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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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1984

di Dave Christie, per il LaRouche PAC candidato al congresso nello stato di Washington

20 gennaio 2012 (MoviSol) - Nella mente di molti il numero 1984 evoca certe immagini, quelle associate all'omonimo libro di George Orwell: una neolingua fatta di parole abbreviate e prive di vocali, una guerra perpetua condotta principalmente dall'alto del cielo, un controllo mentale per mantenere la gente supinamente nella stupidità.

Nella mente di John F. Kennedy il 1984 avrebbe dovuto essere, invece, il frutto di una concezione notevolmente differente, conseguenza di tutt'altra intenzione. Il 1984 avrebbe dovuto essere l'anno in cui, secondo il programma del giovane presidente, un rappresentante della nostra specie umana avrebbe posto piede sul pianeta Marte. Senza dubbio, se ciò fosse avvenuto, i nostri pensieri sarebbero oggi più liberi, la guerra sarebbe davvero una cosa del passato e le vocali sarebbero usate alla grande.

Per un momento, non pensate alla missione su Marte di Kennedy come ad un semplice evento, il lancio di un razzo, seguito da un'incantevole visione, quella di un nostro simile che sobbalza sul suolo del pianeta rosso. Pensate invece alla forma di organizzazione della società umana che un simile evento avrebbe richiesto, implicitamente. Se avessimo già conquistato Marte, potremmo essere sulla soglia di un conflitto termonucleare? Vi sarebbe uno stato di polizia? Potrebbe ancora soffrire la fame un settimo della popolazione mondiale? No, naturalmente. La visione di John F. Kennedy era stata condivisa da Franklin D Roosevelt. Se Roosevelt fosse vissuto per qualche anno ancora, si sarebbe compiuta la sua visione di un mondo liberato dal malvagio fascismo del sistema coloniale britannico. Le nazioni un tempo soggette all'impero avrebbero beneficiato di livelli di vita al pari di quelli europei e statunitensi.

Tali livelli sarebbero stati raggiunti soltanto attraverso dei miglioramenti tecnologici tipici dei programmi "a guida scientifica" come la missione su Marte. Kennedy comprendeva la relazione corrispondente tra gli avanzamenti tecnologici e l'innalzamento dei livelli di vita: la missione su Marte per il 1984, pertanto, fu concepita per fungere da traino di tale innalzamento, valido per una popolazione prevista di 4,7 miliardi di individui. Ora che abbiamo superato la quota dei 7 miliardi, che cosa dobbiamo fare per prepararci al futuro, se la missione su Marte avrebbe permesso di garantire, nel 1984, condizioni di vita dignitose per molti meno individui? Da questo punto di vista, una nuova missione su Marte diventa una necessità assoluta, oltreché "pratica".

Ma c'è un altro lato della medaglia, non altrettanto pratico. Vi sono sostenitori del programma spaziale, che sul lato pratico riconoscono la necessità di ricadute tecnologiche e di avanzamenti scientifici correlati, la cosiddetta "ricerca applicata". Ma la vera intenzione alla base del programma spaziale dovrebbe essere diretta a ciò che ha sempre fondato il progresso umano, la cosiddetta "ricerca pura", cioè la ricerca che permetta la maturazione della creatività umana in sé.

L'umanità ha un grande bisogno di un nuovo Rinascimento. Quando Niccolò Cusano diede vita al Rinascimento in Europa, riconobbe che la corruzione dell'oligarchia europea non avrebbe permesso l'istituzione di una forma di governo fondata sulla creatività. Per questo motivo, i grandi pensatori del Rinascimento cominciarono a guardare a occidente, verso le Americhe, col pensiero di fondare una repubblica, una forma di governo basata sullo sviluppo della mente umana per accrescere il bene comune non soltanto dei viventi, ma anche delle generazioni a venire. Così, seguendo le grandi correnti oceaniche, come la corrente del Golfo studiata da Benjamin Franklin, individui come Cristoforo Colombo salparono alla ricerca di spazi di libertà dal principio oligarchico. Oggi dobbiamo trovare simili correnti di trasporto, per sfuggire alla morsa oligarchica. La differenza è che dobbiamo creare le nostre correnti: per andare su Marte dobbiamo ricorrere alla potenza della fusione nucleare.

Coloro che, come Barack Obama, che vanta il suo disinteresse per le "nuove fantasticherie come la fusione nucleare" [vedi "Nerobama attacca la ricerca sulla fusione nucleare, la torcia del progresso"], e che si attengono al principio oligarchico sono invitati a passeggiare nei corridoi di un manicomio, dove non saranno disturbati.

A coloro che vogliono un mondo nuovo, libero dagli abusi dell'oligarchia, diciamo che riorganizzeremo l'economia globale accedendo a superiori ordini di grandezza nella densità di flusso energetico, cominciando con la fusione e pensando alle reazioni materia-antimateria, ecc. Il progresso è senza fine, ed è nella natura del sistema creditizio di Alexander Hamilton.

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