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Executive Intelligence Review, anno 33 n. 6, 10 febbraio 2006


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Le ombre dell'accordo Sykes-Picot sull'Asia sudoccidentale

Il seguente articolo storico è stato pubblicato nel numero del 10 febbraio 2006 dell'EIR a corredo dell'articolo principale di Jeff Steinberg, qui reperibile  


Di Muriel Mirak-Wiessbach

Perché il presidente francese Jacques Chirac si è sentito in dovere di lanciare una crociata per un cambiamento di regime in Siria, visto che aveva ottenuto il successo nella campagna internazionale per espellere le truppe siriane dal Libano e di riconoscere la realtà politica di Beirut? Sarà a motivo dell'assassinio, avvenuto nel febbraio 2005, dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri, che per tanti anni gli è stato molto vicino? Sarà perché crede che a Damasco abbiano delle responsabilità in quell'assassinio e occorre dunque punirli?
E allora perché il capo di stato francese minaccia anche l'Iran? Il 19 gennaio Chirac ha annunciato che la Francia ricorrerà all'arma nucleare contro gli stati “terroristi”, e contro chiunque intenda attaccare la Francia. La dichiarazione di Chirac è stata correttamente interpretata come un sostegno alla dottrina Cheney, sulla guerra nucleare preventiva, e come una minaccia diretta alla Repubblica Islamica di Iran.
In precedenza era stato il primo ministro britannico Tony Blair ad alimentare le tensioni, con la Siria e con l'Iran, in particolare con la questione del programma nucleare. Gli inglesi sono stati i più solerti nelle manovre per portare l'Iran di fronte al Consiglio di sicurezza dell'ONU, come preludio all'aggressione militare. Adesso la Francia gli dà manforte. Come mai?
Parlando degli attacchi sempre più frequenti contro la Siria Lyndon LaRouche ha spiegato: “I guai devastanti che colpiscono l'amministrazione Bush-Cheney mettono in luce più nettamente il ruolo svolto dal governo di Blair nel Regno Unito. Eredi dell'accordo Sykes-Picot, il Foreign Office britannico e la Francia hanno acquisito un ruolo determinante negli sviluppi della regione dell'Asia Sudoccidentale.” Ha aggiunto: “Di fonte a questi cambiamenti nella situazione strategica complessiva, occorre prendere in considerazione la controversia che esplose in Europa quando la Thatcher per l'Inghilterra e Mitterrand per la Francia tentarono di stritolare la Germania, a partire dal 1990, arrivando di conseguenza ai cosiddetti accordi di Maastricht ed all'attuale rovina dell'economia tedesca sotto il sistema di moneta unica dell'euro. Con la recente iniziativa per aumentare la cooperazione tra Russia e Germania, nella questione del mercato del gas, e con il globale indebolimento dell'influenza degli USA sotto un governo Bush-Cheney sempre più scellerato, l'Inghilterra si è impegnata a sottrarre, senza troppi complimenti, il controllo sull'Asia Sudoccidentale all'amministrazione Cheney, resuscitando i vecchi conflitti rimasti sopiti dall'Europa del Ventesimo secolo”.
In effetti le implicazioni del “nuovo corso” di politica estera intrapreso dalla Francia dal periodo 2002-2003 non possono essere comprese se non vengono analizzate in rapporto agli accordi che la Francia coloniale raggiunse all'inizio del ventesimo secolo con l'Inghilterra coloniale per la conquista e la spartizione di gran parte del Medio Oriente. Con l'accordo Sykes-Picot, stipulato segretamente nel 1916, francesi e inglesi ridisegnarono letteralmente la carta geografica mediorientale, spartendosi territori coloniali e sfere d'influenza.
Il rifacimento più moderno della Sykes-Picot fu la famosa dottrina del “Clean Break” del 1996 (https://archive.movisol.org/cleanbreak.htm), che fu stilata da un gruppo costituito e diretto da Dick Cheney, adottato dall'allora premier israeliano Bibi Netanyahu, e realizzato a partire dal 2003, con la guerra contro l'Iraq. Il piano prevede il cambiamento di regimi - con le guerre ed i colpi di stato - in Iraq, Siria, Libano e Iran.
La Francia stette al gioco della “Tempesta del Deserto” del 1991, ma non ottenne nulla in cambio. Nel 2002-2003 la Francia ostentò la sua opposizione ai piani di guerra anglo-americani, e si tenne fuori dalla guerra. Oggi, a conti fatti, gli USA e l'Inghilterra controllano gli immensi giacimenti petroliferi iracheni occupati, mentre la Francia non controlla niente. Di conseguenza c'è stato un rigurgito di orgoglio imperiale: “Parigi vuole la sua parte”.

