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Summit MMT di Rimini: grazie a noi si è parlato di Roosevelt e Glass-Steagall

6 marzo 2012 (MoviSol) - Come molti sapranno, dal 24 al 27 febbraio scorsi, a Rimini si è svolto il "summit" sulla MMT (Modern Money Theory), organizzata dal giornalista freelance Paolo Barnard, che ha visto una straordinaria partecipazione di circa 2000 persone, giunte da ogni parte d'Italia e dalla più disparate esperienze intellettuali, per ascoltare alcuni tra i più attivi esponenti di questa teoria monetaria. Una prima annotazione è proprio su questo segnale, sintomatico del fatto c'è una fortissima ricerca da parte della popolazione di soluzioni alternative all'attuale crisi finanziaria, che non siano l'austerità predicata dai parrucconi transatlantici.

Anche noi abbiamo partecipato. Profondamente convinti che soggetti sinceramente interessati alla ricerca della verità ed intellettualmente onesti, pur partendo da posizioni anche diversissime, non possano giungere a conclusione molto distanti, volevamo capire meglio di cosa si trattasse, magari incontrando da vicino i relatori, per vedere quali fossero i punti di contatto e le eventuali differenze tra la MMT e il genuino sistema americano di politica economica, quindi con le analisi di Lyndon LaRouche, e se tali eventuali differenze potessero essere superate.

La visione economica proposta da questi studiosi è, come loro stessi la descrivono, essenzialmente post-Keynesiana: centralità del ruolo della spesa pubblica a deficit allo scopo di sostenere un'economia in crisi e raggiungere la piena occupazione. Il discorso è stato incentrato in particolar modo sulla sovranità monetaria e sull'Euro, essendo impossibile per un paese che non abbia la possibilità di emettere la propria moneta, spendere alcunché a deficit.

Molto puntuali gli interventi di Staphanie Kelton, tesi a dare al pubblico conoscenze di base di macro-economia e mostrare che i paesi dell'area Euro, se vogliono rispettare i trattati e contemporaneamente non affamare la popolazione, hanno spazi di politica economica praticamente impossibili da raggiungere.

Interessanti anche le esposizioni di Michael Hudson e Marshall Auerback sulla genesi e l'entità del golpe finanziario che sta portando al collasso le economie della maggior parte dei paesi del mondo.

William "Wall Street Cop" Black, ha invece messo la propria esperienza di indagatore di frodi bancarie al servizio di una brillante spiegazione di come nascano le crisi finanziarie, rifacendosi alla figura di Ferdinand Pecora, mostrando come la frode sia un elemento centrale e genetico del mondo dell'alta finanza, sbugiardando anche gli economisti più blasonati come emeriti incapaci, che non sono stati mai in grado di prevedere alcunché di rilevante e nonostante ciò sono stati premiati con posti ultra-pagati.

Più radicali, e anche in non poco evidente contraddizione con la posizione di Auerback sullo stesso tema, le posizioni di Alain Parguez, che ha parlato in particolare della genesi dell'Euro e della necessità di uscirne al più presto, sfoderando a volte però teorie cospirazioniste che hanno lasciato piuttosto interdetti i più.

Fuori programma l'intervento dell'amico Nino Galloni, il quale, ripercorrendo la sua personale esperienza in ruoli di responsabilità all'interno di diversi ministeri, ha mostrato alcuni retroscena relativi alle scelte fatte dal nostro Paese, che hanno portato all'esplosione del debito pubblico, come quella del divorzio Tesoro-Banca d'Italia.

Ma, al di là dell'indubbio merito di mettere in chiaro che esistono alternative a questo fallimentare sistema finanziario e alle teorie liberiste e monetariste che oggi sono "il Verbo" e che tanti danni stanno creando all'economia fisica praticamente di tutto il pianeta, il summit ci ha lasciato con molti punti interrogativi, alcuni dei quali piuttosto seri.

Purtroppo l'approccio mostrato (problema insito nelle teorie keynesiane) rischia di rimanere confinato al solo ambito contabile; ad esempio il settore privato di cui la politica keynesiana vuole proteggere i redditi, è un unico aggregato che comprende le grandi banche (quindi anche quelle speculative) con le famiglie e le imprese, tutte allo stesso livello. Certo che occorre proteggere anche le banche, ma solo quelle commerciali, che si dedicano al credito per famiglie ed imprese, e che vanno separate da quelle d'affari con provvedimenti sulla falsariga della gloriosa legge Glass-Steagall. E proprio su quest'ultima (la legge Glass-Steagall) a Rimini è stata spesa solo una generica parola di approvazione e dietro specifica domanda da parte nostra e del pubblico.

Roosevelt è stato citato solo una volta e dietro nostra sollecitazione e non c'è stata menzione alcuna di progetti di importanza strategica e globale, ma solo di generica spesa governativa a deficit, che, senza offesa, non ci pare una grande scoperta.

Dove venga indirizzata questa spesa pubblica, alle teorie keynesiane non interessa, se non nella misura del raggiungimento della piena occupazione. Una cosa sacrosanta, per carità, ma cosa facciamo fare a questi nuovi occupati? scavare buche da riempire successivamente, o lavori ad alta intensità di capitale, volano scientifico per uno sviluppo che non si ferma quando finiscono le risorse naturali (una concessione all'entropia universale?), ma quando finiranno i pianeti da colonizzare?

