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Il crac finanziario

L'insanabilità della crisi a forbice tra le attività speculative finanziarie, che aumentano eponenzialmente, e le attività produttive, che stanno collassando, è alla base delle analisi economiche di Lyndon LaRouche.
La cifra complessiva degli aggregati finanziari, la cui componente principale è quella delle operazioni in derivati, si stima intorno ai 2 milioni di miliardi di dollari (stime BRI autunno 2004, vedi nota sotto). Di contro il PIL mondiale si stima sui 41 mila miliardi di dollari.
In linea teorica, dunque, il rapporto tra finanza e produzione è di 50:1.
E' noto però che le cifre del PIL sono gonfiate con espedienti vari e sempre più "creativi"; inoltre, la percentuale di certi "servizi", spesso più dannosi che inutili, continua a crescere mentre il parco tecnologico si restringe.
Anche le cifre sulle transazioni finanziarie che non vengono registrate (OTC), sono tutt'altro che attendibili. Tante banche hanno finito per "partorire" degli hedge funds, dirette da loro "ex dipendenti", a cui affidano le transazioni meno "ortodosse". Per restare comunque alle cifre ufficiali, una sola banca, la J.P. Morgan Chase, deteneva in data 30 settembre 2004 più di 43 miliardi di dollari in derivati, una cifra superiore al PIL mondiale e quattro volte il PIL degli USA.
Dallo sganciamento del dollaro dall'oro e l'istituzione del sistema a tassi fluttuanti, nel 1971, il mondo finanziario ha dato vita ad una serie di bolle speculative all'insegna della "deregolamentazione" generalizzata:

  • Il mercato dei petrodollari a seguito della crisi petrolifera del 1973
  • La crisi del debito dei paesi latinoamericani ed altri nei primi anni Ottanta
  • La bolla dei junk bonds (le obbligazioni spazzatura) a partire dal 1986 (nel 2004 ne sono stati emessi per 139 miliardi di dollari).
  • La bolla dei derivati a partire dai primi anni Novanta
  • La bolla della New Economy tra la fine degli anni Novanta e questo decennio
  • La bolla immobiliare, soprattutto negli USA ed in Inghilterra
  • La bolla del debito pubblico e privato nei paesi del settore avanzato.

Il volume complessivo di queste bolle cresce a spese delle attività economiche reali:

  • nel terzo mondo FMI e Banca Mondiale hanno presieduto all'imposizione di un sistema in cui l'estrazione netta di ricchezza reale da quei paesi supera di gran lunga il totale dei crediti concessi.
  • nel settore sviluppato è stata imposta una deindustrializzazione a tappe forzate: negli USA con la scusa che importare costa meno che produrre e in Europa con la scusa che i patti di stabilità di Maastricht esigono il blocco del credito pubblico, non importa se tale credito sia indispensabile nella creazione di ricchezza e nel mobilitare l'impresa privata.

Per approfondire:

economia
Il crac in un colpo d’occhio


NOTA: Nell'autunno 2004 la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea ha rilasciato una "Indagine triennale delle banche centrali sull'attività dei mercati dei cambi e dei derivati", basata su dati dell'aprile 2004, che nuovamente conferma la bancarotta del sistema finanziario:
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In tre anni il volume quotidiano dei mercati dei cambi tradizionali è aumentato del 57% raggiungendo i 1.880 miliardi di dollari.
* Il volume delle transazioni OTC (non registrate) è aumentato del 112% raggiungendo 1.200 miliardi di dollari al giorno. Il 43 % di tutte queste transazioni non avviene tra banche ma tra hedge funds altamente instabili.
* Annualizzando queste cifre si ottiene un volume di 500 mila miliardi di transazioni forex e 300 mila miliardi di transazioni in derivati OTC. Inoltre, secondo l'ultimo rapporto trimestrale della BRI, il volume annuale dei derivati trattati in borsa ammonta a 1,2 milioni di miliardi. Con questo il totale delle operazioni speculative sui cambi e dei derivati arriva a 2 milioni di miliardi di dollari.