ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Cheney rilancia la politica guerrafondaia contro l'Iran

Benedetto XVI a Ratisbona e Bernard Lewis

Guerra asimmetrica globale: il presidente George W. Nerone

Il generale Ivashov: come dice LaRouche, dietro questa guerra c’è l’oligarchia finanziaria internazionale

L’eredità di Wohlstetter nella strategia nucleare dei neo-cons

La guerra di Halliburton

Gli USA nella trappola della privatizzazione delle forze armate

Il pericolo di guerra e i “piegatori di cucchiai” tra i militari USA

Per Cheney la guerra è l'alternativa alla minaccia della pace

Mini-nukes: il fantasma di Bertrand Russell abita nel Pentagono di Cheney e Rumsfeld

Per un nuovo Trattato di Westfalia

Come gli USA vedono la NATO e l'Unione Europa

La dottrina LaRouche

Impeach Cheney

Dopo il pastrocchio: Cheney e i neo conservatori se la prendono con LaRouche

Halliburton: il teorema neo-con è fallito

Il vice presidente Cheney deve andarsene

Un mondo di stati nazionali sovrani

Preparare un controgolpe a Washington

Il partito della guerra non è invincibile

La vera alternativa alla guerra

LaRouche: l'11 settembre un anno dopo

Guerre e terrorismo, conseguenze del crac finanziario

Gli USA verso lo stato di polizia

Brzezinski e l’11 settembre

LaRouche, Rafsanjani e l’11 settembre

Gli USA minacciati dal colpo di stato

Dialogo delle civiltà per la ricostruzione mondiale

Nuove considerazioni sullo scudo spaziale

Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall'occidente

Organizzazione regionale sotto una nuova Bretton Woods

La destabilizzazione geopolitica globale

[Solidarietà, anno XI n. 3, agosto 2003]


Un mondo
di stati nazionali sovrani


di Lyndon H. LaRouche, Jr.
28 aprile 2003

L’autore è candidato alla nomination democratica per le presidenziali del 2004 negli Stati Uniti. Questa sua dichiarazione sulla politica estera, diffusa ampiamente negli USA, è concepita anche come un promemoria per i governi ed i cittadini in altre parti del mondo.

Il crollo dell’Unione Sovietica, tra il 1989 e il 1991, ha determinato una situazione mondiale in cui gli Stati Uniti, sotto l’allora presidente George H.W. Bush senior, sono praticamente diventati una potenza mondiale senza rivali.1 L’occasione fu purtroppo sfruttata per avviare un radicale saccheggio, strategicamente motivato, dell’economia fisica, non soltanto nell’ex Unione Sovietica e negli ex membri del Patto di Varsavia, ma, con le guerre dei Balcani, mirante anche ad indebolire significativamente, in maniera cumulativa, le cosiddette economie “rivali”, in quelli che fino al 1989 erano stati gli alleati dell’Europa continentale, soprattutto la Germania.
Queste circostanze hanno incoraggiato l’affermazione tutt’ora in corso di due correnti imperiali già in evidenza tra le fazioni politiche più potenti negli Stati Uniti. Una di queste fazioni è quella degli imperialisti liberali, che si rifà alla tradizione britannica dello stesso nome. La seconda si rifà alla tradizione delle legioni imperiali romane e alle SS internazionali naziste. Questa seconda corrente fascista era già stata promossa, ma senza successo, dall’allora segretario alla Difesa Richard Cheney e dal suo raggruppamento neo-conservatore (“neo-con”) nel periodo 1991-1992. Successivamente lo stesso Cheney, diventato vice presidente, tornò a riproporre la stessa politica dopo i fatti dell’11 settembre 2001, insieme allo stesso gruppo che fa capo a lui e al segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. 2 La cricca utopistica di Cheney e Rumsfeld, una parodia delle SS internazionali all’insegna dell’arsenale nucleare, negli ultimi decenni è stata anche nota per la “Rivoluzione degli affari militari” (RMA) portata avanti negli USA.
La differenza pratica tra queste due correnti imperialiste è tra un approccio più lento e circospetto e una marcia esplicitamente fascista che porti a tappe forzate l’intero pianeta nell’inferno di una nuova epoca buia. Quest’ultima è rappresentata da Cheney e dal suo vecchio compare Donald Rumsfeld. La politica espressamente fascista di questo gruppo deve essere respinta nella maniera più urgente, esplicita e diretta, e immediatamente.
I recenti successi parziali riscossi dalle due anime gemelle, Cheney e Rumsfeld, nell’imporre certe parodie della politica nazista sull’amministrazione del presidente Bush junior ha condotto in uno stato di demoralizzazione ambienti di governo nelle nazioni, in Europa ed altrove, il cui interesse è difendersi da questa nuova minaccia strategica. Però, anche i governi che resistono alla minaccia, tendono a vacillare perché considerano opportuno cercare di minimizzare il rischio di finire per essere espressamente definiti avversari degli USA.
Questa pericolosa tendenza attuale negli affari militari degli USA è accompagnata, e accelerata, dal crollo del sistema finanziario e monetario mondiale in vigore nel periodo 1971-2003, quello dei tassi fluttuanti. L’attuale avversione dell’amministrazione Bush a prendere anche soltanto in considerazione le riforme monetarie e finanziarie del sistema del FMI, urgentemente necessarie, rappresenta, come mostrerò di seguito, una preoccupazione grave tanto quanto l’attule minaccia militare di stampo fascista.
Purtroppo, per tutti noi, non sono io l’inquilino della Casa Bianca. Ma, in qualità di candidato democratico che ha il più alto numero di sostegni finanziari da parte dell’elettorato, rappresento una forza significativa per quelle idee che debbono essere fatte proprie da forze importanti nel mondo, per presentarle alla popolazione ed alle istituzioni, negli USA ed in altre nazioni, come l’immagine degli USA che cambiano, che ricoprono un ruolo migliore nel futuro, più consono ai veri interessi delle nazioni sovrane del mondo.
Attualmente l’iniziativa per questa nuova ottica necessaria deve probabilmente provenire dagli Stati Uniti stessi. Non c’è un’altra alternativa visibile nel resto del mondo. Contributi fondamentali sono stati dati da Francia, Germania, Russia, Cina ed altri. Nonostante ciò, la temibile potenza imperiale goduta dagli USA finisce per alimentare quella che io ritengo una tendenza potenzialmente fatale a vacillare, che è mostrata da diversi governi quando si trovano di fronte alla tracotanza USA. Con l’eccezione di Sua Santità Giovanni Paolo II, forse soltanto una voce dall’interno degli USA, un candidato presidenziale che conosce bene la potenza globale degli USA, e che saprebbe disporne con sicurezza nell’apportare effetti correttivi, potrebbe incoraggiare un gruppo di leader di altre nazioni, così come sto facendo attualmente, affinché concertino le azioni congiunte necessarie per attuare le riforme che sono così urgenti nell’interesse di tutti.
La base per questo approccio va cercata nella storia della nascita degli USA e dei suoi conflitti interni, una storia poco studiata e poco compresa in Europa ed altrove. Collocherò la mia politica estera USA nel quadro di questi elementi essenziali di quella storia, definirò gli avversari da sconfiggere in linea di principio e indicherò le radici dell’attuale crisi economica; passerò quindi ad enunciare la mia politica estera per gli USA che sottopongo già sin da ora alle nazioni affinché ne tengano conto nella pratica.

La rivoluzione americana
In questa, come nelle mie precedenti candidature alla presidenza degli Stati Uniti, la mia politica estera si fonda esplicitamente sulla tradizione Whig del presidente John Quincy Adams, dell’economista Henry C. Carey e del presidente Abramo Lincoln. È un insieme di politiche che non rappresentano né degli slogan né delle formule algebriche, ma un principio. Si tratta di un principio, come quelli scientificamente adottati in fisica, che trae le sue premesse nella storia dell’esperienza umana. Questa storia, come concorderebbe il grande poeta e storico tedesco Friedrich Schiller, si definisce come l’esperienza degli USA che si colloca nell’ambito dello sviluppo della civiltà europea a partire da Solone d’Atene.
Nella creazione della repubblica costituzionale USA, deliberatamente ispirata alla tradizione di Solone, concorsero diversi personaggi importanti, scienziati ed altri, attivi sulle due sponde dell’Atlantico. Queste forze consideravano la nascente repubblica statunitense come il tempio della libertà e il faro di speranza per l’intera umanità, come disse allora Lafayette.
Sfortunatamente, come attestano gli avvenimenti parigini dopo il 14 luglio 1789, il Terrore giacobino, le devastazioni di Napoleone Bonaparte, ed il ruolo di Metternich e Castlereagh nel Congresso di Vienna, l’Europa moderna non arriva al grado di maturità politica che avrebbe dovuto raggiungere dopo il Trattato di Westfalia del 1648: la capacità di formare delle repubbliche vere e stabili.
Nondimeno, anche nelle condizioni di isolamento e nei periodi di decadenza sofferti dagli USA, dalla vittoria riportata dal Presidente Lincoln sulla Confederazione sudista in mano a Lord Palmerston, la Costituzione degli Stati Uniti si è ripetutamente dimostrata uno strumento sorprendentemente resistente. Il presidente Franklin D. Roosevelt, che recuperò gli USA caduti sotto il cumulo dei danni arrecati alle sue istituzioni sotto i presidenti Theodore Roosevelt, Woodrow Wilson, Calvin Coolidge ed Herbert Hoover, dimostrò quanto fosse ancora vitale la Costituzione una volta affidata a mani fedeli e competenti.
Con la Rivoluzione Americana i suoi sostenitori in Europa si ripromettevano, fin dall’inizio, di fondare una repubblica capace di diventare il punto di riferimento che ispirasse la nascita di una comunità di principii tra repubbliche sovrane indipendenti nel mondo. Quello fu l’obiettivo espresso dal grande statista John Quincy Adams e fu la politica riassunta dal presidente Lincoln nel suo famoso discorso di Gettysburg. Lo stesso impegno fu rinnovato dal presidente Franklin D. Roosevelt quando disse al Primo Ministro Churchill che era deciso a decolonizzare il mondo del dopoguerra, un impegno che invece non fu fatto proprio dal suo successore Harry Truman. A tale proposito occorre comprendere l’importanza esclusiva ricoperta, per il mondo di allora e di oggi, dal Preambolo della Costituzione, scritta nel periodo 1787-1789. Il fine ivi espresso dev’essere oggi ripreso come dichiarazione d’intenti per unire la maggioranza dei popoli. Questo intento, che appropriatamente definisce il principio giuridico di fondazione e la politica estera che gli USA devono seguire nel proprio interesse, è chiarito efficientemente, se viene compreso il principio dell’autorità del Preambolo della Costituzione federale. Spiegherò cosa intendo di seguito.
Bisogna riconoscere che gli USA hanno frequentemente violato il principio giuridico su cui furono fondati. Dal 1763 le correnti politiche dominanti nell’America settentrionale anglofona si dividono essenzialmente tra due principii antagonistici. Da una parte ci sono i patrioti che hanno creato la repubblica USA, dall’altra coloro che, come i leader dell’Essex Junto, furono chiamati “I tory americani” [Non si tratta semplicemente di “conservatori”, come i tory inglesi, ma degli americani reazionari che durante la Rivoluzione parteggiarono attivamente per l’imperialismo britannico – Ndr], sin dai tempi di Benjamin Franklin e poi di nuovo dal presidente Franklin Roosevelt ed infine da me oggi. Questi Tory americani all’inizio erano legati negli affari e nella filosofia alla Compagnia delle Indie Orientali e mantennero quell’eredità filosofica di lord Shelburne, Aaron Burr e Jeremy Bentham fino ai nostri giorni. I Tory americani rappresentano essenzialmente la radice e il substrato politico-filosofico di ambedue le fazioni imperialiste della mia nazione. Le oscillazioni talvolta macroscopiche che si verificano nella politica USA non fanno che riflettere riscosse o ripiegamenti della tradizione patriottica che oggi io rappresento come un veterano.
La presidenza di Franklin Roosevelt rappresentò una riaffermazione della grande eredità patriottica americana. Nel periodo successivo al concorrere di tre avvenimenti – l’assassinio del presidente John F. Kennedy, l’inizio della guerra in Indocina e la campagna per la presidenza di Nixon tra il 1966 e il 1968 – la tradizione dei Tory americani è prevalsa nei grandi partiti USA fino alla crisi attuale.
Nonostante le differenze politiche e rapporti di forza alterni tra queste due fazioni, la corrente che risale a Benjamin Franklin, che io rappresento oggi, è quella che ha stilato la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 in base ai principi definiti da Gottfried Leibniz e che ha composto il Preambolo della Costituzione Federale *.
Quel Preambolo esprime tre principi adottati come espressione delle legge naturale. Questi sono: il principio della pienezza della sovranità nazionale, il principio del bene comune e il principio dell’impegno verso la posterità. Non è ammissibile nessuna interpretazione di qualsiasi altro aspetto della Costituzione, dei suoi emendamenti o delle leggi emanate che non sia conforme a questi tre principi. Estendere questi stessi principi ad una comunità di principio composta da stati nazionali pienamente sovrani è una nozione a cui ha fatto riferimento in forma esplicita o implicita ogni esponente importante del mio partito patriottico nel corso delle generazioni. Allo stesso modo, storicamente gli USA hanno promosso una politica militare tesa a riflettere l’obiettivo di ricercare e difendere una stabile comunità di principio tra le nazioni del mondo.
Un’importante espressione di questo è la lettera che il segretario di Stato John Quincy Adams scrisse nel 1823 al Presidente James Monroe, in cui definiva la Dottrina Monroe per la difesa della piena sovranità delle repubbliche emergenti delle Americhe contro le potenze predatrici europee, non appena gli USA fossero in grado di farlo. Gli USA furono in grado di farlo per la prima volta dopo aver sconfitto la Confederazione sudista in mano a Lord Parlmerston, e poterono così intervenire in Messico per espellere le forze militari di Napoleone III intervenute a sostenere la tirannia omicida di Massimiliano d’Asburgo.
Il compito oggi più importante è far sí che le principali nazioni del mondo agiscano subito per costituire un simile ordine di principio per la cooperazione pacifica tra tutte le nazioni che lo vogliono, una volta per tutte.
Nella tradizione patriottica del mio paese è implicita la convinzione che da Solone d’Atene ad oggi, il ruolo della civiltà europea debba essere quello di servire alla promozione ed all’applicazione di questi principi, nella nostra nazione e nel nostro contributo al mondo più in generale. Questa politica è stata la premessa essenziale del nostro interesse nazionale effettivo fin dall’inizio della nostra lotta per l’indipendenza nazionale. Questi tre principi, che i fondatori degli USA ripresero principalmente sotto l’influenza degli ambienti di Gottfried Leibniz, hanno radici storico-filosofiche antiche e profonde nella storia della civiltà europea estesa e in altre civiltà. 3 Le riassumo come segue.
La radice comune di tutti questi principi sta nella nozione della natura umana in quanto nettamente distinta da quella degli animali. Ad esempio, il grande scienziato russo V.I. Vernadsky affrontò questo tema nella sua definizione di un ordine superiore dell’esistenza, da lui chiamato noosfera, come qualcosa di distinto e superiore alla biosfera. Soltanto l’essere umano ha la capacità innata di fare ciò che è impossibile all’animale, creare e ampliare la noosfera: di fare ciò con la scoperta e l’applicazione di principi universali della fisica che sono invisibili ai sensi, ma, nondimeno, sono universalmente validi.4 La comune partecipazione alla scoperta di principi universali efficienti e ai benefici che derivano da simili acquisizioni qualitative, nell’ambito della società contemporanea, ed alla trasmissione di tale conoscenza dal passato al presente e dal presente alle generazioni future, mette in rilievo come il vero significato pratico e immortale della vita umana risieda in queste qualità esclusivamente umane. Mostra come l’interesse dell’umanità si collochi essenzialmente in questa distinzione di principio tra l’uomo e gli animali.
Per tali motivi, la civiltà naturalmente desidera che si realizzino forme di società capaci di mettere al bando quelle tradizioni in cui si ammette che alcune persone possano soggiogare delle altre come animali da soma. Questa è una correzione che richiede una società impostata in maniera tale per cui ogni individuo è incoraggiato a partecipare coscientemente alla generazione e alla replica delle scoperte dei principi universali che costituiscono i mezzi del progresso dell’umanità nel proprio autosviluppo. Ciò definisce il principio del bene comune, derivato dalla nozione di giustizia nota come agape nel greco antico, che appartiene alla Repubblica di Platone e alla Prima Lettera ai Corinti 13, ed è altrimenti noto come benessere generale. Ciò definisce il principio di dedizione alla posterità, il vero principio della storia come processo legittimo.
Implicitamente definisce anche il principio della pienezza delle sovranità nazionali.
La realizzazione parziale di tale obiettivo si ebbe con la nascita dell’Europa moderna, nel XV secolo. Questo si ebbe con la nascita dei primi stati nazionali, la Francia di Luigi XI e l’Inghilterra del giovane Tommaso Moro, fondata sotto Enrico VII. Questi stati erano dediti al principio del bene comune. Nonostante il persistere di residui di legge imperiale medioevale, il pur travagliato emergere dello stato nazionale moderno, contrastato dalle istituzioni reazionarie medievali, è stato un grande passo in avanti per l’intera umanità. Il Preambolo della Costituzione federale USA ha adottato tale spirito come suo principio costituzionale di fondo. Questo contribuisce agli scopi voluti come segue.
La sovranità legittima di uno stato nazionale si colloca esclusivamente nella funzione che compete obbligatoriamente al governo di promuovere il bene comune e la causa della posterità, e nella responsabilità di non operare mai contro tale interesse.
L’efficienza di tale sovranità dipende dallo sviluppo, dalla diffusione e dalla preservazione della conoscenza. Questo si ottiene in un processo continuo che migliora la cultura esistente della popolazione, soprattutto la cultura della lingua perché in essa avvengono i processi deliberativi sociali. Senza l’impiego della sua cultura per lo sviluppo dell’individuo, i diritti riconosciuti all’individuo tendono a diventare frasi vuote, giacché l’ignoranza della gente finisce per deprivarla di fatto dei suoi diritti e privilegi. Pertanto la libertà e lo sviluppo della popolazione e la pienezza della sovranità dello stato nazionale sono principi inseparabili.
Alla fin fine, i principi dell’universo si esprimono come un corpo coerente ed in espansione di conoscenza. Però, per ottenere questa conoscenza adeguatamente, una popolazione deve arrivarci usando e sviluppando la cultura di cui dispone, soprattutto la cultura della propria lingua. L’aspetto più essenziale della cultura linguistica non è nel significato letterale di frasi e parole, come da vocabolario, ma piuttosto nelle sottigliezze della metafora ed in altre ironie che sono, come spiega Percy Bysshe Shelley, il mezzo con cui una popolazione è capace di impartire e ricevere concetti profondi e appassionati a proposito dell’uomo e la natura.
L’obiettivo di dar vita ad una vera comunità di principio tra gli stati nazionali sovrani è così un riflesso di un principio giuridico universale e naturale.