Tanto meno si è parlato di economia fisica, ma di partite contabili, con una strizzatina d'occhio al "quantitative easing" che sta portando avanti la Federal Reserve. Eh sì, per i keynesiani l'importante è che si inietti liquidità nel sistema, che poi a beneficiarne siano solo le banche e la speculazione sembra non essere un problema per la MMT i cui studiosi presenti al summit, interpellati sull'argomento, non si dicono per nulla preoccupati del pericolo d'inflazione, dal momento che questa, spiegano, sarebbe data solamente dalla speculazione sulle materie prime e non anche da una spesa senza riscontro nell'economia reale.

Un altro grande assente dal summit di Rimini è stato Alexander Hamilton, che 230 anni fa circa aveva già individuato nelle politiche liberiste un nemico da abbattere, ovvero quelle politiche imposte dall'Impero Britannico che rischiavano di far tornare gli Stati Uniti al ruolo di colonia, stavolta senza bisogno di eserciti. E per combattere questo nemico Hamilton ideò la moneta moderna, la Banca Nazionale e il Credito Nazionale da convogliare verso grandi progetti infrastrutturali. Spesa a deficit sì, ma qualificata, non denari a pioggia. Ed insieme ad Hamilton sono stati assente altri fulgidi esempi, anche nostrani, di resistenza alla arroganza dei mercati: Mattei, Moro, Kennedy, Lincoln ed altri. Tutti costoro si preoccuparono di creare le condizioni affinché non si producesse disoccupazione, non di spendere per riassorbire i disoccupati che il sistema "inevitabilmente" produce.

L'energia? Nessun problema, un paese a moneta sovrana può comprarne quanta ne vuole. Sì, questo è sicuramente possibile, ma non si è parlato di produrla, magari attraverso fonti ad alta densità di flusso energetico come l'energia nucleare.

Per rimanere in tema, gli incentivi al fotovoltaico non sono keynesiani? Sì, produrranno qualche posto di lavoro (magari più in Cina, dove si fanno i pannelli), ma l'energia dobbiamo acquistarla dalla Francia e dalla Svizzera per far fronte al nostro fabbisogno [1].

Inoltre il grande assente dell'analisi della MMT è l'Impero Britannico; ci domandiamo come sia possibile parlare di politiche liberiste, monetariste e non citare neanche una volta la mamma di tutte le teorie antieconomiche e antisociali che è Londra, ma anzi dare tutta la colpa alla scuola austriaca, ai francesi, ai tedeschi e addirittura al Vaticano.

La reazione isterica di Michael Hudson, interpellato in privato, al nome di LaRouche, certo non ci ha aiutato a passare sopra a questi aspetti importantissimi, facendoci tornare invece alla mente la sua vicinanza agli ambienti facenti capo a John Train ([2], [3]) e lo scontro tra LaRouche e Abba Lerner.

A proposito di quet'ultimo, additato come uno dei padri della MMT e amico di Keynes: era il 2 dicembre 1971 e al Queens College di New York fu organizzato un dibattito tra Lyndon LaRouche e Abba Lerner.

Dibattito LaRouche-Lerner

A destra Abba Lerner a sinistra Lyndon LaRouche

Materia del contendere era un pamphlet del Movimento di LaRouche sulle politiche di Nixon e dell'allora dittatura del Brasile. Il Professor Lerner si dichiarò d'accordo con l'idea di controllo sui salari promossa da Nixon e con le misure "anti-inflazionistiche" adottate dal Brasile, dove lavoratori generici venivano "riciclati" in posti di lavoro di tipo schiavistico, a più basso salario, con la scusa di frenare l'inflazione e aumentare l'occupazione.

LaRouche ribatté dicendo che tale politica era la fotocopia di quella adottata da Hjalmar Schacht nel 1933 in Germania. Lerner per tutta risposta alla fine disse che "se la Germania avesse accettato le politiche di Schacht, Hiltler non sarebbe stato necessario" e che "l'economia fascista non ha niente a che fare con la politica fascista" l'importante era combattere la disoccupazione. Una bella teoria, non c'è che dire.

Senza parlare della diffidenza reciproca che Keynes e Roosevelt nutrivano, con il primo che cercò invano di influenzare il secondo e non firmò neppure gli accordi di Bretton Woods.

A proposito, ecco un altro grande assente: per la MMT il sistema di Bretton Woods sembrerebbe una sorta di Gold Standard, solo un po' più “light”, tanto che la sua fine, viene vista da questi studiosi come una sorta di liberazione definitiva della moneta, quando sappiamo invece che il 15 agosto del 1971, data che segnò la fine di quel sistema nato nel 1944, fu anche l'inizio della speculazione finanziaria senza freni. Interpellato da noi su questo punto, il Professor Hudson tacque.

Insomma, i limiti da noi riscontrati in questo tipo di teoria economica sono a nostro parere difficili da conciliare con una vera politica di sviluppo e di messa al bando della speculazione finanziaria; quello che manca probabilmente è una visione complessiva dell'essere umano e del suo ruolo nell'Universo. Perché la piena occupazione, per assurdo, si può raggiungere persino con la guerra, grande esempio di spesa pubblica a deficit, il pieno sviluppo, invece, solo con la rimozione dei presupposti su cui la guerra si basa.

Ci domandiamo infine: se fossero prevalse le teorie di Keynes su quelle di Roosevelt, o quelle di Lerner poi, saremmo mai andati sulla Luna o magari con le risorse necessarie avremmo pagato lavori socialmente utili?

Aureliano Ferri

Note:

[1] - "Dalla Siberia due gelidissime verità"

[2] - "How John Train Targetted LaRouche" (EIR - October 27, 2006)

[3] - "U.N. gets LaRouche rights case" (EIR - May 11, 1990)

 

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