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Felix Rohatyn, il distruttore dell'industria USA

L'EIR ha ricostruito l'incredibile caso in cui una grande impresa della componentistica USA è stata fatta fallire dal banchiere Felix Rohatyn. Il caso è esemplare perchè rivela la strategia con cui i circoli bancari sostenitori della globalizzazione stiano demolendo l'industria americana per ricavarne profitti finanziari. La scoperta di questa strategia, e la sua denuncia (vedi sotto) hanno implicazioni fondamentali per la battaglia politica in corso negli USA, dove si scontrano la proposta di riconversione industriale avanzata da LaRouche e, appunto, i suoi avversari manovrati da Rohatyn.
Dagli atti del Tribunale Fallimentare del distretto meridionale di New York risulta che il piano per la delocalizzazione della grande impresa della componentistica dell'auto Delphi Corporation, con la conseguente rovina dei posti di lavoro adeguatamente retribuiti e garantiti dai contratti sindacali, porta la firma di Felix Rohatyn, in data 1 maggio 2005. Dai documenti agli atti risulta che la Rohatyn Associates e la Rothschild Inc., ambedue rappresentate personalmente da Felix Rohatyn, avviarono l'affossamento della Delphi e la sua “globalizzazione tramite fallimento”, come l'ha definita il 24 aprile il settimanale Business Week.
Questo piano di delocalizzazione e chiusura per fallimento della Delphi è un precedente terribile, un caso emblematico a livello internazionale, che ha messo in moto fallimenti e chiusure nel settore dell'auto e in altri comparti industriali. Henry Reichard, il capo della delegazione sindacale recentemente scomparso, lo ha definito “la fine dell'auto” e delle classi medie americane. Il nome più famoso, associato a questo piano, è quello di Robert “Steve” Miller, personaggio cooptato dal piano Rohatyn a ricoprire l'incarico di amministratore delegato di Delphi proprio per condurre l'impresa al fallimento. Rohatyn ha inoltre osteggiato e sabotato l'iniziativa di LaRouche che chiede al Congresso di approvare una legge speciale per la riconversione di una parte dell'industria dell'auto affinché produca per un vasto piano di rinnovo e miglioramento delle infrastrutture del paese, con il credito e le garanzie pubbliche.
Il tracollo di Delphi ha dato la stura ad una serie di fallimenti nel settore dell'auto USA, tanto che dallo scorso aprile interi parchi di macchine utensili e impianti sono finiti all'asta su internet. In soli 45 giorni la schiera dei lincenziati è aumentata di 30 mila unità, e il disastro è destinato ad aumentare. Mentre si costituiscono gruppi di studio parlamentari, in pratica nessuno prende vere iniziative concrete per fermare il disastro.
Il piano di Rohatyn prevede la chiusura di un minimo di 21 grandi impianti di produzione della componentistica Delphi e la delocalizzazione della produzione all'estero.
Dopo i sintomi di crisi del settore evidenziati dal dissesto finanziario di General Motors, il 13 aprile 2005 LaRouche diffuse un appello intitolato “Emergency Action by the Senate”, chiedendo ai parlamentari interventi d'emergenza. Ma già il 1 maggio - a nome della finanziaria Rohatyn Associates e della divisione fallimenti della Rothschild Inc. - Rohatyn presentò alla Delphi una proposta per una strategia di fusioni, acquisizioni e delocalizzazione. La consulenza di Rohatyn Associates e di Rotschild Inc. fu accettata ed esse passarono a stilare un “piano strategico”. Rohatyn sottoscrisse questo piano in cui si specificava che in caso di dichiarazione di fallimento della Delphi, Rohatyn si sarebbe “ritirato”, lasciando la consulenza per la procedura fallimentare esclusivamente alla Rothschild.
Steve Miller fu assunto come amministratore delegato in data 1 luglio, come stabilito nel piano, e come prima mossa presentò istanza di fallimento, descrivendo il seguente piano: la Delphi “è convinta che una componente sostanziale delle proprie attività negli USA debba essere disinvestita, consolidata o ridimensionata con l'amministrazione controllata ... Nel frattempo l'impresa manterrà la crescita strategica delle sue attività non USA e manterrà la sua posizione predominante come principale fornitore dell'industria automobilistica”. Questo era il piano di globalizzazione e delocalizzazione tramite “il fallimento strategico”.
Nello stesso periodo, tra il maggio e il giugno 2005, esponenti democratici del Congresso furono “consigliati” di respingere la proposta di LaRouche di mettere a punto un intervento di emergenza: fu loro detto che la proposta andava accantonata perché “LaRouche propone la nazionalizzazione dell'industria automobilistica”. All'inizio di giugno Rohatyn cominciò a propagandare la sua proposta di un “Fondo infrastrutturale nazionale”, in cui il Congresso doveva versare la sciocchezza di 50 miliardi di dollari, a gestire i quali doveva essere chiamata una commissione composta di banchieri come lui. In questa proposta fu spalleggiato dall'ex senatore Warren Rudman e da altri.
Il piano strategico che Rohatyn e Rothschild rifilarono alla Delphi prevedeva anche che nel caso di fallimento gran parte degli impianti americani dell'impresa - che in realtà rappresentano un capitale strategico dell'economia nazionale USA - potevano essere dichiarati “de minus”, cioè proprietà di valore secondario, e così il parco delle macchine utensili poteva essere liquidato all'asta in internet. Questo è esattamente ciò che è accaduto a partire dall'aprile 2006, in esecuzione dell'ordine del tribunale fallimentare emesso il 28 ottobre 2005. Lo scopo di queste aste è dichiarato: pagare i creditori di Delphi, JP Morgan e Citicorp, che vantano 2 miliardi in una linea di credito negoziata dalla Rohatyn Associates e da Rothschild prima del fallimento.
Nella sua proposta LaRouche sosteneva che occorresse salvare, con l'intervento di un ente pubblico appositamente costituito dal Congresso, proprio quegli impianti e quei macchinari, altamente versatili, dell'industria automobilistica per reimpiegarli nelle infrastrutture pubbliche.
E' dunque chiaro che Rohatyn è l'autore del piano secondo cui la Delphi sarebbe stata costretta a liquidare gli impianti, come se l'impresa non dipendesse da essi, e coprire così i fidi bancari.
Esperti del settore fanno notare che i principali acquirenti a queste aste sono imprese straniere, e che il fenomeno non si limita alla Delphi. Se si permette che questo processo continui indisturbato, gli Stati Uniti diventeranno presto un paese del terzo mondo senza una vera industria.
Il piano Rohatyn contiene inoltre una clausola che prevede 400 milioni di dollari di buonuscita per alcuni manager, mentre gli addetti alla produzione debbono accettare il licenziamento o il dimezzamento del salario.
La data dell'8 ottobre 2005 per la cessazione del rapporto di consulenza tra Rohatyn e Delphi è stata probabilmente decisa in rapporto ad un altro ruolo da lui ricoperto. Sempre da quanto risulta dai documenti del tribunale, Rohatyn è diventato il consulente incaricato da alcuni “private equity funds” e “hedge funds” a svolgere una stima del valore residuo di Delphi, perché evidentemente sono interessate a rilevare quel che resta dell'impresa spolpata dalla “globalizzazione per fallimento”.
Dovrebbe essere così evidente che lo stesso personaggio attivo negli ambienti democratici a sconsigliare, scoraggiare e sabofare una risposta rooseveltiana alla crisi è anche il più direttamente impegnato a provocare quella crisi con la chiusura e la svendita all'estero dell'industria americana.

