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Mobilitazione del Congresso USA contro la guerra

22 gennaio 2007 – Molti parlamentari americani sono mobilitati per impedire al presidente Bush di procedere con i piani per la guerra contro l'Iran. La loro iniziativa va oltre il dibattito sull'aumento delle truppe in Iraq, ed esige che il presidente renda conto al Congresso - come prescrive la Costituzione - di qualsiasi iniziativa egli intenda prendere.
Contrariamente a quanto diffuso dai mezzi d'informazione, le iniziative del Congresso a tale riguardo sono frutto di un orientamento bipartitico ad impedire che la reputazione delle Forze Armate americane e degli Stati Uniti nel mondo subiscano un nuovo colpo gravissimo, provocato dalla politica di guerra permanente di Cheney e Bush.
Parlando al National Press Club il 19 gennaio, il capogruppo democratico al Senato Harry Reid ha affermato: “L'epoca in cui il Congresso approvava tutto supinamente è finita ... Siamo fermamente convinti che il presidente abbia scelto la direzione sbagliata in Iraq e temiamo sempre di più che egli imbocchi la direzione sbagliata in Iran e Afghanistan ... [quest'ultimo] ormai rischia di sfuggire ad ogni controllo; però secondo alcuni resoconti si desume che il Presidente intende trasferire alcune truppe USA dall'Afghanistan all'Iraq. Si tratta di un errore terribile ... Molto è stato detto sulle bellicose minacce del presidente Bush nei confronti dell'Iran ... Cerco di essere chiaro: il Presidente non ha l'autorità di lanciare operazioni militari contro l'Iran senza prima chiedere l'autorizzazione al Congresso; la risoluzione in base alla quale attualmente è consentito il ricorso alla forza in Iraq non gli conferisce tale autorizzazione”.
Le dichiarazioni di Reid giungono a seguito delle audizioni del 18 gennaio della Commissione Esteri del Senato, in cui il presidente Joe Biden ha affrontato il pericolo di un attacco USA contro l'Iran. Biden ha interrogato l'ex generale Barry McCaffrey secondo il quale le valutazioni della Casa Bianca sul pericolo derivante dall'Iran sono “pura follia”. Secondo il generale se si procedesse con i piani di bombardare l'Iran “sarebbe davvero l'errore di pensiero strategico più grave a cui avremmo assistito dalla seconda guerra mondiale”.
Il 20 gennaio il sen. Jay Rockefeller, passato a presiedere la Commissione sull'Intelligence del Senato, ha spiegato in una intervista al New York Times di temere che l'amministrazione “stia ripetendo l'Iraq da capo”, con i suoi preparativi per attaccare l'Iran senza disporre dell'intelligence competente.
Per il momento, le iniziative bipartitiche contro l'attacco in Iran provengono soprattutto dalla Camera dei Rappresentanti, dove 11 parlamentari, democratici e repubblicani, hanno presentato una risoluzione in cui si afferma che il Presidente non ha l'autorità per attaccare l'Iran: “Senza un'emergenza nazionale creata da un attacco da parte iraniana, o un attacco dimostrabilmente imminente dell'Iran contro gli USA, i suoi territori e le sue forze armate, il presidente dovrà consultarsi con il Congresso e ricevere l'autorizzazione specifica secondo la legge del Congresso prima di iniziare qualsiasi ricorso alla forza militare contro l'Iran”, recita la risoluzione.
L'on. Pete De Fazio è promotore di una risoluzione simile, che ha già raccolto 18 sostenitori, in cui si afferma che il presidente non deve prendere iniziative militari contro l'Iran senza previa approvazione del Congresso. Si tratta di iniziative che in base alla Costituzione il presidente non può prendere in virtù dei suoi poteri di “comandante in capo”. La risoluzione nega espressamente che l'autorizzazione al ricorso alla forza emessa dopo i fatti dell'11 settembre 2001 (Public LAW 107-40) possa essere estesa all'Iran e al suo programma nucleare.
Oltre a queste mosse preventive, alcuni congressisti propongono di intavolare colloqui con l'Iran. L'on. Gregory Meeks ha chiesto alla Commissione Esteri se è possibile istituire un gruppo per il dialogo composto da parlamentari americani e iraniani. L'idea è stata entuasisticamente sostenuta da Lyndon LaRouche, secondo il quale i parlamentari debbono fare lo sforzo di spiegare a Bush quanto sia stupido il suo rifiuto di parlare con la Siria e con l'Iran.

Il Congresso USA contro l'aumento delle truppe in Iraq

Diverse iniziative parlamentari USA hanno cercato di sbarrare la strada all'invio di rinforzi in Iraq:
* L'on. John Murtha, presidente della Sottocommissione per gli stanziamenti militari della Camera, ha ripresentato una risoluzione del 2005, in cui si stabilisce il ritiro graduale delle truppe dall'Iraq, per la quale vi sono già 87 cofirmatari.
* Gli onorevoli Lynn Woosey, Maxine Waters e Barbara Lee insieme a 14 altri cofirmatari hanno presentato il 17 gennaio una risoluzione che ritira l'autorizzazione del Congresso a fare ricorso alla forza in Iraq, dispone il ritiro di truppe e contractor privati nel giro di sei mesi e prevede di fornire aiuto economico e politico al governo iracheno.
* Al Senato Chris Dodd ha presentato una risoluzione affinché le truppe in Iraq siano limitata a 130 mila unità, che possono essere aumentate solo se il presidente ottiene un'apposita autorizzazione del Congresso.
* Il sen. Edward Kennedy ha presentato una risoluzione per limitare il finanziamento dell'escalation fino a quando il presidente non otterrà un'aurorizzazione esplicita del Congresso.
* Un'altra risoluzione non vincolante dei senatori Carl Levin, Joe Biden e Chuck Hagel (i primi due rispettivamente presidenti delle Commissioni Armamenti ed Esteri) sostiene che un maggiore impegno militare in Iraq non è nell'interesse degli USA, specialmente per quanto riguarda la presenza di truppe. L'interesse degli USA sta piuttosto nel coinvolgere diverse nazioni mediorientali nell'organizzazione di una conferenza di pace regionale e di un processo di riconciliazione in Iraq.

Moniti contro la guerra in Iran

Sam Gardiner, colonnello USA in congedo esperto di questioni mediorientali, ha rinnovato le denunce di una escalation contro l'Iran. Commentando l'invio di un'altra squadra navale nel Golfo, Gardiner ha notato che se si sta andando verso una guerra i passi degli USA saranno i seguenti: una campagna stampa guidata dagli addetti alla propaganda del National Security Council mirante a produrre un'ondata di sdegno nei confronti dell'Iran, dispiegamento in Israele dei missili difensivi di stanza in Europa, rincalzo dei caccia in Iraq e forse in Afghanistan, dispiegamento delle truppe di rincalzo in Iraq sul confine iraniano, e “come ultimo passo prima di colpire, vedremo che i rifornitori dell'USAF saranno stazionati in località insolite come la Bulgaria. Questi saranno usati per “il rifornimento di bombardieri B-2 di stanza negli USA che si recheranno a colpire in Iraq. Quando ciò avverrà l'attacco sarà allora solo questione di giorni”.
Il 19 gennaio Wayne White, ex vicedirettore dell'Ufficio intelligence e ricerca del Dipartimento di Stato, ha ammonito che i piani di un'aggressione contro l'Iran non riguardavano attacchi “chirurgici”, ma una vera guerra che avrebbe destabilizzato l'intera regione.

Una iniziativa bipartitica contro l'escalation in Iraq

Il Sen. John Warner, repubblicano, già segretario della Marina e presidente della Commissione Forze Armate al Senato, ha annunciato il 22 gennaio un'iniziativa bipartitica per fermare l'aumento di truppe in Iraq deciso da Bush e Cheney. Alla conferenza stampa, insieme al Sen. Warner, erano presenti la Sen. Collins (repubblicana) e il democratico Ben Nelson. La mozione del Sen. Warner afferma: (1) Il Senato non concorda col piano di aumentare le nostre truppe di 21.000 unità e chiede con urgenza al Presidente di considerare tutte le alternative per raggiungere gli scopi strategici indicati …
(3) La parte militare di questa strategia dovrebbe concentrarsi sul mantenimento dell'integrità territoriale dell'Iraq, negando un covo sicuro ai terroristi internazionali, conducendo operazioni anti-terrorismo, promuovendo la stabilità regionale e addestrando le forze irachene affinchè assumano piena responsabilità per la propria sicurezza…
(8) Il Senato ritiene che gli Stati Uniti debbano coinvolgere nazioni selezionate del Medio Oriente in un processo di pace regionale e riconciliazione promosso a livello internazionale.
Il Sen. Warner e il Sen. Robert Byrd guidarono nel maggio 2005 l'opposizione del Senato USA che sconfisse la cosiddetta “nuclear option”, un tentativo anti-costituzionale di Bush e Cheney di negare al Senato USA il diritto ad opporsi a decisioni della Casa Bianca.

Proposto un omitato per il dialogo tra parlamentari americani e iraniani

Nel corso di un “question time” a Lee Hamilton, che co-presiede la Commissione Baker-Hamilton, per commentare l'esito delle recenti elezioni comunali in Iran, da cui è emersa una chiara opposizione interna al presidente Ahmadinejad, l'on. Gregory Meeks (democratico) ha chiesto ad Hamilton come giudichi l'opportunità di creare un comitato per il dialogo tra il Congresso USA e il Parlamento iraniano, aggiungendo che la situazione politica in Iran è “poco omogenea, esattamente come negli Stati Uniti”. Hamilton ha lodato l'iniziativa, sottolineando che qualsiasi colloquio bilaterale con gli iraniani, sia tramite canali parlamentari che canali non ufficiali, è “molto importante”. Anche l'economista e leader democratico LaRouche ha commentato positivamente l'iniziativa che dimostra “come la diplomazia funzioni” anche se non piace alla mente distorta di Bush. La proposta dell'on. Meeks, ha aggiunto LaRouche, è “coerente con le ottime raccomandazioni del rapporto Baker-Hamilton”.


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