Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Ben Ami all’EIR sulle prospettive di pace in Medio Oriente

Il 24 novembre L’Executive Intelligence Review (EIR) ha intervistato Shlomo Ben Ami che è stato ministro degli Esteri del governo israeliano di Ehud Barak, dopo essere stato ministro della Sicurezza Pubblica nel 1999. In passato Ben Ami è stato presidente della Scuola di Storia dell’Università di Tel Aviv e ambasciatore israeliano a Madrid. Egli è anche stato il principale negoziatore del Vertice di Camp David del luglio 2000 ed ha guidato la delegazione dei negoziatori israeliani a Taba nel gennaio 2001.
L’EIR ha chiesto un commento sulla recente iniziativa di pace presa dalla Spagna [riportata in fondo], e Ben Ami ha affermato: “L’idea che dei terzi si impegnano in questo negoziato tra Israele e Palestinesi secondo me merita il benvenuto perché sono giunto alla conclusione, ormai da qualche tempo, che non vi sono possibilità di sorta per accordi bilaterali liberamente negoziati tra Israele e Palestinesi. Ritengo che non vi siano soluzioni ai problemi del Medio Oriente in un ambito bilaterale. Questo non solo vale per Israele e Palestina, ma anche per l’Iraq e altro...”

Ben Ami ha invitato alla cautela: “L’Europa non può svolgere il ruolo di paciere in Medio Oriente da sola e le cose vanno coordinate anticipatamente con l’America. Ritengo che il futuro di accordi di pace tra Israeliani e Arabi si colloca nella capacità dell’America e dell’Europa di sviluppare una strategia comune nella regione, o come un strategia più comune possibile in Medio Oriente”.
Beni Ami è quindi passato a indicare come il problema si collochi nel fatto che l’amministrazione Bush abbia ripudiato "l’eredità di Clinton. Hanno abbandonato in blocco la cultura della risoluzione dei conflitti a favore di politiche miranti allo scontro militare. E di conseguenza secondo me questi sono stati sei anni persi per il Medio Oriente”. Ben Ami ha quindi espresso l’auspicio che il rapporto Baker-Hamilton sull’Iraq riesca a cambiare la politica americana “in modo che si senta la differenza anche nella disputa Israeliano-Araba”. Ha poi aggiunto che “se aprono contatti con gli iraniani, anche solo selettivamente su questioni di interesse comune, e capiscono che è la Siria a causare i problemi maggiori, e che l’unico modo per neutralizzarla è di impegnarla sulle questioni dell’Iraq e delle Alture del Golan, allora si potrebbe schiudere un orizzonte più promettente per le popolazioni della regione. La Siria non accetterà di impegnarsi solo in questioni che sono di interesse per l’America ... Voglio dire che hanno un interesse nel trattare con Israele e nel ricercare la fine del boicottaggio americano”.

A proposito del pericolo di un attacco militare contro l’Iran Beni Ami ha spiegato che “la guerra delle parole tra Israele e Iran cela, in un certo senso, manovre recondite. Vedi che non ci sono delle dispute reali in corso tra Israele e Iran. Sotto tanti punti di vista si tratta di un conflitto artificiale. Noi non abbiamo confini in comune, non ci contendiamo l’accesso alle risorse petrolifere. Israele non nutre alcuna aspirazione nella regione del Golfo che è il territorio naturale dell’Iran. Né l’Iran nutre ambizioni territoriali nell’area interessata dalla disputa arabo-israeliana. In effetti ciò che accomuna Israele e Iran è molto di più di ciò che li divide...”
Ben Ami ha anche affermato che gli USA dovrebbero stabilire dei dei contatti con Teheran perché così “l’Iran non condurrebbe questa guerra fatta di retorica contro Israele se fosse impeganta in rapporti di lavoro con l’America ... Una delle tragedie degli ultimi sei anni dell’amministrazione Bush è che abbiamo visto che i nostri principali alleati non parlano con i nostri principali nemici. In passato non fu così. Israele non parlava con la Siria, ma a farlo era l’America. Adesso l’America non parla alla Siria, né parla con l’Iran e tanto meno con Hamas. E’ ragionevole presumere che un cambiamento della politica americana nella regione capace di condurre ai negoziati con chi è la causa dei problemi nella regione avrà effetti positivi”.



L’iniziativa di pace della Spagna per il Medio Oriente

Il 16 novembre il primo ministro spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato una nuova iniziativa di pace per il Medio Oriente a seguito di un incontro con il presidente francese Jacques Chirac. Il piano di pace sarà presentato al vertice dell’Unione Europa a dicembre. Anche Romano Prodi ha aderito all’iniziativa di Zapatero.
Gli elementi del piano di pace spagnolo sono:
* Immediato cessate il fuoco;
* formazione di un governo di unità nazionale dei Palestinesi;
* Scambio dei prigionieri, a cominciare dai soldati israeliani catturati nella guerra in Libano;
* Colloqui tra il Primo ministro israeliano e il Presidente palestinese;
* Presenza dei caschi blu a Gaza per garantire il cessate il fuoco.

A questo dovrebbe far seguito, secondo la proposta di Zapatero, una conferenza internazionale sul Medio Oriente.
Il governo israeliano ha respinto la proposta, mentre i palestinesi l’hanno accettata. Un attento osservatore israeliano ben addentro alla proposta spagnola ha definito la reazione israeliana come un “arco riflesso”. A questo punto, ha spiegato, l’iniziativa soffre di due problemi fondamentali. Non è ben definita come quella presentata da Bill Clinton alla fine della sua presidenza, o come quella presentata dai sauditi nel 2002 (il Piano Abdullah). Il secondo è che non è stata coordinata con gli USA, cosa che offre ad Israele una scusa buona per sottrarsi a tale iniziativa. I tempi sono maturi per una iniziativa di pace, specialmente dopo il voto negli Stati Uniti, dove si torna a riproporre una ridefinizione della politica verso il Medio Oriente. Per quanto riguarda Israele, la recente guerra in Libano ha messo in evidenza la sua incapacità di far fronte a “due guerre asimmetriche” contemporaneamente, l’una in Libano e l’altra a Gaza. La situazione attuale rappresenta pertanto una “opportunità d’oro” per una tale iniziativa.
L’iniziativa di Zapatero è nata nel Centro Internazionale di Toledo per la Pace in cui spicca Shlomo Ben Ami, ex ministro laburista israeliano e negoziatore di pace. Un altro esponente è Nabil Shaath, ex ministro degli esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese ed ex negoziatore di pace. Infine anche il ministro degli Esteri Moratinos è un esponente del Centro ed in passato è stato inviato dell’Unione Europea in Medio Oriente, mentre oggi non si occupa solo della pace tra Israele e stati arabi ma anche della disputa sul nucleare iraniano.


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà