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LaRouche suona la sveglia ai democratici

28 maggio 2007 – In una dichiarazione del 23 maggio, commentando la capitolazione del Congresso alle richieste del vice presidente di approvare il suo bilancio di guerra, Lyndon LaRouche ha passato in rassegna “lo spettacolo dei governi già falliti o in procinto di fallire” che sono in carica sia in Europa e adesso anche negli Stati Uniti, e conclude: “A meno che grandi nazioni come gli Stati Uniti non prendano le misure necessarie per sottoporre il sistema monetario e finanziario mondiale ad una riorganizzazione fallimentare, il mondo intero precipiterà presto in un tracollo da reazione a catena come quella che scaraventò l'Europa nell'epoca buia della metà del XIV secolo”.
Passando al tema della crisi di leadership nel Partito Democratico, LaRouche ha criticato in particolare la codardia dei candidati presidenziali e del Senato. Si tratta di un atteggiamento che rappresenta “una seria minaccia, che comporta persino il rischio di uno scontro termonucleare tra le potenze dell'Eurasia, che potrebbe coinvolgere probabilmente anche gli USA”. Egli ha quindi riassunto le proposte di cui è promotore, come l'abbandono della globalizzazione e il piano di riorganizzazione finanziaria sul modello della Bretton Woods di Franklin Delano Roosevelt. Non c'è nessuna alternativa sana a questa proposta, ha sottolineato lo statista americano.
LaRouche ha ribadito inoltre la necessità di avviare una procedura di impeachment contro il vice presidente: “La dirigenza democratica ha perso la fiducia della propria base politica primaria e non è disposta a intraprendere i passi necessari a recuperarla. Non si può mobilitare l'opinione pubblica senza mobilitare la base del partito democratico. Ma la dirigenza [dei democratici al] Congresso non fa che fuggire da tale base dall'inizio del 2006, quando capitolò di fronte alla nomina di Samuel Alito alla Corte Suprema degli USA e poi di fronte agli hedge funds, di fronte a Felix Rohatyn ed i suoi amici, acconsentendo al saccheggio ed alla distruzione di tutto il settore dell'automobile senza muovere un dito”.
Secondo LaRouche l'unico modo di arrivare al ritiro delle truppe USA dall'Iraq è attraverso un impeachment di Cheney. “Questo è il tema fondamentale della politica interna; tutto adesso gravita attorno alla questione dell'allontanamento di Cheney”. Ha concluso con un monito: “Il partito democratico è finito se non prende iniziative immediate per l'impeachment”.

Il Congresso USA verso un voto di sfiducia contro Gonzales

Se i parlamentari democratici americani tergiversano di fronte ad un impeachment del vice presidente Dick Cheney, essi si stanno dimostrando almeno un po' più risoluti nei confronti dell'Attorney General Alberto Gonzales. Forte del sostegno della Casa Bianca, il capo del ministero di Giustizia si è finora rifiutato di presentare il grosso delle documentazioni richieste dalla Commissione Giustizia del Senato, intenzionata a fare luce sul licenziamento dei procuratori e sul programma delle intercettazioni abusive.
A seguito di tale rifiuto i democratici hanno optato per la tattica di arrivare ad un voto di sfiducia nei confronti dell'Attorney General. In Senato una mozione in tal senso è stata presentata il 24 maggio da 28 senatori e già il 21 maggio un'iniziativa analoga era partita anche alla Camera dei Rappresentanti.
Il sen. Charles Schumer ha previsto, nella conferenza stampa che ha tenuto sull'argomento il 24 maggio, che il voto si terrà dopo quello sulla legge per l'immigrazione, probabilmente nella seconda settimana di giugno. Gli è stato chiesto che prospettive ci sono di raggiungere i 60 voti su 100 necessari per tale iniziativa e Schumer ha risposto che tutti i democratici voteranno a favore e che ci sono sei senatori repubblicani che hanno chiesto le dimissioni di Gonzales, inoltre sono più di una decina i repubblicani che hanno criticato espressamente il suo operato. Il senatore repubblicano Arlen Specter ha dichiarato il 20 maggio di attendersi le dimissioni di Gonzales prima dell'appuntamento con il voto del Senato.
La mozione di sfiducia alla Camera aveva già raccolto 117 sottoscrizioni entro il 24 maggio. Diversamente dal Senato, dove il capogruppo democratico Harry Reid spicca tra i promotori dell'iniziativa, i leader alla Camera Nancy Pelosi e Steny Hoyer non figurano tra i firmatari.
Gli illeciti dell'Attorney General erano stati denunciati dall'ex vice Attorney General James Comey, che alla Commissione Giustizia ha contraddetto la deposizione di Gonzales di fronte alla stessa commissione, ed ha riferito in merito alle responsabilità di Gonzales nel far confermare il programma di intercettazioni della NSA, quando era legale della Casa Bianca.
Il 23 maggio inoltre è giunta la confessione di Monica Goodling, ex funzionario di collegamento tra Casa Bianca e dipartimento della Giustizia, aderente della Federalist Society, l'organismo arciconservatore impegnato a monopolizzare il mondo della giustizia USA a tutti i livelli. La Goodling ha ammesso di aver seguito il criterio politico nel selezionare i procuratori, ovvero la fedeltà nei confronti di Bush e Cheney. Si è detta convinta che Gonzales non affermi il vero quando sostiene di non aver mai preso parte alle discussioni sull'avvicendamento del personale. Ha inoltre criticato l'ex vice Attorney General Paul McNulty in quanto nella sua deposizione avrebbe presentato informazioni “incomplete o imprecise”. Lui infatti sapeva bene, ha spiegato la Goodling, che il “dipartimento della Giustizia ha lavorato per alcuni mesi almeno insieme alla Casa Bianca” per ottenere l'approvazione dei licenziamenti, cosa nella quale i funzionari della Casa Bianca “hanno partecipato, hanno fatto telefonate e compiuto altre cose”.
I senatori dei due schieramenti nella Commissione Giustizia hanno chiesto tutte le e-mail dell'assistente del presidente Karl Rose che riguardano i licenziamenti dei procuratori.
Confermando il suo preoccupante stato mentale, il presidente Bush continua ad esprimere “fiducia” in Gonzales, suo fedelissimo dall'epoca in cui era governatore del Texas. Il vero crimine di Gonzales, però, come l'EIR ha documentato in un recente articolo (http://www.larouchepub.com/other/2007/3417gonzo_n_cheney.html), è di essere l'esecutore della politica delle torture e dello stato di polizia di Dick Cheney.


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