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Il crollo dell'economia fisica

28 dicembre 2013 (MoviSol) - Alla trasmissione settimanale del LaRouchepac il 15 novembre, Matthew Ogden ha fatto il punto sullo stato dell'economia transatlantica, illustrandolo con una serie di grafici originali che presentiamo in questo numero speciale.

Con il loro aiuto descriveremo il crollo dell'economia fisica negli USA e in Europa e la crescita di potenziale iperinflazionistico più pericoloso di quello che esplose nella Germania di Weimar, cresciuto specialmente dopo l'abrogazione della legge Glass-Steagall nel 1999 e l'elezione di Barack Obama nel 2008.

Il volume degli aggregati finanziari rappresentati nella figura 1 è stimato in modi diversi. Gli aggregati finanziari sono composti da tre differenti categorie: le cosiddette azioni; il debito; i derivati. E come si può ben vedere, i derivati rappresentano la grande maggioranza degli aggregati a livello mondiale. Secondo i dati dalla Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI), essi ammontano a un totale di circa 700 mila miliardi di dollari. Ma altre stime, compresa la nostra, propendono per una cifra doppia.


(Figura 1)

Si può vedere che la bolla dei derivati cresce a partire dal 1980 e continua ad un tasso crescente dopo il 1999. In quell'anno, come abbiamo detto, Glass-Steagall fu abrogata ufficialmente, ma negli anni precedenti le sue disposizioni erano state regolarmente erose dalle azioni della Federal Reserve sotto Alan Greenspan. Dopo il 1999 naturalmente la bolla si gonfia a dismisura, fino al crac del 2007-2008.

A quel punto la bolla avrebbe dovuto crollare completamente. Invece, a partire dall'amministrazione Bush e proseguendo con Obama, fu adottata la politica di Quantitative Easing (QE). Ciò ha sostenuto e perpetuato la bolla dei derivati.

La figura 2 mostra che a partire dal 2008, con la crescita di QE (la curva superiore) si sono iniettati complessivamente quasi quattromila miliardi di dollari di denaro fittizio nell'economia degli Stati Uniti. Parallelamente a ciò si osserva un'impennata dei depositi bancari che, a differenza da quanto avviene in un'economia sana, non sono il risultato dello sviluppo economico. Nei cinque anni dell'amministrazione Obama non c'è stata alcuna crescita di attività nell'economia reale. Invece, si assiste ad un crollo del credito a partire dal 2008 e ad una stagnazione dal 2010.


(Figura 2)

La figura 3 mostra ciò che è veramente accaduto nell'economia reale. Già a partire dal 1999 si è assistito ad un declino costante nel tasso di attività, e cioè la percentuale della forza lavoro abile che è occupata o cerca attivamente lavoro. Quando Obama viene eletto, nel 2008, il tasso crolla e continua a crollare fino ad oggi. Certo, nel 2008 c'è stato il fallimento di Lehman Brothers con le sue conseguenze sull'economia reale. Ma ciò che conta è che le misure adottate dal governo USA per rispondere alla crisi sono state quelle sbagliate e hanno peggiorato la situazione.


(Figura 3)

Questo è significativo, perché se si guarda al numero delle persone che fanno parte di ciò che viene chiamata la forza lavoro civile, il numero non è cambiato. Erano 155 milioni nel gennaio 2009 e sono rimasti 155 milioni oggi. Tuttavia, la popolazione in età lavorativa è cresciuta di quasi dodici milioni.

Ma allora dove sono finiti tutti questi potenziali lavoratori? Essi non compaiono nella forza lavoro. Questo vuol dire una sola cosa: che dalla forza lavoro sono usciti un numero corrispondente di persone che hanno cessato di cercare un'occupazione o che non l'hanno mai cercata. I fuoriusciti erano 80 milioni nel 2008 e sono 91,4 milioni oggi. C'è un esercito invisibile che non viene contato come parte della forza lavoro.

