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LaRouche : "Sulla presente crisi finanziaria mondiale"

Terza parte

 (Prima parte     ––   Seconda parte )

Parlo del momento in cui Atene commise un crimine di guerra, prendendosela con gli abitanti dell'isola di Melo e aprendo le porte al sofismo, che fu lo strumento con cui l'Impero Persiano, già sconfitto per mare e per terra, conquistò Atene.

Nella storia dell'umanità, sin dall'emergere della civiltà europea (700 a.C. circa) nei territori della Grecia e della Cirenaica, sin dalle alleanze tra Egizi, Ionici ed Etruschi, la civiltà stessa considerata nelle sue caratteristiche peculiari e uniche, che la fanno 'europea', è andata subendo la conseguenze distruttive di simili metodi di perversione o corruzione interna. Il metodo più frequentemente usato è quello delle guerre prolungate, come appunto quella del Peloponneso, priva di senso e scopi: senza scopi morali; senza obiettivi di tipo strategico. Le guerre dovrebbero essere cominciate con grande riluttanza, ma con grande prontezza se si rivelano inevitabili: si entra in guerra e se ne esce il più presto possibile. Si dovrebbe impedire che una nazione combatta una guerra per due, tre anni. Si dovrebbe puntare alla brevità! L'arma più potente di oggi, infatti, è la buona diplomazia. Non vi sono condizioni o conflitti su questo pianeta, che non possano essere affrontati in modo generale con la diplomazia, o temperati con una buona diplomazia, compreso l'enorme caos nell'Asia Sudoccidentale.
Ma torniamo a quella guerra. Dopo di essa, ci toccò di sorbire i sessantottini: questo è un tema piuttosto delicato in Europa, così come negli Stati Uniti. Chi sono i sessantottini? Partendo dai primi anni Cinquanta, e da due libri piuttosto popolari a quel tempo: "Colletti bianchi" è il primo; l'altro è "L'uomo dell'organizzazione". I figli di una certa sezione della mia generazione, negli Stati Uniti, furono educati con una certa ideologia, perché i loro genitori erano condizionati a farlo: questi figli costituirono la generazione dei Figli del Boom economico, i baby-boomers. Non parlo di una generazione in senso biologico, piuttosto in senso culturale: una generazione culturale, oppure - come usavo dire - una de-generazione culturale.
Questa generazione, dal punto di vista strategico, è caratterizzata da peculiarità che non si trovano altrimenti nella storia, perlomeno per quel che conosco della storia degli Stati Uniti dal tempo in cui un mio avo vi mise piede nella prima parte del XVII secolo. Ogni tradizione culturale americana, così come europea, è stata originata a partire dalla considerazione che ogni individuo ha di sé come adulto: un adulto che avrà figli, i quali avranno altri figli, ecc. Così, la concezione più normale di amor proprio era sempre stata questa: essere sani, inseriti in una cultura sana. Poiché tutti si deve morire, e lo scopo della vita non è la morte (la quale non è che una contingenza della vita, ma non il suo scopo), si sa che lo scopo dell'esistenza è impiegare ciò che si ha, la vita appunto, per sviluppare sé stessi, in ciò che si pensa essere il bene, in ciò che potrà diventare un contributo, perlomeno per i propri figli e nipoti. Questa moralità elementare è universale, si trova ovunque nel mondo, ove vi sia moralità.
La generazione dei sessantottini non ebbe moralità. Questa generazione non è biologicamente intesa, ma come una generazione, quella dei "colletti bianchi", che raccolse gente educata nello stesso modo con cui i sofisti avevano educato l'Atene di Pericle. Questi individui erano stati educati con la corruzione, una forma culturale di corruzione introdotta, con l'esistenzialismo, da soggetti come Hannah Arendt e Theodor Adorno, Bertold Brecht, ecc. in Germania. Questa corruzione, questa forma dionisiaca, nicceana di corruzione della cultura, negli Stati Uniti fu indotta come metodo di educazione e di conduzione della cultura famigliare. Ciò fu ottenuto in associazione con un periodo di "regno del terrore", che alcune persone designano con il termine di "maccartismo": si diceva che desiderando una buona carriera, o un posto di lavoro sicuro, o un vantaggio sugli altri, si sarebbe dovuti passare per l'università, poi essere assunti in luoghi in grado di offrirti un nulla osta di sicurezza; altrimenti non si sarebbe riusciti a costruire la famiglia desiderata. Come condizione per mantenere il nulla osta, sarebbe stato necessario comportarsi in un certo modo, specifico dei vari livelli sociali, sia dal punto di vista formale che per altri. La cosa più importante, poi, sarebbe stata l'istruzione dei fanciulli a non fare cose che avrebbero posto il reddito dei genitori, o dei loro padri, in pericolo. Altrimenti questo succulento reddito a disposizione della classe media sarebbe svanito!
Così la generazione, nella sua infanzia, subì l'effetto di un choc. Parlo di quelli nati tra il 1945 e il 1958. La cosa avvenne molto presto, quindi, poiché fu allora che gli adulti della classe dei colletti bianchi si convinsero dell'idea di "avercela fatta". Essi non si sentivano come i "colletti blu", che ritenevano inferiori: agricoltori, operai, ecc. "Oh, ma quelli sono inferiori. Noi siamo la generazione d'oro. Noi lavoriamo nelle grosse aziende, noi siamo i colletti bianchi. Siamo ingegneri, siamo questo, siamo quello! Ce l'abbiamo fatta! Siamo la generazione d'oro!" Gli adulti finirono per inculcare questa idea nella generazione dei loro figli, facendone un standard ideale di dinamica.
Questo processo ebbe una battuta d'arresto, perché la depressione economica del 1957-1958 rovinò la festa ai genitori dei futuri sessantottini.
In Europa e negli Stati Uniti si ebbe l'esplosione sessantottina esattamente per le stesse ragioni. Questa esplosione era stata orchestrata da tempo, sin dal primo dopoguerra, come operazione atta a distruggere la cultura. Pensate alla rivista Paris Review, per esempio: essa è una delle più abominevoli espressioni di questo tentativo di distruggere sistematicamente la cultura, portato avanti da persone che ancora oggi rimangono mie dirette nemiche: John Train e i suoi soci, per esempio.
Così, ci distrussero. La generazione ora al potere è quella che odiava i colletti blu! I giovani sessantottini odiavano i colletti blu! Odiavano l'industria. La tecnologia, la cultura classica. Dal 1968 in poi, essi distrussero il Partito Democratico degli Stati Uniti, a causa della divisione tra colletti blu e colletti bianchi all'interno del partito stesso su temi come la Guerra del Vietnam. Questa divisione portò alla distruzione del Partito Democratico! Come regalo, ci toccò Nixon e la sua Amministrazione, la quale fu il veicolo con cui si procedette alla distruzione dell'economia americana. Dal suo insediamento, o poco dopo, Nixon disse di essere un uomo di Adam Smith; questo fu l'inizio di tutto, il segnale di partenza. Da allora il processo non s'è arrestato.
Abbiamo avuto, quindi, una serie di periodi storici significativi. Ora li identifico. Ricordate che lo sfondo degli eventi è la guerra prolungata in Indocina (1964-1975). Questa guerra fu il segno che produsse la 'generazione dell'odio', altro nome dei sessantottini. Questi dicevano "no al nucleare, no alla tecnologia, no agli investimenti nelle infrastrutture. Vogliamo fumare spinelli e prendere l'LSD. Vogliamo tenerci la nostra stravagante vita sessuale. Abbiamo inventato nuovi sessi - li vogliamo provare tutti quanti."
D'altra parte, permettendo la fluttuazione del dollaro, che cosa si voleva? Rotto il sistema di Bretton Woods, cominciammo il processo di liberalizzazioni, che è la radice della odierna distruzione del sistema economico e finanziario. La cosa, naturalmente, vale soprattutto per l'Europa e gli Stati Uniti. Vi fu una seconda fase, in seguito: la distruzione dell'economia, il bello e il cattivo tempo della Commissione Trilaterale, ecc. Venne distrutta l'ossatura dell'economia. Una delle prime azioni in questo senso, fu l'organizzazione dell'"incidente" di Three Mile Island: si trattò di un'operazione orchestrata per abbattere dalle radici il settore nucleare. Queste sono le mosse impiegate, con cui fare i conti. Venne distrutto anche ogni metodo di stabilizzazione preposto da Roosevelt per proteggere l'economia interna. In altre parole, si inaugurò un regno dell'usura. Negli Stati Uniti furono cancellate dai libri di diritto le leggi anti-usura. Fu distrutto il sistema dei mutui immobiliari, in seno al quale tutte le politiche di edilizia privata erano state sviluppate nel primo dopoguerra. Anche il sistema delle banche immobiliari associato all'industria delle abitazioni, cedette, e abbiamo continuato su quella strada.
Arrivammo al 1981, dopo aver attraversato due fasi: la distruzione del sistema monetario internazionale, da cui le nostre vite avevano dipeso; la distruzione della spina dorsale della cultura politica-economica degli Stati Uniti.
Fu la volta di Reagan: per diverse ragioni molti democratici lasciarono il partito, per saltare dalla sua parte. Una di questa fu proprio l'odio per un partito impegnato a distruggere l'economia e la vita sociale della nazione.
Seguì un periodo di imperturbato collasso economico (1981-1987). Nell'ottobre 1987, nelle due prime due settimane, si ebbe una depressione alla 1929, dal punto di vista della borsa. Il collasso fu grosso quanto quello sotto la presidenza di Hoover. Fu allora presa una decisione. Paul Volcker, l'allora presidente della Riserva Federale, era indeciso sul da farsi. Ma Alan Greenspan, che era stato nominato a suo successore, disse: "Non mollate. Sistemerò tutto. Ci penso io." Si aprì un periodo di incertezza e di lunaticità, dal 1988 al 2007: durante il quale abbiamo distrutto la maggior parte dell'economia mondiale: l'economia fisica degli Stati Uniti, per esempio, l'economia industriale degli USA, da che cosa dipende? Dalle commesse militari, pensate ad Halliburton. La guerra in Iraq funge da collettore di denaro verso le aziende che producono materiale bellico, oppure per fare 'cose' militari, ma in borghese. Con tutte queste deregolamentazioni, abbiamo determinato un cambiamento nel carattere della società.
In mezzo a questo processo, voglio ricordare una cosa importantissima: ricordate il libro di Samuel P. Huntington, chiamato "Il soldato e lo Stato". Questo libro fa eco nient'altro che al sistema nazista, quello delle SS, oppure all'esempio meno recente delle legioni di Roma. Negli Stati Uniti, se ne parla come "la Rivoluzione negli Affari Militari". Che cosa succede? Si sta cercando di creare degli eserciti privati, in sostituzione dell'esercito tradizionale: questo è il motivo per cui non sono poi così tristi, quando ricevono notizia delle perdite in Iraq, poiché puntano proprio ad eliminare ogni traccia delle forze armate, esclusa l'aviazione e i settori ad essa associati. L'obiettivo di questo regime è avere sistemi di armamenti spaziali, in modo da decidere, da un qualunque luogo della Terra, come usare il monopolio di armi spaziali per annichilire una qualunque parte della razza umana. Si vuole un sistema spaziale, anche internazionale, che permetta l'esercizio della tirannia sul mondo intero, nello stesso modo in cui le legioni romane cercarono di controllare il mondo conosciuto.
Da quando Cheney fu nominato Segretario della Difesa, nell'Amministrazione di Bush padre, la politica è sempre stata quella: la Rivoluzione negli Affari Militari. Gente come George Shultz ne fa parte; Felix Rohatyn, un piccolo dittatore fascista nel mondo della finanza, anche. La Rivoluzione negli Affari Militari.
