ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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La guerra di Halliburton

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La dottrina LaRouche

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LaRouche, Rafsanjani e l’11 settembre

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Dialogo delle civiltà per la ricostruzione mondiale

Nuove considerazioni sullo scudo spaziale

Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall'occidente

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La destabilizzazione geopolitica globale



Discorso di Lyndon LaRouche
dell’11 settembre 2002

L'11 settembre Lyndon LaRouche ha tenuto una teleconferenza su internet. Nel presentare il candidato alla Presidenza USA per il 2004, la coordinatrice della sua campagna elettorale Debra Freeman ha ricordato che nella mattinata dell'11 settembre 2001 Lyndon LaRouche stava dando un'intervista in diretta. Alla notizia dei disastri terroristici l'intervistato disse subito a caldo che adesso se la sarebbero presa con Osama bin Laden, anche se in realtà non poteva essere all'altezza di una tale operazione, giacché per effettuare attacchi del genere occorrevano informazioni, collegamenti, influenze e quant'altro nei servizi e nei militari degli USA. Le forze capaci di fare una cosa del genere sono "elementi canaglia" con un retaggio storico e con articolazioni precise, che oggi vengono allo scoperto con la grande disputa sulla guerra contro l'Iraq. Allora, disse LaRouche, gli elementi che hanno compiuto i misfatti "sono stati portati, addestrati e usati negli Stati Uniti, con un'operazione molto sofisticata a cui hanno partecipato centinaia di persone e con preparativi protrattisi per mesi interi... Questo è stato fatto con il consenso di ambienti di rinnegati che allignano tra i militari e i servizi. Solo in questo modo poteva accadere ed è così che è accaduto".

Di seguito riportiamo alcuni stralci del discorso, quelli di maggiore interesse per un pubblico internazionale, rimandando al testo completo in inglese disponibile sul sito elettorale di LaRouche.

LaRouche ha esordito dicendo di dover affrontare due problemi fondamentali, "quello della guerra e quello dell'economia. Nel governo, nei partiti, nelle posizioni importanti la gente che conta sa, almeno in parte, che quello che sto per dire è vero. Ma loro non lo dicono, hanno paura di dire la verità".

LaRouche ha continuato deprecando la piccineria, lo scadimento del livello morale della popolazione e soprattutto dei suoi leader, dei partiti, che non rappresentano più una capacità di promuovere e mediare il dibattito politico.

"La gente sta lì, aspetta di vedere qual è la nuova tendenza, considera qual è la cosa più conveniente da dire senza provocare grane, e non cerca di capire qual è la verità".

"Per questo tocca a me farmi avanti per dire che dobbiamo affrontare due problemi seri, oltre a quello della paura e della mancanza di leadership che ho menzionato. Questi problemi sono quello della guerra e quello dell'economia.

Un rapporto tra i due problemi c'è, ma non c'è un'interdipendenza di causa ed effetto come si potrebbe solitamente intendere. La guerra adesso è come quel tizio che impugna la lupara e manda lampi di follia dagli occhi: si è asserragliato in casa e tiene la famiglia in ostaggio. La realtà non influenza più ciò che finirà per fare, perché ha in testa un suo programma con il quale è deciso ad andare fino in fondo, a prescindere da come stanno le cose in realtà. Questo è il ritratto del governo americano. Un governo determinato ad andare in guerra perché ha così deciso, e non perché la questione irakena, o quella mediorientale, richiedano davvero un intervento armato. Non importa se hanno trovato una scusa valida o meno, quello che vogliono è la guerra e basta, e guai a chi cerca di fermarli.

-- Ma con quale criterio vi siete scelti il nemico?

-- Oh! beh! si... forse è che...

-- E dove sono le prove?

-- Oh! questo non si può mica dire.

Oppure tirano fuori delle menzogne riscaldate che chiamano prove: storie vecchie e discreditate da due anni o più.

E insistono a volere la guerra nonostante il fatto che ogni nazione europea sia contraria, perfino l'Inghilterra, fatte le specificazioni del caso. La Russia e i paesi asiatici sono contro la guerra. La maggior parte della popolazione americana in effetti è contraria a questa guerra. Il mondo intero è contro. C'è solo un gruppo di folli, in Israele e negli Stati Uniti, che la vogliono. Nessun altro.

