Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

La «lettera di LaRouche a Ford» è stata pubblicata il 28 novembre dal sito internazionale della levitazione magnetica http://www.trafficlinq.com/newsfeed/maglev.htm.
Il sito è sostenuto dai principali consorzi del settore di varie nazioni, principalmente Cina, USA, Inghilterra e Qatar.



Editoriale dell'EIR

IL MESSAGGIO DI BILL FORD SUL SETTORE DELL’AUTO

di Lyndon H. LaRouche, Jr.
26 novembre 2005
Se permettiamo la distruzione dell'industria automobilistica degli Stati Uniti, allora questi ultimi diventeranno rapidamente una nazione del terzo mondo.
1. Si prospetta la perdita delle capacità ingegneristiche del settore delle macchine utensili, gran parte delle quali sono impiegate nel settore dell’auto.
2. La perdita dei posti di lavoro nel segmento delle macchine utensili comporterà la perdita irrimediabile di un multiplo di altri posti di lavoro in tutti i settori a valle.
3. La perdita degli stabilimenti dell’auto provocherà un disastro economico in cui interi centri urbani si ridurranno a città-fantasma, un rischio che incombe su molti centri abitati, in maniera diffusa, in ogni parte del paese. Ciò potrebbe innescare un collasso a catena molto peggiore di quello causato dal Presidente Herbert Hoover, a seguito del crac del 1929, con un programma che tagliò a metà l'economia americana, tra il 1930 e il marzo del 1933.

Il ridimensionamento degli stabilimenti dell’auto e delle buste paga non è un’alternativa sana. Come ha detto la scorsa settimana il Presidente della Ford, Bill Ford, la risposta sta nel diversificare la linea di produzione. La chiave di qualunque approccio sano sta nell'accettare sì la riduzione del numero di automobili prodotte dalle case americane, ma a patto di rimpiazzare immediatamente quel lavoro, riconvertendo cioè gli impianti verso altre categorie di prodotti d'alto livello tecnologico, prodotti che solo l'industria delle macchine utensili è in grado di progettare e produrre con competenza. I parlamentari americani si stanno già interessando ai sistemi di trasporto di massa, ai sistemi di produzione e distribuzione dell'energia elettrica ad altre urgenti esigenze della nazione. Non si tratta di semplici progetti per dare lavoro ai disoccupati, ma per provvedere la nuova produzione necessaria ad impedire che l'economia nazionale americana finisca ai livelli del terzo mondo.

Occorre che il governo federale e altre istituzioni prendano, con tutta l’urgenza dovuta, le iniziative necessarie a prevenire un collasso generalizzato, quindi non solo del settore automobilistico, ma anche delle comunità cittadine e statali, e delle loro popolazioni. Ma i problemi non finiscono qui.

Un'altra minaccia incombe: il nuovo presidente della Riserva Federale potrebbe scatenare un'orgia monetaria, una corsa iperinflazionaria all’emissione elettronica di denaro, un rischio che sta già facendo pensare, a chi nel mondo bancario ed altrove ha ancora la testa a posto, a ciò che accadde nella Germania del 1923. Rischiamo infatti di finire in quello che potrebbe facilmente diventare il più grande crollo finanziario della storia, a meno che il governo non cambi registro, e subito. Bernanke non sembra avere la più pallida idea delle soluzioni che questo pericolo immediato richiede.

Dobbiamo mantenere le banche aperte, e mantenere in funzione persino alcune grandi banche afflitte da gravissime esposizioni in derivati finanziari. Il governo federale potrebbe fare i passi necessari per garantirlo; ma non potrebbe farlo sul lungo periodo senza una massiccia dose di investimenti nella produzione fisica e nelle infrastrutture economiche di base, opere che stimolerebbero il settore delle macchine utensili, fino a generare livelli di occupazione e di produzione senza precedenti.
V'è dunque qualcosa di più, che il problema di mantenere in piedi il settore dell’auto. Tra i rappresentanti al Congresso e le personalità di rilievo ci si rende conto sempre di più che occorre fare ritorno ad una economia orientata alla crescita. Gli effetti dell'uragano Katrina sul territorio della Lousiana, rappresentano solo un esempio evidente della necessità di vedute più ampie e nobili di politica economica.
Durante le prossime settimane e i prossimi mesi, la rivista EIR farà il possibile per educare l'intera cittadinanza e influenzare gli indirizzi di politica economica, allo scopo di salvare non solo la nazione, ma molto di più, dalla terribile catastrofe che ci minaccia più di quanto l’uomo comune riesce ad immaginare. Possiamo vincere; ma, per vincere, dobbiamo tornare a pensare, così come si faceva in passato.



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