Il vecchio Hobbes, la quinta colonna
Il principale nemico interno della moderna civiltà europea globalmente estesa è l’empirismo sociale del tiranno di Venezia Paolo Sarpi le cui concezioni empiriste neo-occamite furono riflesse nell’attività del suo lacché Galileo Galilei. Questo empirismo, sotto la tutela di Galileo, diventò la radice dei concetti disgustosamente misantropici di Thomas Hobbes. Da Hobbes, attraverso John Locke, Bernard Mandeville, Jeremy Bentham, Thomas Huxley, Friedrich Nietzsche e H.G. Wells, proviene l’errata concezione dell’uomo, oggi tanto diffusa, come un’animale esistenzialista istintivo e feroce. Il moderno fascismo internazionale dei seguaci del prof. Leo Strauss e del suo alleato, il sinarchista Alexandre Kojeve, come gli ambienti “neo conservatori” attorno al vice presidente Cheney, è una tipica manifestazione hobbesiana-nicciana dell’attuale concezione falsa, esistenzialista, bestiale e satanica della natura umana.
Questa concezione dell’uomo, così esemplificata, rappresenta il pericolo maggiore che l’umanità sta oggi correndo.
La situazione attuale del pianeta, della popolazione, delle tecnologiche disponibili, non consente alla civiltà di continuare ad esistere mantenendo un regime ordinato secondo le interazioni percussive** delle persone e delle istituzioni, un regime che dev’essere riconosciuto come l’eredità dell’empirismo sociale di Hobbes. Per mantenere la popolazione attuale o più numerosa su questo pianeta, occorre che si difendano e si sviluppino quelle migliorie apportate dall’uomo alla natura con il suo capitale fisico che rappresentano la distinzione più ovvia della noosfera. La lotta contro la mancanza di migliorie di questo capitale fisico complessivo e la lotta contro la mancanza di un’istruzione migliore e per condizioni di vita migliori della popolazione definiscono le misure indispensabili per prevenire la caduta dell’umanità in una nuova epoca buia mondiale.
La distruttività odiosa rappresentata da Hobbes si estende oggi fino a cercare di rendere legale la guerra nucleare preventiva, come vuole la politica seguita da Cheney, Rumsfeld e dai loro neo-conservatori. Questa è una minaccia alla civiltà che questo pianeta non potrebbe tollerare.
Il fascismo di Cheney, Rumsfeld ed altri è, bisogna ammetterlo, un’esagerazione estrema nell’ambito dell’eredità hobbesiana, ma non ci si può sottrarre al fatto che finché nella conduzione degli affari politici ci si attiene ad una nozione di rapporti inevitabilmente percussivi tra le nazioni, e dentro di esse, si affermerà non solo la tendenza ricorrente ad alimentare conflitti inutili, ma anche una insensibilità verso le misure che consentirebbero il superamento di vecchie dispute grazie ad iniziative urgenti e benefiche nell’interesse comune. Molto Hobbes cova troppi Cheney.
Gli esseri umani sono nati per compiere il bene. Il potenziale di un bambino nato in qualsiasi parte del pianeta di svilupparsi in un genio, di diventare un individuo che ama la scoperta della verità e il bene comune e dedica la propria vita mortale a dare frutti che hanno un significato per coloro che debbono ancora nascere: questi sono i tratti della bontà innata che è specifica della natura umana. Creare le circostanze e la motivazione per lo sviluppo del potenziale dell’individuo è la vera missione ultima e il dovere dello stato nazionale repubblicano.
Se invece la politica degli stati parte dal presupposto assiomatico che l’uomo sia per sua natura specifica un’animale feroce, il comportamento sociale continuerebbe ad essere quello dell’uomo che preda gli altri uomini. Se ogni uomo è così ritenuto una bestia, lo si considera solo dal punto di vista di Hobbes, come una minaccia violenta verso ogni altro uomo. La conseguenza di ciò è la “guerra preventiva”, perpetua e globale, sull’esempio del regime di Hitler e degli ambienti fascisti che sono la moderna riedizione delle canaglie medievali “Biche e Mouche” – Cheney e Rumsfeld – o forse Burke e Hare. ***
L’aspetto specifico dell’empirismo di Sarpi che conduce a forme così maligne di odio, è la negazione dell’esistenza della capacità specificamente umana che distingue la specie umana ponendola al di sopra di quelle animali. Questa capacità specifica, che è chiamata il potenziale dell’anima dell’individuo umano, si manifesta nello scoprire e condividere quei principi dell’universo che non sono e non possono essere l’oggetto della semplice certezza dei sensi. Questo tipo di potenza, così definito da Platone, un potere talvolta definito spirituale, è anche espresso allo stesso modo nella grande arte classica.
Questa capacità specifica dell’umanità è evidente nella pratica, come riconobbero i grandi umanisti Friedrich Schiller e Wilhelm von Humboldt. In questo sono compresi i progressi tecnologici grazie ai quali l’umanità è progredita da una densità demografica relativa analoga a quella delle scimmie superiori ad una densità che è oggi superiore di tre ordini decimali di grandezza. I rapporti sociali promossi per mezzo della grande arte classica esprimono la stessa, distinta qualità di ogni membro della specie umana. Il tentativo di degradare la scienza e l’arte al livello di interpretazione statistica della semplice certezza dei sensi è il frutto di una cultura che cerca di degradare l’uomo sullo stesso piano dell’animale. Questa bestialità è il presupposto dell’allievo di Galileo, Hobbes. Questa degradazione è la radice assiomatica della concezione hobbesiana dell’uomo come un’animale rispetto agli altri uomini. Questa è la radice assiomatica della bestialità dei seguaci di Strauss e di Kojeve come i complici neo-conservatori del vice-presidente Cheney.
Senza l’impegno al progresso nella scienza, nell’arte e nelle loro applicazioni la società tende a degenerare fino a forme di comportamenti animali. La bontà dell’uomo, delle nazioni, è garantita solo quando le circostanze di vita vengono definite da uno stato di cose che scaturisce da un progresso di questo tipo, un progresso che esprima i desideri della vera natura superiore dell’anima.
Pertanto evitiamo di concepire delle società per una popolazione in gran parte condizionata verso un comportamento animale. Evitiamo i sofismi che sfruttano la degenerazione hobbesiana che è stata follemente imposta alla cultura ed alla popolazione come la giustificazione per recludere i cittadini e i loro figli, nel nostro ed in altri paesi, in qualcosa di analogo alle gabbie dello zoo, sostenendo che è la loro natura che lo richiede.

L’attuale situazione strategica
I motivi per cui a Cheney, Rumsfeld e ai loro lacché fascisti non è stato impedito di concertare iniziative volte a usurpare gran parte dell’autorità costituzionale del Presidente, del Congresso e della Giustizia sono principalmente economici. Come nel caso delle iniziative di certi ambienti finanziari di Londra, New York e altrove per accordare poteri dittatoriali ad Adolf Hitler il 28 febbraio 1933, la politica che è stata rifilata all’amministrazione Bush dopo l’11 settembre 2001 non è stata direttamente causata dallo stato quasi disperato in cui versa il sistema finanziario internazionale, ma ne è tuttavia un riflesso.
Le iniziative che i circoli londinesi e newyorkesi attorno a Montagu Norman presero tra il 1932 e il 1933 per salvare finanziariamente il Partito Nazionalsocialista, per mettere in campo Hjalmar Schacht ed altri tedeschi in mano a Londra per imporre Hitler al governo in Germania, e per accordargli poi poteri dittatoriali, il 28 febbraio 1933, mirarono tutte a garantire che alla Cancelleria tedesca non arrivasse nessuno capace di adottare il piano di Wilhelm Lautenbach, alla vigilia dell’inaugurazione del Presidente Franklin D. Roosevelt negli USA. Allora come oggi, lo scopo dell’usurpazione fascista era la guerra mondiale come espediente per evitare le riforme economiche necessarie per il bene comune.
Da quell’esperienza oggi occorre apprendere due lezioni per la pratica.
Primo: essere al corrente del ruolo storico di certi interessi finanziari che sostennero le operazioni sinarchiste transatlantiche (fasciste) del periodo 1922-1945, come l’ascesa al potere di Mussolini e di Hitler, e, di nuovo, negli USA di oggi, mettere particolarmente in luce i collegamenti esemplari tra gli avvenimenti della Germania nel 1932-1934 e gli sviluppi della politica statunitense a seguito dell’11 settembre 2001.
Secondo: nonostante un tentativo di assassinio e un famoso tentativo di golpe, il presidente Franklin Roosevelt fu eletto per lanciare una ripresa economica che impedì una svolta fascista anche negli USA e che garantì poi la sconfitta di Hitler e dei suoi alleati. Questa esperienza del 1932-1945 è fondamentale per affrontare la minaccia globale alla civiltà contemporanea.
La guerra mondiale permanente voluta da seguaci di Carl Schmitt, Leo Strauss e Alexandre Kojeve come Cheney e Rumsfeld dev’essere capita come una nuova manifestazione proveniente dalla stessa radice da cui provennero le due guerre mondiali del secolo scorso. In effetti, quelle guerre combattute per la causa di ciò Michael Ledeen chiama “fascismo universale”, debbono essere comprese come un tentativo di scatenare la “Terza Guerra Mondiale Geopolitica”.
Il boom economico e l’importanza acquisita dagli USA nel periodo successivo alla sconfitta della Confederazione sudista di lord Palmerston, all’epoca della celebrazione del primo centenario dell’indipendenza degli Stati Uniti nel 1876 alimentò un’ondata di ammirazione per le conquiste conseguite dagli USA. Notevoli riconoscimenti furono allora tributati ad Henry C. Carey, il principale economista dell’epoca, e all’economista tedesco-americano Friedrich List che esprimeva idee altrettanto valide. La politica economica della Germania di Bismarck, lo sviluppo industriale messo rapidamente in moto da D.I. Mendeleyev sotto Alessandro II in Russia, l’influenza di Carey nella politica economica della Restaurazione Meiji in Giappone, e sviluppi simili nella Francia dopo Napoleone III sono alcuni esempi della grande convergenza che si verificò in Europa ed altrove per arrivare alla stessa crescita agro-industriale ottenuta dagli USA grazie al progresso trascontinentale che ebbe come elemento centrale lo sviluppo delle ferrovie.
Ambienti britannici vicini al principe di Galles, cresciuti alla scuola di lord Palmerston, in particolare i “Fabian Coefficients”, misero a punto una risposta con i loro schemi geopolitici tale per cui nazioni e popoli dell’Eurasia continentale vennero aizzati l’uno contro l’altro. Grazie alla piccineria praticamente criminale dimostrata allora dai principali capi di stato scoppiò la Prima Guerra Mondiale.
Allo stesso modo, Adolf Hitler fu portato al potere in Germania, perché i suoi sponsor londinesi volevano che il loro uomo a Berlino, Hjalmar Schacht, organizzasse e finanziasse il riarmo militare tedesco in vista di un’offensiva verso Est, per invadere e distruggere l’Unione Sovietica, mentre la Francia avrebbe dovuto poi colpire la Germania alle spalle nel momento in cui le forze tedesche fossero state completamente impegnate in Unione Sovietica. Quando poi a Londra s’accorsero che la politica militare tedesca sarebbe stata quella di colpire prima ad Ovest, si precipitarono a richiedere l’aiuto del presidente americano Franklin Roosevelt per preparare il salvataggio dell’Inghilterra da un imminente attacco di Hitler.
Per gli utopisti anglo-americani di oggi che brandiscono l’arma nucleare, la prospettiva di una cooperazione pacifica nel continente eurasiatico è un insulto intollerabile alle loro fantasie geopolitiche. Per gli ambienti vicini a Cheney, Rumsfeld e agli altri neo-conservatori, la cooperazione pacifica nell’Eurasia è una prospettiva da distruggere ricorrendo alla forza della guerra perpetua nel continente eurasiatico, prendendosela con le popolazioni musulmane come il fattore umano più infiammabile allo scopo di devastare l’intero continente.
Le condizioni alle quali la cricca attorno a Cheney e Rumsfeld ha acquisito la sua influenza sono il risultato di oltre quarant’anni, a partire dall’impatto cumulativo di eventi terribili come la Crisi Missilistica di Cuba del 1962, gli attentati contro il presidente francese Charles de Gaulle, l’irrisolto assassinio del presidente John F. Kennedy, e l’inizio della guerra utopistica degli USA in Indocina. Lo scoppio della controcultura del rock, sesso e droga, l’integrazione della tradizione del Ku Klux Klan nella campagna elettorale di Nixon del 1966-1968, la fine del sistema mondiale a tassi fissi nel 1971 e gli altri sviluppi economici che ne derivarono negli anni Settanta, trasformarono gli USA dalla principale nazione produttrice mondiale in una società post-industriale, consumistica e saccheggiatrice, sull’esempio della degenerazione dell’economia e della morale dell’antica Roma, dopo la Seconda Guerra Punica.
Il collasso morale del sistema politico degli USA, sotto l’impatto del crescente declino del reddito effettivo dell’ottanta percento delle famiglie che sono nelle fasce inferiori del reddito, e l’eliminazione di interi strati di agricoltori diretti e di altri veri imprenditori, ha visto il Partito Democratico, ad esempio, finire sotto il controllo burocratico di una corrente nota come Democratic Leadership Council. Il tipico elettore con un reddito modesto finisce così per convincersi che le possibilità di scelta sono veramente solo due: “scegliere” dal campionario politico che gli viene messo davanti, oppure rifiutarsi di andare a votare perché non si sente affatto rappresentato da nessuna di quelle scelte. 5
Questo crollo morale dei partiti politici ha alimentato la mancanza di una qualsiasi opposizione significativa agli impulsi fascisti e simili follie economiche che la banda di Cheney e Rumsfeld ha imposto al presidente George W. Bush Jr.
Se i rappresentanti di nazioni importanti mettono insieme le proprie risorse, congiuntamente possiamo presentare un’alternativa reale al caos che il collasso monetario e gli schemi fascisti oggi rappresentano. Questo però comporta che governi e partiti tornino a dare la priorità alle questioni fondamentali dell’insicurezza economica che attanaglia le nazioni e le loro popolazioni. Porre fine ai continui tentativi ripetuti di un golpe fascista di fatto a Washington resta essenziale. Le funzioni costituzionali e la separazione dei poteri debbono essere ripristinate e occorre mettere fine all’attuale usurpazione. È un compito al quale le persone di buona volontà non possono sottrarsi.
Ma questa restaurazione costituzionale degli USA non potrà avere successo se ad essa non si conferisce una solida base economica internazionale. Il potenziale per costruire tale base si colloca nelle misure di grande cooperazione, tra la maggior parte delle nazioni dell’Eurasia, tali da costituire le fondamenta su cui stabilire le più ampie misure di stabilizzazione monetaria e finanziaria.
Alcune condizioni di partenza per la cooperazione eurasiatica esistono già. Un sistema monetario riformato, che adotti gli aspetti collaudati del sistema di Bretton Woods come funzionò tra il 1944-1958, con accordi protezionistici a lungo termine per il credito, le tariffe e il commercio consentirebbe di dare vita nell’Eurasia ad una rapida crescita in grado di catalizzare i miglioramenti più rapidi e più giusti che siano stati effettuati nelle condizioni di vita dell’umanità. Dev’essere anche un rimedio per il genocidio e tante altre ingiustizie che sono state imposte sull’Africa, ed al saccheggio delle popolazioni dell’America centromeridionale sotto il sistema a tassi fluttuanti.
Per coloro che credono alla civiltà, la Cina e l’India rappresentano oggi potenze importanti alla testa del principale gruppo di nazioni che cercano accordi con l’Europa, la quale dovrebbe mettere a disposizione la sua tecnologia migliore per la realizzazione dei grandi progetti a lungo termine necessari per far fronte alle esigenze crescenti delle popolazioni asiatiche. L’Europa a sua volta ha urgentemente bisogno proprio di mercati del genere per uscire da una situazione di collasso interno sempre più pericolosa. Il ruolo della Russia nella cooperazione strategica con le nazioni dell’Europa occidentale, come Germania, Francia e Italia si prospetta di grande significato nel ruolo che viene ad assumere nel triangolo di fatto tra Russia, Cina e India per la cooperazione asiatica nella sicurezza e nello sviluppo economico.
Questo ruolo dello sviluppo eurasiatico è una questione che ho ampiamente discusso nei programmi “Ponte di sviluppo Eurasiatico” 6 e “Nuova Bretton Woods” 7. Si tratta di misure che rappresentano un insieme aggregato di riforme economiche d’emergenza.

Le opzioni attuali
Il successo di tale alternativa dipende dall’accordo su diverse riforme nei rapporti tra le nazioni.
Primo, gli USA debbono rinunciare all’attuale influenza imperiale, decisamente obsoleta, optando per qualcosa di più funzionale. Gli USA debbono riconoscere la responsabilità morale di dover promuovere il bene comune tra le altre nazioni che deriva dal potere di cui dispongono. Gli USA debbono agire in maniera coerente con la potenza che ha accumulato tra le nazioni, ma anche coerente con l’intento, espresso o implicito, della Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e nel Preambolo della Costituzione.
Tutte le nazioni del mondo oggi riconoscono la potenza degli Stati Uniti come un fatto. E, come sospetto, la maggior parte è convinta di dover fare i conti con questo fatto. Lo stesso dobbiamo fare noi in America. La distinzione da fare non è se le nazioni debbano tener conto di questo fatto, ma se gli USA tratteranno le altre nazioni come partner, oppure come clienti di un impero. Noi dobbiamo gestire i grandi problemi mondiali, ma l’autorità e la responsabilità per ciò che succede nell’arena internazionale deve restare nella cooperazione tra potenze ugualmente sovrane.
Per questo motivo è mia intenzione invitare i rappresentanti delle nazioni affinché si incontrino in una conferenza di emergenza, promossa dagli Stati Uniti, per decidere una riforma generale del sistema monetario e finanziario fallito. I governi dovranno affrontare il fatto che il sistema è irrimediabilmente spacciato e che sono urgentemente necessarie misure come quelle indicate di seguito.
1. In una riforma del genere tutti gli istituti monetari e finanziari, comprese le maggiori banche centrali, saranno poste sotto l’amministrazione controllata dell’autorità sovrana dello stato nazionale in questione. Questa e simili misure richiedono il sostegno e la cooperazione di ogni governo partecipante all’accordo.
2. La prima preoccupazione è impedire che istituti pubblici e privati essenziali finiscano nel caos, proteggere i risparmi delle famiglie e degli individui con un reddito modesto e medio, provvedere al versamento delle pensioni, alla disponibilità del credito, e, più in generale, garantire la continuazione ordinata e il miglioramento della produzione, del commercio, delle amministrazioni locali, e della previdenza sociale in generale. I titoli finanziari che hanno il carattere di scommesse, come i derivati, debbono essere ordinatamente eliminati e molte altre forme di debito debbono essere congelate in attesa di una riorganizzazione.
3. Nel contesto determinato da queste misure, in cui il sistema malato sarà posto sotto amministrazione controllata, occorre dare un notevole impulso all’occupazione con investimenti di qualità per riportare le entrate del sistema nazionale al di sopra dei livelli di soglia rispetto ai costi e le spese correnti. Lo stimolo principale a questo proposito verrà dalle infrastrutture economiche di base di proprietà pubblica, o gli investimenti promossi dal governo nei servizi pubblici. Dov’è opportuno, un servizio pubblico può essere costituito come ente pubblico per poi passare in mani private.
4. In tali condizioni, il futuro di ciascuna economia nazionale dipenderà principalmente dai meccanismi nazionali e internazionali per la generazione di credito a lungo termine con scadenze tra i 25 ed i 50 anni: una o due generazioni. In genere questo significa non superare interessi dell’1-2% annuo semplice. Questo non sarebbe concepibile al di fuori di un contesto di un sistema monetario a tassi fissi e ben regolato, concepito sull’esempio delle esperienze più riuscite del sistema di Bretton Woods in vigore prima del 1971.
5. Per la creazione del credito statale le fonti disponibili sono di due tipi. La prima è un sistema bancario nazionale a cui si fa implicitamente riferimento nella Costituzione Federale degli USA. Il secondo è il credito generato in base a trattati a lungo termine per il commercio e gli investimenti tra gli stati. Un terzo metodo, il fattore del moltiplicatore keynesiano che è proprio del sistema bancario liberale anglo-olandese, non è ammissibile nelle condizioni estreme che perdureranno nei diversi anni che saranno necessari per la riorganizzazione monetaria e finanziaria. Occorre tenere presente che la rinascita economica dell’Europa nel periodo successivo al 1945 dipese dal ruolo unico che ricoprì il dollaro USA sostenuto dalla riserva aurea. La posizione eccezionale allora ricoperta dal dollaro permise al sistema del FMI di proteggere diverse monete, soprattutto europee, ed i loro sistemi creditizi, fino alla crisi della sterlina e del dollaro tra il 1967 e il 1971. Nella crisi di oggi dobbiamo arrivare a risultati simili in una situazione in cui il valore reale intrinseco del dollaro è debole. Supplementi keynesiani ad un sistema solido non sono ammissibili in questa situazione.
Si prenda il caso del Sistema di Riserva Federale degli USA come esempio per comprendere le sfide del caso.
La tattica della “muraglia di soldi”, seguita specialmente dall’ottobre 1998, per cui si stampano o producono soldi elettronicamente, allo scopo di rifinanziare interi settori evidentemente falliti dei mercati finanziari, ha prodotto un potenziale iperinflazionistico in ampi strati delle cosiddette “bolle finanziarie”, nella tradizione di John Law. Questo significa che il Sistema di Riserva Federale di fatto è fallito. È una realtà ampiamente riflessa nella crescita impressionante del deficit federale USA e in altri problemi della bilancia dei pagamenti. Ciò che si pensa a questo proposito nella Presidenza e nel Congresso, sempre che di pensiero si possa parlare, non ha collegamento alcuno con l’universo reale.
Pertanto, se fossi presidente in questo momento, il segretario del Tesoro ed i gli esponenti più rappresentativi del Congresso starebbero già mettendo a punto i preparativi per mettere il Sistema di Riserva Federale sotto l’amministrazione controllata in una regolare procedura fallimentare. Come avvenne nel caso paragonabile delle misure che il presidente Franklin D. Roosevelt prese con la “vacanza bancaria” nel 1933, l’obiettivo più immediato di quest’iniziativa sarebbe triplice: a.) Impedire una caotica reazione a catena di fallimenti nel sistema monetario e finanziario interno; b.) mantenere senza interruzioni il funzionamento delle attività economiche pubbliche e private essenziali; c.) eliminare ogni ostacolo ad una vigorosa espansione dell’occupazione, soprattutto con il credito per le opere pubbliche delle amministrazioni locali, statali e federali.
Prima di prendere queste iniziative mi sentirei obbligato a rassicurare gli altri governi sulla natura delle misure da prendere. In tal senso si terrebbero consultazioni a porte chiuse con i rappresentanti dei governi a Washington. Queste discussioni condurrebbero verso accordi e trattati, in vista della costituzione di un nuovo sistema monetario e finanziario mondiale.
Di queste considerazioni ho tenuto conto nel presentare questo rapporto sulle mie intenzioni. Talvolta i governi debbono cogliere di sorpresa gli osservatori, ma tali sorprese debbono essere poche e non debbono mai violare i principi precedentemente stipulati.
Secondo la Costituzione Federale degli USA, la creazione del debito pubblico è una prerogativa dell’Esecutivo, entro i limiti del consenso riscosso dal Congresso USA. Ciò comprende un monopolio federale sull’emissione della moneta legale e gli obblighi impliciti nelle future emissioni di tale moneta. Questa prerogativa è la fonte principale dell’espansione netta del credito governativo. È una facoltà che deve essere usata prudentemente per la creazione del credito a cui ricorrono i governi federale e degli stati, principalmente per i programmi per le infrastrutture a livello federale e statale. Ho già indicato i programmi principali che intendo varare o sostenere ed ho messo a punto indicazioni di massima per alcuni di essi 8.
6. Il vantaggio di una riforma del FMI sul modello del sistema a tassi fissi vigente tra il 1944 e il 1958 è evidenziato dai successi di questo messi a confronto di: a) la svolta delle economie americana, inglese ed altre, nel periodo tra il 1964 e il 2003, che da società di produttori sono diventate società di consumatori oggi evidentemente fallite, e b) il fallimento del sistema a tassi fluttuanti in vigore nel periodo 1971-2003. Gli elementi di principio di una riforma d’emergenza adesso necessaria godono dei vantaggi dell’esperienza: un cambiamento premesso sul dimostrato successo di un modello di società di produttori, in cui vige un sistema a cambi fissi, posto a confronto con il pauroso fallimento cumulativo del modello che gli è subentrato, quello a tassi fluttuanti e all’insegna della deregolamentazione.
Il Titanic monetario-finanziario affonda, la realtà non si mostra troppo paziente con i passeggeri e l’equipaggio che restano aggrappati alla tradizione di questa nave che sta affondando.
Pertanto, una volta che si può ritenere che il sistema a tassi fluttuanti del FMI viene sostituito da una versione di Bretton Woods di portata essenzialmente globale, regolata e a tassi fissi, questo nuovo sistema che si vuole costruire può essere preso come il contesto sufficiente per stipulare accordi sul commercio e sulle tariffe, bilaterale e multilaterali, per periodi venticinquennali o trentennali, con tassi d’interesse semplici dell’1-2%.
La lunga durata di questi accordi è principalmente dovuta al ruolo dominante dei programmi di sviluppo a lungo termine delle infrastrutture economiche di base nelle seguenti categorie: produzione e distribuzione ben regolate di energia elettrica, grandi sistemi di trasporto per merci e passeggeri, sistemi di sviluppo e gestione del patrimonio idrico, rimboschimento e sistemazione del territorio, infrastrutture dello spazio urbanistico e industriale, istruzione e sanità. Questi programmi, di cui un modello sono gli accordi multinazionali per lo sviluppo del Mekong, e i crescenti programmi infrastrutturali in Cina, definiscono il mercato che stimola e finanzia interi settori imprenditoriali ed altri per la produzione dei beni di mercato.
Gli elementi infrastrutturali a lungo termine definiscono il mercato che rappresenta l’acqua economica in cui nuota con molte prospettive di successo il pesce della imprenditoria. La durata degli investimenti infrastrutturali più a lungo termine definiscono il periodo in cui i pagamenti debbono essere scaglionati nella fase degli accordi che riguardano i finanziamenti, le tariffe, i prezzi e il commercio.
Il sistema globale necessario può essere così illustrato.
La richiesta degli accordi proviene principalmente dall’Eurasia continentale. Questo significa un’Europa guidata da un gruppo di nazioni attorno a Francia, Germania, Italia e Russia, con un gruppo eurasiatico attorno a Russia, Cina e India; e poi, si spera, un gruppo mediorientale che funga da cerniera dello sviluppo economico tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Indiano.
La seconda componente maggiore è data dalla cooperazione nelle Americhe.
La terza componente è l’Africa.
Le altre regioni sono in rapporto a queste tre.
L’aspetto comune ad ogni regione è che ciascuna di esse è definita dalle materie prime, soprattutto fossili, reperibili nelle tre componenti. Il miglioramento e la gestione della biosfera, e delle sue materie prime, definisce sul lungo periodo gli aspetti principali del rapporto funzionale tra materie prime, abitabilità e produzione in ciascuna delle regioni.
Nel caso speciale dell’Africa, l’effetto cumulativo del saccheggio, del genocidio e dell’oppressione di gran parte dell’Africa da entità colonialistiche, del passato e del presente, ha ridotto lo sviluppo pro-capite e per chilometro quadrato del continente ad un punto in cui l’Africa attualmente non è in grado di generare da sola le risorse di capitale necessarie per sviluppare gli elementi primari delle infrastrutture economiche di base indispensabili al suo sano sviluppo. Occorrono pertanto grandi aiuti provenienti dall’estero, secondo programmi di graduale trasferimento tecnologico, per provvedere agli elementi più essenziali delle grandi infrastrutture primarie, mettendo così l’Africa in grado di sviluppare capacità proprie sia per mantenere e gestire i sistemi primari, che per lo sviluppo dei sistemi secondari raccordati a quelli primari.
Quest’assistenza indispensabile per l’Africa non sarebbe possibile se manca un clima di sviluppo vigoroso esteso a tutta l’Eurasia ed alle Americhe.

La questione della difesa strategica
L’esperienza della guerra d’indipendenza americana, l’influenza continua del concetto di difesa strategica del francese Lazare Carnot (proclamato “Organizzatore della Vittoria”), il ruolo congiunto svolto dai riformatori prussiani attorno a Wilhelm von Humboldt e Gerhard Scharnhorst e lo sviluppo delle accademie di West Point e di Annapolis negli USA del XIX secolo, sono elementi che segnano la fine prevedibile, anche se non immediata, della politica militare che è propria della Roma antica, del feudalesimo e della guerra a tavolino del XVIII secolo. La sconfitta del fascista Napoleone Bonaparte su iniziativa dello zar Alessandro I e dei riformatori prussiani a lui alleati, e la difesa e la controffensiva sovietica contro l’invasione di Hitler, sono moderne dimostrazioni di difesa strategica da prendere come modello nel sostituire con urgenza idee della guerra tanto patetiche come quella che il segretario Rumsfeld deriva dalle sue disgustose nozioni delle questioni militari.
Diversamente da quanto asseriscono i seguaci dell’empirista Thomas Hobbes, la guerra non è un’istituzione umana né naturale né necessariamente permanente. Fin tanto che le nazioni debbono essere pronte a combattere giuste guerre difensive saranno ancora necessarie delle valide capacità militari. Ma procedendo dalle lezioni rappresentate dal genio di Luigi XI di Francia, dal ruolo svolto da Mazarin e Colbert nel negoziato e nell’applicazione del Trattato di Westfalia, come questo è continuato nel principio di difesa strategica proprio di Carnot, e dall’opera originale dei riformatori prussiani, promotori di una cultura classica, si giunge ad intravedere un dovuto processo naturale di trasfromazione delle migliori capacità militari e logistiche in un’epoca in cui le istituzioni militari si orientano sempre di più verso aspetti rinnovati dei ruoli dell’attuale genio militare.
L’incompetenza becera manifestata dal segretario Donald Rumsfeld nella guerra in Iraq illustra la questione.
È vero che nella guerra in Iraq il governo del presidente George W. Bush Jr. ha violato la legge morale e quella stipulata nei trattati, e la Costituzione degli USA. Però, una volta che le forze armate USA hanno invaso ed occupato il territorio iracheno quelle forze militari sono diventate le responsabili del bene comune nel territorio occupato. Per svolgere delle operazioni militari competenti, persino di fronte a un’opposizione militare esigua come quella del misero Iraq, occorrono delle divisioni pesanti, ben addestrate ed adeguatamente rifornite. Divisioni del genere rappresentano il grosso della capacità effettiva di assumersi la responsabilità di occupare pacificamente a fin di bene il territorio. Impiegare forze alleggerite, composte di ex adolescenti addestrati principalmente sui video-games punta e spara, non rappresenta una politica competente da parte di un Segretario della Difesa USA.
Il ruolo che il genio e funzioni militari analoghe debbono assumersi sul finire dei combattimenti indica come una politica di difesa strategica conduca ad un superamento del combattimento. La politica del gen. Douglas MaArthur di vincere la guerra controllando il massimo possibile del territorio ed evitando al contempo i combattimenti non necessari, posta al confronto dell’immoralità del bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki, che non era affatto necessario, sotto il presidente Harry Truman, mette in risalto la stessa questione. L’oggetto di una guerra giusta sta nel pervenire il prima possibile ad una pacificazione. Le capacità militari e altre risorse strategiche progettate e impiegate per ottenere risultati pacifici che attualmente non si prospettano affatto in Afghanistan, Iraq, o nel Medio Oriente più in generale, e non si prospetteranno sin tanto che Cheney e Rumsfeld restano al potere, sono mezzi necessari per il raggiungimento dello scopo superiore di consentire all’umanità di uscire dalla guerra stessa.
L’influenza storicamente esercitata dalle fortificazioni di Vauban, come queste furono comprese da Carnot, e successivamente dal “Vecchio” Moltke, sono una testimonianza di questo principio.
Oggi, il fatto sempre più evidente è che le follie globali di Cheney, Rumsfeld e i loro lacché neo conservatori servono se non altro a sottolineare l’urgenza di quelle riforme economiche che sconfissero la causa del fascismo sotto il presidente Franklin Roosevelt. La soluzione va vista nel fatto che anche in una normale famiglia priva di una spiccata cultura scientifica tecnologica, la moralità tradizionale trova la sua espressione pratica nel bene che una generazione intende contribuire alle generazioni venture. Impegnando la gente nel creare e migliorare le condizioni di vita umane, grazie al progresso, specialmente nella cooperazione con altre nazioni, è possibile alimentare un senso efficiente di collegamento morale tra sé stessi e le future generazioni.
Il pericolo è che se gente avida e meschina continua a contendersi i resti sempre più scarsi di un sistema economico in rovina invece di dare vita al più presto ad un nuovo sistema necessario, il restare così aggrappati alle vecchie abitudini del sistema monetario e finanziario in bancarotta condannerebbe quasi certamente l’umanità intera a sprofondare nel giro di poche generazioni in una nuova epoca buia di portata planetaria. Effettuando invece i cambiamenti che propongo, come candidato presidenziale, possiamo attenderci di entrare in un mondo più sicuro, in cui saranno definitivamente esclusi i conflitti diffusi.