La guerra geopolitica inglese

La prima guerra mondiale fu un'operazione geopolitica orchestrata dall'Inghilterra (in particolare dal principe di Galles, poi Edoardo VII) per spezzare quella cooperazione tra la Germania e la Russia che allora stava prospettando delle trasformazioni economiche portentose. L'adozione, in varia misura, del sistema americano di economia politica da parte della Germania di Bismark, della Russia di Alessandro II, e di altre nazioni, rappresentava una minaccia diretta all'egemonia britannica. Per questo motivo l'Inghilterra orchestrò quella guerra mirando così a preservare il sistema oligarchico finanziario e l'impero su cui si reggeva. A minacciare questa egemonia britannica erano soprattutto progetti di grandi infrastrutture economiche come la ferrovia Berlino-Baghdad.
In questa situazione gli inglesi pianificarono lo smembramento dell'Impero Ottomano che era ormai entrato nell'orbita tedesca, e la creazione di regimi fantoccio, nel contesto di una complessiva riorganizzazione dell'Asia Sudoccidentale in sfere d'influenza coloniale. La Francia fu parte di questa spartizione, anche se ebbe la peggio, un po' come succede tra ladri che si spartiscono il bottino.
Nell'esperienza avuta con l'Inghilterra, soprattutto in Africa, la Francia ne sapeva già qualcosa di rivalità interimperialistiche. Nel continente nero la Francia aveva la sua sfera d'influenza da proteggere e, se possibile, allargare. Dal XVII secolo la Francia era impegnata ad estendere la sua influenza verso il Nord del continente con i suoi interessi commerciali. Così nel XIX secolo la Francia arrivò a stabilire la sua presenza in Algeria e nel 1881 occupò Tunisi. Nel 1882 l'Inghilterra prese l'Egitto (che il secolo precedente era stato preso da Napoleone) e nel 1897 lord Kitchener sconfisse il movimento nazionale sudanese agli ordini di Mahdi. Così, attraverso l'Egitto, il dominio britannico si estendeva fino al Sudan. Nel 1898 l'Inghilterra mise fine all'espansionismo coloniale francese a Fashoda. Un accordo successivo tra i due rivali, nel 1904, dette all'Inghilterra la supremazia in Egitto, in cambio dell'entrata del Marocco nella sfera d'influenza francese.
Alla vigilia della Grande Guerra, l'Eurasia era dominata dalle potenze imperiali, e la Russia aveva aquisito l'attuale Asia Centrale (Khazakhstan, Turkestan, i canati di Khiva, Bukhara, Tashkent, Merv, e Samarcanda) e nella sua sfera d'influenza rientrava una metà della Persia. L'altra metà era nella sfera dell'Inghilterra, che l'aveva ottenuta nell'accordo anglo-russo del 1907. Londra controllava inoltre gli sceiccati arabi del Golfo Persico e amministrava l'Egitto, Cipro e Aden sul Mar Rosso, e contava nella sua sfera d'influenza anche l'Afghanistan.

Il resto, con l'eccezione del deserto arabo, rientrava nell'Impero Ottomano, in cui il sultano regnava su etnie diverse: slavi, arabi, greci, armeni, ebrei, ecc. Tra le potenze imperiali la Russia reclamava il diritto di proteggere le popolazioni di religione ortodossa, nei Balcani e nel Medio Oriente, mentre i francesi erano protettori dei cattolici, in cui si comprendevano i Maroniti nelle province di Siria.
Il conflitto mondiale esplose a seguito della guerra del Balcani del 1912-1913. I paesi dell'Intesa - Francia, Russia e Inghilterra - combatterono contro gli Imperi Centrali - Germania, l'Impero Ottomano (dove erano saliti al potere i Giovani Turchi) e l'Impero Austroungarico. Nel conflitto entrarono successivamente altre nazioni e potenze.

