Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Israele tra la “Madrid II” e Netanyahu più guerra

30 agosto 2006 – Il ministro della Polizia e Sicurezza israeliano Avi Dichter ha preso apertamente posizione a favore dell’avvio di negoziati con la Siria. Ex dirigente dei servizi di sicurezza Shin Bet ed esponente del partito Kadima, Dichter ha affermato lo scorso 21 agosto: “In cambio di una vera pace con la Siria o con il Libano ... ciò che abbiamo fatto con l’Egitto e con la Giordania secondo me è legittimo anche in questo caso”. Ha aggiunto che i negoziati “potrebbero essere avviati da terzi” e che gli errori del passato non dovrebbero precludere una strategia in cui i territori siano ceduto in cambio della pace (“land for peace”).
Purtroppo però il primo ministro Ehud Olmert sta subendo una serie di attacchi tali da indurlo a prendere posizione netta contro i negoziati. In un recente incontro pubblico ha ripetuto la tipica retorica della Casa Bianca, definendo la Siria “l’esponente più aggressivo dell’asse del male. Sono l’ultima persona che dirà di voler negoziare con la Siria”.
Il quotidiano Ha’aretz ha riferito il 25 agosto che il generale Dan Halutz, capo di stato maggiore, ha nominato il gen. Elyeser Shkedy a capo del “Comando Iran” delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Sembra che la nomina risalga già ad alcune settimane prima della guerra in Libano. Nella penultima settimana di agosto il Gerusalem Post riferiva come una “esclusiva” il fatto che Israele starebbe acquistando altri due sottomarini tedeschi della Classe 212, che possono essere armati di missili cruise con testate nucleari.
L’opinione pubblica israeliana si sta rapidamente radicalizzando a destra, tanto che secondo gli ultimi sondaggi, se si votasse adesso, il Likud di Netanyahu ne uscirebbe vittorioso insieme al partito di estrema destra “Yisreael Beitenu”, diretto da Avigdor Lieberman. La coalizione di Olmert potrebbe crollare nel giro dei prossimi due mesi, se il Knesset finirà per respingere il bilancio presentato dal governo. Già alcuni parlamentari laburisti hanno annunciato che non sosterranno quel bilancio perché prevede di tagliare la spesa sociale di 2 miliardi di shekels da spendere nella guerra.
Sfruttando questa situazione, Nethanyahu ed i suoi sostenitori sinarchisti cercano di soffiare sulla protesta, in particolare quella dei riservisti e dei genitori che hanno perso i figli in guerra, impegnati in continue manifestazioni di fronte all’ufficio di Olmert, chiedendogli di dimettersi insieme al ministro della Difesa Peretz e del capo dello stato maggiore Halutz. Fonti israeliane fanno notare come la protesta, per quanto giustificata in sé, sia purtroppo strumentalizzata da Netanyahu. Ad esempio, a sostegno dei riservisti è intervenuto il gruppo “Veterani della guerra del 1948” capeggiato da un certo Daniel Doron, consigliere economico di Netanyahu, fautore del liberismo sfrenato. Doron è anche ben collegato a George Shultz, tanto che presiede anche il “Centro Israeliano per il progresso sociale ed economico” fondato nel 1983 nel contesto della campagna dell’allora segretario di Stato USA Shultz mirante a smantellare a tappe forzate il sistema pubblico di assistenza sociale le partecipazioni statali.

Il gen. Ben Ari: Israele scelga la “Madrid II”

La Executive Intelligence Review, pubblica nel numero 35-36 un’intervista con il generale israeliano Yossi Ben Ari, ex alto ufficiale dell’intelligence militare ed attualmente condirettore dell’Unità Affari Strategici del “Centro Israele Palestina per la Ricerca e l’Informazione”.
Sostenendo l’idea che la cosa migliore per Israele sarebbe impegnarsi in una conferenza “Madrid II”, mirante ad una pace duratura ed estesa a tutto il Medio Oriente, Ben Ari afferma tra l’altro: “Se Ehud Olmert cerca una vera alternativa, capace di salvaguardarlo, dovrebbe intraprendere una nuova iniziativa politica generale rifacendosi al concetto della conferenza di pace di Madrid del 1991 che lei ha menzionato. In altri termini, Israele dovrebbe cercare di impegnare politicamente Siria e Libano oltre a rinnovare i colloqui con i Palestinesi”.
Per un’iniziativa del genere, ha spiegato il generale, “Ad Olmert è richiesto davvero molto coraggio”, giacché è attualmente impegnato a combattere per la propria sopravvivenza, trovandosi ad affrontare la reazione dell’opinione pubblica a seguito del disastro libanese. Il vero problema di Israele non è la Siria: “Ciò che mi preoccupa maggiormente è che lo stato d’Israele deve accingersi a fare passi verso l’Iran ... Ritengo che tutti dovremmo intendere come un campanello d’allarme a prevedibile risposta negativa del [presidente iraniano] Ahmadinejad all’iniziativa del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ... mettendomi nei panni di chi deve prendere decisioni in Israele, ritengo che il processo politico sia ovviamente l’opzione da preferire, rispetto ad un conflitto armato con l’Iran ... Il conflitto arabo-israeliano esige una soluzione politica. Se vi fosse da parte israeliana una disponibilità di fondo a tornare entro i confini del 1967, nei confronti di Siria, Libano e Palestinesi, si disporrebbe dell’opportunità migliore di porre fine a questo conflitto”.
Passando ad analizzare l’opposizione dell’amministrazione Bush al semplice dialogo, per non parlare di un processo di pace, con la Siria, Ben Ari ha detto: “Penso che dobbiamo considerare un’altra ozione. Israele può ignorare l’atteggiamento americano e ricercare il processo di pace ... Prendendo in considerazione tutte le opzioni che il nostro paese ha davanti, le due principali sono quella di arrivare ad un qualche contrasto con l’amministrazione Bush, oppure quella di dover affrontare problemi con l’Iran, che portebbero rivelarsi gravi. Forse si potrebbe preferire avere degli attriti con la Casa Bianca e così facendo allegerire la minaccia sul fronte orientale. In fondo abbiamo già avuto diversità di vedute e screzi con le precedenti amministrazioni USA, ma questo non ha leso i rapporti strategici globali da ambo le parti. Ritengo che se Israele finirà per decidere di fare passi verso la Siria, riuscendo ad intavolare un qualche tipo di negoziato, questa per noi sarà sia la cosa migliore. Forse potremmo farlo persino attraverso Bush, Cheney e Rumsfeld, anche se potrebbe apparire un po’ una ‘cosa da matti’ da parte nostra. Ma questa non è un'opzione da scartare a priori”.
Il gen. Ben Ari lancia quindi un appello ai politici israeliani affinché si rechino a Washington per fare opera di persuasione sulla necessità di una Madrid II. Egli esprime inoltre l’auspicio che le elezioni di novembre per il parziale rinnovo del Congresso USA “portino qualche cambiamento, qualcosa che possa offrire delle prospettive e delle opzioni migliori per influenzare davvero l’atteggiamento di Washington e del pubblico americano”.


Articoli correlati:


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà