Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

La nomina di Bolton è ancora trattenuta dal Senato

Per la seconda volta in meno di un mese, i democratici del Senato USA, che sono la minoranza, hanno ingaggiato un braccio di ferro con l'amministrazione Bush su questioni costituzionali fondamentali con il sostegno di alcuni repubblicani moderati. Alla fine di maggio è stato respinto il tentativo del governo – la cosiddetta "nuclear option" – di ridimensionare i poteri del Senato alla semplice convalida delle decisioni dell'esecutivo. A metà giugno il Senato è impegnato a respingere il tentativo di governo di abusare dell'"executive privilege" rifiutandosi così di consegnare al Senato informazioni da questo richieste per valutare la nomina di John Bolton ad ambasciatore presso le Nazioni Unite. Bolton, implicato negli anni Ottanta nella vicenda Iran-Contra, ha poi ricoperto l'incarico di "negoziatore" per gli armamenti nel dipartimento di Stato, abusando di tale posizione per attribuire indiscriminatamente "arsenali di sterminio" non solo all'Iraq ma ad altri paesi come Corea del Nord, Iran, Siria, ecc. (Vedi anche: Il fantasma di Bertrand Russell abita nel Pentagono di Cheney e Rumsfeld e Siria, Iran, Egitto rischiano l’irachizzazione)

I senatori Chris Dodd e Joe Biden, esponenti democratici della Commissione Esteri cui spetta valutare il caso, avevano richiesto documenti sui recenti trascorsi di Bolton al dipartimento di Stato, come responsabile dei negoziati sul disarmo. Bolton avrebbe infatti richiesto che si registrassero telefonate di alcuni esponenti del governo. Inoltre i senatori hanno chiesto copia di alcuni atti dello stesso Bolton verosimilmente volti a distorcere e sopprimere informazioni d'intelligence che contraddicevano la sua teoria sul programma della Siria di dotarsi di armi di distruzione di massa.
La Casa Bianca, si dice su espresso ordine di Cheney, ha respinto le richieste dei due senatori ed ha ordinato a John Negroponte di rigettare ogni offerta di compromesso avanzata dal sen. Dodd, il quale si sarebbe persino accontentato di sapere dallo stesso Negroponte i nomi degli esponenti del governo di cui Bolton ha voluto le registrazioni.
In una lettera del 6 giugno a John Negroponte il sen. Dodd ha scritto: "Non è mia intenzione ostacolare un voto diretto del Senato sulla nomina di Bolton ... Sono pronto a cooperare con lei per trovare la maniera di soddisfare le esigenze legittime del Senato e al tempo stesso tener conto delle preoccupazioni dell'Amministrazione concernenti la riservatezza delle informazioni in questione". Dodd è arrivato a proporre che la Commissione esteri del Senato compili una lista di nomi da sottoporre a Negroponte. "Se nessuno di quei nomi figura tra quelli riguardanti Bolton posso ritenere la questione chiusa, per quanto mi riguarda", ha dichiarato Dodd.
Fonti bene informate hanno riferito all'EIR che la Commissione Esteri teme che i telefoni fatti controllare da Bolton siano quelli del segretario di Stato Colin Powell, il suo vice Richard Armitage e l'allora ambasciatore all'ONU Bill Richardson, personaggi che in vario modo hanno contrastato la politica guerrafondaia dei neocons.
Evidentemente ora la manovra è volta ad incastrare Negroponte; se questi infatti rifiuterà quest'ultima richiesta vuol dire che ha del marcio da nascondere, vuol dire che è vero che quei nomi erano nel mirino di Bolton.
Intanto al Senato i repubblicani fanno i conti e si accorgono di avere due voti in meno dei 62 necessari per impedire un dibattito sulla questione. Così il presidente della maggioranza, Bill Frist, ha persino rimandato ogni decisione sul voto in aula, ma è tornato ad accarezzare "l'opzione nucleare": offrire il destro al vicepresidente Cheney affinché questi possa arrivare a decidere, in qualità di presidente del Senato, che una maggioranza di 51 voti basti a evitare il dibattito, in barba alle regole da tempo vigenti in Senato.
Mentre i democratici tengono fede all'impegno preso il 23 maggio e accettano di votare in seduta plenaria per tre giudici della destra voluti da Bush, si prevede che i repubblicani moderati non vogliano di nuovo rischiare un ridimensionamento dei poteri del Senato. Frist ha detto che porterà la candidatura di Bolton al voto nella terza settimana di giugno, ma il capogruppo democratico Harry Reid ha risposto: "Questa Casa Bianca non crede alla dottrina della separazione ed uguaglianza sancita nella Costituzione. Vuole ignorare il Senato, ma non può farlo. Se vuole Bolton all'ONU ci dia prima le informazioni, e se non lo farà Bolton non passa".


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà