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Intervento di Lyndon LaRouche al convegno dibattito "30 anni con Moro"

Discussione del libro di Giovanni Galloni

Lyndon LaRouche, Paola Gaiotti, Giuseppe Chiarante, Giulio Alfano e Giovanni Galloni

Roma, Convento S. Maria sopra Minerva

18 giugno 2007

 

Tratterò le implicazioni del fattore Kissinger nell’assassinio di Aldo Moro. In verità a Kissinger è attribuita un’importanza eccessiva. Dovete immaginarlo, infatti, in tempi andati: avrebbe indossato la veste del lacchè, e forse avrebbe avuto anche i galloni d'oro come distintivo di merito. Kissinger è un lacchè, insomma!

È invece necessario guardare ad altri aspetti di quel periodo storico. Presidente degli Stati Uniti era Nixon, e Kissinger già lavorava come agente britannico alle dipendenze di George Shultz, lo stesso che creò il regime di Pinochet in Cile, che condusse l’Operazione Condor di genocidio nell’America del Sud e che, infine, ha creato il presidente in carica, come se lo avesse impastato con le proprie mani a partire da un po’ di poltiglia caduta dalla pattumiera di casa Bush.

È lo stesso George Shultz che, contro gli interessi più veri degli Stati Uniti, continua a condurre varie macchinazioni concordate con i britannici. Per quanto riguarda l’Italia, ogni volta che pensate a persone del genere, vi conviene ricondurre i pensieri al ruolo di Venezia, quella di Paolo Sarpi: comunque la si veda, è con questa tradizione con cui dobbiamo avere a che fare. In altri termini, stiamo parlando della fazione liberista anglo-olandese creata da Paolo Sarpi. È questa fazione che controlla in parte gli Stati Uniti. È una fazione piuttosto potente, e anglofila. Tornando all’Italia, vi consiglio di pensare anche alle famiglie che, nel Trecento, organizzarono la Lega Lombarda: questa fazione, in sostanza, è quella che organizza guerre, che non ha scrupoli nelle lotte intestine, ma che sa stringersi assieme quando riconosce un vantaggio comune negli scopi più malvagi.

È importante comprendere che cosa accadde ad Aldo Moro, per ciò che significa nella situazione mondiale odierna. Non penso che il suo assassinio fosse dovuto a qualche piccola questione, o a un insieme di piccole questioni. Semplicemente, egli stava diventando sconveniente agli occhi di certe persone alla guida dell’establishment anglo-americano. Semplicemente, egli stava lavorando alla soluzione del caos cui, a quel tempo, gli altri stavano lavorando alacremente. Considerate la situazione immediata, fondamentale, di quel periodo: alla fine degli anni ’70 fui avvicinato da Max Corvo, che era stato, per un certo periodo relativamente importante, capo dell’OSS di stanza in Italia. Lasciatemi aprire una parentesi sull’operato di Max, a parte la sua caccia a Mussolini fino alla frontiera, ove il dittatore fu ucciso dai britannici (Churchill era stato per lungo tempo un simpatizzante fascista di Mussolini, e lo aveva sostenuto attivamente fino all’invasione della Francia. Mussolini stava fuggendo assieme all’amante, per cercare di incontrare il famoso gentleman britannico in Svizzera, e con lui negoziare [la sua pelle]. Come sappiamo, non raggiunse mai la frontiera, le carte sparirono per decenni e le più importanti non sono mai riapparse.) Tornando a Max Corvo, a causa della morte di Roosevelt egli dovette lasciare l’Italia, poiché altra gente aveva preso il controllo delle operazioni, dunque della politica italiana.

Un evento ricordato da Max e in seguito confermato, avvenne mentre egli era in relazione con il futuro Papa Paolo VI, allora Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana: la diplomazia giapponese, per conto dell’imperatore Hirohito, attraverso l’ufficio di Montini aveva aperto un canale col Vaticano per negoziare la resa del Giappone. In quella, purtroppo, Roosevelt morì, e Truman e Churchill sospesero i negoziati di pace, per poter bombardare il Sol Levante con l’atomica. Dopo Hiroshima e Nagasaki, immediatamente, i termini della resa, negoziati in precedenza dall’ufficio per gli Affari Straordinari del Vaticano, furono accettati.

