ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Cheney rilancia la politica guerrafondaia contro l'Iran

Benedetto XVI a Ratisbona e Bernard Lewis

Guerra asimmetrica globale: il presidente George W. Nerone

Il generale Ivashov: come dice LaRouche, dietro questa guerra c’è l’oligarchia finanziaria internazionale

L’eredità di Wohlstetter nella strategia nucleare dei neo-cons

La guerra di Halliburton

Gli USA nella trappola della privatizzazione delle forze armate

Il pericolo di guerra e i “piegatori di cucchiai” tra i militari USA

Per Cheney la guerra è l'alternativa alla minaccia della pace

Mini-nukes: il fantasma di Bertrand Russell abita nel Pentagono di Cheney e Rumsfeld

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Come gli USA vedono la NATO e l'Unione Europa

La dottrina LaRouche

Impeach Cheney

Dopo il pastrocchio: Cheney e i neo conservatori se la prendono con LaRouche

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Un mondo di stati nazionali sovrani

Preparare un controgolpe a Washington

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La vera alternativa alla guerra

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Guerre e terrorismo, conseguenze del crac finanziario

Gli USA verso lo stato di polizia

Brzezinski e l’11 settembre

LaRouche, Rafsanjani e l’11 settembre

Gli USA minacciati dal colpo di stato

Dialogo delle civiltà per la ricostruzione mondiale

Nuove considerazioni sullo scudo spaziale

Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall'occidente

Organizzazione regionale sotto una nuova Bretton Woods

La destabilizzazione geopolitica globale


[EIR n. 13, 31 marzo 2006]


Gli USA nella trappola della privatizzazione delle forze armate

Il numero 13 della rivista Executive Intelligence Review dedica un ampio servizio alla privatizzazione delle forze armate introdotto dal seguente articolo di Lyndon LaRouche. Di seguito riportiamo inoltre alcuni stralci dell’articolo di Jeff Steinberg intitolato «Rohatyn, Shultz, Cheney ‘Privatization’ Scheme To Wreck U.S. National Security».

Eserciti privatizzati, popolazioni schiavizzate

di Lyndon LaRouche

21 marzo 2006 – Nel 2001 il governo di George W. Bush junior, diretto da Cheney, sfruttò l’opportunità creata dalla terribile distruzione del Word Trade Center l’11 settembre per far passare una riedizione della dittatura che fu affidata ad Adolf Hitler grazie all’incendio del parlamento, il Reichstag, organizzato da Hermann Goering. La sera stessa di quell’attacco partì il tentativo di far approvare certi aspetti di una dittatura che erano stati messi a punto prima di quel terribile avvenimento. Le misure in questione non risalgono all’inaugurazione di George Bush alla presidenza, nel gennaio 2001, ma erano in gestazione dal 1991 nell’ufficio del Segretario alla Difesa Dick Cheney, all’epoca della presidenza di George Bush senior.

Le proposte che Cheney presentò quella sera dell’11 settembre non riscossero un successo completo. Anche se in quell’occasione alcuni aspetti importanti del piano per la dittatura già approntati non passarono, l’approvazione del Patriot Act e misure connesse furono dei passi importanti verso la tirannia. Da allora vi sono state delle resistenze a queste misure, da parte di repubblicani di spicco, ma anche di democratici, nondimeno i diritti costituzionali hanno continuato a subire una corrosione, passo dopo passo.
I fatti sono esposti da Jeffrey Steinberg nel presente rapporto [EIR n. 14, 2006]: Cheney sfruttò allora la posizione di Segretario alla Difesa per ottenere l’approvazione di leggi che costituirono il primo tentativo, di una serie ancora in corso, di sottrarre il controllo dei militari e dei servizi d’intelligence dalle mani del governo per trasferirli in quelle delle corporation private, prime tra tutte la Halliburton e la Bechtel.

Lasciato il suo incarico alla Difesa, nel 1993, Cheney passò a dirigere la Halliburton. Successivamente George P. Shultz, dirigente della Bechtel, costituì la squadra che sarebbe diventata il governo Bush-Cheney 2001-2006. Cheney scelse l’incarico di vice persidente e di controllore del presidente, in pratica un fantoccio. Cheney e il suo vecchio compare Donald Rumsfeld, quest’ultimo nelle vesti di Segretario alla Difesa, hanno gestito le guerre che Cheney ha innescato con le sue menzogne. In tale contesto sono diventati sempre e sempre di più i poteri dei militari e le funzioni del loro intelligence che sono stati trasferiti alle imprese private di Halliburton e Bechtel, e delle loro ben pagate subappaltatrici, mentre intanto i veri militari americani e i servizi d’intelligence regolari sono stati smantellati ormai fino alla rovina.
Sì, si tratta di un caso di enorme corruzione orchestrato dall’amminstrazione Bush, ma si tratta di una corruzione che va ben oltre l’appropriazione di fondi pubblici, per quanto enormi essi siano. Il ricorso a questi poteri privatizzati per torturare, assassinare, e perpetrare in maniera diffusa ciò che in passato i tribunali giudicarono crimini contro l’umanità — crimini simili a quelli perpetrati dal regime nazista o quello di Pinochet — è qualcosa di ancora peggio. Si tratta di crimini le cui tracce portano al regime Bush-Cheney, e all’ufficio in cui Cheney lavorò tra il 1989 e il 1993.

L’immagine che queste vicende gestite da Cheney ci pone di fronte è quella del “governo mondiale” (la cosiddetta “globalizzazione”) in cui eserciti privati e forze private di polizia segreta, tutti impiegati dai consorzi finanziari privati sul tipo di Halliburton e Bechtel, gestiscono una forma nuova di dittatura mondiale, ammazzano chi non piace, e impongono leggi arbitrarie stilate da burocrati di interessi finanziari privati, proprio come i nazisti avrebbero finito per istituire un sistema globale sotto le SS Internazionali, se Hitler avesse vinto la guerra.
Nessuno che si reputa intelligente e ben informato può disconoscere che proprio questa è la minaccia rappresentata dalla cabala dietro Cheney ed i complici londinesi di sua moglie. La globalizzazione, come forma di eliminazione di ogni stato nazionale, che è già in fase avanzata, è un processo di trasferimento dei poteri degli stati nazionali ai consorzi globalizzati degli interessi finanziari privati, dei giganteschi blob come quelli che dominano il sistema predatorio globale degli hedge funds. Oggi gli hedge funds, composti da consorzi che rappresentano un assortimento mondiale di interessi finanziari privati stanno fagocitanto e spesso obliterando interi settori industriali nazionali, pubblici o privati, in ogni parte del mondo.

I finanziatori sinarchisti

L’essenza ideologica di questo risale ad Alexander Helphand, detto Parvus, il personaggio che indottrinò Leon Trotzky con la teoria della “guerra permanente, rivoluzione permanente” che è propria del sinarchismo, (o anarcosindacalismo). Si possono anche consultare i fatti riguardanti la dottrina di Trotsky a Brest-Litovsk, “Né guerra né pace”. Quest’influenza di Parvus su Trotsky è all’origine dei neo-conservatori trotzskysti fioriti nell’orbita di Leo Strauss, il protetto di Carl Schmitt all’Università di Chicago, e della dottrina della Federalist Society oggi negli USA, alla quale aderiscono i seguaci di Carl Schmitt e delle sue teorie alla Trasimaco [personaggio della Repubblica di Platone — Ndr].
L’idea moderna dell’impero sotto il controllo dell’alta finanza partì dalla setta massonica del Martinismo, del conte Joseph de Maistre. Questa setta orchestrò la rivoluzione francese a partire dall’affare della collana della regina, nel 1785, poi con la presa della Bastiglia del 1789, i regimi di Danton e Marat, il Terrore Giacobino e presiedette alla ricostruzione della personalità di Napoleone Bonaparte, un giacobino di Robespierre, conferendogli una immagine da imperatore romano. Questa immagine di Napoleone sul modello di Trasimaco, come imperatore, si ricollega alla teoria dello stato di G.W.F. Hegel, messa a punto per la scuola giuridica del romanticismo prefascista di Hegel e Savigny a Berlino, da cui derivarono le dottrine fasciste moderne di Carl Schmitt, il giurista della corona del nazismo.
Tutti questi sistemi scaturiscono dalle oligarchie imperiali pre-romane dell’antica Mesopotamia: l’imperialismo fallito di Trasimaco, l’Impero Romano, l’Impero Bizantino istituito da Diocleziano, e il sistema medioevale fondato sull’alleanza tra l’oligarchia finanziaria di Venezia e la cavalleria normanna. Dall’alleanza stretta nel medioevo tra Venezia e cavalleria normanna per le crociate, dall’oligarchia finanziaria sono nati gli imperi in Europa, come il sistema della Compagnia delle Indie Orientali britannica tra fine del XVIII e XIX secolo, imperi modellati sui precedenti romani secondo il modello dello storico britannico Edward Gibbon, un lacché di lord Shelburne.

Il sistema finanziario britannico, tra il 1763 ed oggi, è una variante del sistema liberale anglo-olandese, fondato sul modello dell’oligarchia finanziaria di Venezia, incastonato nel proposito di fondare un ordine imperiale permanente che dovrebbe riuscire laddove Roma fallì.
La creazione della Sinarchia nella Francia del XIX secolo definì il modello solitamente impiegato dagli interessi finanziari dominanti nei tentativi di stabilire un impero mondiale, fondato sulla combinazione del sistema oligarchico finanziario di Venezia e i modelli romani. Questa forma di imperialismo oggi si chiama “globalizzazione”.

L’intento è creare un sistema mondiale in cui i grandi sindacati finanziari, che esercitano poteri maggiori di quelli di qualsiasi governo nazionale, effettivamente governano il mondo al posto dei governi. L’intento è quello di spezzare per gradi il potere dei governi, e poi sfruttare il primo tracollo finanziario generale provocato dalla politica attualmente seguita da questa stessa oligarchia finanziaria, per stabilire un dominio imperiale dei creditori finanziari sulle nazioni tecnicamente in bancarotta e sui loro governi. Questo sistema imperiale si chiama “globalizzazione”.
Questa è la minaccia immediata alle forme di vita civili, negli USA e nel resto del mondo.

Il nemico potenzialmente più forte della globalizzazione è il patriottismo. Se le nazioni mantengono la capacità di governarsi, di fare delle leggi secondo il principio universale cristiano, o simili, per la salvaguardia del bene comune, l’usura perde i suoi poteri di fronte alla giustizia definita secondo la legge naturale. Pertanto, giacché una popolazione nazionale minacciata agirà a difesa dei propri diritti in queste circostanze, gli strumenti delle capacità fisiche dello stato sovrano costituiscono la più grave delle minacce contro l’insolenza imperialistica oligarchica finanziaria. Ciò che Cheney ha fatto, prima come segretario della Difesa, poi dal 2001, e infine oggi, è cercare di privare lo stato nazionale dei poteri che sono propri del governo, come fare la guerra, e traferire questi poteri agli interessi finanziari posseduti ed usati dalla classe finanziaria imperiale. Ciò che dunque Cheney ha fatto è persino più grave del tradimento.
Occorre allontanarlo dal governo, subito, finché è ancora possibile, e ripristinare le funzioni militari, di intelligence e di polizia della nazione restituendole al governo costituzionale. Ribaltare immediatamente ogni legge e altre iniziative che perpetuano la corruzione derivante dai rapporti che legano Cheney, Rumsfeld, George P. Shultz, Halliburton e Bechtel.


Gli eserciti privati di Cheney

24 marzo – L'ultimo scandalo sul conto del ministro della difesa USA Donald Rumsfeld e del vice presidente Dick Cheney: non solo appaltano a privati le attività d'intelligence ma anche quelle militari. John Negroponte, primo responsabile dell'intelligence USA, e alcuni magistrati hanno aperto inchieste sui versamenti fatti dal Dipartimento della Difesa ai 'private contractors'. Si tratta di un aspetto centrale della politica sinarchista caldeggiata dal banchiere Felix Rohatyn, quello di delocalizzare tutte o quasi le funzioni del governo, affidandole ai privati.

