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Wolfowitz, il nucleare e gli scenari destra-sinistra

Sono in molti oggi a vedere nella guerra il modo in cui l'industria americana trova il suo "mercato naturale", prima vendendo armi per le devastazioni e poi monopolizzando gli appalti per la ricostruzione, il tutto a spese del contribuente e delle risorse dei paesi saccheggiati come l'Iraq. In questa ottica, un corollario condiviso soprattutto in ambiente pacifista sostiene: il nucleare, sia nei suoi aspetti militari che civili, è la punta di diamante del complesso militare industriale USA. Da qui scaturisce un’opposizione allo sviluppo industriale, in particolare al nucleare, che fa il gioco dei signori della guerra.
In un articolo apparso sull'EIR del 25 febbraio, Nancy Spannaus spiega come tutto il can-can filonucleare dell'amministrazione Bush si riduca ad un dibattito sulla necessità di costruire, forse, una sola nuova centrale nucleare entro il 2010. Il resto, la sostanza, riguarda la concentrazione delle risorse energetiche del paese nelle mani di un monopolio che ha come precursore la Enron. Anche dopo il crollo della finanziaria californiana dell'energia, che nel 2001 rovinò le finanze dello stato e degli utenti con la pura speculazione, il Vicepresidente Richard Cheney ha continuato per la sua strada con un piano energetico che punta alla deregulation, che facilita la monopolizzazione del settore e si raccorda con gli aspetti della politica strategica seguita dagli USA in Medio Oriente. Nella sostanza, niente nucleare.
Un altro esempio di come la politica guerrafondaia osteggi il nucleare è dato da Paul Wolfowitz, numero due (uscente) del Pentagono e capocordata dei fautori delle ideologie imperiali di Leo Strauss. Forse potrà meravigliare che un guerrafondaio puro (fu lui a stilare per primo, nel 1992, la strategia oggi in auge di privare tutte le altre nazioni delle "armi di distruzione di massa", in primis il nucleare, soprattutto quello civile) adesso passi a dirigere la Banca Mondiale. Ma Wolfowitz è stato allevato proprio per supervisionare la rovina dei paesi in via di sviluppo.
James Mann riferisce, nel libro «The Rise of the Vulcans: History of Bush's War Cabinet», che negli anni Sessanta Albert Wohlstetter, uno dei massimi guru della politica imperiale USA, convinse l'allora giovane Wolfowitz a scegliere come argomento della tesi di laurea la dissalazione dell'acqua marina con l'energia nucleare, necessaria allo sviluppo del Medio Oriente, e sottoporre questa tecnologia alla denigrazione sistematica.
Era la fine degli anni Sessanta, e Wohlstetter era appena rientrato da Israele, dove aveva avuto modo di consultare i documenti relativi ad una proposta dell'impresa americana Kaiser Engineers di costruire un impianto nucleare per la dissalazione dell'acqua in Israele. Wohlstetter, riferisce il libro, si sarebbe preoccupato per la proliferazione del nucleare tra gli stati arabi e Israele.
Mann scrive: "La tesi di laurea di Wolfowitz diventò un unico elaborato contro l'idea delle stazioni di dissalazione alimentate dal nucleare. In essa, egli sostenne che se ne esageravano i benefici a fronte dei rischi, troppo grandi, della proliferazione nucleare. Espose inoltre le difficoltà nel condurre ispezioni nucleari internazionali efficaci, il rischio della sottrazione clandestina dei materiali nucleari e i pericoli insiti nell'aiutare una nazione a migliorare le sue capacità scientifiche e tecnologiche nel nucleare".
Anche se mancano al momento i dovuti approfondimenti, sembra che la proposta della Kaiser non riguardasse la semplice vendita di impianti ad Israele, ma fosse inquadrata in un più ampio piano di pacificazione regionale, un’articolazione del piano "Atomi per la Pace" del Presidente Eisenhower e del piano "Acqua per la Pace" del Presidente Lyndon B. Johnson. Fu lo stesso Eisenhower a proporre a Johnson quel programma che dette vita ad una "Conferenza internazionale per l'acqua e la pace" che si tenne tra il 23 e il 31 maggio 1967, indetta dal Dipartimento di Stato USA, a cui parteciparono 6400 delegati di 94 paesi, tra cui Israele, Egitto, Giordania, Yemen e Arabia Saudita. La dissalazione dell'acqua marina e lo sviluppo dei centri agro-industriali alimentati dal nucleare (Nuplex) fu al centro delle discussioni. Ma solo una settimana più tardi, il 5 giugno 1967, Israele lanciò la Guerra dei Sei Giorni. Nel 1965, una delle condizioni poste da Johnson per costruire impianti di energia nucleare ad uso civile in Israele era l'ispezione degli impianti nucleari militari.
L'ex presidente Eisenhower tornò sul tema con un articolo, apparso su Readers Digest nel giugno 1968, in cui proponeva lo sviluppo agro-industriale di un ampio territorio desertico, 4.500 chilometri quadrati, dove cominciare a sistemare i rifugiati palestinesi, e sosteneva espressamente la necessità della cooperazione economica tra arabi e palestinesi per mettere in moto il processo di pace. Questo primo progetto, il modello per poi sistemare almeno 1 milione di rifugiati paelstinesi, secondo le stime di Eisenhower sarebbe costato un milione di dollari e poteva essere finanziato da una speciale struttura internazionale sotto la supervisione della Atomic Energy Agency. Il piano fu approvato in Senato (resolution 155) e fu sottoposto allo studio di una commissione tecnica congiunta di arabi, israeliani e americani.
Evidentemente però la banda guerrafondaia diretta da Wolhstetter ebbe la meglio con la tattica di diffondere il terrore della "proliferazione nucleare", a cui stava facendo diligemente lavorare Wolfowitz.
Nel 1975, nel corso di una visita in Medio Oriente, Lyndon LaRouche lanciò una sua proposta di pacificazione della regione fondata sullo sviluppo congiunto dei paesi mediorientali, a partire dalla maggiore disponibilità di acqua, grazie soprattutto all'impiego del nucleare per la dissalazione, e successivamente ridefinì questo progetto con il nome di Piano Oasi. In questa stessa direzione si esprimevano gli "allegati" del Trattato di Oslo, il trattato di pace che nel 1995 costò la vita al premier israeliano Yitzhak Rabin. Le diverse iniziative di sviluppo prospettate in quegli allegati furono osteggiate dalla Banca Mondiale per affossare il trattato.

Vedi anche:

  Piano Oasi: il nuovo nome della pace in Medio Oriente

  Trattato di Oslo: chi ha rovinato tutto




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