Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

Infrastrutture per impedire l'"esodo biblico" dal Nordafrica

24 febbraio 2011 (MoviSol) - I cinquemila tunisini sbarcati a Lampedusa nella seconda settimana di febbraio non sono che l'inizio di quello che diventerà sicuramente un "esodo di proporzioni bibliche", come ha affermato l'ex prefetto di Roma Achille Serra, se non si abbandona completamente la politica economica della globalizzazione e si varano con urgenza programmi di sviluppo euro-africani. Il ministro Frattini fa bene a parlare della necessità di un "piano Marshall", ma nel sistema dell'euro queste resteranno parole scritte sulla sabbia.

La situazione è stata drammaticamente descritta da una delegazione del governo tunisino giunta a Roma il 17 febbraio. Il ministro dell'Industria e della Tecnologia Afif Chelbi ha definito "ridicola" l'offerta UE di 17 milioni come anticipo dei 258 milioni già promessi fino al 2013. L'offerta "dimostra che [l'UE] non ha capito la portata degli eventi storici in corso nel sud del Mediterraneo", ha denunciato Chelbi, aggiungendo: "Quando Catherine Ashton ha parlato di 17 milioni, il nostro ministro pensava di avere capito male e ha chiesto: 'Milioni o miliardi?'. Ancora una volta l'Unione Europea non è all'altezza del compito di confrontarsi con la regione".

Il finanziere Tarak Ben Ammar, che fa parte del "comitato dei saggi" che accompagna la riforma costituzionale in Tunisia, è stato ancora più duro: "Quello che l'Europa ha disposto in aiuti alla Tunisia è una mancia, quasi un insulto. Ci vogliono 10 miliardi come minimo per rimettere in piedi in sei mesi il turismo, l'economia, il lavoro del paese". Per Ben Ammar si tratta di volontà politica: "O l'Europa afferma che vuole sviluppare il nord Africa per non far arrivare gente nella propria terra o non saranno in 5 mila, ma in 500 mila ad arrivare sulle sue coste".

Se le nazioni europee (e noi parliamo intenzionalmente di nazioni e non di EU) intendono veramente aiutare la Tunisia e gli altri paesi del Nord Africa, ci sono alcuni progetti da far partire immediatamente, nel quadro di un approccio da vero sviluppo, e cioè dello sviluppo delle infrastrutture che rendano quei paesi produttivi in senso reale. Ci vuole un approccio integrato per le infrastrutture dell'energia, dell'acqua e dei trasporti. Si parte con il progetto della bonifica degli Shatt, le depressioni melmose in Tunisia e Algeria, che possono diventare centri agro-industriali. C'è poi il progetto, italiano, del tunnel tra la Tunisia e la Sicilia, che creerebbe un vero e proprio ponte terrestre euro-asiatico-africano. Il tunnel fu presentato per la prima volta ad un pubblico internazionale alla conferenza dello Schiller Institute a Kiedrich, in Germania, nel 2007 (vedi: http://www.movisol.org/07news169.htm).

L'EIR ha parlato con l'autore, l'Ing. Pietro La Mendola, che ha guidato un team dell'ENEA. Il tunnel darebbe una ben maggiore importanza al collegamento stabile tra Messina e Reggio Calabria, facendone non più un'infrastruttura regionale italiana ma l'anello di un'infrastruttura intercontinentale. Si creerebbe un corridoio ferroviario di oltre 2500 km tra Tunisi e Berlino, che si allaccerebbe al corridoio est-ovest euroasiatico. Il progetto creerebbe diecimila posti di lavoro in Tunisia e fungerebbe da importante stabilizzatore dal punto di vista dell'emigrazione. Il tunnel, di solo trasporto merci, sarebbe composto da più sezioni lunghe fino a 60 km l'una, separate da quattro isole artificiali erette col materiale di scavo. I lavori potrebbero iniziare subito dopo il completamento di una prospezione geologica, che di solito impiegherebbe 4 anni ma che, se affidata all'ENI, sarebbe molto più rapida avendo l'ente italiano raccolto già dati sull'intera area nell'ambito della sua ricerca di idrocarburi. Una volta fatta la prospezione, erette le piattaforme marine e fatte giungere le "talpe" per la perforazione, si procede alla velocità di 1,5 km al giorno. Questo significa che in 60 mesi il tunnel è scavato.

L'Italia ha tutto l'interesse a muoversi senza attendere benedizioni dall'alto, perché si tratta di un progetto che estende lo sviluppo al mezzogiorno in termini di collegamenti ferroviari, energia, occupazione ecc. Nel momento in cui il ministro dell'Economia Tremonti compie dimostrativamente viaggi al Sud per testimoniare la abissale carenza di infrastrutture, e denuncia in Consiglio dei Ministri il gap di produttività da Nord a Sud, occorre muoversi con coraggio per attuare politiche che riflettono l'interesse del Mezzogiorno, dei nostri vicini nordafricani e della sicurezza nazionale.

L'ENEA ha sviluppato altre idee nell'ambito del suo programma "Progettoafrica", riguardanti la bonifica del deserto del Sahara, come nel caso dello Shatt El Djerid in Tunisia o nella New Valley in Egitto, che vanno nella stessa direzione della proposta Paumier-Roudere presentata dal movimento di LaRouche in Francia. Questi progetti sono la chiave per lo sviluppo agro-industriale e per il cambiamento climatico positivo, questo sì, fatto dall'uomo.

I progetti idrici per il Nord Africa si accompagnano al progetto Transaqua per rivitalizzare il Lago Ciad e per rinverdire la regione del Sahel, in una visione generale di sviluppo infrastrutturale pan-africano. Se questi progetti non verranno attuati con urgenza, allora vedremo l'incendio in Nord Africa espandersi presto all'Europa. La svolta, però, non è possibile senza sostituire l'attuale sistema finanziario in bancarotta con un sistema creditizio basato sui principii di Glass-Steagall, come LaRouche non si stanca di ripetere.


[inizio pagina]