Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

A proposito del rapporto del gruppo di studio sull'Iraq

  Baker-Hamilton foto Stuard Lewis   
L'ex segretario di stato repubblicano James Baker III e l’ex parlamentare democratico Lee Hamilton durante la conferenza stampa del 6 dicembre.

11 dicembre 2006 – “Si tratta di una svolta politica necessaria a salvare gli USA dal disastro”; così Lyndon LaRouche ha commentato il rapporto della commissione Baker-Hamilton (Iraq Study Group – ISG) presentato al pubblico il 6 dicembre. “Non è solo una buona idea, è qualcosa di molto più serio”, ha aggiunto lo statista democratico, che ha indicato come ad una lettura attenta del rapporto Baker-Hamilton sia riconoscibile, entro certi limiti, l'influsso della Dottrina LaRouche per l'Asia Sudoccidentale diffusa nell'aprile 2004.

Il rapporto passa in rassegna i mali e il rapido degrado della situazione irachena e descrive quindi le conseguenze disastrose del fallimento. Procede scartando quattro soluzioni semplicistiche e passa quindi a chiedersi come sia possibile giungere agli obiettivi desiderati. Nella risposta si propone di “costruire un nuovo consenso internazionale” affermando che non c'è modo che gli USA e l'Iraq, da soli, possano tirarsi fuori da un tale disastro. Pertanto ciò che occorre è “una nuova offensiva diplomatica”, capace di condurre ad un “Gruppo di Sostegno dell'Iraq” composto da tutti i paesi circonvicini più Egitto, stati del Golfo, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e altri paesi ancora come Germania, Giappone e Corea del Sud, che intendano aderire all'iniziativa.

Uno dei tanti punti che riecheggia l'appello ad un approccio simile alla pace di Westfalia lanciato da LaRouche sta proprio nel coinvolgimento dei paesi arabi, in particolare quelli confinanti. Nel rapporto si legge: “Abbandonati a se stessi, questi governi tenderanno a rafforzare le divisioni etniche, settarie e politiche nella società irachena. Ma se il Gruppo di Sostegno si mobiliterà attivamente e sistematicamente per tener conto delle preoccupazioni di ciascun paese, riteniamo che tutti possano essere incoraggiati a svolgere un ruolo positivo, in Iraq e nella regione.”

Alla “Raccomandazione n. 8” del rapporto, il Gruppo di Sostegno è presentato in questi termini: “Come parte di una nuova offensiva diplomatica, il Gruppo di Sostegno dovrà sviluppare approcci specifici ai paesi vicini che prendano in considerazione gli interessi, le prospettive e i possibili contributi come sopra indicato.” Il rapporto solleva anche l'esigenza centrale di risolvere il conflitto israeliano-palestinese e i problemi arabo-israeliani così come fa la Dottrina LaRouche: “Per dirla semplicemente, tutte le questioni fondamentali del Medio Oriente - il conflitto arabo-israeliano, Iraq, Iran, la necessità di riforme politiche ed economiche, l'estremismo e il terrorismo - sono inestricabilmente interconnesse”. Ed inoltre: “Gli Stati Uniti non saranno in grado di raggiungere i propri obiettivi nel Medio Oriente a meno che essi non affrontino direttamente il conflitto arabo-israeliano”. L'ISG propone: “Tenere incontri senza precondizioni”, sotto l'egida degli USA o del Quartetto, “tra Israele e Libano e Siria, da una parte, e tra Israele e Palestinesi (che riconoscono il diritto di Israele ad esistere) dall'altra. Lo scopo di questi incontri sarebbe di negoziare la pace come fu fatto alla conferenza di Madrid del 1991, e su due tavoli separati, l'uno con Siria e Libano e l'altro con i Palestinesi”. Tornando recentemente sull'argomento, LaRouche aveva sottolineato di nuovo che è necessario che gli USA costringano Israele a partecipare ad una Madrid II.

Significativa l'osservazione degli esponenti dell'ISG secondo cui la svolta decisiva nel loro lavoro è avvenuta a settembre, quando hanno visitato di persona l'Iraq. Il viaggio è stato così sconvolgente da indurli a chiedersi se occorresse davvero aspettare prima di parlare apertamente del disastro, e di considerare l'idea di diffondere un rapporto preliminare subito dopo il loro rientro. Edward P. Djerejian, ex ambasciatore americano in Israele e Siria e fondatore e direttore del James Baker Institute for Public Policy alla Rice University, che è stato il principale estensore del rapporto, ha affermato: “Questa è davvero la realtà, questo è uno stato d'assedio. Il viaggio a Baghdad ha finito per fissare definitivamente in noi questa percezione”.

McCain e Lieberman respingono il rapporto ISG

Mentre il rapporto della commissione Baker-Hamilton è stato accolto in alcuni ambienti politici USA con qualche riserva, i senatori John McCain e Joe Lieberman hanno fatto la parte degli scalmanati in occasione della presentazione del rapporto alla competente commissione del Senato il 7 dicembre. McCain ha cercato di mettere in dubbio la conclusione del rapporto secondo cui non ci sono i soldati che occorrono per un rincalzo di 100 mila unità: “Secondo i miei calcoli le truppe ci sono”, ha detto, ed ha aggiunto che le raccomandazioni ISG costituiscono “una ricetta per la nostra sconfitta”. Secondo McCain inoltre, una conferenza regionale con la partecipazione di Iraq e Siria non condurrà a soluzioni di sorta.

James Baker III ha risposto che la commissione ha raccolto pareri secondo cui i 100 mila soldati pronti da mandare in Iraq non ci sono e che la conferenza regionale non va intesa come panacea ma solo parte di un approccio generale per affrontare i problemi della regione.
Lieberman si è detto scettico sulla disponibilità dell'Iran ad aiutare gli USA in Iraq. Teheran, ha affermato, porrebbe come condizione per ogni aiuto che gli si conceda di dotarsi di armi nucleari. Baker ha risposto che nel rapporto ISG si esclude espressamente ogni patto del genere. Ha inoltre notato che gli USA invitarono l'Iran a contribuire a stabilizzare l'Iraq nel 2003 ed ottennero risultati positivi ed utili. Inoltre, un diniego basterebbe a mettere Teheran sotto una luce negativa.

L'ex parlamentare democratico Lee Hamilton, l'altro co-presidente dell'ISG, ha successivamente affermato: “Non riteniamo che un fallimento completo della politica USA in Iraq sia nell'interesse degli iraniani”, e ha fatto notare come a Teheran crescano le preoccupazioni per l'afflusso dei rifugiati iracheni in Iran.

L'ex presidente Bill Clinton ha indicato qualcosa di simile: sebbene possa sembrare che Siria e Iran vogliano provocare difficoltà per gli USA, “in verità ci sono già 1,6 milioni di rifugiati iracheni” che potrebbero presto diventare 10 milioni, e che “la maggioranza di essi finirebbe in Iran”. Clinton ha aggiunto: “Non credo davvero che in Iran vogliano questo, ritengo che vi sia un'opportunità di cooperare tutti quanti insieme”.


Vedi anche:

la dottrina LaRouche per l'Asia Sudoccidentale

LaRouche sull'economia, l'impeachment e il Medio Oriente.
[Alla sezione delle domande LaRouche risponde ad un gruppo di militari sul Medio Oriente].


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà