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Svizzera: l'alleanza per la separazione bancaria vince il primo dibattito pubblico

24 ottobre 2013 (MoviSol) - Nella prima apparizione televisiva, il 18 ottobre, i due autori dell'iniziativa parlamentare svizzera per la separazione bancaria, il socialdemocratico Corrado Pardini e il conservatore Cristoph Blocher, hanno mostrato che l'insolita alleanza tiene e che contrariamente alla propaganda del Neue Zuercher Zeitung, non c'è stata una ritirata dalle posizioni iniziali.

Di fronte agli avversari, rappresentati dalla capogruppo del FDP (liberali) al Consiglio Nazionale Gabi Huber e dal senatore Pirmin Bischof (CVP), sia Blocher che Pardini hanno reiterato il contenuto delle due mozioni identiche che chiedono di separare "le banche con negoziazione in conto proprio" dalle "banche di deposito e gestione patrimoniale", e si sono detti fiduciosi di raggiungere un accordo sul secondo tema, e cioè il livello di riserva obbligatoria.

La Svizzera ha bisogno di banche, ha detto Pardini, ma di banche utili per la comunità, che elargiscono il credito, raccolgono il risparmio, finanziano i mutui e gestiscono il patrimonio. Queste banche devono essere separate da quelle che fanno trading finanziario. Le prime vanno protette, le seconde no. Se falliscono, non ci contageranno la comunità.

Blocher ha denunciato quella che lui chiama "l'americanizzazione" di UBS e CS, e cioè l'espansione abnorme nella bisca finanziaria, prevalentemente all'estero. Entrambi hanno ribattuto ai deboli argomenti degli avversari sottolineando il fatto che in nessuna altra nazione del mondo due banche hanno un bilancio cinque volte superiore al PIL nazionale. Questo è un rischio sistemico da eliminare.

Precedentemente al dibattito, il 16 ottobre, il noto autore Gian Trepp, che ha fatto parte del gruppo PS che ha negoziato l'alleanza con il SVP, ha alzato il livello della discussione in una risposta al presidente della Federazione delle Banche Cantonali, Urs Mueller, che in un articolo sul NZZ aveva proposto regole più strette per UBS e CS, attive globalmente, ma meno regole per le banche cantonali, attive sul mercato interno. Sbagliato, ha scritto Trepp sul suo blog, perché questo darebbe alle banche cantonali il permesso di trasformarsi in banche speculative.

Alla base di tali proposte c'è un'interpretazione viziata della "tradizione liberale svizzera", sostenuta da Mueller. La rivoluzione liberale del 1848 è solo un elemento dell'identità nazionale svizzera, al quale vanno affiancate due altre date importanti: il 1291 e il 1918. "L'accordo del 1291 getta le basi per definire il termine 'Interesse Economico Nazionale' nel XXI Secolo e, con esso, le basi per l'urgente riforma del sistema bancario svizzero", ha scritto Trepp.

Per chi non ha familiarità con la storia svizzera, una breve spiegazione. La nazione svizzera nacque nel 1291, quando tre cantoni decisero di unirsi in uno stato federale riconquistando la libertà che era stata loro originalmente concessa dall'imperatore Federico II Hohenstaufen e successivamente tolta dal re Asburgo. La Carta Federale, o Bundesbrief del 1291, che contiene il germe dello stato di diritto, oggi viene considerata, assieme al Giuramento di Ruetli e con la leggenda di Guglielmo Tell, il riflesso delle idee fondanti della nazione svizzera. L'unione di tre cantoni che fino a quel momento si erano combattuti aspramente anticipa di secoli il principio della Pace di Westfalia: le parti in conflitto riconoscono che l'unica via d'uscita è se l'ex nemico diventa il partner.

Nel 1918, nella fase finale della Prima Guerra Mondiale e all'indomani della terribile epidemia di influenza che decimò la popolazione, la Svizzera fu paralizzata da uno sciopero generale. Lo sciopero fu represso, ma il governo fu poi costretto a riconoscerne le rivendicazioni, introducendo diritti del lavoro e civili, come la settimana di 48 ore, il suffragio universale ecc.




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