L'altro aspetto di questa cosa è la globalizzazione. La caratteristica che gli è più propria è la frode del cosiddetto "riscaldamento globale". Non esistono scienziati competenti che vi credano, a meno che non mentano sapendo di farlo. La "balla" è incredibile, nessuno scienziato competente potrebbe crederle. La "balla" contraddice tutta la scienza messa assieme, e non vi sono dati a suo sostegno. Ma dovete sapere che la filosofia verde, così come servì per distruggere il nucleare e altri settori in Germania, è ideologia fatta per colpire, come un'arma. Assieme alla Rivoluzione negli Affari Militari, essa caratterizza un cambiamento nella cultura della popolazione degli Stati Uniti e di altre nazioni.
Ci troviamo di fronte ad un'altra versione del culto dionisiaco di Delfi, già ricordato parlando della Paris Review, negli anni Cinquanta.
Stiamo parlando di ciò che il presidente Eisenhower, nell'ultima fase del suo mandato, definì "complesso militare-industriale". Il significato di questa espressione, in riferimento a ciò che la regia britannica aveva ottenuto con Truman dopo la morte di Roosevelt, è che siamo sulla strada dell'eliminazione dell'esercito nazionale da un bel po'! Stiamo eliminando l'esercito di cittadini, e stiamo consegnando sempre più leve di comando nelle mani di privati, nelle mani di enti sovrannazionali. Questa è la vera essenza dell'Impero! Questo è il Nuovo Impero, la nuova forma di ciò che Gibbon, nel suo libro Declino e Caduta dell'Impero Romano, propose al capo dell'intelligence britannica Lord Shelburne.
Lo torno a dire: il centro di tutto è il sistema liberale anglo-olandese, esemplificato dall'Impero Britannico. E' questo il problema.
Così, non dobbiamo pensare che le guerre attuali siano guerre tra nazioni. No. Non ci sono conflitti strategici tra nazioni; non è così che funzionano le cose. Ciò che guida questi conflitti è la lotta degli eredi dell'Impero per l'affermazione di una qualunque forma politica, purché imperiale. E' così dal Cinquecento, dal Concilio Ecumenico di Firenze. Dobbiamo fare i conti con la determinazione di alcuni ad eliminare dal pianeta l'istituzione dello stato nazionale sovrano, per stabilire un ordine chiamato "globalizzazione".
Vediamo la cosa in altro modo: perché l'Europa non funziona? Perché tutti quegli Stati messi assieme non funzionano? Perché il trattato di Maastricht, nella sua attuale forma, nell'Europa centro-occidentale, ha distrutto la sovranità effettiva di quegli stati-nazione. Alle decisioni sovrane, fondate sugli interessi nazionali, non è più riconosciuto alcun diritto, esercitabile dal popolo o dal governo. Questo è l'effetto di Maastricht. La grande riforma che sto proponendo, dunque, non potrà essere intrapresa in Europa centrale, né in Europa occidentale, da nessun governo: non può accadere, all'interno del sistema di Maastricht. Quegli Stati hanno perduto la propria indipendenza! La loro sovranità! Maastricht le ha falciate via. E Maastricht fu una proposta britannica, a cui la Gran Bretagna non ha mai lontanamente pensato di aderire. Fu pensata per il danno di altri, non per il proprio. Chiaro?
Non resta, quindi, che dipendere dalle nazioni che ancora conservano un certo senso della propria sovranità, combinato con la potenza, se vogliamo attuare quelle riforme che eliminerebbero tutto ciò che ha fatto fiasco, a livello generale, sin dalla morte di Franklin Roosevelt. Ecco la questione. Ecco la natura di ogni battaglia di rilievo su questo pianeta.
Dipendiamo, in primo luogo, dal successo nel rendere gli Stati Uniti in grado di riconoscere il proprio interesse. Il disegno di legge di protezione dei proprietari di casa e delle banche, che recentemente ho proposto, e che alcuni congressisti cominciano ad appoggiare, è il metodo più semplice per mobilitare il popolo americano affinché si riappropri della sovranità. In queste condizioni il Presidente della Russia ha cercato con assiduità di fondare una cooperazione con gli Stati Uniti, sin dal suo primo incontro con Bush. Putin ha perseverato con questa politica. In verità, alcune parti delle istituzioni americane, lo appoggiano, dando continuità alle discussioni con il governo russo. Rimarreste sopresi, all'udire i nomi delle persone coinvolte.
