ECONOMIA

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Il generale Ivashov: come dice LaRouche, dietro questa guerra c’è l’oligarchia finanziaria internazionale

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La destabilizzazione geopolitica globale

 

 

Il generale Ivashov: come dice LaRouche, dietro questa guerra c’è l’oligarchia finanziaria internazionale

  Ivashov: "come dice LaRouche..."  

Il gen. Leonid G. Ivashov

 
8 agosto 2006 – Il colonnello generale Leonid G. Ivashov, che in passato ha diretto il Dipartimento della cooperazione militare internazionale del Ministero della Difesa russo, ha pubblicato il 7 agosto 2006 una valutazione strategica sul sito www.iamik.ru (Marketing e consulting, informazione ed analisi). Ivashov riecheggia in diversi punti l’analisi diffusa il 23 luglio da Lyndon LaRouche ("Stop Being a Dupe! Know Your Actual Enemy") che cita espressamente nel suo articolo.
Oggi il gen. Ivashov è vice presidente dell’Accademia degli Studi Geopolitici. Lasciò l’incarico ministeriale nel 2001 dopo una serie di dichiarazioni ben pubblicizzate sul fatto che, sotto l’amministrazione Bush, gli Stati Uniti erano impegnati ad acquisire la superiorità strategica internazionale. Insieme all’ex primo ministro Yevgeni Primakov, Ivashov è generalmente riconosciuto come co-autore del concetto del triangolo strategico eurasiatico, composto da Cina, India e Russia, come pietra angolare di una stabilità globale.
Recentemenente Ivashov ha rilasciato molte interviste ai mezzi d’informazione russi. Ha tra l’altro formulato la proposta di rispondere alle sanzioni degli USA contro le imprese russe che esportano armi annullando i contratti con la Boing corporation. Ivashov ha anche negato che gli Hezbollah in Libano stiano usando mezzi di artiglieria russi, perché se così fosse, ha spiegato, i danni subiti da Israele sarebbero di gran lunga maggiori. Di seguito l’articolo pubblicato il 7 agosto da www.iamik.ru.


“Le parti in causa nel conflitto tra Israele e Libano”

di L.G. Ivashov, colonnello generale, vice presidente dell’accademia degli studi geopolitici.

Il conflitto recentemente esploso tra Israele e Libano si fa sempre più minaccioso, attirando nella sua spirale di sangue praticamente tutta la comunità mondiale. Sono sempre di meno coloro che credono ciecamente che la causa del conflitto sia da ricercare nel rapimento di due soldati israeliani e nel tentativo dell’Esercito israeliano di salvarli.
Sulla scorta dell’analisi degli eventi militari che si stanno sviluppando si può asserire:
* L’operazione delle forze armate israeliane era stata pianificata anticipatamente
* I suoi scopi sono molteplici e vanno ben oltre l’obiettivo di distruggere il movimento Hezbollah.
Per rispondere alla domanda su che cosa sta accadendo in Medio Oriente è importante identificare i soggetti principali dietro l’operazione delle forze armate israeliane, i loro scopi nell’operazione, e i risultati desiderati.
E’ più che ovvio che Israele non avrebbe osato lanciare operazioni in grande stile come queste senza che Washington avesse voluto, e senza la protezione e l’assistenza degli USA. Un terzo soggetto che ha interesse nell’operazione è l’Inghilterra (nella persona di T. Blair e la sua squadra), come alleato leale e fidato degli USA e anche in qualità di grande attore nella partita politica nel Grande Medio Oriente.
Nondimeno, questi tre attori non sono i primi organizzatori di questo dramma cruento. Secondo noi, l’attore principale è il mondo politicamente tenebroso dell’oligarchia finanziaria che opera indefessamente per cambiare l’organizzazione politica, economica, e sociale della comunità globale, per favorire i propri interessi. Il noto economista americano Lyndon LaRouche definisce questa forza “la dittatura dei banchieri della finanza mondiale”.

Nel caso dell’aggressione contro il Libano, si possono individuare questi scopi perseguiti dall’attore principale:
* completare la sconfitta del sistema dei rapporti internazionali di Westfalia-Potsdam [1949-1945 — ndr], svilire le norme ed i principi della Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e screditare l’ONU. Instaurare una dittatura globale, come pure il ricorso illimitato alla forza delle armi, sono impossibili senza pervenire a tali obiettivi;
* creare condizioni per colpire l’Iran, impossessandosi dei suoi giacimenti di petrolio e gas, stabilire il controllo sulle loro vie di trasporto (cosa che rappresenta uno degli strumenti più importanti della dittatura);
* preparativi per ridefinire la carta geografica del Grande Medio Oriente con la forza.

Tra gli obiettivi più particolari c’è l’affossamento dei piani per trasformare il Libano in una zona economicamente e finanziariamente stabile in Medio Oriente, una sorta di banca centrale per i paesi arabi, che opererebbe in termini del tutto diversi da come opera il sistema finanziario mondiale.
Gli Stati Uniti (il capitale petrolifero e militare-industriale che è al potere) hanno eseguito la volontà dell’attore primario, cercando di raggiungere una serie di obiettivi particolari:
* hanno rafforzato le loro posizioni come gendarme del mondo, con il ruolo delle forze armate nel trattare i problemi internazionali;
* hanno fatto in modo di creare una situazione in cui poter lanciare attacchi contro l’Iran;
* hanno condotto preparativi affinché gli USA possano sostituirsi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU;
* preparano il pubblico americano per nuove avventure militari mentre cercano di distrarre la popolazione dai problemi in Iraq e Afghanistan.

La Gran Bretagna ha interesse nell’aumento della sua influenza nelle zone che tradizionalmente rientrano nell’attività politica britannica, spingendo al contempo gli interessi francesi fuori dal Medio Oriente.

Israele ha cercato sempre di più di diventare l’unità d’assalto dell’élite finanziaria mondiale mentre al tempo stesso consolida la propria condizione di stato “intoccabile”.
Gli obiettivi attuali di Israele:
* mantenere l’instabilità costante nei paesi arabi circonvicini come condizione della propria sopravvivenza;
* eliminare le capacità militari degli stati e dei movimenti che sono ostili a Tel Aviv;
* provocare frizioni e scontri inter-arabi e inter-musulmani (secondo il principio del “dividi e conquista”);
* spostare l’attenzione della popolazione israeliana dai problemi interni alle operazioni militari, per rafforzare in tal modo il regime di E. Olmert;
* sconfiggere e screditare i movimenti radicali islamici (Hamas ed Hezbollah) il cui peso politico è andato aumentando;
* vincolare gli USA agli approcci politici seguiti da Israele;
* soddisfare le richieste dei militari israeliani che vogliono l’aumento della spesa militare e il rafforzamento dell’esercito nella società israeliana.
Il Libano e l’organizzazione Hezbollah sono più coloro che subiscono che coloro che prendono l’iniziativa in questo lancio in grande stile delle operazioni israeliane. Certo, la società e il governo libanesi hanno raggiunto un consenso su questi punti:
* liberazione del territorio occupato da Israele nel Libano meridionale (le fattorie di Shabaa);
* liberazione di centinaia di libanesi che languiscono nelle prigioni israeliane;
* umiliazione dell’aggressore israeliano.

Nel contesto degli sviluppi drammatici del Medio Oriente, mezzi d’informazione internazionali e russi hanno menzionato Iran e Siria come parti interessate a scatenare l’aggressione israeliana contro il Libano. Sul conto del primo si vuole che sia interessato ad allontanare l’attenzione dal suo programma nucleare e ad evitare che il dossier sul nucleare iraniano finisca al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Sul conto della Siria si vuole che desideri evitare la punizione per la morte di R. Hariri.
Io sostengo che, Libano a parte, Iran e Siria abbiano più interesse di ogni altro al mantenimento della stabilità e alla pace in Medio Oriente. Ambedue questi paesi sono presi di mira dalla leadership militare americano-israeliana ed hanno una valutazione realistica (migliore di quella di Saddam Hussein) della correlazione di forze e delle conseguenze di un possibile attacco militare contro Teheran e Damasco. E sebbene un’operazione di terra non sia ancora una minaccia per l’Iran, lo è invece per la Siria. E’ ovvio come il caso dell’Iraq dimostra, in maniera più che convincente, che cosa viene poi. Pertanto le azioni di politica estera di questi due paesi vengono vagliate con molta attenzione e considerazione nell’ultimo periodo.
Non c’è dubbio che Teheran e Damasco sostengano Hezbollah, ma come un fronte di contenimento nei confronti di Israele e come un forte ramo Shiita-Alawita dell’Islam. Pertanto non è nel loro interesse sottoporre Hezbollah ad un energico assalto militare israeliano. Persino durante l’aggressione israeliana essi hanno manifestanto moderazione nell’assistenza militare che hanno prestato alle unità armate di Hezbollah.

