Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

Alcuni contributi dall'Italia al Webcast
di Lyndon LaRouche del 31 ottobre

Tra i messaggi pervenuti in occasione del Webcast dell’31 ottobre 2006 (vedi), lo statista americano ha personalmente risposto a diversi qualificati interlocutori italiani.

Giorgio Vitangeli sulla bolla immobiliare USA

L'on. Andrea Ricci sulla nuova Bretton Woods

Nino Galloni sulle prospettive globali

Giovanni Longo sull’America Latina

Mario Agostinelli sulla riconversione dell'auto

  

  


 

Giorgio Vitangeli, economista, scrittore, direttore della rivista “Finanza Italiana”


Auguro un proficuo lavoro ai partecipanti al seminario di Berlino del 1 Novembre.
La bolla immobiliare americana ha già incominciato a sgonfiarsi. Se la caduta dei prezzi immobiliari aumenterà, il contraccolpo sul sistema creditizio rischia di essere gravissimo con una reazione a catena sull'intero sistema finanziario internazionale, già messo alla prova da una serie di fallimenti di Hedge Funds. Fino ad ora a reggere il dollaro sono stati i prestiti fatti da Cina, Giappone, paesi dell'Asia e paesi arabi, cioè i poveri che prestano ai ricchi, il “mondo alla rovescia” denunciato da Robert Triffin.
Gli Usa complessivamente, il debito pubblico più quello delle famiglie e delle imprese, hanno un'esposizione di 30.000 miliardi di dollari verso se stessi e il resto del mondo, cioè un'esposizione del 300%, tre volte il PIL. Nel periodo immediatamente precedente la crisi del '29 questo rapporto era del 240%.
Appare chiaro che una riforma del sistema monetario e finanziario internazionale è drammaticamente urgente. Si farà in tempo a realizzare una riorganizzazione, una seconda Bretton Woods? Anche perché alcuni economisti pensano che già all'inizio dell'anno prossimo potrebbe scoppiare una crisi dove tutti i nodi potrebbero venire al pettine. E' possibile politicamente arrivare ad un accordo su un sistema monetario e finanziario internazionale più equo, più giusto e basato sullo sviluppo, che coinvolga oltre agli Usa e all'Europa anche la Russia, la Cina, l'India e gli altri grandi paesi emergenti?


LaRouche risponde:
Il problema in cui incappano molti specialisti, nel tentativo di definire i metodi per fare previsioni in merito alla bolla cresciuta sul mercato ipotecario sotto il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan, è che la gran parte delle previsioni disponibili sono fatte sulla base della convenzionale visione statistica-meccanica, cartesiana, del processo, piuttosto che di una più appropriata visione dinamica, di stampo kepleriano, delle fasi di sviluppo nei cicli a lungo termine. Pertanto, nel rispondere alla sua domanda, vi sono complicazioni derivanti dalle discrepanze tra i due sistemi contrapposti di cui occorre tener conto.
Le economie reali non sono quelle finanziarie, ma sistemi monetari-finanziari sovrimposti sulle economie reali, ovvero economie fisiche su cui la finanza si nutre. Le crisi di questi sistemi hanno pertanto due aspetti principali. L'uno è quello del sistema monetario e finanziario sovrimposto sull'economia fisica di intere nazioni e gruppi di nazioni. L'altro è costituito dalle variabili dell'investimento fisico nel miglioramento della produzione basata sul capitale e sulla tecnologia come costituente dell'economia fisica su cui il sistema finanziario e monetario è sovrimposto.
I cicli a lungo termine dell'economia sono pertanto determinati primariamente dalla reazione dell'economia fisica alle richieste provenienti dal sistema monetario e finanziario sovrimposto, non dentro i termini del sistema monetario e finanziario in quanto tale. Quello che Greenspan ha fatto, a tale proposito, è posticipare un tracollo già inevitabile dei sistemi monetario-finanziario e fisico combinati tra loro creando un mercato di titoli basati sui mutui casa, il quale può avere un'esistenza solo temporanea e che condurrà, se si mantiene in vita, ad un tracollo generale dell'intero sistema finanziario e monetario.
Così, ad esempio, la crisi del mercato ipotecario USA si riflette maggiormente nelle pressioni dell'economia reale (le fluttuazioni nei tassi pro-capite dei proventi di chi acquista o affitta) sul mercato ipotecario super-speculativo, e le contropressioni su un sistema bancario in cui i mutui competono con le richieste dei voraci hedge-funds che stanno saccheggiando le banche dei titoli finanziari con cui sostenere la bolla delle acquisizioni delle imprese.
Nel trattare l'economia reale, intesa anche come base per il sistema finanziario e monetario, occorre abbandonare i modelli semi-cartesiani e ricorrere piuttosto ad una impostazione kepleriana, dove i cicli sono qualcosa di molto simile ai cicli astronomici. Tra tutti gli economisti che fanno previsioni, in pratica tutti quelli internazionalmente noti, io ho fin ora avuto successo per oltre quattro decenni, mentre gli altri hanno sbagliato principalmente a motivo di queste differenze, che possiamo riassumere come un approccio kepleriano rispetto ad un approccio cartesiano nello studio dei cicli a lungo termine.
Attualmente siamo alla fine di un ciclo storico mondiale.
Il sistema monetario e finanziario versa già in uno stato fallimentare senza alcuna speranza, e comincia ad assomigliare alle “condizioni ambientali” delle banche dei banchieri lombardi alla metà del XIV secolo. Solo misure disperate prese da governi e potenti interessi finanziari internazionali hanno potuto posporre le condizioni che erano altrimenti più che mature per un tracollo monetario e finanziario. La domanda su quando un tracollo generale dovrà verificarsi, dunque, dipende dalla capacità di quegli interessi internazionali di “tirare la corda” di una crisi che potrebbe digià entrare in una funzione iperinflativa generale o di collasso. La questione dei tempi ora è diventata completamente politica in tale contesto. L'innesco generale più probabile dell'esplosione globale è il fattore della frizione eteronomica tra i principali governi e i grandi cartelli finanziari.
Non c'è modo in cui la minaccia così rappresentata possa essere risolta “calcolando in anticipo i tempi” di quando si verificherà un avvenimento catastrofico. Un tracollo che rumoreggia ai margini del calendario presenta aspetti tanto vasti da andare oltre la capacità intellettuale ed emotiva di ogni governo. O si agisce adeguatamente al più presto, o non avremo più il privilegio di poter fare qualcosa. Una riforma generale del sistema monetario e finanziario internazionale che potrebbe mettere la crisi sotto controllo a lungo termine ora è disponibile. O si agisce di conseguenza o non avremo più tale possibilità.
Il problema è la mancanza di leader nelle posizioni che contano, qualcuno capace di combinare le qualità intellettuali di osare e la competenza necessaria per fare il possibile, mentre è ancora possibile.
In breve, ritengo che siamo sull'orlo di un crollo globale, una reazione a catena che sta per travolgere il sistema finanziario e monetario esistente, e il sistema dell'economia fisica, un crollo che è stato posposto da misure disperate a breve alla vigilia delle elezioni di medio termine negli USA. Ritengono che i miracoli siano possibili, ma la disponibilità e la competenza per farli non sono l'aspetto più cospicuo degli establishment attualmente al potere.


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Nino Galloni, economista, Roma

"Il peggioramento della situazione politica planetaria, dovuto al susseguirsi di azioni militari prive di coerenza con l'obiettivo di catalizzare le forze democratiche di tutto il mondo contro il terrorismo internazionale, coincide con l'inizio della crisi economica globale. Infatti sono venuti al pettine due nodi fondamentali: lo sganciamento tra la redditività media delle attività finanziarie e quella delle attività produttive; la mancanza di una moneta internazionale - anche sotto forma di credito - che serva ad agevolare l'acquisizione di idonee tecnologie già esistenti per ovviare ai grandi problemi del pianeta: 1) disponibilità di acqua potabile e fonti energetiche a buon mercato; 2) distribuzione e consumo di sufficienti derrate alimentari e farmaci salva-vita; 3) formazione di quadri e operai qualificati in funzione delle prospettive di sviluppo dei paesi più arretrati. I due elementi della crisi finanziaria (rigidità dei rendimenti capitalistici e mancanza di una moneta per lo sviluppo) sono stati compensati, fino a quest'anno, dalla situazione degli immobili che hanno funzionato da valvola di sfogo per la moneta sottratta al circuito produttivo pur in condizioni di bassi tassi di interesse. Ma la situazione economico-finanziaria nord-americana, nonché il perdurante stallo dell'unione europea, dovuto alla sua permanente miopia, stanno accentuando e aggravando le dinamiche della crisi. Entro la primavera del 2007 ci aspettiamo un ulteriore avvitarsi della crisi economica, finanziaria e politica sicché appare quanto mai doveroso ribadire la parola d'ordine del nostro movimento per una nuova Bretton Woods. Avanti per una Nuova Bretton Woods prima dell'estate del 2007!"


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On. Andrea Ricci sulla nuova Bretton Woods

Ai margini della conferenza di LaRouche a Berlino si è svolto il seguente dialogo scritto tra LaRouche e l'on. Andrea Ricci, esperto economico di Rifondazione Comunista, membro della Commissione Bilancio e Tesoro della Camera dei Deputati, ed autore del libro "Dopo il liberismo", che cita la proposta di LaRouche per una nuova Bretton Woods nel capitolo dal titolo "Per un nuovo ordine economico internazionale". Dopo aver analizzato il fallimento della globalizzazione e del Fondo Monetario, nel suo libro l'on. Ricci auspica "una nuova Bretton Woods per costruire un nuovo ordine monetario e finanziario internazionale" e scrive "per realizzare questi ambiziosi obiettivi politici, l'UE, a sessant'anni dalla conferenza di Bretton Woods, potrebbe farsi promotrice insieme ai paesi del Sud del mondo di una nuova conferenza internazionale convocata dall'ONU per definire le regole e l'organizzazione di un nuovo ordine economico globale. La storia economica dimostra che una radicale riforma del sistema monetario internazionale è un caso raro, che si verifica in presenza di eventi traumatici come guerre o grandi depressioni. Ebbene, oggi siamo esattamente in una situazione di questo tipo, con la guerra e una crisi economica lunga e strisciante, e occorre agire prima della catastrofe." In questi paragrafi c'è un riferimento alla nota 28 che dice "In occasione del sessantesimo anniversario della conferenza di Bretton Woods la proposta di una nuova conferenza internazionale per ridisegnare le relazioni finanziarie e monetarie globali ha trovato un autorevole sostenitore nel premio Nobel per l'economia Robert Mundell (2004). Già da tempo un altro convinto sostenitore di questa proposta è l'intelletuale ed economista statunitense LaRouche (2001) che è stato anche candidato alle elezioni primarie del Partito Democratito per scegliere lo sfidante di Bush nelle elezioni di novembre 2004." Nella bibliografia poi si fa riferimento a "LaRouche, H Lyndon, "Verso una nuova Bretton Woods: un progetto per uscire dalla crisi finanziaria internazionale", Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Associazione per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa, quaderno n. 188, 2001".
La domanda posta dall'on. Andrea Ricci a LaRouche, in occasione della conferenza-webcast del 31 ottobre, è la seguente: “quali prospettive vi sono negli Stati Uniti per la realizzazione della riforma del sistema finanziario da lei proposta, considerato il fatto che l'amministrazione Bush va nella direzione opposta? Come pensano gli Stati Uniti di reggere con lo squilibrio nei conti, l'enorme deficit commerciale e una politica che promuove la speculazione finanziaria piuttosto che l'economia reale?”.


LaRouche risponde:
Come ho sottolineato in alcune occasioni, a seguito degli sviluppi iniziati nel 1971-72, in larga parte su iniziativa dell'amministrazione Nixon e di George T. Shultz, il sistema di Bretton Woods fu dissolto e sostituito da un sistema di tassi fluttuanti che si fonda sulle premesse istituzionali del Fondo Monetario Internazionale. Con tale azione il dollaro USA cessò di essere una valuta americana e diventò una valuta del Fondo Monetario. Gli effetti di questi cambiamenti nel 1971, 1972, 1975 e anche in seguito aggravarano ulteriormente il processo di deregulation globale iniziato dall'establishmnent liberale anglo-olandese. Con l'avvento del governo di Francois Mitterrand, e soprattutto col Trattato di Maastricht dopo il 1989, e la creazione della Banca Centrale Europea e dell'Euro da parte di un sistema europeo non funzionante, si è venuta a creare una pericolosa situazione di instabilità monetaria e finanziaria globale, avanzata al punto da minacciare un'esplosione finanziaria e monetaria ed un crollo a catena paragonabile a quello dei Bardi e dei Peruzzi.
Il ruolo del dollaro USA viene discusso in modo incompetente dai commentatori della stampa o anche tra i più importanti governi dell'Eurasia. L'assurdità prevalente è l'idea che un crollo del dollaro USA non faccia crollare tutto il sistema mondiale con una reazione a catena. Molti tra noi negli ambienti dirigenti negli Stati Uniti hanno messo in guardia da simili illusioni diffuse tra gli europei ed altri. Il valore del dollaro USA è attualmente quello di una valuta fluttuante, ma non rispecchia un valore reale. Tuttavia, benché si parli molto di un distacco dal dollaro, questo resta lo strumento di riferimento sui mercati internazionali, soprattutto per stabilire il valore di investimenti e contratti a lungo termine. Un crollo del dollaro nell'attuale sistema internazionale provocherebbe immediatamente una reazione a catena di tutto il sistema finanziario e monetario mondiale, nonché manderebbe di fatto in bancarotta l'economia fisica in tutto il mondo. Questo stato d'affari è aggravato dalla cosiddetta “globalizzazione”. All'inizio degli anni Settanta, e anche durante gli anni Ottanta, il rischio già esistente che un crollo sostanziale in una parte del sistema monetario mondiale conducesse a effetti a catena in tutto il sistema era mitigato dall'effetto ammortizzatore di ciò che restava del sistema di protezione sociale e degli investimenti a lungo termine, sia pubblici che privati, di ciascuna nazione. A seguito del processo di globalizzazione, accelerato dal modo in cui fu gestito male il crollo del sistema sovietico, soprattutto per il liberismo selvaggio anglo-olandese-francese, e in particolare da alcun elementi liberali anglo-olandesi nella finanza internazionale, questi ammortizzatori sociali stanno sparendo. La globalizzazione ha l'effetto economico di creare le condizioni per un crollo a catena all'interno di una porzione economicamente importante del mondo. Il crollo del dollaro USA a questo punto sarebbe sufficiente a frenare bruscamente l'intera economia mondiale.
Secondo me le misure di emergenza da prendere sono le seguenti:
1. Il governo americano deve assumere un impegno serio a difendere il valore fisso a lungo termine del dollaro USA come valuta contabile all'interno del sistema finanziario, quanto meno tra un numero sufficiente di nazioni da giustificare le necessarie misure di regolamentazione. E' indispensabile l'impegno degli Stati Uniti a trasformare nuovamente il dollaro in uno strumento di cooperazione a lungo termine, ed a tassi di cambio fissi in tale consorzio di nazioni. Altrimenti la globalizzazione scatenerà il crac.
2. Per arrivare a questo, il sistema finanziario mondiale dovrà essere sottoposto a drastiche misure di riorganizzazione fallimentare dei relativi sistemi bancari. Questo implica, ad esempio, la riorganizzazione fallimentare del sistema della Federal Reserve che dovrà essere messa sotto amministrazione controllata da parte del governo federale, per evitare il crollo delle principali banche in un sistema bancario diventato marcescente sotto Alan Greenspan. Larga parte del valore nominale dell'esposizione in titoli speculativi andrà semplicemente cancellata, adottando garanzie a lungo termine per mantenere i servizi bancari essenziali alla popolazione, man mano che verrà ricostituito il tessuto finanziario ed economico necessario.
3. Queste misure non funzioneranno a meno che non si esca dalla trappola della globalizzazione, per indirizzarsi verso investimenti a lungo termine nello sviluppo economico fisico. Il ruolo dello stato nazionale nell'elargire il credito per tali investimenti a lungo termine nelle infrastrutture economiche di base e l'uso di tale credito per creare occupazione e investimenti nei settori tradizionalmente privati, è il meccanismo essenziale che potrà essere messo in moto con accordi creditizi a lungo termini tra i governi.
4. In altre parole, la riorganizzazione finanziaria dovrà spostare il peso di un sistema finanziario legato a un dollaro a tasso fisso dalle pratiche finanziarie speculative a breve termine di oggi verso obbligazioni legate ad accordi creditizi a lungo termine e regolamentati.
5. Questo non sarà possibile senza un impegno a lungo termine ad abbandonare l'orientamento attuale ad una “economia dei servizi” ed alla “globalizzazione”, adottando un orientamento verso un volano scientifico negli investimenti industriali e agricoli privati stimolati da investimenti pubblici nella ricostruzione delle infrastrutture e promuovendo un rinascimento scientifico, tecnologico e culturale come quello del periodo classico.
Per la generazione odierna, queste misure sono una medicina drastica; ma giacché l'alternativa a tali rimedi è il crollo economico mondiale, e ciò che implica per tutte le popolazioni, tali misure verranno accettate, per quanto a malincuore, da tutti coloro che hanno l'istinto morale alla sopravvivenza nazionale. Nel passato molti dei grandi cambiamenti nella storia sono stati imposti a popolazioni che avevano abitudini diverse. I governo sani faranno lo stesso, per quanto a malincuore, e attueranno questi cambiamenti, anche in modo energico, perché sanno di non avere alternativa.


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Giovanni Longo, banchiere, Reggio Calabria

Pregiatissimo Mr. LaRouche,
 
allo stato attuale, quale Le sembra sia l'area geopolitica più propizia a favorire e promuovere l'affermarsi del nuovo ordine internazionale da Lei auspicato?
Ritiene che il Sud America possa rivelarsi come tale?
Grazie!


LaRouche risponde:

Tutte le regioni debbono impegnarsi ai principi di fondo e partecipare negli aspetti essenziali della cooperazione per un ritorno ad un sistema protezionistico a tassi di cambio fissi. In ogni caso, come Lei stesso implica, al momento attuale gli sviluppi di maggior rilievo in questa direzione, anche se modesti, sono effettivamente in moto in Sud America. L’emergente sistema di cooperazione tra i presidenti di molti di questi stati può diventare il contesto di un risveglio tra quelle nazioni.
Ad esempio, la cooperazione instauratasi tra alcuni di questi stati nella liberazione dell’Argentina dal FMI e dalla maggiore cooperazione tra diversi stati che ha fatto seguito a questa nuova situazione è degno di nota.
Nondimeno, per arrivare ad un livello qualitativo del sistema mondiale in cui queste nazioni non saranno schiacciate dagli sviluppi globali, dobbiamo al più presto rimettere in ordine le cose negli Stati Uniti. Sebbene dobbiamo accettare il fatto che il successo della tanto necessaria riforma globale non è garantita, c’è almeno una seria possibilità di vittoria in questa dimensione degli affari globali. Come sempre occorre impegnarsi per ottenere i risultati che occorre necessariamente ottenere, presto o tardi, almeno dei risultati parziali come risultato del coraggio che mettiamo nel portare avanti oggi la lotta per questa causa.

Lyndon


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Agostinelli, consiglio regionale della Lombardia

Mario Agostinelli, capogruppo di Rifondazione Comunista al Consiglio Regionale lombardo, ha realizzato per l'ENEA di Ispra un importante studio di fattibilità per la riconversione di Alfa Arese per la produzione dell'auto a idrogeno. E' uno dei fondatori della CGIL lombarda. Ha rivolto a LaRouche la seguente domanda:
“La proposta da lei presentata al Senato USA per la riconversione di Ford e GM è particolarmente importante, e la sua novità sta proprio nel collegare la politica industriale ad un progetto di riforma del sistema economico e finanziario. E' andando in questa direzione che si potrà tornare ad una politica di reindustrializzazione, indispensabile negli Stati Uniti come in Europa?”

