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Attenti alla tattica alla "Carl Schmitt" dell'UE

14 giugno 2013 (MoviSol) - Quando la BCE, la Commissione Europea e "Merkollande" continuano a sostenere la politica di austerità e anzi accelerano i piani di "integrazione" europea per blindare la stessa politica a scopo di salvataggio bancario – ora non più (solo) con i "bail-out" ma anche con i "bail-in" – nonostante l'evidente fallimento di questa politica e il crescente malcontento popolare, ci si chiede se la follia a Bruxelles e nelle capitali europee abbia oltrepassato il punto di non ritorno.

Oppure, come in Amleto, "c'è il calcolo dietro la follia". E il timore è proprio che si stia preparando la tipica situazione alla "Carl Schmitt", e cioè una grave emergenza che le autorità europee userebbero per giustificare maggiore centralizzazione di potere a livello sovrannazionale. L'emergenza potrebbe essere dettata da un crollo delle borse tipo 2008, o da una grave crisi bancaria o simile: una crisi che, insomma, minacci "il sistema".

Così la Commissione Europea ha preparato una nuova bozza che prevede che l'Unione Bancaria prossima ventura sarà gestita da un'autorità dipendente dalla Commissione stessa, così superando la posizione franco-tedesca che sembrava aver messo i paletti sulla giurisdizione nazionale dell'autorità della cosiddetta "risoluzione bancaria" (cfr. EIR Strategic Alert 13/23). Il testo è stato preparato da Michel Barnier e sottoposto agli altri commissari e inoltrato al Consiglio Europeo. Così la BCE risponde sprezzante ai rilievi dello stesso Fondo Monetario – che è uno dei tre membri della Troika – che chiede un ripensamento del regime di austerità imposto alla Grecia. Alla conferenza stampa mensile della BCE a Francoforte il 7 giugno, Mario Draghi ha risposto ad una domanda di una giornalista italiana che la BCE "not really" ritiene di dover fare un mea culpa come ha fatto il FMI (il quale ha fatto un elenco di errori compiuti in Grecia in un rapporto uscito all'inizio della settimana). Al contrario, la Grecia ha compiuto "un aggiustamento straordinario", ha detto Draghi, e "bisogna riconoscere il progresso compiuto da questo paese", progresso "che pochi anni fa sarebbe stato impensabile". E quando un giornalista spagnolo gli ha chiesto se tutto quello che la BCE abbia da offrire a paesi con livelli di disoccupazione da depressione, sia "una graziosa inflazione al di sotto del 2 per cento", Draghi ha ribadito: "L'inflazione bassa aumenta il potere d'acquisto" (di chi ha un reddito, of course), e "il consolidamento fiscale rimane inevitabile. Non si può avere crescita indebitandosi all'infinito; prima o poi si è puniti!", ha minacciato il capo della BCE.

Prendiamo in prestito da James Galbraith il giudizio della settimana su Draghi. Parlando ad una conferenza indetta dall'Associazione Banche Popolari e dal Centro Studi Federico Caffè il 4 giugno a Roma, il noto economista americano ha definito Draghi un uomo pericoloso. "Penso che dobbiate essere prudenti nel nominare animi deboli come questo a capo delle banche centrali dei paesi capitalistici", ha detto Galbraith. "Non si può essere sicuri, sapete, quando si arrenderanno preventivamente a ogni tipo di ideologia ostile".

Galbraith rispondeva a chi aveva ricordato che Draghi ha recentemente affermato che per affrontare la competizione con la Cina, l'Europa deve rinunciare al suo sistema di welfare. "Si tratta di un commento straordinario da parte del signor Draghi, che [afferma di] non avere alcuna fiducia nel capitalismo e di credere che l'Europa sia inerme di fronte ad un paese il cui evento fondativo, politico ed economico, era ed è ancora la Rivoluzione Comunista del 1949".




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