Questo fatto è tipico di ciò che vorrei farvi comprendere, a proposito delle circostanze dell’assassinio di Moro. Kissinger è un lacchè. È un sadico. Gli piace spedire minacce di morte, e ne gode personalmente. Ma non è lui a decidere. Le decisioni, generalmente, sono prese a Londra, oppure nelle consultazioni tra Washington e Londra.

Gli anni Settanta e oggi

Ora, considerate gli anni Settanta nella loro totalità, e confrontateli con il presente. Ciò che accadde fu l’eco dell’ondata di assassini degli anni Sessanta negli Stati Uniti e degli attentati a Charles de Gaulle; c'erano state l’estromissione del Cancelliere tedesco e del primo ministro inglese Macmillan per far spazio a qualcosa di davvero spiacevole; c'era stato l’assassinio di Kennedy. L’ondata di assassinii era continuata fino ai fatti del ’68, per diventare ancor più cruda. Tutto questo rispose a un’orchestrazione.

Sin dalla morte di Roosevelt, caratteristica è la battaglia tra chi si colloca nella sua tradizione, e la fazione anglo-americana, generalmente associata ai poteri forti dell’alta finanza, il conflitto tra ciò per cui Roosevelt combatté e ciò che avrebbero voluto gli anglo-americani nel periodo postbellico.  L’assassinio più importante fu quello di John F. Kennedy: esso sancì un cambiamento nella politica mondiale, poiché Kennedy s’era dedicato al revival della politica economica e diplomatica di Roosevelt. Decisero di ucciderlo perché si opponeva alle loro intenzioni!

Kennedy non fu ucciso da un pazzo isolato. Furono ben tre persone a fare il lavoro sporco. Si trattò di un’operazione da professionisti, che coinvolse alcune reti francesi, le stesse che si opponevano a de Gaulle, e cercarono di farlo fuori.

Con l'assassinio di Kennedy ci fu un cambiamento delle relazioni politiche mondiali. Kennedy era un duro negoziatore con i sovietici, ma tendeva sempre a raggiungere un obiettivo. Dopo di lui, furono eliminate le tendenze al ritorno alla politica rooseveltiana concernente l’economia mondiale. La guerra in Indocina, totalmente ingiustificata, fu lanciata come atto autodistruttivo per gli Stati Uniti. Seguì la rivolta della primavera del ’68, sia in Europa sia negli Stati Uniti.

Così, quelli furono tempi assai tumultuosi. L’esito principale fu l’elezione di Nixon, una personalità davvero spregevole. Nemmeno capace di essere un imperatore, fu semplicemente il portavoce di un comitato finanziario, quello appunto anglo-americano. Che cosa fece Nixon? Nel 1971 affondò il sistema di Bretton Woods, iniziando il caos mondiale.

Ancora qualche passo, e arriviamo all’assassinio di Moro, alle sue circostanze.

L’abbandono di Bretton Woods significò esporre il dollaro a ogni sorta di difficoltà. Seguirono, infatti, le crisi petrolifere. Vi fu una penuria di petrolio, ma era artificiale. Le petroliere se ne stavano al largo delle coste americane, senza il permesso di scaricare il greggio. La penuria non fu mai reale. Tuttavia questo contesto internazionale ci avvicina al caso Moro.

Prima di quell’evento, il mercato spot di Rotterdam aveva un ruolo davvero minore nel mercato del greggio. In quel momento, invece, i britannici, che erano al centro di questa faccenda, firmarono nuovi accordi con il Re dell’Arabia Saudita. Fu creata un’organizzazione, oggi chiamata BAE, come operazione segreta di intelligence militare britannico-saudita. Il risultato fu una serie di operazioni sporche condotte dai Sauditi assieme ai servizi d’intelligence britannici, usando il mercato spot. Una marea di denaro e profitti non dichiarati furono depositati a favore della BAE e di servizi ad essa correlati. Se guardate agli scambi di attrezzature militari avvenuti tra quei due Paesi, troverete molte cose interessanti. L’intento fu quello di trasformare il dollaro ancora in uso, in un dollaro non più internazionale, ma un dollaro anglo-americano, il cosiddetto “petrodollaro”.

