Petizione al governo Berlusconi:
salviamo la piccola e media impresa,
invece degli speculatori!


19 maggio 2009

Da qualche settimana, dopo il G20 a Londra, è cambiata la linea sulla crisi: "il peggio è passato", vanno ripetendo analisti e politici; "si intravedono i primi segnali di una ripresa" o addirittura "la crisi è in gran parte psicologica". Così ha affermato il Presidente del Consiglio rispondendo ai dati dell’ISTAT sul calo del PIL del 5,9% nel primo trimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. È la linea promossa negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna dagli "economisti comportamentali" (così si definiscono) che fanno capo a Larry Summers e Peter Orszag, il primo consigliere economico capo di Obama, il secondo responsabile dell’Ufficio del Bilancio. Anche secondo loro la prima misura da prendere è cambiare la "percezione" della gente, in modo da far passare misure draconiane come i tagli alla spesa sanitaria e sociale, ipotizzando perfino il suicidio assistito per ridurre i costi, mentre regalano migliaia di miliardi ai banchieri che hanno provocato la crisi.

Così mentre gli anziani e gli infermi rischiano di venire depennati da Orszag fa il giro del mondo la "buona notizia": il sistema finanziario ormai defunto è stato rianimato con un’iniezione di ben 12,8 trilioni (!! migliaia di miliardi) di dollari destinati alle banche che rischiavano di fallire. Ed è solo l'inizio. Non dando ascolto all’unico economista americano che aveva previsto la crisi, Lyndon LaRouche (vedi "La funzione delle tre curve", "Il sistema finanziario mondiale entra nella 'curva di Weimar'", e "Sulla presente crisi finanziaria mondiale"), ma neanche ad economisti democratici rinomati quali Paul Krugman, James Kenneth Galbraith e l'ex governatore della Federal Reserve Paul Volcker, Obama ha dato carta bianca a Summers trasformando l’amministrazione americana in una sorta di "hedge fund" che acquista i titoli tossici che hanno provocato la crisi e che nessun altro più voleva. Sarebbe questo il "segnale di ripresa" che induce all’ottimismo?

Il problema è che questi fondi alle banche non vanno a finanziare l'industria, l'agricoltura, o progetti edili ed infrastrutturali che potrebbero, sì, farci uscire dalla crisi, ma vanno a coprire i buchi, anzi, le voragini create nelle banche (ed anche in molti consigli comunali) dagli investimenti in derivati ed altri strumenti speculativi che ci hanno portati a questa situazione. Ce lo confermano numerosi imprenditori, disperati perché da quando è iniziata la crisi non hanno più accesso al credito bancario e rischiano di chiudere. Mentre le industrie ricorrono alle ferie forzate e alla cassa integrazione, i tempi stringono: le imprese temono insolvenze per il possibile fallimento dei clienti (dati Unioncamere), i tempi di pagamenti si dilungano e le banche chiedono il rientro dei fidi, ma nel frattempo gli ordinativi crollano, con punte del 67% nel settore delle macchine utensili (dati UCIMU per il mercato interno su base annua).

Il governo ha preso alcune misure mirate per aiutare le imprese, quali l'aumento del Fondo di Garanzia per le PMI, il monitoraggio del credito da parte dei prefetti, ma le banche continuano con la stretta creditizia, soprattutto quelle più grosse. Così le misure prese non riescono neanche a rallentare il crollo dell'economia reale. Moltissime piccole e medie imprese che per evitare l'outsourcing, ovvero per non trasferire la produzione in paesi dove la manodopera è a basso costo, avevano investito in nuove tecnologie, ora non sono in grado di fare fronte ai loro debiti e rischiano di chiudere. "Se le cose non cambiano" ha dichiarato qualcuno "il 50% delle aziende chiuderà per le vacanze e non riaprirà più". Perderemo così il fiore all'occhiello del nostro tessuto economico e sociale: le piccole e medie imprese a conduzione familiare.

La crisi è dunque reale, e se non verranno prese misure drastiche, finanziando le imprese e l'occupazione invece degli speculatori, il peggio dovrà ancora venire, con l'iperinflazione stile 1923 che seguirà alla deflazione. Le decisioni prese al G20, soprattutto quella di mettere il futuro dell'economia in mano ad enti quali il Financial Stability Board ed il Fondo Monetario Internazionale, non faranno che aggravarla. Sono proprio queste (insieme alle banche centrali) le istituzioni che hanno promosso ed incoraggiato la speculazione finanziaria in tutti questi anni, provocando la crisi devastante esplosa lo scorso settembre! Affidare a loro la vigilanza sulle banche è come mettere una faina a fare la guardia delle galline nel pollaio: sarà una strage!

Ci sono proposte alternative, come quella del ministro Tremonti, che mesi fa propose di congelare i titoli tossici e sostenne la Nuova Bretton Woods di LaRouche (vedi "Confronto a tre con LaRouche, Gianni e Tremonti" e "La Bretton Woods 2 di LaRouche e Tremonti"), ovvero l'idea di dar vita ad un nuovo sistema creditizio, che sostituisca quello monetario attuale, promovendo l’economia reale invece della bolla speculativa. Ma dai tempi del vertice del G20 a Londra, prevale la linea degli economisti comportamentali e di Gordon Brown: meglio essere ottimisti, tanto di più in Italia durante la campagna elettorale.

Facciamo dunque appello al governo italiano affinché prenda le seguenti misure, e se ne faccia portavoce presso l’amministrazione Obama, e tutti gli altri governi europei:

  1. Riorganizzazione fallimentare del sistema bancario: occorre eliminare i titoli tossici e i derivati, proteggendo le attività ordinarie e destinando i fondi unicamente all’economia reale, non ai buchi provocati dalla speculazione.
  2. Una Commissione d'inchiesta sulle cause della crisi, come quella guidata al Senato USA dal PM di New York Ferdinand Pecora nel 1933 (vedi la petizione specifica), che mise sul banco degli imputati i responsabili del crac del 1929, tra cui J.P. Morgan, e rese possibile l’adozione di leggi quali la Glass-Steagall Act, che stabiliva una netta separazione tra banche commerciali e banche d'affari, vietando alle banche ordinarie di acquistare e vendere titoli speculativi.
  3. Creazione di un nuovo sistema creditizio, che consenta la rapida erogazione di crediti alla piccola e media impresa (una Nuova Bretton Woods) creando strumenti ad hoc, simili alla Kreditanstalt fuer Wiederaufbau che finanziò la ricostruzione nella Germania del dopoguerra, l'IRI in Italia, o la Reconstruction Finance Corporation creata da Roosevelt.

I grandi progetti infrastrutturali per rilanciare l’economia reale esistono, dal ponte terrestre eurasiatico, all'energia nucleare, dai treni veloci (vedi "Transrapid: grande accelerazione della cooperazione eurasiatica" o "L'EIR propone un 'Maglev lombardo' per Milano Expo") alla ricostruzione in Abruzzo: destiniamo i fondi del governo a tali progetti, ed alla PMI, invece di regalarli agli speculatori!

Firmato:

  1. Liliana Gorini, presidente del Movimento Solidarietà (Milano)
  2. Giampiero Formaggio (Alta SpA, Tradate)
  3. Giancarlo Guaitani (ex amministratore pubblico, Bergamo)
  4. Francesco Caprioli (CONFAPI, Ascoli Piceno)

Aderisco a questo appello.

 

  

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