ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Cheney rilancia la politica guerrafondaia contro l'Iran

Benedetto XVI a Ratisbona e Bernard Lewis

Guerra asimmetrica globale: il presidente George W. Nerone

Il generale Ivashov: come dice LaRouche, dietro questa guerra c’è l’oligarchia finanziaria internazionale

L’eredità di Wohlstetter nella strategia nucleare dei neo-cons

La guerra di Halliburton

Gli USA nella trappola della privatizzazione delle forze armate

Il pericolo di guerra e i “piegatori di cucchiai” tra i militari USA

Per Cheney la guerra è l'alternativa alla minaccia della pace

Mini-nukes: il fantasma di Bertrand Russell abita nel Pentagono di Cheney e Rumsfeld

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La dottrina LaRouche

Impeach Cheney

Dopo il pastrocchio: Cheney e i neo conservatori se la prendono con LaRouche

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Il vice presidente Cheney deve andarsene

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La vera alternativa alla guerra

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Guerre e terrorismo, conseguenze del crac finanziario

Gli USA verso lo stato di polizia

Brzezinski e l’11 settembre

LaRouche, Rafsanjani e l’11 settembre

Gli USA minacciati dal colpo di stato

Dialogo delle civiltà per la ricostruzione mondiale

Nuove considerazioni sullo scudo spaziale

Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall'occidente

Organizzazione regionale sotto una nuova Bretton Woods

La destabilizzazione geopolitica globale


[Executive Intelligence Review, anno 32 n. 21, 27 maggio 2005]


Il fantasma di Bertrand Russell abita nel Pentagono di Cheney e Rumsfeld


Il seguente articolo di Jeffrey Steinberg è apparso sull'EIR il 7 marzo 2003. L'EIR del 27 maggio 2005 lo ha ripubblicato a corredo della denuncia della decisione del governo USA di ricorrere alle armi nucleari in qualsiasi conflitto. (vedi: È operativa la dottrina del "primo colpo" nucleare)

La politica nucleare seguita dagli Stati Uniti nell'ultimo quarto di secolo è nota come "garanzia di sicurezza negativa", mirante in pratica a dissuadere la proliferazione di armi nucleari e ad incoraggiare le nazioni che non dispongono ancora di tali armi a firmare il Trattato di non proliferazione (NPT) e altri accordi connessi. In un discorso alle Nazioni Unite, il 12 giugno 1978, l'allora segretario di Stato Cyrus Vance annunciò l'impegno del governo USA a non fare mai ricorso alle armi nucleari contro una potenza non nucleare, eccezione fatta per le circostanze speciali di un paese che come alleato di potenze nucleari aggredisce gli USA o i suoi alleati.
Questo impegno di Washington fu poi ribadito nel 1995 dal segretario di Stato Warren Christopher. L'11 aprile 1995 gli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – Cina, Russia, Inghilterra e Francia –, potenze che dispongono tutte di un arsenale nucleare, hanno ratificato una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che sancisce lo stesso principio.
Ma il 22 febbraio 2002 John Bolton, funzionario del dipartimento di Stato responsabile per il controllo degli armamenti e il disarmo, esponente di punta dei neo-conservatori, ha ripudiato l'impegno alla garanzia di sicurezza negativa come "un'idea irrealistica della situazione internazionale", dopo i fatti dell'11 settembre 2001. L'annuncio allora dato da Bolton dell'abbandono della politica seguita dagli USA per 24 anni e fatta propria dai cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza dell'ONU non fu certo una trovata tutta sua. Già un mese prima l'amministrazione Bush aveva presentato al Congresso la sua "Nuclear Posture Review" in cui si annunuciava la possibilità di ricorrere alle armi nucleari contro sette paesi – Russia, Cina, Iraq, Iran, Corea del Nord, Libia e Siria – sebbene solo i primi due dispongano sicuramente di un arsenale nucleare.
Alle indagini condotte dall'EIR risulta che un gruppo di guerrafondai utopisti, che attualmente ricoprono incarichi delicati nella burocrazia civile del Pentagono e nell'Ufficio del vicepresidente, da più di un decennio promuove una nuova dottrina imperiale per condurre offensive nucleari contro i paesi del Terzo Mondo e sta ora riuscendo a concretizzare i suoi folli piani. La già squilibrata dottrina della "distruzione reciproca assicurata", seguita dagli Stranamore della guerra fredda, viene soppiantata da quella che merita di essere definita la dottrina della "distruzione unilaterale assicurata" con la quale i nuovi Stranamore si ripromettono di terrorizzare il mondo intero affinché si sottometta ad una Pax Americana all'insegna delle mini-nukes, le bombe ad effetto limitato.
Il gen. Leonid Ivashov, accademico russo ed ex funzionario del ministero della Difesa, denunciò molto correttamente, all'inizio del 2002, il nuovo piano di impiego delle testate nucleari ad effetto limitato, le "mini-nukes", come una forma di guerra malthusiana, mirante cioè a ridurre "popolazioni in eccesso". Si tratta della follia ereditata in blocco da lord Bertrand Russell il quale, alla fine della seconda guerra mondiale, propose che gli Stati Uniti sfruttassero il vantaggio delle armi nucleari, che essi soli in quel momento disponevano, per attaccare preventivamente l'Unione Sovietica e stabilire così un governo mondiale in mano all'elite anglo-americana.