In quel tempo fu creata un'altra cosa. Un gentiluomo che possiede una dimora a Bellagio, chiamato Rockefeller, coinvolto in quell’affare, s’interessò anche della fondazione della Commissione Trilaterale, presieduta da un gentiluomo di origini polacche piuttosto idiota, anzi folle. Per mezzo della Commissione Trilaterale [Rockefeller, Brzezinski, ecc.] cominciarono a distruggere  sistematicamente l’economia americana! Lo fecero sotto la presidenza dell’ignaro Carter, il quale, con trent’anni di ritardo ha cominciato a capire che cosa gli accadde, ed è diventato un buon presidente, anche se non perfetto, nella posizione di ex presidente…

La distruzione proseguì con Reagan. Una volta collassato il sistema sovietico, toccò all’Europa stessa, compresa la più ricca parte occidentale.

Ora, guardate agli effetti di tutto questo, dal punto di vista dell’Italia e delle sue relazioni  con la Chiesa. Le trattative di riconciliazione, o di dialogo, con il partito comunista italiano furono viste come una minaccia essenziale all’intero processo ora descritto, poiché l’economia italiana aveva già cominciato a rallentare rispetto alla decisa ripresa postbellica. La situazione era analoga a quella di oggi, considerando l’Italia per quel che è: un problema irrisolto nel processo che i Britannici stanno cercando di orchestrare in tutta l’Europa centro-occidentale.

Noi lo fermeremo

Ora, guardate all’esito del referendum irlandese: quel voto ha distrutto le velleità d’instaurazione di una dittatura fascista in tutta Europa. Con il Trattato di Lisbona, infatti, nessuna nazione occidentale o mitteleuropea avrebbe alcuna libertà di autogoverno, e il progetto di cui fa parte è di provocare un conflitto militare con Cina, India, Russia, ecc. Gl’Irlandesi hanno creato un simpatico caos, no? Si è trattato di una forma di rivolta, da parte della fascia più abbondante e al contempo più povera della popolazione (l’80 per cento più povero). Qualcosa di simile sta accadendo anche negli Stati Uniti, contro simili tendenze.

Considerate il tasso d’inflazione mondiale: si tratta di accelerata iperinflazione, ed è in atto. In simili condizioni, un governo e un popolo che cosa dovrebbero fare? Si deve cercare di unificare le forze politiche della popolazione nazionale, per apportare un cambiamento, per usare la sovranità della nazione in difesa degli interessi collettivi e del futuro nazionale. Che cosa hanno fatto recentemente i Britannici all’Italia, nei termini dei partiti politici? Dove sono i grandi partiti del passato? Ne restano i cocci. Dov’è la governabilità dell’Italia? Come potrà l’Italia gestire la più grande inflazione conosciuta dopo il 1923, che si sta dispiegando nel presente, a livello mondiale?

Solo una cosa può arrestare questo caos. Occorre un gruppo di governi nazionali sovrani che, di comune accordo, dicano “Noi lo fermeremo”. E questo è il punto in cui la gente come Kissinger entra in azione, per innescare gli assassinii politici. L’idea genuina di aumentare la sovranità di una nazione è, per quella gente, la minaccia più efficace.

Se guardate in giro per il mondo, così come io guardo all’interno degli Stati Uniti in relazione, per esempio, alla recente campagna delle primarie presidenziali; se esaminate i dettagli del voto che ha rigettato il Trattato di Lisbona in Irlanda; se guardate alle ondate di scioperi in tutto il continente europeo,  a partire dalla Francia e, in qualche modo, dalla Spagna e da altre nazioni, capite che è in atto la rivolta mondiale della maggioranza meno abbiente.

