che intenda dar seguito alle sue dichiarazioni. Egli non promuove soltanto la soluzione dei due stati, che è l’unica cosa che può funzionare, ma sa anche che occorre stabilire delle solide fondamenta economiche perché una pace possa durare”, ha sottolineato lo statista americano.

Il pericolo maggiore ora è l’esplodere di “una guerra asimmetrica generale, in cui il Medio Oriente funge da detonatore... Il pericolo di guerra non è stato eliminato, come mostrano gli sviluppi in corso sia in Iraq che in Afghanistan”.

Beilin ha presentato la sua proposta il 13 agosto, sulle pagine di Ha’aretz, in un articolo intitolato “La commissione del ‘giorno dopo’.” Presumendo che Ehud Olmert dovrà rispondere alle richieste di una commissione d’inchiesta per il disastro dell’invasione del Libano, Beilin suggerisce al Premier israeliano di indire la commissione di propria iniziativa. Ma la cosa più importante di cui Israele ha ora bisogno è un’iniziativa valida e coraggiosa verso la pace:

“Il tentativo di convocare una seconda conferenza di Madrid costituirebbe una mossa politica enormemente significativa che, almeno all’inizio, sarà accettata dalla stragrande maggioranza del pubblico e della Knesset. La prima conferenza di Madrid, convocata nell’ottobre 1991, cambiò la faccia del Medio Oriente e consentì, per la prima volta nella storia, dei negoziati diretti tra Israele, Siria, Libano e la delegazione Giordano-Palestinese per un accordo di pace. I colloqui condussero esattamente tre anni dopo al trattato di pace tra Israele e Giordania, che fu reso possibile dagli accordi di Oslo sottoscritti da Israele e dall’OLP. Le discussioni con la Siria, sospese nel 1996 e riprese nel 1999, si fermarono nuovamente quando le parti avevano raggiunto un accordo su tutti i problemi presi in esame, meno quello della litorale di Kinneret nel Nord-Est”.

“Occorre inoltre aggiungere che negli ultimi 15 anni si sono sensibilmente ridotte le divergenze in merito agli aspetti dello status finale. Nell’Israele del 2006 vi è un consenso quasi generale a proposito dello stato palestinese ed il primo ministro israeliano è pronto a cedere unilateralmente il 90% della Cisgiordania. Il documento di Clinton, la ‘visione’ di Bush, la Road Map, la decisione del vertice della Lega Araba del 2002 e l’Iniziativa di Ginevra concorrono a formare un quadro chiaro per un accordo israeliano-palestinese permanente. I colloqui pubblici e segreti con i siriani in corso dal 1991 delineano, quasi completamente, i contorni di un accordo israeliano-siriano.

“Nel 1991 furono gli Stati Uniti a compiere lo sforzo di persuadere Israele a prendere parte a tale conferenza. Questa volta spetta ad Olmert persuadere il presidente Bush che togliere la Siria dall’Asse del Male, una pace con il Libano e porre fine al conflitto israeliano-palestinese sono mosse pratiche che — se funzionano — potrebbero salvare il Medio Oriente e contribuire a raggiungere quella visione riformatrice in cui Bush crede così tanto”, scrive Beilin.

Hagel propone una conferenza per la sicurezza regionale

Il sen. Chuck Hagel, intervistato a “Face the Nation” il 6 agosto, ha proposto un approccio verso una soluzione del conflitto mediorientale che riflette le discussioni in ambiente democratico della nota proposta di Lyndon LaRouche:

“Si tratta”, ha dichiarato Hagel, “di una questione regionale che sta assumendo una dimensione globale. Occorre molto impegno: finché non c’è un cessate il fuoco non si può passare ad una situazione favorevole al processo che conduce ad una risoluzione, che tutti vogliamo...

“Non si può separare ciò che sta accadendo in Libano e in Israele da ciò che accade in Iraq o altrove. A questo processo debbono prendere parte l’Iran e la Siria. Questo significa che occorre trattare con loro, direttamente, e mettere tutto sul tavolo. Ma prima occorre fermare la carneficina, questa è la prima cosa..

“Una via d’uscita la possiamo trovare, ma occorre un approccio ben diverso da quello fin ora seguito. L’ultimo punto che vorrei toccare è questo: la diplomazia, impegnarsi a parlare direttamente con gli avversari, non può essere considerata una concessione. E’ parte del processo diplomatico...

“E penso che, considerati i problemi e le incongruenze, arriveremo ad ammettere con chiarezza che la situazione in Iraq non si evolverà verso ciò che ci era stato promesso. Le cose stanno così, non è una mia interpretazione. Stanno così, come hanno molto onestamente detto, secondo me, i generali di fronte al Congresso questa settimana.

“Le opzioni non sono molte ... Io ricorrerei al primo presidente Bush e al presidente Clinton e con loro cercherei di indire una conferenza regionale, una conferenza diplomatica regionale. L’ONU può farne parte.

“Senza un approccio di questo tipo finiremo per dover lasciare l’Iraq. Ma non sarà nel modo in cui vorremmo andarcene, vista la piega che stanno prendendo le cose.

“E’ sbagliato mettere le truppe americane in una situazione senza sbocchi, senza possibilità di vincere, semplicemente dandole in pasto agli eventi. E’ irresponsabile e sbagliato ...

“Stiamo decimando l’esercito. Non è possibile continuare a mantenere gli impegni presi al passo attuale. Consultate un ufficiale che ne sa qualcosa, qualcuno di quelli che sono dentro alla vicenda, e ve lo dirà lui.

“Ci telefonano, a me e qui al mio collega Chris Dodd [anch’egli nel talk-show]. Non pretendiamo di credere che le cose stiano così come si raccontano. Le cose sono come sono. E bisogna capire e affrontare le cose, così come sono.”


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà