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Generali israeliani prendono le distanze dai neocon

17 settember 2006 – Quando Israele invase il Libano, LaRouche sostenne che gli israeliani erano stati raggirati e indotti con la corruzione in quella sporca guerra, così com'era avvenuto con i parlamentari americani che approvarono la guerra in Iraq. Oggi alti ufficiali israeliani riconoscono che fu proprio così.
Il generale Moshe Ya'alon, ex capo di stato maggiore della difesa israeliana, ha dato una lunga intervista al quotidiano Ha'aretz in cui accusa i politici di aver corrotto i militari affinché intraprendessero una guerra non necessaria.
Ya'alon ha detto che in qualità di capo di stato maggiore aveva proposto di “agire politicamente e con operazioni militari molto limitate in modo da poter arrivare ad un disarmo di Hezbollah. Mi resi conto che non c'era modo di schiacciare o polverizzare Hezbollah con mezzi militari. Che non c'era modo di estirpare Hezbollah dal cuore degli sciiti in Libano. Mi resi conto anche del fatto che non c'erano espedienti che consentissero l'immediata rimozione della minaccia rappresentata dai katiuscia”.
Gli è stato chiesto se lui è favorevole ai negoziati con la Siria. “Sì”, ha risposto: “Nell'estate 2003 suggerii al Primo Ministro Sharon di acconsentire alle proposte di Bashar Assad di intavolare un negoziato ... Sharon respinse senza mezzi termini il mio suggerimento. Preferì il disimpegno”.
Ya'alon ha messo in discussione il ricorso alla forza militare contro Hezbollah: “Occorre capire i limiti della forza. Chi non li capisce non può avere la responsabilità di comandare questa forza ... Occorre capire che il ricorso alla forza militare è l'ultima ratio ... E per usare la forza militare occorre un contesto strategico legittimo. Nel caso di Hezbollah questo contesto non c'era ... Per me era chiaro che Hezbollah è un fenomeno molto radicato, che non si estirpa con l'azione militare”.
Il giornalista ha chiesto: “Lei sta in sostanza dicendo che Ariel Sharon ha corrotto i vertici delle IDF?”, le Forze di Difesa di Israele. Ya'alon ha risposto: “Non ne ho alcun dubbio ... un legame degli ufficiali con la politica non è auspicabile. E' un legame corrotto. Nella IDF oggi c'è il problema di altissimi ufficiali che sono troppo legati ad elementi politici”, e “la corruzione è la vera minaccia contro Israele. E' più pericolosa della minaccia iraniana e della minaccia palestinese”.
Su un altro fronte, la stessa ribellione contro i neocon è stata resa pubblica dal generale Giora Eiland, ex direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Israele, oggi riservista. Eiland ha affidato al Jerusalem Post del 15 settembre le sue critiche contro la politica degli Stati Uniti verso l'Iran. Da una parte Washington non avrebbe ancora fatto alcuna minaccia militare credibile a Teheran, “dall'altra non è pronta ad offrire una carota molto consistente - e cioè un drastico cambiamento della sua politica verso l'Iran, dicendo 'adesso parliamo direttamente'.” Un impegno diretto in tal senso “potrebbe fare colpo sugli iraniani. Ma gli USA sono ideologicamente contrari a farlo”.
Ha quindi parlato della riluttanza di ambienti israeliani a proporre agli Stati Uniti di cambiare tattica, nelle questioni di Iran, Palestina e Siria. “Non abbiamo osato suggerire che forse sarebbe stato meglio provare qualcosa di diverso ... Se ci pare che gli USA stiano facendo un errore dovremmo dirlo. E invece non lo facciamo. Con gli americani ci lamentiamo quando essi non sono risoluti abbastanza, ma mai del contrario”.
Ha aggiunto quindi che la politica di non parlare con l'Iran è sbagliata: “Gli Stati Uniti dicono 'non parlate con loro'. Ma non funziona. Né l'Iran né Hezbollah, né nessun altro si arrenderà. L'era degli ultimatum è finita”.


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