Il parco macchine messo all'asta mentre il Congresso USA dorme

Un esperto del settore, con esperienza diretta nell'industria aerospaziale, ha riferito all'EIR come già in passato si sia verificata la svendita di settori cruciali dell'industria. Dopo la caduta del Muro di Berlino, tra il 1990 e il 1997, finirono all'asta impianti pari a 5,6 milioni di metri quadrati di industrie aerospaziali e della difesa americane. Nel 2004 fu svenduta quasi completamente la riserva di macchine utensili di cui il governo disponeva a Stockton per l'industria della difesa. La decisione fu persa da Rumsfeld non appena Dick Cheney e George Bush entrarono alla presidenza.
Il parco macchine utensili che dovrebbe essere liquidato nel giro di due anni ammonta a 7,5 milioni di metri quadrati. Secondo l'esperto si tratta del “ridimensionamento finale” dell'industria USA. Gli acquirenti sono in massima parte stranieri. Intanto sono in corso le trattative per spingere altri 10 mila dipendenti di Delphi, per lo più giovani, a licenziarsi, costringendo al tempo stesso la GM a pagare loro la buonuscita. Se la manovra riesce, possono salire fino a 33 mila i lavoratori specializzati estromessi dal piano di Rohatyn.

Un nuovo dossier su Rohatyn

L'8 giugno il comitato politico di Lyndon LaRouche, LPAC, ha iniziato la diffusione di un dossier che denuncia il banchiere Felix Rohatyn come principale responsabile dello smantellamento dell'industria dell'auto USA. Nel presentare il dossier LaRouche scrive:
“E' provato che Rohatyn rappresenti uno dei personaggi principali dietro la distruzione dell'economia, in particolare del settore delle macchine utensili, principalmente composto dalle tre grandi imprese automobilistiche del paese.
“A motivo dell'influenza esercitata a questo riguardo, Rohatyn emerge come la continuazione dell'internazionale sinarchista che creò e controllò economicamente i regimi fascisti di Benito Mussolini, Adolf Hitler e Francisco Franco. Anche se l'elemento principale che portò al potere Hitler fu la Banca d'Inghilterra, attraverso esponenti come Montagu Norman e i banchieri della Brown Brothers Harriman, quel regime fu creato attraverso circoli anglo-francesi che in Francia sono rappresentati dai raggruppamenti bancari sinarchisti come la Lazard Frères e le sue filiali o associate nella City e a Wall Street.
“Rohatyn continua l'opera di esponenti di Lazard Freres come Andrè Meyer, con gli stessi metodi e le stesse politiche che l'Internazionale Sinarchista impiegò nella creazione dei regimi fascisti tra il 1922 e il 1945 in Europa. Rohatyn oggi esprime contro la Repubblica Federale degli Stati Uniti lo stesso odio che i banchieri sinarchisti sostenitori di Hitler nutrirono contro il presidente Franklin D. Roosevelt.

Vedi anche:

LaRouche denuncia il democratico Rohatyn


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