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Shultz getta la maschera

14 agosto 2006 – L’ex segretario di Stato George Shultz è uno dei massimi controllori storici dell’amministrazione Bush e della compagine repubblicana. Nell’edizione di agosto/settembre 2006 di Policy Review, pubblicazione dell’Hoover Institution, ha firmato un articolo intitolato “Restare risoluti”. Nell’articolo Shultz si rifà ad un discorso pronunciato alla Woodrow Wilson School dell’Università di Princeton. Ricordiamo che nel 2004 il Princeton Project di Shultz promosse, assieme al Center for International Affairs del Middlebury College di Felix Rohatyn e alla Woodrow Wilson School of Public and International Affairs di Princeton, una conferenza per promuovere “La privatizzazione della sicurezza nazionale”.

In una situazione di sfascio finanziario e di rischio di guerra mondiale asimmetrica, l’articolo pone bene in rilievo il modo di pensare dei rappresentanti della corrente sinarchista denunciata da LaRouche. Nell’introduzione dell’articolo, Shultz si vanta di essere l’autore della dottrina della “prevenzione attiva, prevenzione e rappresaglia”. Assumendo i toni di Cheney, Shultz afferma: “Dall’epoca del Vietnam e del Watergate, noi stessi abbiamo negato, smantellato o impedito pezzo dopo pezzo le nostre capacità d’intelligence in misura pericolosa”. Ha poi attaccato il New York Times per aver danneggiato la guerra al terrorismo con le sue denunce delle operazioni illecite di spionaggio del presidente Bush. Poi ha sfoderato la grinta malvagia di Bertrand Russell, spingendosi a proporre implicitamente come soluzione alla crisi del Medio Oriente il genocidio: “Alcuni paesi mediorientali hanno un tasso di fertilità tale da perdere il controllo sulle rispettive popolazioni, con gran quantità di giovani che non hanno nulla da fare, che conducono una vita rimossa dal tipo di realtà che il lavoro conferisce”.

Per chi non ci fosse arrivato, il concetto è ribadito nella sezione conclusiva: “Si tratta di estirpare le erbacce quando sono piccole, in modo da sviluppare un programma di lavoro che aiuti ambedue le parti”.

Nel discorso Shultz aveva detto: “Non dobbiamo distrarci dall’idea di essere in guerra, e continueremo ad esserlo per molto tempo a venire”. “Ciò che stiamo affrontando è molto simile alla lotta decennale della guerra fredda”.

Sempre nel discorso, aveva parlato di tre fasi: quella passiva, dagli anni Settanta fino all’11 settembre 2001, dall’11/9 ai suoi postumi, e l’attuale fase di reazione. “La nostra politica ha cominciato a dare i grandi risultati strategici desiderati: aiutare gli elementi decenti nel Medio Oriente a realizzare una trasformazione dell’intera regione”. Aveva poi aggiunto che “nell’ultimo paio di anni si è verificata una grande svolta, con la popolazione della regione che ha cominciato a rendersi conto che non si deve considerare vittima di forze esterne, il mondo moderno guidato dagli USA, e deve cominciare ad affrontare i propri elementi terroristici, dittatoriali e fanatici religiosi, ed occuparsi della necessità di effettuare cambiamenti a favore della democrazia, dei diritti delle donne e della libertà d’informazione”.


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