Ma perché allora vogliono questa guerra? Perché è un tunnel senza via d'uscita. Altrimenti, chi ha un vero obiettivo militare conta di uscire dalla guerra, arrivare al punto in cui si può negoziare e costruire la pace. Una guerra si può combattere per creare le condizioni in cui la pace può affermare se stessa, ma non si combatte una guerra per imporre la pace.

La guerra ha un altro scopo. Ma lo scopo vero è la pace. Una guerra che non vuole facilitare l'opera della pace non merita di essere combattuta.

Una guerra del genere l'abbiamo già avuta, la lunga, estenuante guerra perpetua del Vietnam, in Indocina. Ci ha quasi distrutto. Una guerra perpetua senza uno scopo, concepita per orchestrare gli eventi mondiali, ma senza uno scopo sano.

Le conseguenze sono oggi evidenti tra gli alti ufficiali, che allora erano agli esordi della carriera militare. Hanno avuto modo di riflettervi e oggi sono loro i primi a dire: 'State proponendo un'assurdità, una follia'. Non c'è una figura militare competente che possa sostenere questa guerra.

E chi è allora che dice al Presidente di andare in guerra? Una banda di imboscati, di falchi conigli, gente che quando era il momento di servire la patria in uniforme si è andata a nascondere.

Evidentemente questa è una situazione folle, che ha una sua inerzia.

Poi c'è il secondo aspetto da considerare. Quello della crisi economica. Stiamo vivendo la fase terminale del sistema monetario e finanziario internazionale. L'intera economia mondiale si sta disintegrando. Non c'è niente che lo può arrestare. Se si conoscono i fattori in gioco si deve concludere che questa depressione si prospetta molto peggiore di quella del 1929-1933, a meno che non si cambi radicalmente il sistema.

Ma loro dicono 'noi ci teniamo questo sistema' e aggiungono 'i fondamentali sono solidi'.

Cerchiamo di vedere le due questioni insieme.

 

LaRouche passa a ricostruire un ampio periodo di storia, a partire dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, quando prese piede un'opera di sabotaggio della politica che era stata precedentemente seguita dal Presidente Roosevelt. Il sabotaggio colpì in primo luogo la sua successione, quando al candidato naturale Henry Wallace fu contrapposto Harry Truman.

Nonostante il sabotaggio dei programmi più ambiziosi di Roosevelt, come quello di porre fine al colonialismo, la sua eredità, almeno in parte, sopravvisse, ad esempio nel sistema di Bretton Woods del primo periodo.

Ma la trasformazione più grave si verificò già durante la guerra nella politica strategica, non appena morto Roosevelt: invece di facilitare la resa del Giappone, che era già stata negoziata, e che era stata organizzata dal generale McArthur, la fazione utopistica che faceva capo a Bertrand Russell prese il sopravvento, e senza alcuna necessità o vantaggio militare, ottennero di poter bombardare il Giappone con le bombe nucleari.

Questo fu il primo successo di raggruppamenti di forze anglo-americani che da allora perseguono l'utopia del governo mondiale proposta da H.G. Wells (The Open Conspiracy -- 1928) e da Bertrand Russell.

L'idea di queste forze era la costituzione di un nuovo impero mondiale anglo-americano esteso ad altre regioni del mondo anglofono: Canada, Australia, Nuova Zelanda e, soprattutto, gli Stati Uniti. Si pensava di instaurare l'impero in seno a organizzazioni sovrannazionali come l'ONU, o strutture simili.

La concezione militare di queste forze utopistiche era ben diversa dal creare le condizioni per la costruzione della pace, spiega LaRouche:

 

"Questa gente usò l'Air Force, e con essa la Rand Corporation, per promuovere l'affermazione di elementi utopistici, a scapito di coloro che seguivano un'impostazione militare tradizionale, come quella di West Point, di MacArthur e di Eisenhower. A ciò si aggiunga l'opera di Allen Dulles che insieme ai suoi fratelli fece passare la politica delle 'operazioni speciali' ... che cominciarono a creare problemi seri già all'epoca di Kennedy.

