ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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[Solidarietà, anno VII n. 4, novembre 1999]


 

India: come promuovere i rapporti con l’Asia Centrale

Intervista a Devendra Kaushik, promotore di una conferenza a Nuova Delhi contro le trame geopolitiche in Asia

Devendra Kaushik è professore degli Studi Centro Asiatici presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università Jawaharlal Nehru di Nuova Delhi e presiede l’Istituto Maulana Azad per gli Studi Asiatici di Calcutta. Riportiamo di seguito parte di un’intervista pubblicata dall’ EIR il 3 settembre.

EIR: Prof. Kaushik, lei ha organizzato una conferenza molto importante a Nuova Delhi tra il 28 ed il 29 luglio sul tema dei rapporti dell’India con l’Asia Centrale. Può dirci qualcosa al proposito?

Kaushik: (...) Hanno partecipato studiosi provenienti da Kazakistan, Kirghizistan, e Tagikistan. I delegati dell’Uzbekistan e del Turkmenistan hanno dovuto rinunciare all’ultimo minuto, ma hanno inviato le loro relazioni. C’erano inoltre tre studiosi cinesi, tra i quali il prof. Yang Shu dell’Università di Lanzhou, che ha spiegato come in Cina la questione dell’Asia Centrale suscita un interesse crescente. Per la Russia ha partecipato il Direttore dell’Istituto di Studi Orientali. Tra i partecipanti stranieri ci sono stati anche un rappresentante dello Schiller Institut tedesco e un parlamentare armeno.

Il Primo Ministro indiano Sri Atal Behari Vajpayee ha aperto i lavori della conferenza ed ha presieduto la sessione inaugurale insieme al ministro per lo Sviluppo delle Risorse Umane, dott. M.M. Joshi. Vajpayee ha voluto conoscere personalmente diversi ospiti internazionali, intrattenendosi con loro per oltre mezz’ora, e si è dimostrato particolarmente soddisfatto per la presenza degli accademici cinesi.

Credo che la conferenza sia riuscita a sottolineare l’importanza prioritaria dell’Asia Centrale nella politica estera indiana. (...) L’India assumerà un interesse attivo nello sviluppo della regione Centro Asiatica che il Primo ministro ha giustamente descritto come "un unico spazio geo-culturale".

Questo è un concetto ben diverso da quello della geopolitica. L’India non persegue degli scopi geopolitici, come fa invece l’occidente. Preferiamo piuttosto sottolineare l’unità geo-culturale della regione Eurasia/Asia Centrale. Gli attori tradizionali qui sono la Russia, l’India e la Cina, che per molti secoli hanno interagito nella regione delle repubbliche centro asiatiche. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica le repubbliche centro asiatiche agiscono sulla scena internazionale come attori indipendenti e non hanno bisogno di potenze che dall’esterno subentrino a riempire un qualche "vuoto" geopolitico. (...)

EIR: Come può caratterizzare il conflitto non dichiarato tra India e Pakistan?

Kaushik: (...)I problemi in Pakistan sono diventati molto complicati, soprattutto come riflesso di ciò che accade da venti anni in Afghanistan. Il Pakistan è stato molto influenzato dalla "cultura dei Kalashnikov" e dalla cultura della droga, proveniente dall’Afghanistan. Ha seguito la politica errata di cercare di far leva sull’Asia Centrale per danneggiare l’India. Ha sostenuto i mujaheddin in Afghanistan che, come i Talibani, adesso si sono messi in proprio e conducono operazioni di disturbo molto gravi. Per il Pakistan diventa sempre più difficile controllare quegli elementi. L’esercito pakistano ha consolidato degli interessi propri nei traffici di stupefacenti e di armi. Secondo molti analisti il governo Pakistano è alla mercé dei militari (...) e per questo i tentativi di negoziare tra i due governi risultano vani. (...)

L’aggressione pakistana nel Kargil equivale ad un tradimento della fiducia che era stata riposta nella dirigenza pakistana da parte dell’India (...)

EIR: Come colloca questo conflitto nel Kargil in un contesto più ampio?

Kaushik: Adesso in India si nutre una certa gratitudine nei confronti dei paesi della NATO, Stati Uniti e Inghilterra, perché si sono messi dalla nostra parte nella questione del Kargil, facendo pressioni sul Pakistan affinché ritiri le sue truppe oltre la Linea di Controllo [il confine riconosciuto alla fine della guerra indo-pakistana, nell’accordo sottoscritto dalle due parti a Shimla nel 1972 — Ndr]. Ma credo che le cose non stiano così come appaiono a prima vista.

Considerando la totalità del quadro strategico, la guerra dei Balcani e la spinta della NATO verso il Caucaso e l’Asia Centrale, non mi sorprenderebbe che i militari pakistani, in particolare i servizi ISI, noti per i forti collegamenti con l’America e l’Inghilterra, agiscano in base ad una qualche coordinazione con gli interessi occidentali (...)