LaRouche risponde:
Certi aspetti del più comune tipo di riorganizzazione di un'impresa industriale in bancarotta possono essere applicati anche alle economie nazionali, o in questo caso al sistema monetario internazionale nel suo insieme. La situazione attuale del sistema finanziario e monetario ne è un esempio. Da questo punto di vista, non solo l'attuale sistema monetario internazionale è di per se in bancarotta, insieme a molte nazioni individuali che lo compongono, ma non potrà essere rimesso in sesto se non cancellando tutti i titoli speculativi che pretendono di essere ripagati, e che sono solo scommesse da gioco d'azzardo, come quelli esemplificati dagli hedge funds e dai derivati.
Il primo passo per organizzare una vera ripresa economica sta dunque nel prendere il sistema monetario internazionale, stato nazionale per stato nazionale, e purgarlo di tutte le obbligazioni nominali in titoli speculativi con un atto di cancellazione da parte dei governi sovrani di ciascun stato nazionale. A questo punto ci troveremo ad affrontare due problemi principali nel “distillato” rimanente. Il primo è che in quasi tutti i casi gli obblighi correnti superano di gran lunga i beni in attivo. In secondo luogo, per ciascuna nazione, dovremo creare un margine di attivo netto, tramite la creazione di nuovo credito, che vada oltre gli obblighi attuali, per finanziare un margine di crescita che superi il margine di debito netto della nazione. Nelle nazioni industrializzate europee la crescita fisico-economica netta esigerà volumi di credito approssimativamente uguali da una parte per i nuovi investimenti nelle infrastrutture economiche di base e dall'altra per la tradizionale impresa privata nell'agricoltura, industria e nei servizi qualificati per la produzione e i servizi sociali per la popolazione e la comunità. L'espansione del credito a tal fine richiede un'enfasi sul progresso scientifico e tecnologico. Questo definisce un sistema in cui il contenuto fisico della produzione da parte delle industrie e della stessa forza lavoro deve aumentare pro capite e, implicitamente, anche per chilometro quadrato, in larga parte grazie a continui avanzamenti tecnologici negli impianti, nei materiali e nella forza lavoro. Tenendo presente le numerose considerazioni implicite in quanto affermato finora, il tasso di progresso nella scienza e nella tecnologia deve essere superiore al tasso di profitto netto che ci si attende dalla produttività della forza lavoro impiegata. Il miglioramento della qualità dell'istruzione e dei livelli di vita culturale della popolazione adulta è la considerazione più importante a questo riguardo. Questo implica ridurre drasticamente i sussidi a pratiche sociali “inutili”, quali i programmi di “panem et circensem”, o tassarli ovunque sia possibile, per aumentare il flusso relativo di sussidi a pratiche culturalmente nobili e salutari. L'enfasi degli investimenti va posta sul progresso scientifico e tecnologico, incorporando in esso elementi più tradizionali che ne sono un aspetto determinante. In parole povere, queste considerazioni significano che il volano della ripresa sarà l'enfasi sulla tecnologia avanzata, soprattutto, all'inizio, tecnologie avanzate nello sviluppo delle infrastrutture economiche di base necessarie a promuovere la crescita tecnologica anche nel settore privato, e l'aumento della crescita fisica netta della produttività di tutta l'economia. Se pensiamo al Rinascimento fiorentino o all'era dello scienziato Enrico Betti e i suoi collaboratori in Italia settentrionale e centrale comprenderemo subito di che cosa si tratta.
Il ruolo dello scienziato e del progettista di macchine utensili nello sviluppo di ogni aspetto dello sviluppo infrastrutturale, agricolo e industriale, a cui possiamo aggiungere la tradizione scientifica del belcanto che va dal Consiglio di Firenze fino a Giuseppe Verdi, va contrapposto al decadimento culturale ed economico degli ultimi vent'anni. In questo quadro, il ruolo del progettista di macchine utensili nell'industria automobilistica e aeronautica esemplifica il ruolo multiforme di questo settore della forza lavoro più in generale.
In effetti una forza lavoro adeguata ad alti tassi di progresso tecnologico nell'industria automobilistica e aerospaziale è la stessa forza lavoro che si adatta facilmente allo sviluppo ed alla produzione in qualsiasi altro campo dell'economia. Dobbiamo quindi prendere in considerazione i tipi specifici di prodotto che produrremo, e non diventare parrocchiali; dobbiamo considerare questa come una funzione intercambiabile di quella forza lavoro, nonché dell'impresa particolare che rappresenta. Un grande passo avanti nella progettazione di un'auto di concezione tecnologicamente nuova, ad esempio, non è soltanto un prodotto migliore, ma un potenziale produttivo, applicabile a molte missioni, migliori di quelle che si erano proposte fino a quel momento quella nazione o il mondo.
Insomma, abbiamo bisogno di un orientamento a una missione, come quello adottato dai pionieri dell'industria aerospaziale in Europa, e in Italia, verso la metà del secolo scorso.

Lyndon


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