Emersero così questi tre elementi: una certa idea balzana di come usare l'aviazione, le armi nucleari, usate in quel modo, e le operazioni speciali come risorsa alternativa alle forze regolari.

Queste sono le caratteristiche delle cosiddette forze utopistiche, o di quelle forze che nel suo discorso di addio alla presidenza Eisenhower definì come "il pericoloso Complesso Militare-Industriale". Non si tratta di una devianza propria dei militari. Il ricorso alle incursioni dell'aviazione, alle armi nucleari e alle operazioni speciali serve per compiere stermini senza combattere, si mandano i sicari ad eliminare un capo di stato o altre persone importanti, a sobillare un paese contro l'altro in modo che si rovino a vicenda.

E fu così che uccisero Kennedy, il quale inizialmente non aveva capito questo problema, ma lo capì dopo un incontro avuto con il generale McArthur. Capì che doveva riportare gli Stati Uniti alla tradizione di Roosevelt. Così lo uccisero, come uccisero Enrico Mattei, allontanarono Ernest MacMillan dal potere in Inghilterra con lo scandalo Profumo, indussero Konrad Adenauer ad andaresene in pensione in Germania, e dopo l'eliminazione di Kennedy sprofondarono gli USA nella Guerra del Vietnam."

 

LaRouche continua ricostruendo le trasformazioni subite dall'economia americana, sempre più orientata al consumo e al saccheggio delle altre economie, e sempre meno radicata nel sistema di economia politica rappresentato da Lincoln e da F.D. Roosevelt. E' grazie alle risorse economiche di un paese che si sviluppa, grazie alla sua logistica in profondità che, nel caso di guerra, un paese è in grado di costringere il nemico a desistere dallo sfidare una potenza di gran lunga maggiore, specialmente quando questa al tempo stesso offre, con l'altra mano, non solo una via d'uscita onorevole, ma anche la possibilità di risolvere quei problemi economici che solitamente sono alla radice dei conflitti.

Invece, ha continuato LaRouche "La politica utopistica ha ribaltato questo approccio tradizionale. Con idioti come Bezzezinski e Huntington, la politica utopistica si è concentrata sull'acquisizione di una capacità di uccidere, le truppe debbono avere una capacità di uccidere sempre maggiore, dicono. Questa è la politica delle legioni romane! La vittoria dev'essere invece raggiunta con attacchi in diagonale, che inducono alla resa, non solo incutendo timore ma facendo intravedere tutti i vantaggi della pace. Ma è proprio questo che adesso gli USA non sono capaci di fare.

In questo contesto si è determinata una situazione che possiamo così descrivere: immaginate una mano, che calza un guanto e impugna una pistola e spara a qualcuno. Chi ha sparato? La mano o il guanto?

Questo è il tema di un documento che i miei collaboratori fanno circolare ampiamente" ha detto LaRouche facendo in tal modo riferimento ad una fazione israeliana che è diventata sempre più potente sulla scena internazionale, ma che nacque attorno ad un personaggio, Jabotinsky, agente britannico nell'Ocrana russa, passato a sostenere apertamente Mussolini ed Hitler. Quella di Jabotinsky è una tradizione diametralmente opposta a quella del Congresso Mondiale Ebraico, quando fu presieduto da Nahum Goldman. Questa fazione è stata coltivata ed alimentata da ambienti anglo-americani, a tutto discapito della positiva politica moderata di Goldman. Oggi queste forze rappresentano una grossa minaccia perché sono determinate a scagliare Israele contro i paesi vicini, pur sapendo che ciò comporterà la distruzione stessa di Israele.

