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  Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Il ponte di sviluppo eurasiatico e il nucleare

Le grandi infrastrutture, concepite come un bene comune e dunque gestite e finanziate principalmente dagli stati nazionali, rappresentano la vera molla della "libera impresa privata" nel settore realmente produttivo. Riducendo drasticamente i costi dell'energia e dei trasporti, e aumentando la qualità della forza lavoro con sanità e istruzione, si determina "il potenziale economico" necessario soprattutto in una depressione come quella attuale. Il precedente più immediato è il New Deal di Roosevelt negli anni Trenta, fino al dopoguerra.

La proposta principale del nostro movimento è quella del Ponte di Sviluppo Eurasiatico, che consiste in una serie di corridoi composti da grandi linee ferroviarie, autostradali, oleo/gasdotti, linee elettriche, ecc. per il collegamento dell'Europa alle regioni più popolose dell'Asia attraverso la massa continentale eurasiatica. Questi sono detti "corridoi di sviluppo" in quanto i grandi traffici che li attraversano danno impulso, lungo il loro percorso, allo sviluppo economico nei centri abitati esistenti, e alla creazione di nuovi. I precedenti storici sono la Transiberiana, in Russia, e la transcontinentale di Lincoln negli USA.

Per far fronte a questo enorme transfer tecnologico dall'Europa all'Asia occorre potenziare le infrastrutture in Europa, in particolare quelle energetiche; facendo ricorso al nucleare sicuro esistente e puntando a tappe forzate verso l'energia di fusione.

L'obiezione che solitamente si leva contro i grandi programmi infrastrutturali è "chi paga?". In realtà sono questi investimenti a lungo termine che arricchiscono le economie nazionali.

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Per il finanziamento vedi:

politica creditizia

l’esempio cinese