Soltanto se gli Stati Uniti riconosceranno il potenziale offerto da tale cooperazione, e pertanto stringeranno accordi con la Russia, quindi con l'India e la Cina, avremo la possibilità di realizzare un'iniziativa in grado di cambiare le regole del gioco, abbandonando la traiettoria verso il disastro, per passare ad un nuovo sistema. Non significa che stia proponendo un governo mondiale di quattro potenze: parlo di un atto di innesco sostenuto da quattro potenze, che sarebbero in seguito affiancate dalle altre. Di questo c'è assoluta necessità. Hanno bisogno di una forza che dia l'impulso, di un'autorità intorno alla quale raccogliersi e dire: "anch'io!" E' in questo modo che potremo usare le Nazioni Unite, nella veste con cui Roosevelt avrebbe inteso impiegarle: un veicolo per creare sul pianeta un esclusivo sistema di stati nazionali sovrani, e solo stati sovrani.
Ecco il problema. Bisogna tornare al giorno della morte di Roosevelt: questo è il problema! Ogni altra cosa rappresenta un diversivo, spesso impiegato da certa gente per cercare di distrarre la nostra attenzione dalle vere questioni.
Si associa a ciò un problema speciale. E' a questo punto che devo assumere un linguaggio più tecnico: non v'è modo, tra quelli concepibili, di salvare il sistema monetario e finanziario oggi esistente tra le nazioni, o anche solo di una nazione. Il grado di bancarotta che lo colpisce è tale che non si può pensare a tecniche di rifinanziamento, nemmeno di una sua parte, rimanendo nei suoi stessi termini. Solo una cosa rimane da farsi, e da quest'azione derivano le uniche cose che possano funzionare: è possibile - e doveroso - sottoporre a procedura di riorganizzazione fallimentare l'intero sistema monetario e finanziario internazionale.
Non è una cosa difficile da fare, tecnicamente. Poiché i sistemi sono intrecciati tra loro, non si può parlare di sistemi monetari-finanziari nazionali. Le banche americane, le banche europee non possiedono alcunché! Sono, in verità, controllate dagli speculativi hedge funds. Questi ultimi hanno trattato le banche come latrine, visitate una volta ogni tanto, per il proprio comodo! La banche non hanno risorse in sé stesse. Pertanto, non sarà questione di decidere quanti centesimi scambiare con un dollaro. E' una cosa impossibile. All'interno del sistema stesso non sono possibili riforme funzionanti. Non soltanto perché non è possibile avere successo su base nazionale, ma perché non sarebbe possibile nemmeno a livello mondiale. I monetaristi possono benissimo essere licenziati: non abbiamo più bisogno di loro. Anzi, vorremmo proprio metterli da parte!
Vorremmo, infatti, creare un sistema radicalmente differente. Il primo passo è questo: proteggere, anche se fallite, le banche che raccolgono risparmi e prestano denaro, o conducono affari simili con l'autorizzazione del governo. Anche di questo parla la mia proposta di legge federale, in protezione delle famiglie e delle banche. Tutti lo sanno: abbiamo bisogno di quel genere di banche. Da quelle banche dipendono le comunità locali, per condurre i propri affari. Senza di esse, le comunità non sarebbero operative.
In secondo luogo, i pignoramenti devono essere bloccati. Ma lo faremo direttamente? No. Non potremo occuparci di tutti, nei minimi dettagli! Procederemo semplicemente nel prendere quella massa di contratti di mutuo, e dichiararne il "congelamento". Tutto passerà sotto il controllo del governo federale. E lì giacerà per un pochetto. Nel frattempo procureremo che le famiglie che abitano nelle case interessate, ogni mese paghino una somma alle banche autorizzate, rimanendo nelle case stesse! Non ci preoccuperemo nemmeno di regolare i conti, poiché ci aspettiamo che il valore di quei mutui collasserà fino a un livello nettamente inferiore al presente. Ogni tentativo di annullare parte dei debiti, o di coprirla, non funzionerà. Il valore intrinseco di quei mutui, anche se non è noto, è certamente "molto in fondo", in basso da qualche parte!"

Quarta parte


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