LaRouche continua: "Nel documento si riferisce come nel luglio 1996 vi fu un tentativo di mettere in moto la guerra in Medio Oriente, così come si sta facendo di nuovo oggi. La proposta proveniva dagli ambienti di Brzezinski, Bernard Lewis e Samuel Huntington. Avevano già cercato di mettere in moto la stessa cosa sotto Bush senior ma non ci riuscirono. Bush infatti ad un certo punto ebbe alcuni ripensamenti anche sulla guerra in Iraq. Fu così che tornarono alla carica nel 1996, costituendo un gruppo in seno all'amministrazione Clinton chiamato 'Principals Group'. Un gruppo del tutto analogo a quello oggi è il "Vulcans Group", sponsorizzato da Condoleezza Rice che lo ha costituito su istruzioni di George Schultz. Questo è il gruppo dei fifoni imboscati ed ex trotzkisti che stanno facendo il possibile per mettere in moto la Terza Guerra Mondiale.

Nel 1996 questo gruppo che comprende persone con cariche importanti, dal ministero della Difesa alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, stilò una proposta per Benjamin Netaniahu, che era allora salito al potere beneficiando dell'assassinio di Yitzak Rabin. Quella proposta politica prevedeva di eliminare l'impostazione seguita dal leader israeliano Rabin. Secondo tale proposta, che è oggi politica vigente, Israele dovrebbe finire per distruggere tutto il Medio Oriente, colpendo anche i campi petroliferi sauditi e distruggerli.

Qualche giorno più tardi, dopo aver esaminato il rapporto consegnatogli da questa gente, Netanyahu tenne un discorso al Senato degli USA. Molti senatori lo sanno, perché erano lì, ma stanno zitti, non riferiscono su ciò che Bush dice al proposito, ma tutt'al più dicono che in fondo è ciò che si cercò anche di fare nell'amministrazione Clinton.

Siccome allora non funzionò adesso cercano un'altra tattica, facendosi aiutare, tra gli altri, da Mellon Scaife, che finanzia quest'operazione. Allora cercarono di incastrare Clinton con l'impeachment. Sfruttarono le sue debolezze, con quella ragazzina e con l'apparato spionistico che captava e registrava tutto quello che accadeva alla Casa Bianca per preparare lo scandalo.

Certo, Clinton s'impaurì. Dapprima puntò i piedi, poi raggiunse un compromesso acconsentendo ai bombardamenti voluti dai Principals, ma poi riuscì a far arenare il tutto, non andò più avanti.

Successivamente sono tornati alla carica con Bush, cercando di scatenare una guerra in Medio Oriente, in cui Sharon viene usato come la spoletta di una bomba a mano. Adesso il proposito è che non appena gli Stati Uniti fanno una mossa impegnativa in Iraq, in particolare con le truppe di terra, Sharon deporterà in Giordania la popolazione palestinese che vive in Palestina, come passo verso la costituzione del Grande Israele, dal Mediterraneo all'Eufrate, come prevedeva la politica di Jabotinsky. Questo significa una guerra generale, un conflitto inarrestabile, che potrebbe diffondersi in maniera decisamente imprevedibile.

 

Questa è dunque la loro politica. Ma non sono riusciti a farla passare, non sono riusciti a rifilarla neanche a Bush -- fino all'anno scorso, fino a quando gli aerei non si schiantarono contro le Torri Gemelle e il Pentagono. Questa è la verità! Chiunque ha una carica importante a Washington lo sa benissimo che questa è la semplice verità.

Passiamo ora ad individuare i problemi. Che cosa sta effettivamente accadendo? Come ho già detto nessuno in Europa vuole questa guerra. Le ragioni sono diverse, la sostanza è la stessa. Se si comincia questa guerra si da la stura ad una follia dalla quale gli Stati Uniti e nessun altro riuscirà a salvarsi. In parte per motivi economici, non si tratta di una guerra che si può vincere! Gli USA non hanno una capacità logistica tanto profonda da poter vincere questa guerra. L'economia, negli USA ed altrove, è allo sbando. Si, possiamo andare lì a cominciare una guerra, ma poi non possiamo più fermarla! Basta guardare all'Afghanistan, un esempio di follia militare che va oltre ogni immaginazione. Guardiamo all'Europa. Gli inglesi sono costretti al compromesso. Da una parte Blair dice che vuole la guerra, forse dice le bugie che Bush vuole sentire. Ma l'establishment inglese, compreso il Labour Party, è contrario a questa guerra. Pezzi grossi dei militari, gli esperti di strategia della destra sono schierati insieme ai laburisti nel dire no alla guerra! E Blair che fa? Dietro pressioni europee presenta un'alternativa, recentemente avanzata dal presidente francese Jacques Chirac, che consiste nel portare la questione alle Nazioni Unite, giacché la cosa peggiore sarebbe un'azione unilaterale degli Stati Uniti, che è quella ora in moto, dove gli USA andrebbero in Iraq portandosi appresso l'Inghilterra come paravento. Questa, per gli europei, è la cosa peggiore, ed è per questo che cercano di guadagnare tempo chiamando in causa le Nazioni Unite.

