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Natura umana e antroposofia. Risposta ad un lettore.

16 febbraio 2011 (MoviSol) - Rispondiamo ad un secondo lettore, che ribatte allo scritto dal titolo "Tra fusione, fissione e leggende".

Indirizzo questa nota al vostro Andrea Pomozzi in merito alla sua risposta ad un lettore in materia di energia.

Il discorso aveva questa impostazione di base: l'energia al servizio della tecnologia, dando per scontato, indiscutibilmente, aprioristicamente, kantianamente (cioè dogmaticamente) che la tecnologia sia al servizio dell'uomo. Il Pomozzi sostiene questo schema esponendo "verità delle cose", che ritiene a lui accessibili, e che si auto attribuisce in esclusiva, cioè escludendo verità esistenti al di là delle sue. Sarei subito tentato di chiedergli cosa intende per "verità", ma temo che il discorso si innalzerebbe forse troppo.

Quali sarebbero le "verità" alle quali il Pomozzi dà per scontato l'accesso? "Energia", "Qualità della vita", "benessere", "valore umano"........ ma questi sono dei concettoni! Che dovrebbero incutere un minimo di riverenza, cautela, soggezione, e anche il beneficio del dubbio, visti e considerati i risultati catastrofici dell'applicazione pratica del sapere del nostro tempo. Lo sa il Pomozzi che la scienza, la nuova religione, non sa spiegare neanche un filo d’erba?

Qual è il problema? Che al nostro pensiero ordinario è im-pos-si-bi-le l'accesso alla verità, cioè alle leggi dei fenomeni sensibili. Dunque, tanto per puntualizzare, l'uomo non ha "verità" ma solo "coscienza della verità", che è un po' diverso, perché la coscienza, così com'è, è esposta all'errore. Sto facendo astratta filosofia? Signornò: perché l'uomo parte sempre e comunque dal pensare, qualsiasi cosa voglia realizzare.

Se il Pomozzi pone come priorità assoluta la tecnologia, allora il suo discorso è blindato, ma così l'uomo sarebbe un accessorio. Se mette, come dice, l'uomo al centro, il suo discorso è contraddittorio e fumoso, perché non pone al centro l’uomo in sé, ma l'uomo tecnologico. E questo è pericoloso, lo dimostra il fatto che l'umanità attuale è una tragedia globale, forse proprio perché la sua reale natura non ha nulla a che fare con la tecnologia.

Il problema vero è: perché l'esigenza di tutta questa energia? È per l'uomo? Per quale uomo? Stiamo asservendo la tecnologia all'uomo, o l'uomo alla tecnologia? Il fallimento del paradigma scientifico-intellettuale è sotto gli occhi di tutti, sia nel sociale che nell'individuale.

Il vero concetto di uomo questa civiltà non lo ha ancora trovato, e questa si che è una certezza: altrimenti non ci sarebbe tutto questo dolore individuale e questo sfacelo ad ogni livello sociale. Se Pomozzi dice di mettere l'uomo al centro di tutto, lavori (non svolazzi) prima su questo concetto, in modo da capire i veri bisogni dell'uomo.

Se troviamo il vero concetto di uomo forse ci accorgeremo che di tutta questa energia ne servirebbe una minima parte. Questo sempre se il nostro obiettivo è l'uomo, se invece è la tecnologia la strada è già segnata: guardatevi attorno.

Infine una considerazione sulla sua affermazione più pericolosa, "l'indipendenza dalla natura". Il Pomozzi non ha coscienza (il problema più grosso dell’uomo moderno) di essere sì uscito dalla natura, ma di essersi infilato nella sub natura, cioè fuori anche dalla natura umana. E qui afferriamo l’origine del suo lacunoso-pericoloso concetto di uomo.

Saluti.

Francesco Visciotti

LA NOSTRA RISPOSTA

Natura umana e antroposofia.

Egr. Francesco Visciotti,

le cose a volte sono più semplici di quanto crediamo e non penso occorra ricorrere a Kant per rispondere alle sue sarcastiche osservazioni di radice nichilista. La sua lettera mostra un'avversione ed uno scetticismo nei confronti della scienza al limite dell'esoterismo, con alcuni tratti che sconfinano nell'antroposofia di matrice Steineriana. Lei sottovaluta la capacità dell'intelletto umano nell'avvicinarsi alla verità, come del resto sostengono molteplici dottrine teosofiche per le quali "l'uomo viene guidato alla verità tramite una conoscenza esoterica della divinità" o per le quali "l'uomo può accedere alla sapienza divina solo attraverso un'esperienza mistica". Comprendo dunque molto bene l'irritazione che certi argomenti possono suscitare.

Non scrivo di verità unicamente a me accessibili: il processo alle intenzioni oltre ad essere una pratica scorretta è alquanto deleteria ai fini del dialogo. Non comprendo inoltre perché dovrei mostrare soggezione, riverenza o cautela nell’esprimere alcuni concetti. Il problema vero credo sia la marginalità fisica, esistenziale e culturale che l'essere umano si sta sempre più auto-attribuendo nei confronti del mondo che lo circonda. Relegandosi così in un angolo sempre più minimo dell'universo. Lo si evince anche dalla Sua lettera.

Infine è più che mai curiosa la sua accusa di "kantianesimo", quando nella Sua lettera si legge un cotale proclama kantiano:«al nostro pensiero ordinario è im-pos-si-bi-le l'accesso alla verità, cioè alle leggi dei fenomeni sensibili». Per non parlare della distinzione sofistica tra verità e coscienza della verità.

Aldilà di contraddizioni e accuse, tenterò tuttavia di rispondere ad alcune questioni che Lei pone, nel tentativo di evidenziare tratti caratteristici e comuni che ricorrono di frequente all'interno di una certa cultura mistico-ambientalista. Le origini di questa sono da ricercarsi nelle teorie che il Congresso per la Libertà Culturale prima e il Club di Roma poi, hanno diffuso a livello internazionale (basta ad esempio ricordare pubblicazioni come "I limiti dello Sviluppo" [1]).

Inizio con l'affermare che ovviamente la tecnologia è a servizio dell'essere umano: di chi altrimenti? La tecnologia è niente di più che l'applicazione della scienza alla realtà delle cose. In sostanza è scienza. Come fu ben espresso anche da Louis Pasteur: «Non esiste una scienza pura e una scienza applicata; esiste solo la scienza e le sue applicazioni». La tecnologia non è stata trovata "appesa all'albero della conoscenza", ma è frutto dell'ingegno e della creatività umana. Nel procedere dei secoli l'uomo, con grandi sacrifici e notevoli sforzi, si è dotato di questo strumento formidabile per progredire e svilupparsi. Il risultato in ogni modo non è circoscritto solo alla sfera della crescita materiale. Tale strumento ha condotto difatti l'essere umano ad una conoscenza del mondo fisico circostante sempre più completa anche se, probabilmente, questo processo di apprendimento non avrà mai termine. In quest'ottica si percepisce chiara la distinzione tra una idea platonica di verità (la verità come idea assoluta) e la verità come progressivo processo di conoscenza umana. Questo crescendo di profondità e complessità e l'esposizione alle meraviglie dell'universo non potevano non suscitare interrogativi che vanno ben oltre la scienza stessa. Insomma attraverso la scienza, l'uomo conosce e si conosce. Sono profondamente convinto, anche come frutto di anni di studio nel campo della fisica, che la scienza avvicini al soprannaturale, ad una dimensione di stupore, più alta e profonda, non il contrario. Diceva Albert Einstein: «Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere». La scienza quindi è ben lontana dai disastri a cui lei accenna e che non hanno alcuna dipendenza dal livello tecnologico raggiunto, ma che appartengono casomai alla sfera del libero arbitrio, alla assoluta libertà dell'uomo di scegliere tra bene e male. In tutte le epoche della storia e con qualunque strumento a disposizione.

È chiaro che non è possibile definire un uomo tecnologico, perché la tecnologia non può essere un fine, ma è un mezzo. Uno strumento come dicevamo. Indispensabile per la realizzazione dell'uomo, ma pur sempre uno strumento. Non le si deve quindi attribuire un valore assoluto, legato alla dignità della vita umana che essa possiede comunque e a prescindere, ma un valore etico. Possiamo tentare allora di dare un concetto di uomo come Lei ci chiede? Quale potrebbe essere un cammino di realizzazione? Una parziale risposta potrebbe essere vista nella capacità dell'essere umano di scoprire le leggi fondamentali dell'universo e applicarle per modificare sostanzialmente il suo ambiente attorno, migliorandolo per se stesso e per gli altri. Lyndon La Rouche non si stanca di ripetere questi concetti da decenni. Potremmo definire questa capacità una partecipazione alla creazione, in qualsiasi maniera essa sia intesa, religiosa o laica. Ecco che si delinea sempre più una definizione di uomo come imago viva dei, con la sua capacità di creare, di mettere a frutto la sua creatività. A volte mi sono chiesto: in quale luogo erano nascoste le idee, le invenzioni, le intuizioni prima di essere esternate dall'uomo?

Un modo di mettere a frutto tale creatività è dunque la scienza, ma anche la musica, la scrittura, la pittura, ecc… insomma l'arte in generale con tutte le sue forme espressive. La scienza quindi, lungi dall'essere una religione o la nuova religione, spiega però ben più "di un filo d’erba", com'è facile accorgersi dagli innumerevoli oggetti che ci circondano, nella vita di tutti i giorni. I benefici che il progresso scientifico e tecnologico hanno apportato all'umanità intera sono palesi e indiscutibili. Dopodiché la impari e iniqua distribuzione di tali benefici attraverso il globo è materia politica. Solo una profonda ignoranza della scienza e della tecnica porta a sottostimare il ruolo e l'influenza, diretta ed indiretta, che la razionalità umana attraverso il pensiero scientifico ha avuto nel cammino del genere umano.

Dunque nessuna "tragedia globale", nessun "fallimento del paradigma scientifico-intellettuale", nessuno "sfacelo ad ogni livello sociale" causati come Lei dice da tecnologia o conoscenza, ma casomai il contrario. Il "dolore individuale" a cui Lei si riferisce è parte del mistero della vita e non mi addentro, anche per mia inadeguatezza, su tale tema. È comunque un dato di fatto che moltissime sofferenze all'interno della società, oggi come ieri, sono causate dalle scelte dell'uomo. È a queste verità, caro lettore, che mi riferivo nella mia precedente risposta: alla verità di chi perisce d'inedia e di sete (basterebbe energia per dissalare l'acqua marina), alla verità di chi ancora muore per la malaria (circa 40 milioni di africani da quando si è cessato l'utilizzo del D.D.T.), alla verità della disperazione di chi non trova una occupazione (a causa della longa manus del liberismo globalizzato), alla verità di chi potrebbe essere curato con la spesa di qualche dollaro al giorno (perché in fondo i farmaci ci sono grazie alla scienza), alla verità di chi sopravvive in una condizione di miseria estrema, materiale prima e culturale poi.

Piuttosto noi crediamo che molto di questo "dolore individuale", di questo "sfacelo ad ogni livello sociale" sia da ricercarsi sicuramente, ma non esaustivamente, nello scollamento dell'economia dalla realtà fisica delle cose; nella sua finanziarizzazione a tutti i livelli; nel progressivo abbandono della ricerca scientifica e conseguente produzione industriale ad alto valore aggiunto; nella distruzione degli stati sociali (e si potrebbe continuare). Il tutto guidato proprio da quell'ideologia oligarchica e maltusiana che è alla base di molta geopolitica da secoli. Un'ideologia che ha tentato e tenta di corrompere la società moderna, da un lato con un nichilismo che porta alla demoralizzazione e all'assenza di speranza, dall'altra con una visione "dionisiaca" della vita, che porta alla amoralizzazione, dove dolore e piacere si rincorrono senza uno scopo apparente. Per cui: godi ora, carpe diem. Questo vorrebbe essere il messaggio di una cultura che ha smarrito il senso della storia, del cammino dell'umanità. Mentre questo cammino dovrebbe condurre a livelli sempre più alti di conoscenza e coscienza collettiva, interiore e del mondo circostante. Crediamo che unicamente dalla consapevolezza del valore di ogni essere umano (consapevolezza che si afferma in modo non-dogmatico solo tramite la conoscenza) scaturisce la pace vera. Perché se esiste un paradiso, lo si comincia a costruire da qui. Ora.

In ultima analisi, da questa costruzione potrebbe emergere ancora un aspetto della complessità all'interno della definizione di uomo: il concetto di essere umano come espressione di fratellanza universale che lo lega indissolubilmente ai suoi fratelli del passato (per apprendere da loro) e a quelli che verranno, creando per loro un mondo migliore. In questo modo il presente finisce per essere un tutt'uno con ciò che è stato e ciò che sarà, espressione simultanea dell'eternità, come ben spiega LaRouche ne "La scienza dell'economia cristiana" (vedi in fondo alla pagina degli abbonamenti). Diversamente, vi è solo un'idea egoistica di uomo, centrato su sé stesso, limitato a sé stesso, privato del passato e del futuro, privato dello spazio oltre l'area dei propri bisogni di sussistenza, privato della sua libertà.

Mi piacerebbe concludere, riportando alcune parole che il cardinale Joseph Ratzinger, l'attuale pontefice, anni addietro pronunciò durante un discorso: «Una visione che prende quota, ed è nella linea dell'ecologia e dei Verdi. È una combinazione di un romanticismo ancora poco definito, che prende elementi della corrente marxista, ma si collega soprattutto a tratti del liberalismo: la sintesi è ovviamente ancora poco chiara ma si esprime in un'idea (un po' anti-tecnica, un po' anti-razionale) di un uomo unito alla natura. Ma in questa idea vi è qualcosa di anti-umanista. Chi sarebbe l'uomo? È colui che con il suo pensiero, con il suo fare, avrebbe distrutto bellezza ed equilibrio che prima esistevano. Dunque l'uomo dovrebbe fare un passo indietro rispetto a sé stesso. Mi pare la posizione di un uomo che non si riconosce più in se stesso, che anzi, ha un certo odio di sé e della sua storia. […] Odiando la propria storia e disprezzando tutto quanto è stato fatto nello sviluppo culturale e storico, l'uomo può desiderare solo di essere puro animale».

E per tutte le ragioni che ho esposto sopra, io non mi sento puro animale, né l'ho mai pensato, né desiderato.

Andrea Pomozzi

Movimento Internazionale per i Diritti Civili Solidarietà


Note:

[1] - Per una sintesi sempre legata ai temi dell’energia si può vedere: http://www.movisol.org/nuc1.htm.


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