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Le manovre disperate della “squadra d’emergenza finanziaria”

30 ottobre 2006 (EIR) – Mentre il sistema finanziario ed economico mondiale sprofonda sempre più rapidamente in una situazione da sfascio sistemico globale, i soliti addetti cercano di correre ai ripari per “gestire la crisi”. “Paulson ripristina la squadra di sostegno segreto per impedire il grippaggio dei mercati” titolava il Daily Telegraph del 30 ottobre.
Il giornalista londinese Ambrose Evans-Pritchard ha scritto in quell’articolo: “Le autorità americane ritengono che la fantasmagorica ripresa autunnale della borsa sia l’inevitabile volata in cui vengono attratti gli allocchi prima che arrivi l’inevitabile botta. Hank Paulson, il segretario del Tesoro molto navigato nei mercati che a Goldman Sachs ha fatto un fortuna da 700 milioni di dollari, sta riattivando il plunge protection team (PPT), un organismo molto discreto che ha la capacità di sostenere gli indici in borsa, le monete e i futures sul credito nel mezzo di un crac. Anche noto come Gruppo di lavoro per i mercati finanziari, l’organismo fu costituito da Ronald Reagan per impedire il ripetersi del grippaggio di Wall Street che si verificò nell’ottobre 1987 … Mr. Paulson sostiene che il gruppo è stato fatto languire negli anni del boom. Da ora avrà un centro di comando nel ministero del Tesoro USA, seguirà i mercati globali e servirà come base operativa nella prossima crisi…”. Il PTT “raccoglie i dirigenti del Tesoro, della Federal Reserve, della Securities and Exchange Commission (SEC) e delle principali borse. Mr. Paulson ha chiesto alla squadra di esaminare ‘i rischi sistemici posti dagli hedge funds e dai derivati, e la capacità del governo di rispondere alla crisi finanziaria’.”
Evans-Pritchard scrive inoltre: “Il PPT è stato in passato argomento di una leggenda nera e la sua esitenza è stata a lungo negata. Ma l’ex stratega della Casa Bianca George Stephanopoulos ammette apertamente che fu usato per sostenere i mercati nella crisi Russia/LTCM sotto Bill Clinton, e quasi certamente dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. ‘C’è un accordo informale con le principali banche per acquistare congiuntamente le azioni quando questo sembra essere il problema’ ha detto. ‘Nel 1998 ci fu la crisi del Long Term Capital, una crisi monetaria globale. Sotto la guida della Fed tutte le banche si unirono nel sostenere i mercati monetari. E dispongono già di piani pronti per intervenire se i mercati borsistici cominciano a crollare’, ha detto … Resta aperta solo la questione se ricorrere al denaro pubblico per salvare direttamente gli investitori, oppure coordinare soltanto le azioni delle banche di Wall Street, come avvenne nel 1929”.
Sullo stesso tema è intervenuto il 26 ottobre l’esperto finanziario del New York Post John Crudele. “Qualcuno – e non so chi – vuole che tutti noi sappiamo che da luglio Henry Paulson, il nuovo segretario del Tesoro, dedica molto tempo ad un’operazione di Washington ben poco nota, chiamata President's Working Group on Financial Markets”, la già citata squadra di salvataggio finanziaria. Da quando Paulson è al lavoro, le azioni hanno ripreso a salire continuamente, scrive Crudele, “è vi sono meno rischi nelle azioni se il governo offre una rete di sicurezza. Meno rischi fino a quando non accade davvero qualcosa di grave”.
Nonostante i miracoli di questi “santi protettori” dei mercati, il mercato immobiliare continua a perdere quota e ad andare in frantumi. Il Dipartimento del Commercio del 26 ottobre riferiva come le vendite complessive di nuove abitazioni siano salite solo del 5,3% rispetto al settembre dell’anno scorso, mentre il prezzo medio è sceso dell’11,2% (da 240 a 217 mila dollari). È la caduta più acuta del prezzo della casa dal 1970. In preda al panico i costruttori hanno tagliato i prezzi per trovare qualcuno che comprasse. Tutto considerato, la spesa complessiva per l’acquisto di una nuova abitazione è caduta di quasi il 6% a settembre.
Al tempo stesso si gonfia l’invenduto. Le abitazioni pronte per la consegna nel settembre 2005 bastavano per la domanda dei 4,6 mesi successivi. L’invenduto del settembre scorso basta per 7,3 mesi successivi, con punte del 12 a Las Vegas, 12,6 ad Atlanta, 14,6 a Miami.

Il sistema finanziario ha il cancro

Volcker Hellmeyer, economista capo della banca pubblica Bremer Landesbank, ha fatto commenti insoliti in un’intervista al Sueddeutsche Zeitung del 24 ottobre. Gli è stata chiesta una previsione sulla bolla dei prezzi delle commodity. Ha risposto notando come le banche centrali in ogni parte del mondo siano diventare riluttanti a ridurre le proprie riserve auree. Stando all’Accordo di Washington sull’oro raggiunto qualche anno fa, le banche centrali non possono vendere più di 500 tonnellate d’oro all’anno. Ma in realtà oggi ne vendono davvero molto di meno. Il presidente di Bundesbank Axel Weber ha persino annunciato che non venderà più oro nel prossimo periodo. La Germania ha come riserva 3300 tonnellate del metallo giallo, al secondo posto nella graduatoria mondiale. Le banche centrali russa e cinese starebbero addirittura aumentando le proprie riserve per diminuire la dipendenza dal dollaro USA.
Hellmeyer ha quindi sottolineato un aspetto particolare del boom dei prezzi delle commodities. Qui abbiamo a che fare con “beni reali. E in vista della situazione fragile del sistema finanziario è molto più ragionevole investire negli assets reali, come azioni di imprese o commodities”. Gli è stato chiesto se si verifica una corsa ai beni rifugio, oro e argento, in vista di un “crac finale” e Hellmeyer ha risposto che può pienamente comprendere forme del genere di “azione cautelare perché il sistema finanziario non è sano, ha il cancro. In passato l’oro è stato sempre usato come rifugio dai crac finanziari.” Il cancro è “lo squilibrio crescente tra il centro del sistema finanziario, gli USA, e il resto del mondo”. Gli USA hanno un deficit dei conti correnti di 800 miliardi l’anno. Questo capitale non è usato per fare investimenti, che ad un certo punto finirebbero per comportare “una generazione di nuovi prodotti e valore, ma finanzia soltanto i consumi privati. Questo è il problema. Un indebolimento del dollaro è pertanto solo una questione di tempo” e questo tornerà a spingere in alto i prezzi delle materie prime.


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