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I democratici (americani e italiani) verso il nucleare?

26 marzo 2010 (MoviSol) - La decisione del presidente Barack Obama di rimettere in marcia, seppur timidamente, l'industria nucleare civile americana rappresenta una importante dissonanza nei confronti del resto della sua politica. Rilanciare un settore industriale così importante, ma da decenni sottomesso alle direttive anti-scientifiche delle commissioni ecologiste, governative e non governative, è di per sé una difficile decisione, degna di lode.

Certamente non ci illudiamo che questo passo sia da solo capace di modificare la "traiettoria economica" su cui gli USA sono stati lanciati da tempo, con il sabotaggio dei rari tentativi di collaborazione scientifica con il blocco sovietico e dello stesso programma spaziale, l'abbandono unilaterale degli accordi di Bretton Woods, la deriva ecologista voluta dalle think-tank liberiste, dalla Banca Mondiale non più rooseveltiana, ecc.

Difatti, anche rimanendo nel merito del nucleare, il presidente in carica ha dato continuità alla folle decisione di G. W. Bush Jr. di smantellare definitivamente il reattore sperimentale a neutroni veloci (2005), promettente laboratorio di ricerca di nuovi metodi di produzione energetica, mettendo una pietra tombale sopra ogni residuo di ricerca scientifica ad esso collegato.

Dopo l'azione dei "pirati informatici" alla vigilia della conferenza maltusiana di Copenhagen, che il riscaldamento o cambiamento climatico globale dovuto all'uomo sia una truffa è ormai sotto agli occhi di tutti. Nonostante questo l'inerzia politica di chi, come lo stesso presidente americano, preferisce non alienarsi troppo la vox populi, ha fatto sì che la decisione di cominciare a facilitare la costruzione di un numero limitato di nuove centrali, sia stata motivata con la preoccupazione di non far arrabbiare troppo il cielo dei druidi.

Machiavellicamente, ci si potrebbe contentare: un tale bizantinismo nasconde la debolezza del politico, ma offre un'apertura considerevole. Forse in un breve futuro potremmo trovare meno gente disposta a credere alla paura, piuttosto che alla scienza.

Il PD italiano, per esempio, ora si trova davanti all'imbarazzante questione: conservare l'opposizione al nucleare, caposaldo anche di queste ultime campagne elettorali regionali, oppure seguire Obama sfumando gradualmente verso una posizione più razionale, o addirittura rompere con il passato recente, fatto di compromessi con il fronte verde paganeggiante, e ritornare ad un passato più remoto ma maggiormente glorioso, riscoprendo il favore del PCI e delle altre forze progressiste nei confronti dell'atomo?

In realtà, già diversi esponenti del PD si sono dichiarati a favore di un ritorno al nucleare, incentrato sullo sviluppo delle capacità di ricerca e sviluppo italiane, e puntando sulle tecnologie più avanzate; ma è evidente la difficoltà in cui si trovano questi individui di fronte alla posizione ufficiale del proprio partito. Allora, come cambiare?

Una strada ci sarebbe: usare lo scandalo della East Anglia, capaci di rinunciare, per il bene di molti, ai pochi "consulenti scientifici" irriducibilmente schierati per il ritorno alle caverne e incoraggiati dalle false promesse della green economy, una delle nuove bolle finanziarie.

Le ragioni tecniche del nucleare non mancano (le riproponiamo nei collegamenti qui sotto), e neanche i nuovi prototipi che rappresentano un passo in avanti significativo rispetto alle tecnologie attuali, come quello del reattore a letto di sfere. Ma nel campo delle politiche energetiche le argomentazioni ragionevoli non bastano, considerato il riflesso irrazionale che si è creato nella popolazione con decenni di propaganda. Perciò occorre tracciare chiaramente la sfida in termini di quale concezione dell'uomo e della società serva per uscire dall'attuale crisi economica epocale.

Alla dirigenza nazionale del PD è nota una bozza del 2005-2006 di riconversione parziale della FIAT, per produrre componenti di centrali nucleari e materiale ferroviario per i trasporti a levitazione magnetica. Le macchine utensili e i robot dell'industria automobilistica sono un capitale importantissimo, nell'ottica di integrazione delle forze produttive nazionali, per rispondere sul piano dell'economia fisica alle minacciate ripercussioni della crisi finanziaria. Possiamo ritornare a vedere oltre la coltre grigia della crisi soltanto accoppiando in modo funzionale quei settori che sono reciprocamente vitali, ma che la "mano invisibile" del libero mercato non ritiene profittevole associare e l'iniziativa privata non può sostenere.

Non possiamo tirare avanti ancora, oscillando tra profitti di famiglia e sussidi pubblici, tra spezzatini finanziari e delocalizzazioni, tra svendite di stato e nazionalizzazioni di ossobuchi spolpati, compromettendo sempre più le capacità produttive fisiche espresse dalla nostra nazione.

Non possiamo continuare a vivere alla giornata, senza esprimere una visione di lungo periodo e una capacità politica di orientare il potenziale industriale residuo, in particolare quello "duro a morire" delle PMI, e la creatività umana individuale dei nostri concittadini, verso una nuova rivoluzione industriale e scientifica che in futuro ci faccia guardare indietro, ricordando le tante litanie pessimistiche e ricette maltusiane, come espressioni di un periodo triste e imbarazzante della storia moderna.


Fusione nucleare per secoli, senza aspettare (altri) decenni (13.08.2009)

Dossier sulla rivoluzione nello sfruttamento dell'energia nucleare (16.12.2008)

Ritorno al nucleare: Le indicazioni di Movisol (27.05.2008)

Né di destra, né di sinistra: il Rinascimento Nucleare è d'obbligo, alla luce del principio del Bene Comune (autunno 2007)

Il Rinascimento Nucleare è imperativo morale (11.07.2007)

Smontiamo le leggende sull'energia nucleare (02.02.2007)

Riconvertire l’industria dell'auto per costruire nuove centrali nucleari (30.11.2005)

La sicurezza intrinseca dei reattori ad alta temperatura HTR (luglio 2002)

Come definire i parametri di una politica energetica (luglio 2002)


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