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La Discussione sulla separazione bancaria, salvezza dell'economia

18 maggio 2013 (MoviSol) - Riprendiamo da La Discussione, quotidiano fondato da Alcide De Gasperi, un'intervista sulla separazione bancaria con Andrew Spannaus, nostro segretario nonché responsabile delle Commissioni tecniche del neonato Comitato di Liberazione Nazionale.

Separiamo le banche per salvare l'economia

D: Dott. Spannaus, ci spieghi la vostra iniziativa. Perché avete presentato questa proposta di legge?

R: Il CLN è stato costituito poche settimane fa e per lanciare la propria attività su scala nazionale ha scelto un tema di grande importanza per i cittadini e per le istituzioni: come salvarci tutti dalla finanza speculativa. La crisi che viviamo oggi è frutto di un processo lungo decenni, in cui si sono smantellate le protezioni a favore della gente e dell’economia reale, per favorire i poteri forti internazionali. Si sono tolti i limiti ai mercati finanziari, dando agli speculatori la possibilità di agire con impunità, salvo poi chiedere agli stati di salvarli quando falliscono! Questo meccanismo deve finire; i cittadini non possono più pagare per tenere in piedi un sistema basato sulle bolle e che distrugge l’economia reale. Il CLN ha deciso di batterci per il primo passo essenziale, quella della separazione bancaria.

D: Come funziona questa separazione?

R: Vanno separate le banche ordinarie da quelle speculative. Significa che le banche dove abbiamo il conto corrente, che ci danno il mutuo e finanziano le imprese produttive non potranno più operare sui mercati finanziari. Le banche ordinarie (commerciali) devono essere protette da tutto ciò che succede nel regno della speculazione finanziaria, dove si cerca il profitto più alto a più breve termine. Da sempre un atteggiamento di solo guadagno monetario distrugge le attività produttive; è solo negli ultimi anni che i governi hanno permesso agli istituti speculativi (banche d’affari) di fondersi con quelle ordinarie. Il risultato è quello che vediamo oggi: banche universali che perdono i soldi nella speculazione, e poi chiedono i salvataggi con la scusa di dover proteggere i risparmi della gente.

D: Quando sono cambiate le leggi in questo senso?

R: Negli Stati Uniti fu istituita la legge Glass-Steagall nel 1933, in risposta ai disastri finanziari che portarono alla Grande Depressione. Dagli anni Ottanta si è cominciato a ridurre le protezioni, spingendo l’espansione dei mercati finanziari nel nome del liberismo. Questo processo graduale, che è stato accompagnato dalla creazione di varie bolle speculative e dunque da una percezione di ricchezza che era in realtà fittizia, ha raggiunto il culmine nel 1999, con l’abrogazione formale di Glass-Steagall.

In Italia, la trasformazione verso l’economia speculativa è partita all’inizio degli anni Novanta, non a caso nel periodo di Tangentopoli e dell’attacco speculativo che costrinse alla svalutazione della Lira. Allora l’Italia fu bersaglio – certamente non unico – di una campagna contro la sovranità nazionale che mirava ad aumentare il controllo della finanza rispetto ai governi. Così personaggi come Giuliano Amato, Mario Draghi e Carlo Azeglio Ciampi misero il Paese sulla strade delle famose “riforme strutturali”. Si trattava di pesante austerità da una parte – mai finita, naturalmente – e delle privatizzazioni e le liberalizzazioni dall’altra.

Uno dei punti fondamentali, introdotto con il Testo Unico Bancario del 1993, fu proprio l’istituzione della banca universale, annullando la specializzazione che aveva mantenuto la distinzione tra diversi tipi di attività finanziarie. In questo modo le grandi banche italiane, dopo essere state privatizzate, potevano “competere sui mercati”. I risultati li abbiamo visti. Con la speculazione nei titoli derivati ora le banche sono in grado di perdere miliardi con operazioni finanziarie, mentre riducono sempre di più i prestiti alle famiglie e alle imprese.

D: Dunque il problema non è partito principalmente all’estero? C’è chi dice che in Italia le banche erano più solide?

R: Le grandi banche si sono via via trasformate in centri di speculazione. In Italia il processo è stato forse meno estremo che altrove, ma solo in termini relativi. Nei primi anni della crisi l’Italia non ha salvato le banche direttamente, come invece avevano fatto Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania; ma il periodo di calma è durato poco. Intanto, paghiamo i salvataggi delle banche di altri paesi attraverso i Fondi europei, che si traduce in tagli al bilancio con effetti devastanti qui a casa. Poi, oltre a salvare Monte dei Paschi, per esempio, ora vediamo farsi strada l’idea del prelievo forzoso. Se questo non è salvare chi ha speculato con i soldi della gente…

D: L’Italia fa parte dell’Unione Europea; come può cambiare le leggi da sola?

R: La politica dell’Euro si sta dimostrando un fallimento totale. La BCE ha imposto una ricetta su numerosi paesi che ha provocato il crollo dell’economia e rimosso ogni prospettiva per il futuro. Non possiamo fidarci dell’UE, ma dobbiamo prendere l’iniziativa per il cambiamento. Il CLN chiede il recesso dal Trattato di Lisbona, dunque vogliamo riappropriarci della sovranità in termini di decisioni economiche. La cooperazione tra le nazioni europee va benissimo, ma non si può accettare una dittatura della finanza, anche se attuata sotto un altro nome.

D: Ci sono altri paesi in cui si discute di questo cambiamento?

R: La lista è lunga, e parte soprattutto dagli Stati Uniti, dove è in corso una mobilitazione nazionale guidata dal movimento di Lyndon LaRouche che sta organizzando i cittadini e anche i parlamenti dei singoli stati a sostegno del ripristino della legge Glass-Steagall. Un disegno di legge è stato già introdotto alla Camera dei Rappresentanti, con oltre 60 co-firmatari.

Se ne parla anche in molti paesi europei, ma per ora le proposte da parte delle istituzioni sono più che altro fumo negli occhi, versioni molto deboli che non porranno affatto fine ai salvataggi bancari e il saccheggio dell’economia reale.

D: Perché una raccolta firme? Non sarebbe meglio trovare un partito disposto a portare avanti la vostra proposta?

R: Molti politici si sono interessati alla questione della separazione bancaria, da Oskar Peterlini a Giulio Tremonti ad alcuni esponenti della Lega Nord. Tuttavia, le proposte da loro fatte sono state insabbiate dai poteri forti, senza riuscire ad allargare le forze in campo.

Non basta qualche voce isolata, ci vuole una mobilitazione popolare. Questo è il senso della raccolta firme del CLN: mobilitare la popolazione intorno ad una misura essenziale per il nostro futuro, e costringere le istituzioni ad assumere le loro responsabilità.




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