Perciò quello che vediamo è una proporzione decrescente, che va in picchiata dopo l'elezione di Obama e continua la picchiata ogni anno successivo. Facendo i conti, la disoccupazione reale negli Stati Uniti di Obama è arrivata a 26 milioni, comprendendo i 22 milioni ufficiali di disoccupati, sottoccupati o scoraggiati, più quattro milioni che non sono mai entrati nella forza lavoro negli ultimi cinque anni. Questa sta diventando una "generazione perduta" di giovani.

Le figure 4 e 5 mostrano la disoccupazione giovanile in Europa. Tutti noi conosciamo le cifre drammatiche della disoccupazione giovanile in Grecia, in Spagna e in altri paesi europei. Questa cartina mostra che dal 2008 la disoccupazione giovanile è raddoppiata e addirittura triplicata in alcuni paesi. A Cipro è raddoppiata, dal 9 al 18 %. In Irlanda dal 10 al 20%, in Italia e Portogallo dal 20 a oltre il 40% (dati di ottobre), e in Grecia e Spagna è triplicata, dal 20 a quasi il 60%.


(Figura 4)


(Figura 5)

Questi dati non includono nemmeno coloro che abbandonano scoraggiati il mercato del lavoro, i sottoccupati e i giovani emigrati in cerca di occupazione.

La Fig. 4 mostra che nel 2008 c'erano solo sei paesi in Europa con una disoccupazione giovanile superiore al 20%.

La Fig. 5 mostra che nel 2012 sono saliti a undici i paesi con una disoccupazione giovanile superiore al 20%; cinque paesi presentano una dis. giov. Del 30-40% e tre superano il 40%.

Il fenomeno però ha colpito anche gli Stati Uniti della "ripresa" di Obama. La Fig. 6 mostra gli USA nel 2008, con tre stati a oltre il 30% di disoccupazione reale – e con "reale" qui si intende sia i disoccupati totali che le persone occupate marginalmente e gli scoraggiati. Si tratta del Michigan (34%), Rhode Island (31%) e California (30%).


(Figura 6)

Nel 2013 (Fig. 7) trenta stati degli USA presentano una disoccupazione giovanile "reale" superiore al 30%. Quattordici sono tra il 30 a il 35%, dieci tra il 35 e il 40% e cinque sopra il 40% (Nevada, Illinois, Mississippi, California e North Carolina.


(Figura 7)

Dunque, possiamo vedere che il quadro su ambo le sponde dell'Atlantico rivela quella che sta diventando una generazione perduta, molto simile a ciò che accadde durante la Grande Depressione, negli anni prima che Franklin Roosevelt fosse eletto.

Ma se guardiamo alla Fig. 8, che indica il tipo di lavoro esercitato da chi ha un'occupazione, come percentuale della forza lavoro occupata, vediamo che la situazione è peggiore di quella che dovette affrontare Roosevelt. All'inizio del grafico, nel 1940, durante il terzo mandato di Roosevelt, aumentava la percentuale degli occupati nel settore produttivo. Questo naturalmente era durante la mobilitazione bellica, la costruzione del cosiddetto "Arsenale della Democrazia".


(Figura 8)

Ma non appena Roosevelt morì e Truman prese il comando, quella tendenza cominciò a ribaltarsi. I colletti blu cominciarono a diminuire e aumentarono i colletti bianchi e l'occupazione non specializzata nei servizi. Quel rapporto continuò a peggiorare fino a quando, nel 1971, gli occupati nei servizi superarono quelli nella produzione di beni. Da allora c'è stato un netto declino nell'economia, un declino che non si è mai fermato.

Per finire, uno sguardo al potere d'acquisto delle famiglie, che riflette l'inflazione reale. La Fig. 9 mostra l'aumento dei prezzi reali di quattro prodotti alimentari di base: frutta (mele), carne di manzo, farina e patate, negli ultimi tredici anni. L'aumento nominale dei salari ha coperto solo una parte dell'aumento. La parte superiore della colonna, in rosso, mostra l'erosione netta del potere d'acquisto dei salari, il furto netto perpetrato ai danni delle famiglie americane.


(Figura 9)

 




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