Si guardi al Caucaso, dove il presidente georgiano Eduard Shevardnadze vuole le truppe di pace della NATO in Abkazia o nell’Azerbaijan, dove anche quest’ultimo richiede un intervento NATO. Quindi i militari e gli ambienti dell’ISI in Pakistan vogliono determinare nel Kashmir una situazione che giustifichi un qualche tipo di arbitrato internazionale o qualche tipo di forza di pace internazionale. (...) Ritengo che ci sia un ben definito interesse a destabilizzare tutte le grandi potenze o quelle che sono potenzialmente tali, che un giorno potrebbero costituire tra loro un’intesa, opponendosi ai piani di dominio militare del mondo. E, mentre la crisi finanziaria internazionale si aggrava, rilevo una chiara tendenza ad usare la NATO come il muscolo che occorre per mettere sotto torchio i paesi che non sono disposti a sottostare al FMI ed all’oligarchia finanziaria. Si guardi a come l’Inghilterra promuove l’internazionalizzazione della NATO. (...)

Questo è l’argomento discusso nel secondo giorno della conferenza. C’è stato molto consenso per la tesi che prospetta un’unica minaccia comune alla sicurezza e stabilità di India, Russia e Cina. Il discorso di Michael Liebig dello Schiller Institut ha suscitato molto interesse e reazioni positive.

I lavori del secondo giorno sono stati aperti dal Capo Ministro di Jammu e Kashmir, dott. Faruk Abdullah, che non ha usato mezzi termini nel denunciare il pericolo strategico costituito da forze di fanatici religiosi e terroristi di confine, "allevati" in Afghanistan grazie all’assistenza dall’estero. (...) Ha detto che le autorità indiane hanno arrestato terroristi islamici, addestrati in diversi campi in Afghanistan e Pakistan, dove vengono addestrati anche cinesi del Xinjiang e giovani terroristi dalle repubbliche centro asiatiche. (...) Se ad essere colpita adesso è l’India, la prossima sarà la Cina (...)

EIR: Come vede la cooperazione tra Cina, Russia e India?

Kaushik: Credo che, anche se lentamente, tra gli ambienti influenti dei tre paesi ci si rende sempre di più conto che ci si trova di fronte ad una minaccia comune all’integrità territoriale e all’indipendenza. Ci si trova di fronte a tentativi di destabilizzazione che sono alimentati da forze esterne. È una coscienza che ancora deve maturare pienamente. Credo che i rapporti reciproci siano piuttosto deboli. Per quanto riguarda la Cina, credo che ci sia una coscienza del pericolo comune. Nel conflitto del Kargil la Cina non ha sostenuto il Pakistan, con cui altrimenti intrattiene tradizionalmente rapporti molto buoni ed amichevoli. I cinesi hanno sconcertato il primo ministro pakistano che era andato a Pechino a chiedere aiuto, ma ha dovuto ridimensionare la visita e tornare a casa dopo due giorni. È un buon segno ma occorre molto di più per costruire la fiducia tra India e Cina.

Questa fiducia non manca tra India e Russia, anche se adesso la Russia è economicamente indebolita e politicamente disorientata (...)

 


Fondata in India la "Associazione triangolare".

Un riconoscimento a Lyndon LaRouche

Personalità del mondo della cultura indiano, cinese e russo hanno fondato la "Associazione Triangolare", che si ripropone di promuovere il Ponte di Sviluppo Eurasiatico come elemento di interesse strategico per tutte e tre le nazioni. L’associazione, fondata il 30 luglio a Nuova Delhi, si dedicherà a "produrre idee e concetti esclusivamente allo scopo di assistere i governi e i popoli di Cina, India e Russia nelle scelte politiche in questioni strategiche importanti: economia, finanza, cultura, scienza (...) e nello sviluppo della comprensione e della cooperazione reciproca".

I tre fondatori sono:

prof. Ma Jiali, Cina, prof. Devendra Kaushik, India, dott. R. Rybykov, Russia.

Essi hanno lanciato un appello alle associazioni ed agli individui che si rendono conto dell’importanza dell’iniziativa affinché ne sostengano attivamente gli obiettivi.

Lyndon LaRouche è stato nominato consigliere onorario dell’Associazione Triangolare. Dell’avvenimento ha ampiamente riferito il quotidiano di New Delhi Hindustan Times.

A seguito di una serie di incontri pubblici e privati avvenuti negli ultimi mesi sul tema del "triangolo strategico" tra Cina, India e Russia, i fondatori hanno così riassunto gli obiettivi dell’Associazione:

"* Facilitare la cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra i tre paesi impegnando le rispettive forze nel miglioramento delle condizioni delle popolazioni, non solo dei tre paesi, ma anche di quelle che abitano nella regione e nel resto del mondo.

"* Aiutare i governi e l’opinione pubblica con studi, conferenze e seminari che spieghino la necessità di proteggere gli interessi strategici della regione di fronte alle minacce crescenti alla sicurezza ed alla stabilità che vengono poste dall’esterno e dall’interno.

"* Organizzare progetti di studio e pubblicazioni che facilitino un approccio coordinato tra i tre paesi nell’affrontare efficacemente l’aggravarsi della crisi economica e finanziaria globale. La costruzione del Ponte di Sviluppo Eurasiatico che collegherà le regioni più orientali dell’Asia con la costa occidentale dell’Europa è di importanza vitale per tutti e tre i paesi. Saranno prodotti degli studi che dimostrano la necessità di costruire questo ponte continentale capace di rafforzare la regione dal punto di vista economico e strategico".