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I guai degli hedge fund e dei private equity fund

9 ottobre 2006 – Sono 2600 i nuovi hedge funds sul mercato, mentre più di un migliaio hanno chiuso i battenti nel corso degli ultimi due anni, secondo quanto calcola l’Hedge Fund Research di Chicago, mentre una nuova ondata di chiusure è attesa in una imminente fase di consolidamento.

Nel 2005 hanno chiuso l’11,4% dei fondi attivi all’inizio dell’anno, più del doppio rispetto al 2004. Nella prima metà di quest’anno hanno chiuso più di 300 fondi. L’ultimo a chiudere è stato il Vega Asset Management, che ha perso il 75% rispetto al massimo raggiunto due anni fa e cioè 6 miliardi di dollari, a cominciare da gennaio 2006, a seguito di scommesse sbagliate sui titoli del Tesoro USA.

Il principale quotidiano elvetico Neue Zuercher Zeitung ha pubblicato un articolo intitolato “L’Aia all’ombra delle locuste” in cui notava come nella liberista Olanda il ministro dell’Economia Joop Wiyn ha commentato che i private equity funds “divorano le imprese come locuste”. I private equity funds USA hanno rilevato il gruppo olandese VNU e si preparano a divorare il conglomerato industriale Storck e la catena di distribuzione Ahhold, per citare i casi più macroscopici.

In ciascun caso i private equity funds aggirano i regolamenti secondo cui l’acquisto del 5% delle azioni dev’essere registrato presso l’ente di sorveglianza finanziaria olandese AFM. Grazie a tale notifica le imprese nel mirino potrebbero decidere misure di difesa. I fondi usano strumenti derivati e fondi secondari controllati ma formalmente “indipendenti” per non incorrere nell’obbligo di notifica alla AFM, ma regolarizzano la posizione solo dopo aver rastrellato una quota, dal 10 al 30 per cento, che rende l’impresa ormai vulnerabile. Il quotidiano svizzero riferisce che il governo olandese è corso ai ripari per cercare di far rispettare la norma della notifica al 5% e consentendo alle imprese di difendersi in tribunale contro le scalate ostili.

“Dopo la scalata ostile si prospetta l’insolvenza”, titolava il Frankfurter Allgemeine Zeitung del 4 ottobre. Il debito enorme scaricato addosso alle imprese, derivante dal fatto che per rilevarle gli equity funds  usano denaro preso in prestito, prospetta una prossima ondata di insolvenze. Questi acquisti a credito (chiamati Leveraged buy out – LBO) da parte degli equity funds alimenteranno nel corso dei prossimi due anni una bolla di debiti inesigibili che si stima sui 30 miliardi di dollari. Un quarto della bolla riguarda la Germania, spiega il quotidiano tedesco. Secondo la J.P. Morgan, le acquisizioni dei private equity funds negli ultimi due anni ammontano a 218 miliardi di euro.


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