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Rigorosamente parlando non c'è una “crisi iraniana”

In un discorso pronunciato il 6 marzo a Berlino, ad un pubblico molto selezionato all'“Opern Palais”, l'economista e leader democratico USA Lyndon LaRouche ha dichiarato che, rigorosamente parlando, non si dovrebbe parlare di una crisi iraniana ma piuttosto di alcune iniziative molto importanti sullo scacchiere strategico globale, una delle quali riguarda lo stratagemma che prevede il sacrificio dell'Iran, ed ha aggiunto: “Chi insiste a voler analizzare la 'crisi iraniana' dimostra soltanto di non capire il gioco e di volersi fare strumento di una guerra psicologica che è parte integrante di questo gioco”.
La crisi globale in questione, ha spiegato il fondatore dell'EIR, dev'essere vista come la continuazione della strategia iniziata con Sykes-Picot [L'accordo anglo-francese del 1916 per spartirsi le spoglie dell'impero ottomano - Vedi qui], un gioco in cui lo zar di Russia Nicola II fu convinto da Inghilterra e Francia ad allearsi con loro contro la Germania, per dare così vita alla prima guerra mondiale. “Nel momento in cui le questioni di questo stratagemma intorno all'Iran vengono poste nel contesto storico pertinente, la questione iraniana potrà essere inquadrata con quel minimo di comprensione necessaria della natura della crisi strategica”, ha spiegato LaRouche.
Quella che si sta affermando “è la creazione di uno stato di guerra e rivoluzione permanente che per i suoi artefici dovrà diventare il principio su cui organizzare una nuova forma di imperialismo globale, una forma attualmente chiamata 'globalizzazione' … La forma attuale del 'grande gioco' ha come premessa il quasi successo, nell'epoca successiva ad Adenauer, Kennedy e de Gaulle, delle iniziative miranti a rovinare l'economia USA e il sistema monetario a tassi fissi creato da Franklin Roosevelt a Bretton Woods, a favore di un orientamento al 'post-industriale' dei paesi industrializzati, e il sistema liberista per il mondo complessivamente. Lo sviluppo di una versione radicale delle dottrine della 'proprietà' di Locke e del 'libero scambio' di Adam Smith ha creato una situazione in cui un consesso di interessi finanziari privati stupra e domina i governi che sono sovrani solo nominalmente”.


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