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Sotto scrutinio la politica dei droni-killer di Obama

15 febbraio 2013 (MoviSol) - Dopo migliaia di attacchi e un numero tuttora ignoto di vittime civili, l'uso dei droni killer da parte dell'amministrazione Obama è finalmente sotto attacco al Congresso USA, dove è stata chiesta da varie parti l'apertura di un'inchiesta. L'avvio è stato l'audizione per la conferma della nomina a direttore della CIA di uno dei più stretti collaboratori di Obama nella politica dei droni, John Brennan. Un chiarimento sull'uso dei droni era atteso fin da quando furono uccisi tre cittadini americani nello Yemen nel 2011, incluso un ragazzo di sedici anni, per la loro presunta partecipazione ad attività terroristiche.

Recentemente è stata pubblicata una lettera del Sen. Ron Wyden, sottoscritta da dieci altri colleghi di entrambi i partiti, che chiedeva al governo di spiegare "quando la legge stabilisce che il governo ha il diritto di uccidere un americano?". Wyden ha dichiarato ai giornalisti che i suoi tentativi di ottenere una risposta a questa domanda sono stati ripetutamente ignorati dalla Casa Bianca, che si rifiuta di rispondere "da più di due anni."

Il rifiuto di informare il Congresso sulla giustificazione legale di questi atti, unito all'affermazione che le decisioni possono essere prese senza giusto processo, secondo il Sen. Wyden "è una parodia delle funzioni di vigilanza del Congresso" nei confronti dell'esecutivo. Ci somministrano la stessa linea dell'amministrazione Bush sulla tortura, che era: "Fidatevi di noi, prenderemo le decisioni giuste".

Il 4 febbraio hanno suscitato grande clamore le rivelazioni di NBC News su un documento della Casa Bianca che tenta di fornire una giustificazione legale. Esso stabilisce tre condizioni, praticamente senza alcun significato, che consentono al Presidente di uccidere degli americani. La più oltraggiosa è che "un funzionario informato e ad alto livello del governo americano ha stabilito che gli individui presi di mira rappresentano una minaccia imminente di attacco violento contro gli Stati Uniti". Non si specifica chi abbia le qualifiche di funzionario ad alto livello, ed il concetto di "minaccia imminente" non viene specificato, e potrebbe significare in qualsiasi momento in futuro.

L'indignazione del pubblico è stata tale che l'amministrazione ha annunciato, la sera prima dell'audizione sulla nomina di Brennan, che avrebbe trasmesso alle Commissioni di Intelligence del Congresso alcuni documenti coperti dal segreto, ma non tutti.

Anche se sono state poste alcune domande imbarazzanti durante l'audizione, non è stata affrontata la questione centrale, ovvero l'asserzione del Presidente di avere l'autorità di ordinare le esecuzioni, asserzione difesa in modo militante da Brennan. La senatrice Susan Collins ha fatto notare che nei primi due anni di presidenza Obama ha ordinato quattro volte il numero di esecuzioni che aveva ordinato l'amministrazione Bush-Cheney in otto anni. Il suo collega Angus King ha espresso il punto di vista di molti quando ha dichiarato che "se l'Esecutivo è l'accusa, il giudice, la giuria e il boia tutti insieme, questo va contro le tradizioni e le leggi di questo paese".

Il giorno dopo l'audizione, Lyndon LaRouche ha esortato il Sen. Wyden a pretendere "che vengano resi pubblici tutti i memorandum segreti e la corrispondenza che hanno stabilito e protetto questa politica di assassinii". LaRouche ha chiesto anche un'inchiesta approfondita sull'attentato a Bengasi dell'11 settembre 2012. Ad un'altra audizione, sempre il 7 febbraio, con il Capo degli Stati Maggiori Riuniti Generale Dempsey ed il ministro della Difesa Panetta, entrambi hanno dichiarato di aver parlato brevemente con Obama alle cinque di pomeriggio del giorno dell'attacco, ma che non c'è stata alcuna comunicazione col Presidente fino al giorno dopo, quando l'attacco era finito! L'indifferenza ostentata da Obama, che invece aveva seguito l'assassinio di Osama bin Laden secondo per secondo, insieme a tutto il suo staff, ha sorpreso il pubblico americano.

Panetta e Dempsey hanno dichiarato che erano in contatto con la Casa Bianca, senza specificare con chi, ma probabilmente con lo stesso John Brennan. Dunque erano tutti al corrente del fatto che la morte dell'ambasciatore Stevens e di tre funzionari dell'ambasciata non fu affatto il risultato di una manifestazione spontanea, come Obama continuò a sostenere per alcune settimane, ma un attacco terroristico pianificato ad alto livello.

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