A proposito di Hezbollah: nella situazione attuale è importante per gli USA, Gran Bretagna e Israele presentarla alla comunità mondiale come un’organizzazione terroristica, e legittimare l’aggressione di Israele, e sostenerla, come parte della lotta contro il terrorismo internazionale.
Hezbollah è emerso come organizzazione armata, che conta fino a 5000 uomini nelle sue unità, nel 1982, per la difesa dei residenti del Libano meridionale. Dopo che Israele assassinò l’ex leader di Hezbollah, lo sceicco Abbas Moussawi, nel 1992, Hassan Nasrallah ha preso in mano le redini dell’organizzazione. Con lui alla leadership, Hezbollah ha inziato la sua trasformazione in un movimento sociale e politico, con un’ala militare, ed oggi conta 14 rappresentanti nel Parlamento Libanese, e due ministri nel governo.
Il movimento ha non soltanto il sostegno di oltre un milione di libanesi sciiti, ma anche la sua influenza nella vita politica libanese tende ad aumentare. Per questo motivo la guerra con Israele non è nell’interesse di Hezbollah. Specialmente considerando il fatto che tra essa e Tel Aviv è in vigore una tregua che si protrae dal 1996.
Hezbollah è oggi diventato il centro generalmente riconosciuto della resistenza del Libano contro l’aggressore. I suoi successi militari hanno sostanzialmente rafforzato la sua posizione politica non solo nel Libano, ma nell’intero mondo islamico.

E’ troppo presto stabilire chi abbia ottenuto quali risultati nel conflitto tra Israele e Libano. Per ora ci sono solo risultati temporanei.
Hezbollah ha molto probabilmente rafforzato le sue posizioni, non sono nel Libano ma su tutto il fronte anti-israeliano. Ha dimostrato la sua capacità sotto il fuoco di forze superiori. Si è impegnato in tre tipi di combattimento (per la prima volta nella storia dei conflitti tra Libano ed Israele): a terra, nel mare e nel cielo, e per la prima volta ha inflitto danni consistenti al nemico.
Israele non è riuscito a dimostrare una superiorità militare schiacciante, né la capacità di difendere la propria popolazione da attacchi missilistici e di spezzare la resistenza di Hezbollah. L’unico successo che ha riscosso è stata la distruzione di infrastrutture vitali per la popolazione, devastare i centri amministrativi e residenziali, e le deboli infrastrutture dell’esercito libanese. Così, i suoi successi principali sono stati ottenuti contro la popolazione e gli obiettivi civili.
Insieme agli Stati Uniti, Tel Aviv è riuscita a “estromettere” il Consiglio di Sicurezza dell’ONU trasformandolo in uno scudo della sua politica di aggressione.

La nuova guerra non ha aumentato la coesione del mondo arabo e islamico né lo ha irrimediabilmente diviso. Da una parte si vede come in ogni parte del mondo i musulmani siano solidali con la popolazione del Libano, ma dall’altra si attengono all’appello del leader spirituale wahhbita, sceicco Abdullah bin Jabreen, a non sostenere gli sciiti libanesi, a non aiutare Hezbollah. e a non pregare per la sua vittoria.
Né gli USA né Israele sono riusciti a creare le condizioni per attaccare l’Iran. Storie come “l’Iran aiuta Hezbollah” non raccolgono seria considerazione nel pubblico americano, per non parlare della comunità internazionale. Inoltre gli USA hanno ricevuto un solenne schiaffo in faccia dal governo Libanese che si è rifiutato di ricevere il Segretario di Stato C. Rice a Beirut (una mossa che non si può permettere nemmeno la Russia, solo per menzionare un caso).
Israele non riesce a rovesciare il governo di Hamas in Palestina mentre l’operazione contro i palestinesi ed i libanesi non ha alimentato la solidarietà della popolazione israeliana per il governo di E. Olmert. Se il conflitto si trascina, i problemi dei rifugiati israeliani, la morte dei civili, e il loro stazionamento nei centri d’accoglienza e nei bunker potrebbe condurre a sollevamenti nello stesso Israele.

Dunque, che cosa decideranno di fare gli attori principali di questa aggressione: saranno soddisfatti con i risultati dell’operazione o continuaranno le operazioni militari fino ad una conclusione vittoriosa? Nel secondo caso il mondo viene a trovarsi sull’orlo di una grande guerra nel Grande Medio Oriente, le conseguenze della quale saranno estremamente gravi per il mondo intero.