I progetti per l'Arabia postbellica

A prescindere dai bisticci in seno alle élite sugli aspetti specifici, il piano di guerra degli inglesi era abbastanza chiaro: organizzare le forze arabe in modo che dessero vita a quella che doveva apparire una rivolta autonoma contro la Sublime Porta, mandando in frantumi l'Impero Ottomano, e ridisegnare la carta geografica con “stati” arabi completamente nuovi, sapientemente pilotati da Londra. Anche i francesi, che sostennero questo piano, dovevano ottenere le loro marionette secondo la divisione delle influenze che era stata convenuta.
Il cervello di tutta quest'operazione fu il maresciallo di campo Horatio Herbert Kitchener, il macellaio del Sudan (onorato come il conte di Khartoum). Console generale inglese in Egitto, che gli inglesi avevano sottratto agli ottomani facendone un loro protettorato, nell'agosto 1914 Kitchener fu richiamato a Londra per ricoprire l'incarico di Ministro della Guerra.
Kitchener scelse Hussein ibn Ali come il leader arabo che meglio si prestava ai maneggi inglesi nella regione. Discendente della dinastia hascemita, noto come “l'emiro della Mecca” o anche lo “sharif della Mecca”, Hussein governava Hejaz, (quello che è oggi il nordoverst dell'Arabia Saudita, sul Golfo di Aqba e il Mar Rosso), sotto il Sultano Ottomano. Dopo il colpo di mano dei Giovani Turchi del 1908, Hussein temeva che i nuovi signori avrebbero ridotto la sua autonomia e i suoi due figli, Abdallah e Feisal, membri del parlamento ottomano, temevano una sua deposizione. Questo spiega la loro disponibilità a stare al gioco dei britannici.
Il primo a proporre a Kitchener un approccio verso la famiglia dello sharif della Mecca fu Gilbert Clayton, agente al Cairo di sir Henry McMahon, il quale era subentrato a Kitchener nel ruolo di console generale d'Egitto. Clayton era in contatto con vari gruppi di arabi in esilio e società segrete del Cairo e avrebbe appreso in questi ambienti che altri leader arabi erano pronti a ribellarsi contro il Sultano, se vi fosse un leader capace di guidare la rivolta.
In un messaggio a Kitchener del 6 settembre 1914, Clayton propose di mettere a capo della rivolta fomentata dagli inglesi Abdallah, uno dei figli di Hussein. Kitchener aveva incontrato Abdallah nel 1912 o 1913 e di nuovo nel 1914, e altrettanto aveva fatto Ronald Storrs, “segretario orientale” di Kitchner al Cairo. Secondo Clayton gli altri leader arabi avrebbero accettato una tale scelta. Kitchener voleva informarsi sulla posizione che i leader arabi avrebbero assunto nella guerra che si stava preparando, per cui, in un telegramma a Storrs spiegò che cosa avrebbe dovuto dire ad Abdallah:
“Se la nazione araba ci aiuta in questa guerra in cui siamo stati costretti dalla Turchia, l'Inghilterra garantisce che non avverrà alcun intervento in Arabia e che darà ogni assistenza necessaria agli arabi contro le aggressioni straniere”.
A questo fece seguito un altro dispaccio proveniente dall'ufficio del Cairo in cui si diceva che gli arabi “di Palestina, Siria e Mesopotamia” avrebbero ottenuto l'indipendenza, garantita dall'Inghilterra, qualora si fossero sollevati contro l'Impero Ottomano.
Per sobillare le ribellioni contro gli Ottomani Kitchener e il suo gruppo promettevano “l'indipendenza” , un termine che aveva un significato diverso dai diversi punti di vista. Per gli arabi in questione significava indipendenza, mentre per gli inglesi significava una sorta di autonomia locale nella sfera dell'impero britannico, insomma qualcosa come il protettorato. Storrs ad esempio accarezzava l'idea di edificare un Impero Egiziano, come lui lo chiamava, sotto il califfo Sharif della Mecca, affiancato da un re egiziano, che però avrebbe governato sotto il controllo di Kitchener.
Hussein mise in chiaro di volere la sovranità su di un vasto regno arabo, che sarebbe dovuto diventare pienamente indipendente. Mandò quindi suo figlio a sondare le società segrete arabe, a Damasco ed altrove, ed alla fine di questa ricognizione fu certo che avrebbe avuto il loro sostegno in una rivolta contro la Turchia, a condizione di avere dagli inglesi la garanzia che avrebbero sostenuto l'indipendenza araba.
Hussein scrisse una lettera all'Alto Commissario Britannico in data 4 luglio 1915 in cui elencò le sue richieste che comprendevano anche le richieste del cosiddetto Protocollo di Damasco, un documento stilato dalle forze arabe in Siria.
“In cambio della sua cooperazione che deve condurre al controllo dell'intera penisola araba, Mesopotamia, Siria, Palestina e parte della Cilicia, Sharif Hussein formula le seguenti richieste:
1. L'indipendenza degli Arabi, circoscritta in un territorio che comprende Mersina Adana nel Nord e dal 37mo parallelo fino al confine della Persia: il confine orientale dev'essere il confine della Persia fino al Golfo di Basra; nel Sud il territorio deve confinare con l'Oceano Indiano, ad esclusione dell'Aden; ad Ovest dev'essere limitato dal Mar Rosso e dal Mediterraneo fino a Mersina.
2. La Gran Bretagna dovrà riconoscere la fondazione di un Califfato Arabo. In cambio lo Sharif si dichiara pronto ad accordarle privilegi in ogni attività economica dei paesi arabi, dove tutti gli altri saranno considerati uguali.
3. Si concluda un'alleanza militare difensiva. Nel caso in cui una parte s'impegni in una guerra offensiva, l'altra parte manterrà una rigorosa neutralità”.
L'Alto Commissario in Egitto, sir Henry McMahon, rispose alle richieste di Hussein con una corrispondenza che più tardi divenne nota come “Le lettere di McMahon”. In una nota acclusa ad una lettera datata 24 ottobre 1915 McMahon affermò:
“I distretti di Mersina e Alessandretta, e le parti di Siria che si estendono ad occidente dei distretti di Damasco, Homs, Hama e Aleppo non possono essere definiti come puramente arabi, e debbono pertanto essere esclusi dalla delimitazione proposta.
“Con tale modifica, e senza pregiudizio per i trattati conclusi tra noi e certi Capi Arabi, noi accettiamo quei confini.
“A proposito delle regioni che si estendono entro le frontiere proposte, in cui la Gran Bretagna è libera di agire senza detrimento degli interessi della Francia sua alleata, io sono autorizzato a prendere gli impegni seguenti in nome del Governo della Gran Bretagna, e a rispondere alla vostra nota come segue:
“Stante le modifiche sopra menzionate, la Gran Bretagna è pronta a riconoscere e a difendere l'indipendenza degli arabi in tutte le regioni che si estendono tra i confini proposti dallo Sharif della Mecca.
“La Gran Bretagna garantisce i Luoghi Sacri contro qualsiasi aggressione esterna e riconosce la loro individualità. Se la situazione lo consente, la Gran Bretagna metterà a disposizione degli arabi dei consiglieri (advice-conseils) e li aiuterà a costituire la forma di governo che parrà più appropriata nei diversi territori. D'altronde s'intende che gli arabi abbiano già deciso di ottenere pareri e consigli esclusivamente dalla Gran Bretagna; e che i consiglieri e funzionari europei che servono per stabilire un valido sistema amministrativo siano britannici. per quanto concerne i due vilayet di Basra e Badhdad, gli Arabi riconoscono il fatto che le posizioni e gli interessi ivi stabiliti dalla Gran Bretagna esigerà speciali accordi amministrativi per proteggere quei territori dall'aggressione straniera, per promuovere il benessere degli abitanti e per proteggere i nostri interessi comuni”.
Hussein ottenne qualche vaga promessa, ma nessun impegno esplicito riguardo al regno Arabo indipendente che voleva costituire.

Il dissenso nella leadership imperiale

Questa prospettiva di un Califfo Arabo (o/e un re), alla testa di un impero arabo controllato dagli inglesi non piaceva affatto all'India Office dell'Impero Britannico. Questo dipartimento, allora responsabile per la Persia, il Tibet, l'Afghanistan e l'Arabia orientale, oltre che per l'India, riteneva che la Mesopotamia rientrasse, insieme a tutte queste regioni sotto la propria giurisdizione. L'India Office sosteneva che i musulmani nella sua sfera d'influenza non avrebbero accettato un Califfo Arabo e ne preferivano piuttosto uno Turco. Per quanto riguarda gli arabi essi avrebbero comunque preferito Abdul Aziz ibn Saud, che negli schieramenti di parte era rivale di Hussein.
Nell'India Office prevaleva la convinzione che organizzare una invasione e una occupazione della Mesopotamia fosse sua competenza. Questo fu il messaggio che il viceré indiano Charles Hardinge dette a sir Mark Sykes durante un viaggio che questi aveva intrapreso nel 1915 per sondare le parti. Hardinge chiarì anche che l'India Office riteneva assurda qualsiasi promessa di “indipendenza” agli arabi giacché lui li considerava incapaci di autogovernarsi.
Per coordinare le nuove iniziative mediorientali, contenendo le opposizioni come quella dell'India Office, fu appositamente costituito nel 1916 l'Arab Bureau. Si trattava di un'idea di sir Mark Sykes, un giovane Tory eletto alla Camera dei Comuni quattro anni prima, che si era fatto una reputazione come esperto degli affari concernenti l'Impero Ottomano. Sykes operava direttamente agli ordini di Kitchener, del quale era un importante esecutore. L'Arab Bureau aveva la sua sede al Cairo, come parte del Dipartimento dell'Intelligence, ma in pratica era agli ordini di Kitchener. Nominalmente era diretto dall'archeologo David G. Hogarth, che nell'intelligence rispondeva direttamente agli ordini di Clayton, l'addetto al Cairo del console generale McMahon. Tra i personaggi di spicco dell'Arab Bureau occorre ricordare T.E. Lawrence, meglio noto come “Lawrence d'Arabia”, che si distinse alla testa delle campagne militari dei “leader arabi”. La missione dell'Arab Bureau era di estendere il controllo britannico sull'Arabia a partire dall'Egitto britannico.

La Francia imperiale

I francesi non potevano certo essere entusiastici di fronte all'espansionismo britannico. I colonialisti francesi consideravano il Libano e la Siria “intrinsecamente” colonie francesi. Per sostenere l'argomento si risaliva addirittura alle crociate ed al meno remoto impegno francese a “proteggere” le popolazioni cattoliche nella regione, in particolare lungo la costa del Monte Libano in Siria.
Agli inglesi dover riconoscere tutte queste pretese parve davvero troppo. Clayton sostenne, con il pieno consenso di Sykes, che se le grandi schiere arabe fossero entrate in guerra dalla parte dell'Inghilterra, esse avrebbero sicuramente portato subito alla vittoria ed un tale successo nel Medio Oriente avrebbe avuto le sue ripercussioni vantaggiose sul fronte occidentale della guerra mondiale. L'Inghilterra doveva far fronte a due imperativi: primo, per dispiegare le forze sul teatro mediorientale gli inglesi dovevano ridurre la loro presenza in occidente, a tutto discapito della Francia. Sarebbe stato dunque necessario fare qualche concessione ai francesi. Secondo, per reclutare le truppe arabe, dalle forze di Hussein, occorreva fare delle concessioni agli hascemiti, ma questo avrebbe urtato le ambizioni francesi. Per questo McMahon specifica nella sua corrispondenza che Hussein avrebbe dovuto rinunciare ai diritti su “parti della Siria che si estendono ad Ovest dei distretti di Damasco, Homs, Hama e Aleppo”, e cioè la regione costiera della Palestina, del Libano e della Siria rivendicata dai francesi. Hussein continuò ad esigere Beirut e Aleppo ribadendo la sua opposizione di principio a qualsiasi presenza francese in Arabia.
Ovviamente la Francia non poteva essere lasciata fuori dalle trattative, a motivo del ruolo che aveva in occidente. E fu così che il Foreign Office invitò la Francia a inviare a Londra un emissario per concordare che cosa fosse e che cosa non fosse possibile offrire a Hussein. Da qui nacque l'accordo Sykes-Picot.

L'accordo Sykes-Picot del 1916

La scelta francese cadde su Francois Georges Picot, inviato a Londra il 23 novembre 1915. Proveniente da una famiglia colonialista Picot rappresentava il “partito siriano” secondo cui Siria e Palestina, intese come un unico paese, appartenevano alla Francia per motivi storici, economici e culturali. Picot entrò nei negoziati sostenendo che la Francia doveva avere il controllo diretto sulle regioni costiere e il controllo indiretto sul resto della Siria (attraverso un regime fantoccio) come anche sul territorio che si estende ad Est, fino a Mosul.