Guardate anche allo stato dei governi. Dal febbraio 2006, il Congresso americano non ha approvato alcuna legge importante. Accade lo stesso con i circoli più influenti d’Europa. C’è una generalizzata incapacità di governare, che va crescendo. Al contempo, la maggioranza della popolazione ora impoverita sta cominciando ad esercitare la sua pressione su questo processo.

Volete un buon esempio chiarificatore? Prendete il caso della senatrice Hillary Clinton. Nelle recenti primarie, ella aveva raccolto il massimo assoluto di voti tra tutti i canditati storici del partito democratico. Ma il suo stesso partito le ha rifiutato la candidatura. Però, guardate alle differenze: chi la sostiene? Lo abbiamo studiato in dettaglio: si tratta degli strati meno abbienti che costituiscono la maggioranza della nazione.

Dunque, la lezione da apprendere con il caso Moro è più chiara, ora. Di questi tempi, i leader politici che cerchino di fare qualcosa possono tranquillamente aspettarsi una pallottola. Qualcuno nella stampa dice: “Dobbiamo ritenere Kissinger responsabile”. Ma Kissinger non ha l’autorità per fare una cosa del genere. Non l’ha mai avuta. Semplicemente, egli lavora per coloro che ce l’hanno. Stiamo trattando di interessi molto potenti. In Francia, si muovono con la maschera dei sinarchisti. Ma sono buone anche altre etichette.

Si tratta sempre di maschere, di strumenti. Il potere di fondo, a livello mondiale, deriva ancora dai discendenti dell’organizzazione di Paolo Sarpi, la finanza internazionale che sta cercando di organizzare il mondo odierno nello stesso modo in cui Venezia nel Trecento spinse la Lega Lombarda, e ottenne il più grande conflitto e la più grande crisi conosciuta dall’Europa.

La lezione da imparare, sopra ogni cosa, è che non comprendiamo la storia, poiché siamo troppo attaccati alla nostra personale mortalità. I miei 85 anni, per esempio, sono una briciola della storia. Quando penso a ciò che conosco, oggi, devo rivolgermi alle tante generazioni che mi precedettero, per ritrovare [i fili de] il processo che determina gli eventi di oggi. L’individuo umano, nella storia, diventa significativo, dopo aver compreso il processo, più lungo della sua esistenza, che rende le generazioni passate capaci di mobilitare le forze che davvero plasmano la storia. Quando cerchiamo di istruire le persone più povere, puntiamo a che non si percepiscano più come bestiame, o come servi o schiavi, ma suggeriamo loro di alzare la testa e pensarsi come figure storiche, affinché si assumano la responsabilità del benessere delle future generazioni e ne ricavino il gusto della missione, piuttosto che lasciarsi consumare delle piccole cose di interesse più immediato.

Per fare ciò, bisogna credere nell’immortalità. Occorre pensarsi come partecipi del futuro, così come del passato. Il corpo umano si dissolverà, ma la mente umana no.

[applausi]

 

Domande e risposte

Le risposte sono tradotte dall’interprete e così presentate a LaRouche.

 

D: La prima domanda viene da un cittadino egiziano, che ha trovato molte risposte ai suoi interrogativi. Una domanda è per Galloni, l’altra per LaRouche. In primo luogo, una domanda sugli anni Settanta e su Kissinger. Lei ha parlato della crisi petrolifera del 1973, ma ne ha parlato in modo differente da quanto conosco storicamente. La crisi partì dal re Feisal dell’Arabia Saudita, il quale intendeva usare il petrolio come arma a disposizione del mondo arabo, mentre gli Stati Uniti erano impegnati contro gli arabi nel conflitto mediorientale. Poiché l’Egitto stava vincendo la guerra, gli Stati Uniti intervennero, fornendo armi e assistenza ad Israele, ecc. Non era possibile combattere gli Stati Uniti, in quel momento, se non tagliando i rifornimenti di petrolio. La domanda è questa, e vorrebbe che LaRouche rispondesse per primo.