Questo però crea un problema. Supponiamo che ci riescano. Allora restano tre possibilità. La prima è che Bush respinga le richieste dell'ONU. Allora Bush va a fare la guerra da solo ... un inferno. Seconda possibilità: supponiamo che Bush acconsenta ad una proposta dell'ONU nei confronti dell'Iraq che ritiene accettabile. Adesso l'ostacolo si sposta nell'altro campo: Saddam Hussein ci sta? ... Accetterà proposte come quelle a cui sta lavorando Scott Ritter, una persona molto qualificata? ... Ma se Saddam Hussein dovesse accettare davvero si presenta l'ostacolo successivo: Sharon è disposto ad accettare?

Chi conosce Sharon, come me ed altri esperti, sa che lui finirà per accettare, perché ha le spalle al muro. Se questa situazione non si risolve, la crisi economica ed altri problemi che attanagliano Israele finiranno per provocare un rovesciamento del governo in carica, creando nuove aperture, nuove possibilità, perché Israele ha bisogno di un salvataggio economico. Senza un intervento di salvataggio economico non potrà sopravvivere. E non otterrà un salvataggio economico se non si comporta come dovrebbe, almeno entro certi limiti. Tutto questo Sharon e Netanyahu lo sanno benissimo.

Di che cosa dispongono? Di tre sottomarini armati di missili nucleari cruise al largo del Golfo. Israele dispone del terzo arsenale nucleare del mondo. I suoi aerei possono gettare bombe nucleari in Iraq, sugli impianti nucleari in Iran, ecc. e sono anche pronti a farlo. Oppure, alternativamente, possono colpire con un forte contingente militare, cosa più agevole delle operazioni nei territori occupati, e poi dire 'Se interferite ci costringete a ricorrere all'arsenale nucleare: colpiremo i campi petroliferi sauditi'.

Questi sono i tre problemi cui ci troviamo di fronte. Per risolverli occorre anche il contributo di ambienti israeliani, ma gli Stati Uniti e l'Europa debbono cooperare per riuscire allo scopo. Io posso mettere le cose a posto. Basta che vado alla Casa Bianca metterò le cose a posto. Non mi riferisco a me stesso, come persona, ma al fatto che quegli altri, anche quelli che ricoprono le cariche più significative, non sono disposti a farlo...

Gli Stati Uniti sono un paese un po' anomalo, con una Costituzione un po' anomala, e la Presidenza degli Stati Uniti è un'istituzione molto anomala, che chi oggi la ricopre forse non capisce bene, come non capisce tante altre cose. ... Una volta giurato sulla Costituzione il Presidente non è più un politico, ma è responsabile di fronte al futuro della nazione. E non solo fino alla settimana prossima, quando i sondaggi gli dicono come va: il Presidente è personalmente responsabile per un arco di almeno due generazioni! ... E non credo che il mondo possa risolvere questa situazione senza il contributo americano, quindi, vedendo come la Presidenza in questo momento è di fatto quasi vacante, ritengo di dover fare il possibile nel convincere il resto del mondo ad unirsi a chi negli Stati Uniti vuole risolvere i problemi che stanno attualmente esplodendo. ...

Il destino degli Stati Uniti non è quello di diventare un impero, ma piuttosto, come propose John Quincy Adams alle Americhe, la prospettiva è quella di diventare una comunità di stati nazionali, ciascuno completamente sovrano, in cui ciò che si condividono sono dei principii. Nessun impero, nessuna sottomissione, ma solo cooperazione. Ed io so come realizzare tutto questo.