L'accordo sottoscritto il 16 maggio 1916 parve soddisfare queste richieste:
“L'accordo Sykes-Picot: 1916
“I governi francese e britannico concordano comunemente:
“Che la Francia e la Gran Bretagna sono disposte a riconoscere e a proteggere uno stato arabo, o una confederazione di stati arabi, indipendenti (a) e (b) delineati sulla carta annessa, sotto la sovranità di un capo arabo. Che nella zona (a) la Francia e nella zona (b) la Gran Bretagna debbano avere diritti prioritari di impresa e di emissione creditizia degli enti locali (local loans). Che nella zona (a) la Francia, e nella zona (b) la Gran Bretagna siano le sole a poter fornire consiglieri o funzionari stranieri su richiesta dello stato arabo, o confederazione di stati arabi.
“Che nella zona blu la Francia, e nella zona rossa la Gran Bretagna abbiano facoltà di stabilire l'amministrazione o il controllo diretto o indiretto, come desiderano o come ritengono opportuno di concordare con gli stati arabi o confederazione di stati arabi.
“Che nella zona bruna sia costituita un'amministrazione internazionale, la cui forma dovrà essere decisa a seguito delle consultazioni con la Russia, e quindi in consultazioni con altri alleati e i rappresentanti dello Sharif della Mecca.
“Che alla Gran Bretagna siano accordati (1) i porti di Haifa e Acri, (2) le garanzie di una certa fornitura di acqua dal Tigri e dall'Eufrate nella zona (a) per la zona (b). A sua volta il governo di Sua Maestà s'impegna a non intraprendere mai negoziati per la cessione di Cipro ad una qualsiasi terza potenza senza il previo consenso del governo francese.
“Che Alessandretta sia un porto franco per quanto riguarda il commercio dell'impero britannico ... ; che vi sia libertà di transito per le merci britanniche attraverso Alessandretta e per ferrovia attraverso la zona blu, o la zona (b), o la zona (a); e che non vi debba essere nessuna discriminazione, diretta o indiretta, contro le merci britanniche su qualsiasi ferrovia o contro le merci o navi britanniche in qualsiasi porto che serve le aree menzionate.
“Che Haifa sia un porto franco per quanto concerne il commercio della Francia, i suoi domini e i suoi protettorati, ... Che vi sia libertà di transito per le merci francesi attraverso Haifa e le ferrovie britanniche attraverso la zona bruna...
“Che nella zona (a) la ferrovia di Bagdhad non debba proseguire verso sud, oltre Mosul, e nella zona (b) verso nord, oltre Samarra, fino a quando non sarà completato un collegamento ferroviario tra Baghdad e Aleppo attraverso la valle dell'Eufrate, e poi solo con il comune consenso dei due governi.
“Che la Gran Bretagna ha il diritto di costruire, amministrare ed essere proprietaria unica di una ferrovia che connetta Haifa con la zona (b), e debba avere il diritto perpetuo di trasportare truppe lungo tale linea in qualsiasi momento. Dev'essere compreso da ambedue i governi che questa ferrovia deve facilitare il collegamento ferroviario di Baghdad con Haifa, ed è inoltre compreso come, se le difficoltà ingegneristiche e le spese occorrenti a mantenere questa linea di collegamento nella zona bruna, il governo francese dovrà essere pronto a considerare [un percorso alternativo].
...
“Deve essere concordato che il governo francese non entrerà mai in qualsiasi negoziato per la cessione dei propri diritti e che non cederà i suoi diritti nell'area blu a nessuna terza potenza, con l'eccezione di uno stato arabo o una confederazione di stati arabi, senza il previo consenso del governo di Sua Maestà, che per la sua parte, assume lo stesso impegno nei confronti del governo francese per la zona rossa.
“I governi britannico e francese, in qualità di protettori dello stato arabo, concordano che essi stessi non acquisiranno, e non consentiranno ad una terza potenza di acquisire dei possedimenti territoriali nella penisola arabica, né consentiranno ad una terza potenza di stabilire una base navale o sulla costa orientale, o sulle isole, o nel Mar Rosso. Questo comunque non sarà di impedimento ad aggiustamenti della frontiera dell'Aden, come sarà necessario a seguito della recente aggressione turca.
“I negoziati con gli Arabi sui confini degli stati arabi dovranno proseguire attraverso lo stesso canale finora usato a vantaggio delle due potenze.
“Si concorda che le misure di controllo dell'importazione di armi nei territori arabi saranno prese in considerazione dai due governi”.

Il documento conclude con una nota sulla necessità di informare i governi russo e giapponese, e che occorrerà tener conto delle pretese italiane.
All'inizio il documento fu mantenuto segreto. Sykes si recò a Petrogrado per informare i russi sull'accordo ed ottenere il loro consenso. Non sapeva che intanto i francesi, in tutta segretezza, avevano negoziato un accordo separato con i russi che riguardava la Palestina. Aristide Briand, il negoziatore, riuscì ad ottenere dai russi il sostegno per un controllo francese della Palestina che invece, secondo l'accordo Sykes-Picot doveva essere retta da un regime internazionale. L'accordo Sykes-Picot rimase segreto fino alla rivoluzione bolscevica del 1917, i documenti furono scoperti in Russia nel gennaio 1918 e resi noti al governo ottomano.

La rivolta araba

Quello di Sykes-Picot era un accordo segreto tra due potenze imperiali per dividersi le spoglie dell'Impero Ottomano, una volta che fosse stato distrutto. Ma tutt'altra cosa era portare gli ottomani effettivamente alla sconfitta. Gli inglesi contavano di farlo con una rivolta araba.
Dalle informazioni di intelligence raccolte, gli inglesi avevano concluso che gli arabi avrebbero seguito in massa una rivolta guidata da Hussein. Quando nel giugno 1916 questa rivolta si mise in moto ad Hejaz, le schiere di centinaia di migliaia di arabi che secondo le previsioni avrebbero dovuto disertare l'impero ottomano non si fecero vedere. Solo gli aerei e le navi inglesi si mossero per affiancare le truppe musulmane provenienti dall'Egitto britannico e da altre regioni dell'impero. Mentre la rivolta militare cominciava a dimostrare la propria debolezza, tanto che c'era da disperare sulla sua riuscita, T.E. Lawrence propose il reclutamento degli uomini della tribù di Hussein per impegnarli in una guerriglia guidata dagli inglesi.
Il 6 luglio 1917 Lawrence riuscì a mobilitare un contingente di truppe irregolari arabe per prendere la città portuale di Aqaba, pagando profumatamente in oro una confederazione di capi tribù beduini, tanto da diventare noto come “l'uomo con l'oro”. Con la cattura di Aqaba Lawrence era invece riuscito ad imporre la sua linea (quella dell'Arab Bureau contrapposta a quella dell'India Office), tanto che sir Edmund Allenby, nuovo comandante in capo delle forze di spedizione in Egitto dal giugno precedente, accettò che questi elementi tribali fossero dispiegati a fianco delle forze britanniche, nelle campagne di Palestina e di Siria.
Nel 1917 il ministro della guerra Lloyd George ordinò a Allenby di preparare le sue truppe per invadere la Palestina. Diffidando ovviamente delle intenzioni inglesi, i francesi mandarono Picot ad accompagnare la missione, e, ricambiando la diffidenza, gli inglesi inviarono Sykes a rendersi disponibile come mediatore. (Quest'ultimo era stato promosso a capo della missione politica presso il comandante in capo delle forze di spedizione egiziane). A seguito dell'accordo firmato con i russi, i francesi vantavano le loro pretese sulla Palestina. L'intento della spedizione anglo-egiziana era di prendere la Palestina per gli inglesi e c'era l'ordine espresso di non fare compromessi di sorta con gli arabi coinvolti.
Nell'impartire i suoi ordini ad Allenby, Lloyds George aveva espresso il desiderio - come se avesse scritto a Babbo Natale - che Gerusalemme fosse presa per il Natale. Allenby si sentì obbligato e già l'11 dicembre entrò a Gerusalemme dalla porta di Jaffa e pose la città sotto la legge marziale. Allenby spiegò a Picot che per qualche tempo la città sarebbe rimasta sotto l'amministrazione britannica. Ronald Storrs fu nominato governatore militare e Lloyd George ebbe così il suo regalo di Natale.
Dopo l'insuccesso nel prendere Baghdad nel 1915, a capo delle forze britanniche dell'India Office fu nominato un nuovo comandante, il gen. Stanley Maude. Maude invase la Mesopotamia e prese Baghdad l'11 marzo 1917. Il 16 marzo poi fu costituita una Commissione per l'amministrazione della Mesopotamia sotto l'ex viceré dell'India lord Curzon, che decise il destino di Basra e Baghdad, o Mesopotamia: la provincia meridionale di Basra, prevalentemente shiita, sarebbe passata agli inglesi mentre l'antica capitale Baghdad sarebbe stata “araba”, ma sotto una qualche forma di protettorato britannico.
In un documento approvato dal Gabinetto di Guerra, Sykes incoraggiava i leader arabi ad unirsi agli inglesi, promettendo loro la libertà, l'indipendenza ecc. Parlava di una confederazione araba mediorientale sotto il re sunnita Hussein o di uno dei suoi figli.
Assicurata la conquista di Palestina e Mesopotamia si passò alla conquista della Siria. Dopo aver preso Megitto, nel settembre 1918, Allenby puntò su Damasco. Secondo gli accordi Sykes-Picot, una volta presa la città doveva essere ceduta ad un'amministrazione araba, di fatto sotto il controllo francese, sebbene gli inglesi vi mantenessero il loro controllo militare. Una volta presa la città fu prontamente issata la bandiera di Hussein (che era stata gentilmente disegnata da Sykes). L'unica zona sotto il diretto controllo francese era la fascia costiera, mentre l'interno doveva restare indipendente, sotto gli hascemiti e i consiglieri francesi. Feisal e le sue truppe si presentarono in ritardo sui piani, ma la cosa importante fu che in qualche modo erano lì, perché questo avrebbe poi consentito a Lloyd George, nel 1919, di sostenere che le forze di Feisal erano state essenziali nel prendere la Siria e che per questo bisognava che a Feisal fosse assegnata l'amministrazione della Siria - ovviamente sotto il controllo britannico.
Allenby espose così a Feisal i termini del suo governo: in qualità di rappresentante di Hussein egli sarebbe stato l'amministratore della Siria (meno Palestina e Libano) sotto la protezione francese, e a questo scopo avrebbe avuto al suo fianco un ufficiale francese di collegamento. Feisal si oppose al ruolo dei francesi, ma Allenby respinse d'autorità la sua opposizione.
Dopo essere entrato con le sue truppe a Damasco, Feisal prese l'iniziativa e il 5 ottobre mosse su Beirut. I francesi entrarono immediatamente in allarme e mobilitarono truppe e unità navali. Su ordine di Allenby, Feisal fu costretto a sgombrare Beirut, e Picot fu designato rappresentante politico e civile francese, sotto Allenby.
Fu a questo punto che nei vertici inglesi ci si cominciò a chiedere se fosse davvero la cosa più intelligente mantenere le promesse fatte ai francesi, elencate nell'accordo Sykes-Picot. Lloyd George disse che l'accordo era “inapplicabile” visto che il grosso delle conquiste militari erano state fatte dagli inglesi. Curzon lo definì “obsoleto” e persino Sykes cominciò a manifestare qualche dubbio. Insomma per gli inglesi era arrivato il momento di consolidare le posizioni in Medio Oriente, togliendo ai Francesi tutto, meno una presenza limitata in Libano.

