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Antonio Costa ai britannici: la droga libera è ciò che fece per cent'anni la vostra Compagnia delle Indie Orientali

8 luglio 2012 (MoviSol) - Antonio Costa, ex direttore dell'Ufficio Antidroga delle Nazioni Unite ha colpito nel segno parlando il 2 luglio scorso al Royal Institute of International Affairs di Chatam House, il pensatoio dell'impero britannico a Londra.

Attaccando la campagna per la legalizzazione, Costa ha sostenuto che essa avrebbe lo stesso esito dell'unica legalizzazione della storia, quella ottenuta dalla Gran Bretagna con le Guerre dell'Oppio combattute contro la Cina. Ripetutamente, Costa ha avvertito che le sue prove avrebbero potuto "irritare qualcuno di questa platea" ed è passato a descrivere la cupidigia criminale della Compagnia Britannica delle Indie Orientali e dell'odierna "coalizione di banchieri, investitori privati, capitalisti di venture" pronti a ricavare profitti dalla legalizzazione. Ha concluso parlando del grosso scandalo americano sulle centinaia di miliardi di dollari ricavati dal traffico di cocaina e riciclati dalla Wachovia Bank, e del fatto che "nonostante le prove, non c'è stato nessun processo, nessun arresto, nessuno dietro la sbarre". Questo insabbiamento, denunciato dall'EIR e da MoviSol, avvenne nel 2010 sotto la direzione della Casa Bianca di Obama, del Ministro della Giustizia Eric Holder e del suo assistente Lanny Breuer. L'imponente flusso di narcodollari documentato nel caso della Wachovia Bank è al centro di un più vasto scandalo sul ruolo svolto dalla Casa Bianca in traffici ugualmente illegali, come quello di armi vendute attraverso i confini col Messico ai cartelli della cocaina, lo scandalo noto come "Fast and Furious". L'EIR si aspetta nuovi sviluppi nello scandalo Wachovia, sviluppi che auspicabilmente accelereranno il processo di impeachment del Presidente Obama.

Pubblichiamo la traduzione di un estratto dell'intervento di Antonio Costa, durato nove minuti:

La riorganizzazione della politica anti-droga al fine di ridurre la criminalità è necessaria, ma non è possibile sulla base dell'argomento semplicistico secondo cui la legalizzazione farebbe scomparire la criminalità organizzata. Combattere i criminali legalizzando gli stupefacenti causerebbe un'epidemia di drogati e posso provarlo rifacendomi ai fatti storici, anche se ciò potrebbe irritare qualcuno in questa platea. La pressione per legalizzare le droghe viene da svariate fonti, alcune innocenti e ben intenzionate - che io rispetto -, altre pericolosamente speculative. Ho paura delle seconde; in particolare temo la coalizione di banchieri, investitori privati, capitalisti di venture, società farmaceutiche e simili, che in attesa della legalizzazione stanno spendendo montagne di soldi per sviluppare i marchi di vendita, esattamente come fanno i produttori di tabacco. Per la società sarebbe dannosissimo se il riesame della politica sugli stupefacenti portasse alla sostituzione delle narcomafie con narcocapitalisti, portando alla fine alla privatizzazione dei profitti e alla socializzazione dei costi sanitari.

Ma ho detto in precedenza che le prove storiche accorrono in mio aiuto per dimostrare che la legalizzazione delle droghe causerebbe un'epidemia di tossicodipendenti e l'ho detto anche se ciò avrebbe potuto irritare qualcuno dei presenti. La storia ha mostrato, infatti, che la cupidigia degli investitori può essere dannosa, tanto quando le armi della mafia. Pensate alla Compagnia delle Indie Orientali, la quale per oltre un secolo fece soldi a palate avvelenando la Cina con l'oppio. Questo primo e unico caso di legalizzazione della droga non dovrebbe essere ripetuto. La tragedia della legalizzazione imposta alla Cina da parte delle potenze europee, specialmente da questa, alla fine delle Guerre dell'Oppio fa impallidire ciò che sta accadendo oggi in Messico e in Guatemala; e qui esprimo i miei apprezzamenti per ciò che stanno facendo le autorità messicane. In Cina morirono avvelenate dall'oppio oltre venti milioni di persone, da noi costrette ad assumere stupefacenti; ad oggi in America Centrale sono morte 60.000 persone.

In secondo luogo, a proposito delle misure di contrasto del riciclaggio dei proventi del traffico della droga... Pensate alla Wachovia Bank di New York sorpresa non molto tempo fa, dopo la crisi finanziaria, con le mani nel sacco, intenta a riciclare - ascoltate bene il numero - 480 miliardi di dollari del traffico messicano della droga; riciclare 480 miliardi - non milioni - di narcodollari. Nonostante le prove, nessun processo, nessun arresto, nessuno dietro la sbarre. Le nazioni devono seguire il giro dei soldi per indebolire il potere economico dei cartelli della droga.

In terzo luogo, dobbiamo obbligare gli istituti finanziarii a pulire i loro bilanci dei titoli insanguinati. Nel momento della mancanza di liquidità, durante e dopo la crisi, troppe banche accettarono - e lo fanno tuttora - il denaro proveniente dal traffico di droga. Come ha detto precedentemente l'Ambasciatore, la confisca dei beni dovrebbe essere drastica. Ma non lo è.

Infine, parliamo di una misura di lunghissimo periodo... serve promuovere la crescita economica e la creazione di posti di lavoro, specialmente nelle comunità in cui i giovani poveri sono attratti dal traffico.


Vedi anche:

"Antonio Costa parla con l'EIR del ruolo della droga nel sistema bancario mondiale" (2012)

"L'ONU: le banche salvate dalla narco-liquidità" (2009)

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