La politica di privatizzazione a tutto campo delle operazioni militari cominciò quando Cheney era segretario alla Difesa nell'amministrazione di Bush padre. Tra il 1991 e il 1992 il Pentagono versò alla Brown&Root (KBR), filiale di Halliburton, 9 milioni di dollari affinché preparasse due rapporti segreti sulla possibilità di affidare le funzioni della logistica militare a delle imprese private. Nel 1992 quindi la KBR ottenne il primo contratto quinquennale per fornire sostegno logistico al genio militare, l'Army Corps of Engineers. Ben presto Cheney stesso beneficiò della decisione, in quanto nel 1995, lasciato il Pentagono, diventò amministratore delegato di Halliburton, proprietaria di KBR.
Oltre a privatizzare funzioni essenziali delle forze armate, Cheney avviò un drastico ridimensionamento di capacità e strutture militari. Nel luglio 1990 Cheney propose al Congresso di ridurre le forze armate del 25% nel corso dei cinque anni successivi, portando gli effettivi da 770 a 520 mila e le divisioni da 18 a 14. Pochi mesi più tardi, la proposta fu accettata dal presidente Bush, anche se poi nella campagna elettorale del 2000 la responsabilità fu scaricata sull'amministrazione Clinton.
Negli anni di Clinton la delocalizzazione militare trasse vantaggio da due fattori: la spinta alla privatizzazione dei repubblicani e la campagna “Reinventing government” di Al Gore, che in un rapporto elogiava la Halliburton per come aveva eseguito i lavori logistici appaltati dal Pentagono.
Appena l'amministrazione Bush-Cheney si fu insediata, ancor prima che si lanciasse nella guerra in Iraq, Halliburton e KBR si aggiudicarono sostanziosi contratti per la Marina militare e il dipartimento di Stato. Nel 2001 ottennero poi un contratto decennale per la logistica dell'esercito. Qualche giorno dopo l'invasione dell'Iraq il Pentagono rese noto che la Halliburton/KBR si era aggiudicata appalti per 7 miliardi di dollari. Con appalti per 11,4 miliardi dall'inizio 2002 all'estate 2004 la Halliburton è senz'altro il principale contractor per la delocalizzazione. La seconda in classifica è la Parson Corp., che ha totalizzato meno della metà di quella cifra. In pratica l'impresa si arricchisce sulle spalle del contribuente, che paga lo smantellamento della difesa USA.

Rohatyn, Shultz
Ai più alti livelli della strategia politica, militare e finanziaria la destra e la sinistra sinarchiste americane si ritrovano assieme. Questo spiega perché sia tanto difficile mobilitare una vera opposizione al Congresso e come mai Lyndon LaRouche trovi continuamente ostacoli nel Partito Democratico. Felix Rohatyn, grande elemosiniere della sinistra democratica, e George Shultz, eminenza grigia della destra repubblicana, sono due facce della stessa medaglia.

Il 9 ottobre 2004 si tenne una conferenza intitolata “Privatizzazione della sicurezza nazionale” sotto gli auspici di tre centri studi: 1) il Project on National Security, patrocinato da George P. Shultz a Princeton, 2) il Center for International Affairs, patrocinato da Felix Rohatyn al Middlebury College e 3) la Woodrow Wilson School of Public and International Affairs della Princeton University. All'avvenimento parteciparono accademici, ex funzionari di governo e alcuni ufficiali in congedo che discussero come espandere la privatizzazione delle funzioni militari attraverso le PMC, cioè le private military companies. La manifestazione si stenne al Middlebury College e il padrone di casa, il banchiere Rohatyn, pronunciò uno dei discorsi conclusivi.
Il tema della conferenza fu annunciato da Peter Feaver, direttore del Triangle Institute for Security Studies alla Duke University, che disse chiaro e tondo: “Assistiamo a tutti gli effetti ad un ritorno al neo-feudalesimo. Se consideriamo il ruolo che la Compagnia delle Indie Orientali svolse nell'affermazione dell'Impero Britannico, c'è qualche parallelo che si potrebbe fare con l'affermazione del quasi-impero americano”.

Anche Felix Rohatyn parlò molto chiaramente, con il suo tono bonariamente cinico: “Tratterò questo argomento della privatizzazione, con ciò che comporta, non per dire se sia una cosa buona o cattiva, perché mi pare che sia qui per restare e non vi sia motivo di disputarci sopra. Anche perché credo che si affermerà. Non credo minimamente che la privatizzazione si fermerà alla soglia dei servizi di sicurezza … ritengo inevitabile che saranno sempre più numerosi gli alti ufficiali che lasceranno il Pentagono per entrare nelle imprese private e poi rivolgersi di nuovo ai militari come contractors, per concludere affari di grandi dimensioni. E la privatizzazione, che è un dogma e anche un processo, solitamente porta con sé due altri elementi. L'uno è la deregulation e l'altro è la necessità di trasparenza”. Rohatyn spiegò quindi come la deregulation non sia appropriata ai settori di sicurezza e militare e propose la regolamentazione del mercato: “Le grandi imprese ce l'hanno [la legittimità] perché sono trasparenti, perché sono quotate nelle borse, perché se commettono irregolarità saranno sanzionate. Così non è per le piccole imprese”. Rohatyn concluse: “Probabilmente resterà una sola cosa in esclusiva al governo: uccidere. A parte questo, non credo siano molte le attività in cui il governo possa operare e i privati no, se il ruolo dei privati sarà debitamente controllato e la comunità degli interessi adeguatamente protetta”.