Armistizio e niente pace

Quando i turchi ed i tedeschi erano ormai pronti a trattare la pace, per l'armistizio fu organizzata una conferenza a bordo dell'unità britannica Agammemnon, il 27 ottobre 1918, dalla quale i francesi furono esclusi! I turchi accettarono i termini dell'armistizio e i leader dei Giovani Turchi dovettero cercare scampo con la fuga. L'armistizio in occidente fu raggiunto l'11 novembre 1918.
Gli inglesi volevano consolidare le proprie posizioni e soprattutto tenere i francesi fuori dalla Siria. Nel 1919 Lloyd George disse che giacché Feisal aveva svolto un ruolo cruciale nella conquista - o meglio “liberazione” - della Siria con i suo 100 mila uomini (un'esagerazione enorme) l'Inghilterra si riteneva obbligata a onorare gli impegni presi nei confronti del suo alleato arabo, Feisal, il quale era decisamente avverso ai francesi. Questa è la linea con cui lui si presentò alla Conferenza di pace di Parigi del 1919, in cui cercò di portare il presidente americano Wodrow Wilson dalla sua parte. Feisal, costantemente tenuto d'occhio dall'inseparabile E.T. Lawrence, e lautamente sovvenzionato dagli inglesi, stette al gioco con entusiasmo. L'Inghilterra estese di fatto il suo controllo sulla Siria la cui amministrazione fu affidata alle principali famiglie arabe.
Per l'Inghilterra però mantenere l'occupazione militare diventò poi troppo impegnativo, politicamente ed economicamente, per cui rinunciò alle sue pretese sulla Siria in favore di Feisal e dei francesi. Nel gennaio 1920 Feisal raggiunse un accordo con l'ex primo ministro Clemenceau per una formale “indipendenza” siriana sotto la tutela francese, cioè la presenza di consiglieri francesi.
Un accordo definitivo (si fa per dire) fu raggiunto nel 1920 con il trattato di Sèvres. A proposito del Medio Oriente nell'accordo si affermava che la Siria, comperso il Libano e la Cilicia dovevano passare alla Francia, ma che successivamente sarebbero dovute diventare indipendenti. L'Inghilterra si appropriò della Mesopotamia (Iraq) e delle Palestina, esercitando inoltre il protettorato sull'Arabia (Hejaz), che sarebbe stata in teoria indipendente ed in pratica governata da monarchi fantocci dei britannici. All'Inghilterra fu inoltre riconosciuta una sfera d'influenza comprendente Egitto, Cipro e la costa del Golfo. L'Italia ottenne Rodi e il Dodecaneso e l'annessione di Adalya in Anatolia nella sua sfera d'influenza.
Feisal fu proclamato re dal Congresso nazionale siriano che nel 1919 aveva deliberato in favore di una monarchia costituzionale. Nel 1920 Feisal diventò re della Grande Siria, comprendente cioè anche Libano, Transgiordania e Palestina. Ma già nel luglio di quell'anno i francesi decisero di passare al contrattacco e occuparono Damasco sotto la guida del gen. Gourand. Dopo uno scontro cruento mandarono Feisal in esilio e la Siria diventò completamente francese, sotto un mandato. Ma le ambizioni monarchiche di Feisal non erano finite e sotto l'ala britannica traslocò per diventare re d'Iraq.
L'Iran, che era allora la Persia, finì sotto il controllo britannico attraverso il famigerato accordo anglo-persiano del 1919 con Ahmad Shah. (vedi Muriel Mirak-Weissbach, “A Persian Tragedy: Mossadeq's Fight for National Sovereignty,” EIR, 4 novembre 2005).
Alla conferenza del Cairo del 1922, dopo le sommosse anti-britanniche iniziate nel 1919, gli inglesi accordarono all'Egitto un'indipendenza formale, rinunciando al protettorato. Ma dichiarando l'Egitto una monarchia costituzionale l'Inghilterra mantenne alcuni “diritti”: era responsabile della difesa dell'Egitto (aveva cioè il diritto di stazionare truppe sul suo territorio), della sicurezza nella zona del canale di Suez, della gestione civili e militare della questione sudanese, del controllo sulle comunicazioni imperiali, e della formulazione della politica estera. Fuad I diventò re il 15 marzo 1922 e nel 1928 istituì una dittatura.
Alla conferenza del Cairo Feisal fu designato monarca dell'Iraq e suo fratello Abdallah emiro della Transgiordania. L'ascesa di Feisal al potere fu orchestrata in modo che potesse apparire come una scelta popolare, ratificata con un plebiscito. Abdallah arrivò al suo posto in Amman avvalendosi dei sostegni di H. St. John Philby (Kim Philby) e della Legione Araba comandata dal col. F.G. Peake e poi Glubb Pasha. Nel 1923 la Transgiordania fu separata dalla Palestina, per funzionare come zona cuscinetto nei confronti dell'Arabia centrale.
Una delle questioni che non fu presa in considerazione nei trattati fu quella del petrolio. La competizione tra Francia ed Inghilterra sui vasti giacimenti in Mosul cominciò ad acuirsi fino a quando non si arrivò alla conferenza di San Remo nella quale si concordò un trattato segreto per la spartizione. Gli USA però vennero presto a saperlo ed esigettero la loro parte. Nel trattato di Mosul del 1926 l'Iraq ottenne il controllo nominale sui giacimenti petroliferi della regione e si stabilì una ripartizione degli interessi tra le compagnie petrolifere inglesi (52,5%) americane (21,25%) e francesi (21,25%).
Nei confronti dell'Arabia centrale Hussein rivendicò nel 1924 il titolo di califfo ma incontrò l'opposizione del rivale Abd al Aziz Ibn Saud. (Alla fine del 1916 Hussein si era proclamato “re di tutti gli arabi”, ma Inghilterra, Francia ed Italia gli riconobbero soltanto il titolo di re di Hejaz). Il wahabita Ibn Saud dichiarò guerra ad Hussein, e con la presa delle città sante di Mecca e Medina sconfisse gli hascemiti. Hussein abdicò e suo figlio Alì rinunciò al trono. In tal modo Ibn Saud, favorito dall'India Office, fu proclamato re di Hejaz e Najd nel 1926.