LaRouche: Sì, conosco, ma non è la verità della storia. Questo è ciò fu riportato. La verità è che la cosa fu orchestrata dai Britannici. Il petrolio non era in mano saudita. I Sauditi lo mettevano sulle petroliere e queste si fermavano al largo delle coste americane. La vera storia è quella di un’operazione di cui Feisal fu complice volontario. Ma fu complice della monarchia britannica e degli interessi anglo-olandesi. Questo è il punto in cui il mercato spot cominciò ad assumere rilievo, in cu la pessima BAE nacque. I Britannici, in genere, orchestrano in questo modo le loro operazioni.

D: Sembra chiaro che nella storia domini un bipolarismo. Non importano i poli in sé, ma il fatto di averli in permanente conflitto. Sembra una costante della storia. Questo tumulto o conflitto risale, come dice correttamente LaRouche, fino al periodo del Rinascimento, della rivoluzione copernicana, delle grandi scoperte, cioè di ogni cosa che gettò l’ombra del dubbio, fino a mettere in discussione il moto della terra intorno al sole. Non v’è alcun centro, infatti. Sta all’osservatore decidere ove collocare il centro. Ella ricorda come i servizi segreti hanno interesse nel mantenere il conflitto, nell’alimentarlo. Così, non soltanto Kissinger fu dietro all’assassinio. Nella sua opinione, siamo davanti ad un gioco di lunga durata. Richiede un commento.

LaRouche: [ridendo] Il problema è – così come lo definisco nella storia – quello dell'impero, per cominciare, quello babilonese. Si tratta del primo impero di una certa importanza per l’Europa. I sacerdoti babilonesi gestivano la Persia e altre nazioni. Ad un certo punto ci fu una rottura, dovuta ad Alessandro  Magno, che perdurò fino alla fine della seconda guerra punica. Si arrivò allo sforzo di Roma nella formazione di un impero. La difficoltà fu dovuta alla presenza contemporanea di tre imperi: quello orientale, quello egizio e quello di Roma. In un certo momento successivo, con l’accordo dei sacerdoti di Mitra, in un incontro sulla famosa isola di Capri, si decise che Roma avrebbe avuto l’esclusiva.

Da quel momento, si è avuta la continuità dell’impero nel seno della civiltà europea. L’ultimo impero è quello anglo-olandese; esso oggi domina attraverso i poteri finanziari, gli stessi della Venezia di Paolo Sarpi. Non si tratta della divisione tra genti, ma di impero. Questo è l’impero, oggi. La continuità in Europa si è avuta con il cambiamento delle forme  d’impero. Quindi, la questione è il governo dall’alto; questo, certamente, si serve della divisione tra le genti. Per capire bene la cosa, consideri i Balcani. L’unico rimedio per loro è una ricetta europea: la Pace di Westfalia del 1648, per la quale ogni nazione e ogni popolo deve preoccuparsi degli altri. Se ci saremo presi cura dell’altro, come nazioni e come popoli, non avremo problemi [cosiddetti] irrisolvibili. Questo si presume che sia il principio cristiano, spesso violato nei tempi recenti.

 

Per approfondire:

Sullo scandalo della BAE System:

1-    Dietro lo scandalo del Principe Bandar

2-    Le implicazioni dello scandalo della BAE

3-    Le rivelazioni dei sauditi sull'11 settembre 2001 incastrano Cheney

Caso Moro:

1-    Verità e giustizia per riscattare il Paese (1998)

2-    Il ruolo dei sicari economici nella distruzione delle nazioni (2004)

3-    Moro fu ucciso da un’intelligence straniera (2006)

Impero (Huntington, Brzezinski, Kissinger, ecc.):

1-    Geopolitica: guerre di religioni e di culture (1997)

2-    Zbigniew Brzezinski e l’11 settembre (2001)

3-    Per un nuovo trattato di Westfalia (2005)

 

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