NOTE

Le note numerate sono dell’autore,

quelle con l’asterisco della redazione

1. Nel 1983 previdi che se il segretario generale Yuri Andropov avesse continuato a respingere l’offerta del presidente Ronald Reagan di cooperare nella SDI, la politica seguita dall’Unione Sovietica avrebbe comportato il fallimento dell’economia soveitica “nel giro di circa cinque anni”. Fallì sei anni dopo circa. Il 12 ottobre 1988 rilasciai una dichiarazione in qualità di candidato presidenziale, a Berlino Ovest, prevedendo il collasso economico imminente del blocco sovietico, e una successiva riunificazione della Germania, con Berlino che sarebbe presto potuta diventarne la capitale. In questa dichiarazione di Berlino esposi la politica “cibo per la pace” per gli USA, in cui proponevo la cooperazione nella ricostruzione economica delle nazioni del blocco sovietico. Quella conferenza stampa fu poi trasmessa qualche settimana dopo in una rete nazionale USA.

2. È degno di nota come le idee più estremistiche dell’allora segretario alla Difesa Cheney furono ostacolate dall’amministrazione del presidente H.W. Bush senior, ma sono poi state adottate sotto Bush junior e il vicepresidente Cheney.

3. Ad esempio, la dichiarazione d’indipendenza USA, stilata sotto la direzione di Benjamin Franklin presenta il concetto leibniziano di “vita, libertà, e ricerca della felicità”, come Leibniz lo espresse contrapponendolo al concetto filo-schiavista di John Locke: “vita, libertà e proprietà”.

4. Ad esempio, nella scienza sperimentale, è possibile acquisire con i sensi gli effetti della gravitazione, del principio del tempo minimo, del principio dell’azione minima universale, e più in generale degli effetti del dominio complesso, ma i sensi non sono in grado di rilevare questi stessi principi fisici come tali, che hanno un effetto fisico universale dimostrabile. Questo non appartiene soltanto alla conoscenza moderna, ma è il principio di “potenza” sottolineato da Platone ad esempio nel dialogo Teeteto.

5. Io opero per riportare la voce dei cittadini nelle deliberazioni del partito, una prospettiva che è generosamente osteggiata dall’attempata burocrazia del Democratic Leadership Council (DLC).

6. “The Eurasian Land-Bridge: The ‘New Silk Road’ – Locomotive for Worldwide Economic Development”; Rapporto speciale dell’EIR, gennaio 1997.
7. “Now’s the Time for LaRouche’s New Bretton Woods”; LaRouche’s Committee for a New Bretton Woods; giugno 2000.

8. “LaRouche’s Emergency Infrastructure Program for the U.S.”; EIR Special Report; November 2002.

* Il Preambolo della Costituzione USA:
“Noi, popolo degli Stati Uniti, allo scopo di perfezionare ulteriormente la nostra Unione, di garantire la giustizia, di assicurare la tranquillità all’interno, di provvedere alla comune difesa, di promuovere il bene comune e di salvaguardare per noi stessi e per i nostri posteri il dono della libertà, decretiamo e stabiliamo questa Costituzione degli Stati Uniti d’America.”

** Nella concezione empirista della fisica e della sociologia, particelle o individui si attraggono e si respingono “percussivamente” tra loro, senza esprimere o riflettere leggi di ordine superiore che regolano l’universo.

*** I primi erano banchieri. I secondi, noti come “Le iene di Edimburgo”, commerciavano in cadaveri.