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Senato USA: nuovi rovesci in vista per Bush

"È andato in frantumi il sogno" di George W. Bush "di dominare tutte le istituzioni del governo", ha scritto Sidney Blumenthal sul quotidiano londinese The Guardian del 26 maggio, riferendosi alla levata di scudi del Senato del 23 maggio (vedi: Il Senato USA respinge il tentativo di delegittimazione da parte della Casa Bianca).
Blumethal, che è stato consigliere del Presidente Clinton, spiega che Bush avrebbe voluto "in un colpo solo ... assicurarsi il controllo su tutte le istituzioni di governo ... Ma proprio nel momento in cui la sua blitzkrieg si avvicinava all'obiettivo, lui è rimasto vittima di un ammutinamento. Nel giro di 24 ore ha perso non solo il controllo del Senato ma temporaneamente anche quello della Camera dei Rappresentanti".
Blumenthal approfondisce l'importanza che riveste il Senato e ripercorre la storia della Filibuster per poi concludere: "privando i democratici della filibuster Bush vorrebbe fare del Senato il timbro", lo strumento passivo che avalli supinamente tutte le sue decisioni. Blumenthal sottolinea che la questione non riguarda "un arcano cambiamento di regole ... Se Bush l'avesse spuntata avrebbe in pratica eliminato la prerogativa del Senato di 'consigliare e approvare' le nomine dell'esecutivo, riducendone drasticamente i poteri".
Per contrastare Bush, due senatori anziani, Robert Byrd e John Warner, "hanno ripassato i Federalist Papers, gli scritti degli estensori della Costituzione, rinfrescandosi così la mente sulle loro convinzioni a riguardo dell'inviolabilità del Senato", e lunedì hanno raggiunto un accordo.
"L'ammutinamento è più vasto di quanto possa sembrare" spiega Blumenthal. "Sono più di sette i repubblicani che sostengono l'accordo, ma i sette firmatari hanno fatto in modo che gli altri sostenitori non hanno dovuto esporsi". Si tratta dei parlamentari che giudicano offensivo il radicalismo di Bush e che ritengono che la figura presidenziale ideale sia quella di Eisenhower. Questi repubblicani "reggono la bilancia contro gli esponenti aggressivi della destra nel giudiziario".
Blumenthal ha inoltre notato come il giorno successivo, 50 deputati repubblicani abbiano disertato Bush e Tom Delay sulla questione della ricerca sulle cellule staminali.
Ci sono "tante tempeste in arrivo", ha scritto Blumenthal, anticipando le battaglie per le nomine nel giudiziario e la mobilitazione dei fanatici della destra evangelica contro i repubblicani moderati. Ha quindi citato uno dei Federalist Paper, "forse quello riletto da Byrd e Warner", il numero 69, in cui Alexander Hamilton "conclude la sua disanima delle differenze tra i poteri 'qualified' [cioè definiti, nel senso di specificamente circoscritti] della presidenza USA e i poteri 'assoluti' del re d'Inghilterra: 'Il primo non ha parte nella giurisdizione spirituale, l'altro è il capo e governatore supremo della chiesa nazionale! Che risposta daremo a coloro che ci vogliono persuadere del fatto che due cose tante diverse dovrebbero invece assomigliarsi? La stessa che meritano coloro che ci dicono che un governo, il cui potere risiede interamente nelle mani di periodici servitori elettivi del popolo, è un'aristocrazia, una monarchia e un dispotismo'."

Frist carica a testa bassa

Il capogruppo della maggioranza repubblicana sen. Bill Frist starebbe cercando di infrangere lo storico accordo raggiunto dalla coalizione bipartitica per salvare le prerogative del Senato, secondo quanto riferiscono diversi giornali, tra i quali il Washington Post del 26 maggio. Ovviamente ad incitare Frist è la Casa Bianca, e soprattutto il vice presidente Dick Cheney, sempre più livido e defilato.
L'articolo del Post, intitolato: "Messo in discussione l'accordo raggiunto sui giudici", riferisce come Frist e i suoi collaboratori stiano cercando di invalidare l'accordo del 23 maggio imponendo di nuovo all'approvazione del Senato le nomine di William Haynes e Brett Kavenaugh per le Corti d'Appello. Uno dei punti concordati dall'alleanza bipartisan riguardava proprio le nomine di questi due, da respingere già nella Commissione Giustizia, risparmiando così ai democratici il rischio di dover ricorrere alla Filibuster. Per la cronaca: il primo è un portaborse di Cheney, implicato nella storia del memorandum sulle torture di Abu Ghraib, mentre il secondo "vanta" come unica esperienza "giudiziaria" attività di lobby a favore dell'industria mineraria.
In pratica Frist conta di ritardare le audizioni sul conto dei due in Commissione, guadagnando tempo per montare le minacce e i ricatti che ritiene necessari per portare le nomine al voto. Se poi si arriva ad una filibuster, Cheney potrebbe di nuovo brandire la sua "opzione nucleare".
Evidentemente Frist va incontro a una lacerazione ancora più vistosa della compagine repubblicana, in barba al mite consiglio di "lasciarci dietro questa storia per pensare al futuro" avanzato dal capogruppo democratico Harry Reid il 26 maggio.


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