'Nucleare nel nuovo ordine mondiale'

Il cadavere dell'impero sovietico non era ancora stato sotterrato quando si cominciò a resuscitare l'idea russelliana di una guerra nucleare preventiva. Secondo l'attivista canadese per il controllo degli armamenti Fred Knelman, nel marzo 1990 il "Military Net Assessment" dei Capi di stato maggiore riuniti si occupò principalmente della "minaccia", ritenuta sempre più forte, che i paesi del Terzo Mondo potessero sviluppare armi di distruzione di massa (WMD). La valutazione conclusiva dell'"assessment" fu che occorreva disporre di un arsenale sempre più assortito e modernizzato di armi nucleari.
Subito dopo la "Tempesta del deserto", il segretario dell'Air Force Donald Rice dichiarò al Congresso che gli Stati Uniti dovevano "dissuadere le emergenti capacità nucleari regionali". Inoltre, l'allora ministro della difesa Dick Cheney produsse un documento top-secret intitolato "Nuclear Weapons Employment Policy" (NUWEP) che incaricava formalmente i militari di pianificare l'impiego di armi nucleari contro le nazioni del Terzo Mondo considerate capaci di sviluppare armi WMD. Nell'aprile del 1991 il Los Alamos National Laboratory produsse la prima proposta scritta di sviluppare una nuova generazione di mini-nukes che potessero essere impiegate contro il Terzo Mondo.
Secondo un alto ufficiale in congedo che seguì in prima persona questi sviluppi, gli specialisti di armamenti e di strategia nei principali laboratori militari d'America temevano che, con la scomparsa dell'Unione Sovietica, il "prezzo della pace" avrebbe comportato per loro un taglio solenne dei bilanci. Di conseguenza essi s'impegnarono a decantare le virtù della nuova generazione delle mini-nukes, che rappresentavano un deterrente credibile contro quei paesi del Terzo Mondo desiderosi di sviluppare i propri arsenali WMD. Per piazzare la propria proposta dicevano che contro questi paesi gli USA non avrebbero potuto far valere il deterrente delle armi strategiche, occorreva dunque investire nella ricerca e sviluppo di una nuova generazione di armi nucleari che potevano essere impiegate in maniera credibile contro gli "stati canaglia" del Terzo Mondo.
Nell'estate del 1991 un gruppo di scienziati del Los Alamos tenne una presentazione al Defense Science Board (organo consultivo dell'assistente del segretario alla Difesa per la scienza e la tecnologia) provocatoriamente intitolato: "Impieghi possibili delle armi nucleari di potenza ridotta nel nuovo ordine mondiale". Il gen. Lee Butler, capo dello Strategic Air Command (SAC, che da lì a poco sarà rinominato Strategic Command, o StratCom), costituì un gruppo di studio sul deterrente che nell'autunno successivo riferì le proprie conclusioni al SAC. Il gruppo era presieduto dall'ex segretario dell'Air Force Thomas Reed e dal col. Michael Wheeler. Altri esperti del gruppo: John Deutch, che poi diventerà vice ministro della Difesa e capo della CIA, Fred Iklé, ex vice segretario alla Difesa, co-presidente della Commissione Wohlstetter e sospettato di appartenere all'"X-Committee", il gruppo di spie israeliane che gestirono Jonathan Pollard; l'attuale consigliere di Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice e il futuro direttore della CIA R. James Woolsey.
Nel loro rapporto, chiamato "Reed Report", questi esperti raccomandarono la realizzazione di armi adatte "contro qualsiasi avversario che si può prevedere nel globo" e proposero la creazione di forze di attacco nucleare per contrastare "stati che possono finire col disporre di armi nucleari". Raccomandarono inoltre il "first use", il ricorso per primi alle armi nucleari laddove le forze USA vanno incontro al "rischio di annientamento" convenzionale "nelle regioni remote ovunque nel mondo". Questo è riferito da William M. Arkin e Robert S. Norris nella loro durissima critica al Reed Report pubblicata nell'aprile 1992 dal Bulletin of the Atomic Scientists, in un articolo intitolato "Tiny Nukes for Mini-minds" (armi minuscole per mini cervelli).
L'affermazione più esplicita del rapporto è forse la seguente: "Si dispone ora della tecnologia per sviluppare armi di proiezione della potenza e armi nucleari ad effetto molto limitato nei penetratori del terreno con guida di precisione".
Contemporaneamente al rapporto Reed, due scienziati nucleari del Los Alamos, Thomas Dowler e Joseph Howard, pubblicarono sull'edizione dell'autunno 1991 della Strategic Review un articolo intitolato: "Contrastare la minaccia del tiranno ben armato: una modesta proposta per le piccole armi nucleari". Affermavano tra l'altro: "L'arsenale nucleare esistente degli Stati Uniti non ha effetti deterrenti su Saddam e difficilmente dissuaderanno un futuro tiranno". Proponevano quindi "lo sviluppo di armi nucleari nuove di effetto molto limitato, con capacità distruttive proporzionali ai rischi che ci troveremo ad affrontare nel nuovo ambiente mondiale", e prescrivevano specificamente lo sviluppo di "micro-nukes" (con una carica esplosiva di 10 tonnellate), "mini-nukes" (100 tonnellate) e "tiny-nukes" (un kilotone).
Dowler e Howard conclusero: "Dubitiamo che un qualsiasi presidente autorizzi l'impiego delle armi nucleari del nostro arsenale attuale contro le nazioni del Terzo Mondo: è proprio questo dubbio che ci induce a sostenere lo sviluppo di armi inferiori al kilotone".

"Bush 41" disse di no agli squilibrati

A quell'epoca l'Air Force USA lanciò un "Progetto PLYWD" (Precision Low-Yield Wapons Design, armi di precisione a bassa potenza) per definire "un'opzione credibile per contrastare il ricorso alle armi nucleari da parte di nazioni del Terzo Mondo". Il progetto fu oggetto di denuncia da parte di William Arkin in un articolo pubblicato nel gennaio 1993 dal Bulletin of the Atomic Scientists.
In un'audizione del Congresso, nel gennaio 1992, Reed asserì: "Non è difficile supporre una situazione da incubo in cui Saddam Hussein minacci le forze americane all'estero, alleati e amici degli USA, e persino gli stessi Stati Uniti, con armi nucleari, biologiche e chimiche". "Se ciò dovesse accadere le armi nucleari USA potrebbero essere una risorsa per cercare di dissuadere chi voglia materializzare una tale minaccia". Reed passò quindi a criticare espressamente la dottrina in vigore dal 1978 dicendo al Congresso: "Non ci sentiamo a nostro agio ... con l'idea che una nazione possa effettuare qualsiasi forma di aggressione chimica o biologica e godere della protezione di un impegno americano a non fare ricorso all'arsenale nucleare".
Il segretario alla Difesa Cheney, subito dopo la Desert Storm, aveva aperto il vaso di Pandora del ricorso per primo all'arma nucleare con il suo ordine segreto "Nuclear Weapons Employment Policy". Ma l'allora presidente George H.W. Bush non stette al gioco e il 27 settembre 1991 dichiarò che gli USA avrebbero eliminato tutte le loro armi nucleari tattiche con base a terra. Nel discorso sullo Stato dell'Unione del gennaio 1992 Bush padre annunciò il piano per ridurre l'arsenale di armi nucleari non strategiche. Il 2 ottobre 1992 Bush approvò una moratoria sui test delle armi nucleari, somministrando così un duro colpo ai piazzisti delle armi nucleari esotiche.
Questi però, sempre capitanati da Cheney, tornarono alla carica dopo la sconfitta elettorale di Bush nel 1992 e già nel gennaio 1993 produssero il "Defense Strategy for the 1990's", un rapporto in cui la teoria sulla necessità di aggredire i paesi del Terzo Mondo fu riformulata con tanta cautela nelle formulazioni e largheggiando con gli eufemismi. Il principale autore di quello studio fu I. Lewis Libby, allora braccio destro di Paul Wolfowitz che ricopriva l'incarico di assistente del segretario alla Difesa. Oggi Libby è il capo dello staff e consigliere di sicurezza nazionale del vice presidente Dick Cheney. In passato è stato per tanto tempo l'avvocato di Marc Rich, il padrino della mafia russo-israeliana e promotore di Ariel Sharon.

Con cautela, ma procedere

Con l'arrivo di Clinton alla Casa Bianca i parlamentari John Spratt e Elizabeth Furse aggiunsero al bilancio militare del 1994 una leggina che proibiva espressamente la ricerca e lo sviluppo delle armi nucleari a bassa potenza per la quale ottennero l'approvazione di Clinton.
Ma, con una certa preveggenza, nell'articolo del 1993 sopra citato, Arkin aveva già ammonito: "I programmi sono tutt'altro che sepolti, il sostegno per le mini-nukes si è diffuso come un virus, contagiando i laboratori militari, l'Air Force e la Marina, il Comando Strategico (ex SAC), la Defence Nuclear Agency e i Comandi Centrale e Europeo. ... Gli entusiasti delle armi nucleari parlano pubblicamente della continuazione dei test e della ricerca con cui i laboratori mantengono la 'competenza nucleare' e impediscono il futuro verificarsi di sorprese tecnologiche, con il beneficio collaterale di aumentare la sicurezza delle armi. Dicono di non avere un programma segreto ... Ma, dietro i tradizionali sostenitori della 'sicurezza', si nasconde un nuovo raggruppamento post guerra del Golfo -- gli zeloti del nucleare decisi a sviluppare una nuova generazione di piccole armi concepite per combattere le guerre nel Terzo Mondo".
In effetti, ben nascosto nei meandri della burocrazia del Pentagono, nell'era di Clinton almeno un programma di mini-nuke è stato portato avanti. Greg Mello, direttore del Los Alamos Study Group ha scritto un articolo sul Washington Post del 1 luglio 1997 intitolato: "La nascita di una nuova bomba, ombre del dott. Stranamore: impareremo ad amare la B61-11?".
Stando a Mello, nell'ottobre 1993 Harold Smith, assistente per l'Energia Atomica del segretario alla Difesa, cercò di far approvare un'alternativa alla bomba nucleare ad alta potenza B53, che allora era la principale arma per distruggere i bunker. La B53 era anche la bomba più pesante, tanto da poter essere trasportata solo dai bombardieri B-52.
Così, predicando la modernizzazione dell'arsenale, Smith ottenne l'approvazione della prima mini-nuke, la B61-Mod 11.
Nel novembre 1993, in barba alla leggina Spratt-Furce, la proposta della B61-11 fu approvata dal Nuclear Weapons Command Standing Safety Committee. Il 6 febbraio 1995 il vice segretario alla Difesa John Deutch, già esponente del gruppo di Reed, sottoscrisse il progetto. Mentre la realizzazione procedeva a tappe forzate, prima ancora che le nuove bombe fossero consegnate, già nella primavera del 1996 Smith dichiarò ad un gruppo di giornalisti al Pentagono che gli Stati Uniti avrebbero disposto di una bomba bunker-buster capace di distruggere un impianto sotterraneo in Libia in cui si presumeva che si producessero armi chimiche. Il 7 maggio successivo toccò a Ken Bacon, portavoce del Pentagono, ritrattare le minacce di Smith: "Non c'è alcun piano di usare armi nucleari, e ogni voce di un possibile ricorso preventivo alle armi nucleari contro quell'impianto è del tutto infondata".

Non perdere d'occhio Israele

Con l'attuale amministrazione Bush, i fautori delle mini-nukes sono venuti tutti alla ribalta. In un articolo del 25 gennaio 2003 sul Los Angeles Times Paul Richter scriveva: "Mentre il Pentagono continua ad ammassare in maniera palese truppe e arsenali nel Golfo Persico, più discretamente si prepara ad usare armi nucleari in una guerra contro l'Iraq. ... I militari si concentrano a pianificare l'impiego di armi nucleari tattiche come rappresaglia contro un attacco iracheno con armi chimiche o biologiche, o per prevenirlo in anticipo". Richter riferisce che uno dei piani discussi prevede "il possibile impiego delle armi cosiddette bunker-buster contro obiettivi militari profondamente interrati".
Un esperto militare in congedo ha riferito all'EIR che il presidente Bush non ha firmato questi piani per le armi nucleari e che, oltre la B61-11, negli arsenali nucleari USA non esistono altre mini-nuke. Egli ha inoltre spiegato che la B61-11 non è stata adeguatamente testata e molti esperti dubitano, fino a ritenerla una sciocchezza, l'affermazione secondo cui queste bunker-buster comportino un fallout molto ridotto in quando penetrano in profondità nel terreno. Si tenga presente che questo comporta un rischio notevole per le popolazioni civili come anche per le truppe americane eventualmente dispiegate nel teatro tattico.
Occorre inoltre considerare che gli utopisti che dominano i ranghi della burocrazia civile del Pentagono e l'ufficio del vice presidente sono tutti entusiasti sostenitori dell'idea di una guerra nucleare preventiva contro "canaglie" nel Terzo Mondo. Si tratta di una delle minacce più gravi della nostra epoca. Mentre nei ranghi dei militari più qualificati USA ci sono ufficiali capaci e disposti a schierarsi contro questa banda di Stranamore, c'è anche da considerare il rischio imponderabile rappresentato dall'"alleato scalmanato" dei guerrafondai di Washigton, Ariel Sharon, che dispone di un proprio arsenale nucleare.