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Il G20 pronto ad approvare il salvataggio bancario con il bail-in

5 settembre 2013 (MoviSol) - Sempre che si tenga come previsto a San Pietroburgo, uno dei temi sull'agenda del G20 dovrebbe essere la confisca dei risparmi "non garantiti" dei clienti nel caso di insolvenza di una grande banca. Alla riunione dei ministri finanziari del G20 lo scorso luglio è stata firmata una dichiarazione comune che appoggia pienamente lo schema elaborato dal Financial Stability Board, ingannevolmente chiamato "risoluzione bancaria" (cfr. EIR Strategic Alert 34-35/2013), la cui versione aggiornata verrà presentata al vertice di San Pietroburgo.

La dichiarazione congiunta afferma anche: "Muoveremo tutti i passi legislativi e di altro tipo necessari a conferire alle autorità il potere di liquidare ("resolve") gli istituti finanziari in modo efficace, compreso il contesto trans-frontaliero".


Così è stato accolto Obama a Stoccolma, da cartelli di protesta del LaRouchePAC.

Mentre il presidente russo Vladimir Putin e altri membri del governo si erano pronunciati contro il bail-in, la banca centrale russa l'ha appoggiato entusiasticamente. Negli Stati Uniti, la confisca dei risparmi non garantiti ("unsecured") è già prevista dalla legge Dodd-Frank (la "riforma finanziaria di Obama"), nell'UE è prevista dalla direttiva approvata dal Consiglio UE e attualmente all'esame del Parlamento di Strasburgo, e in Svizzera è già in vigore dalla fine del 2012. In pratica, però, non c'è modo per i rispettivi fondi nazionali di garanzia dei depositi di coprire i risparmi garantiti, quando giungerà il prossimo crac, specialmente se si considera che la maggior parte dei prodotti derivati sono stati esclusi dal bail-in.

Resta da vedere ciò che avranno da dire altri membri del G20 come Argentina, Brasile, Cina, India, Sud Africa ecc. L'errore fondamentale è presentare quale unica alternativa per le banche Too Big To Fail o il bail-in (pagano azionisti, obbligazionisti e risparmiatori) o il bail-out (pagano i contribuenti), laddove la soluzione sta su un piano completamente diverso: una riorganizzazione e una separazione bancaria sul modello Glass-Steagall, che spazzerebbe via i titoli tossici invece che tentare di salvarli.

Quello che è chiaro è che il dossier preparato da Washington per il vertice sembra uscito da Disneyland. In un briefing telefonico il 30 agosto, i funzionari della Casa Bianca hanno affermato che gli USA intendono guidare le danze perché l'economia americana è ormai in ripresa. In confronto con tutti gli altri vertici dal novembre 2010, "la nostra economia è molto migliorata", e gli altri paesi devono apprendere i segreti della "crescita" e della "creazione di posti di lavoro" che negli USA hanno funzionato tanto bene.

In realtà, l'economia reale degli Stati Uniti si trova in caduta libera da anni, come questa newsletter ha regolarmente documentato. La povertà è aumentata a ritmi mozzafiato. Già nel gennaio 2012, uno studio della New America Foundation rilevava che il 40% di tutti i posti di lavoro USA erano mal pagati (cioè inferiori a 22 mila dollari, il doppio del livello di povertà), mentre nel 2008 erano il 28%.

Forse più che ogni altra statistica è eloquente il fatto che nel maggio 2013, oltre il 15% della popolazione, ovvero 47,5 milioni di persone, dipendevano dai buoni pasto per nutrire se stessi e le loro famiglie. E una ricerca pubblicata il 10 luglio sul Journal of the American Medical Association riferisce che tra 34 nazioni dell'OCSE considerate "pari economici" degli Stati Uniti, gli USA si trovavano al 27mo posto per aspettativa di vita, anche se al primo posto come dollari spesi pro capite nella salute.

Questo è il "modello economico robusto" che l'amministrazione Obama vuole imporre al resto del mondo durante il vertice in Russia.




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