Palestina

Nello sviluppo delle trattative, la Palestina, prima rivendicata dall'Inghilterra, sarebbe poi dovuta diventare indipendente. Questo rappresenta il capitolo più complicato della storia della regione, e merita un trattamento molto più approfondito di quanto consenta lo scopo immediato di questo articolo. Per cui ci limitiamo a qualche accenno.
Mentre promettevano ad Hussein ed ai suoi figli l'indipendenza degli arabi, gli inglesi contemporaneamente promettevano una terra sia ai palestinesi sia agli ebrei. Nella dichiarazione di Balfour del 2 novembre 1917 (che prende il nome del ministro degli Esteri Arthur James Balfour), si legge:
“Il governo di sua maestà guarda favorevolmente alla fondazione in Palestina di un territorio nazionale per il popolo ebraico e farà gli sforzi migliori per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, mentre è chiaramente compreso che nulla deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non ebraiche in Palestina, o i diritti e lo status politico di cui godono gli ebrei in ogni altro paese”.
Secondo l'Accordo di Sykes-Picot i luoghi santi in Palestina dovevano essere sottoposti ad un regime internazionale. L'amministrazione dei luoghi santi non è mai stata una questione amministrativa. Da tempo immemorabile le grandi potenze rivaleggiano per esercitare la propria influenza politica su Gerusalemme, attraverso le proprie istituzioni religiose. L'influsso di diversi paesi europei risale alle crociate, i russi hanno le loro chiese ortodosse, come pure gli armeni e le locali popolazioni, che sono cristiane, musulmane ed ebraiche.
I francesi, che avevano le loro mire sulla Palestina, temevano che con il loro sostegno al sionismo gli inglesi sarebbero riusciti ad estendere la loro egemonia completa sulla Palestina. Gli inglesi avevano mentito agli arabi, assicurando loro di non aver alcuna intenzione di promuovere lo stato ebraico, e mentirono ai sionisti, dicendo loro che invece sostenevano il progetto di un stato tutto loro. Nel 1919 si verificò il primo scoppio di violenza tra arabi ed ebrei che fu preorchestrato. Gli inglesi ricevettero il mandato sulla Palestina dalla Lega delle Nazioni il 24 luglio 1922.
Occorre inoltre notare che persino i più “filosionisti” tra i leader politici inglesi, erano per la maggior parte anti-semiti. Di Sykes si racconta che era visceralmente anti-semita, anche se il veleno peggiore lo riservava per gli armeni: “Persino gli ebrei hanno qualche aspetto positivo, ma gli armeni non ne hanno nessuno”, avrebbe scritto.
Con questo non si pensi che Sykes fosse filo-arabo. Avrebbe anche scritto che gli arabi stanziali erano “codardi”, “insolenti e abbietti”, “malvagi fino al limite concesso dalla loro debole corporatura”, mentre i beduini nomadi sarebbero “animali ... rapaci, avidi”.

Postfazione

Oggi gli inglesi sono di nuovo a Basra, a proteggere quei ricchi campi petroliferi, mentre i loro partner, gli americani di Bush e Cheney, faticano a mantenere un minimo di controllo su Baghdad. Gli anglo-americani hanno promesso alle loro controparti irachene “indipendenza”, “sovranità”, “libertà”, “democrazia” e chi più ne ha più ne metta. Le unità militari arabe, organizzate in milizie o gruppi tribali, stanno combattendo al loro fianco come fecero all'epoca di Lawrence d'Arabia, non contro un nuovo impero, ma contro il popolo iracheno sollevatosi contro un nuovo giogo imperiale.
La Palestina continua ad essere travagliata dal conflitto arabo-palestinese che le grandi potenze non hanno risolto. Le garanzie per uno stato palestinese sono ripetute con solennità insieme all'impegno di difendere il diritto di esistere dello stato di Israele. Ma nessuno si fa seriamente avanti con un vero programma di pace nella regione.
Adesso sotto tiro c'è l'Iran, conteso tra gli interessi russi e quelli anglo-americani. Intanto i francesi continuano a nutrire le loro mire sulla Siria, Libano compreso...




Fonti:
-Sykes-Picot Agreement: 1916, The Avalon Project at Yale Law School 1996-2005. The Lillian Goldman Law Library in Memory of Sol Goldman, 127 Wall Street, New Haven, Connecticut 06520.
- Textes et documents de med Intelligence: La lettre de Cherif Hussein au Haut-commissaire britannique; La response de McMahon aux propositions du Cherif Hussein.
- A. al-Marayati et al., The Middle East: Its Governments and Politics (Duxbury Press, 1972).
- Mansfield, A History of the Middle East (London: Penguin, 1991).
Fromkin, A Peace To End All Peace: The Fall of the Ottoman Empire and the Creation of the Modern Middle East (New York: Avon Books, 1990).
- Schmitz-Kairo, Die Arabische Revolution (Leipzig: 1942).