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Neil Armstrong di nuovo sulla Luna

29 dicembre 2010 (MoviSol) - Rispondendo al blogger Robert Krulwich, il comandante della missione Apollo 11 Neil Armstrong discute della prima passeggiata sul suolo lunare e risponde a tutti coloro che non ritengono necessario ritornare sul nostro satellite naturale.

Riproduciamo integralmente il testo della sua lettera.

Caro Sig. Krulwich,

Ho apprezzato la lettura del suo commento del 7 dicembre sulle passeggiate della missione Apollo 11 sulla superficie lunare. Le mappe della NASA rappresentano accuratamente i tragitti percorsi per compiere una miriade di compiti assegnatici. Benché non abbia verificato attentamente, credo che il paragone con la dimensione di un campo sportivo sia ragionevolmente accurato.

Lei ha chiesto: "Chi lo sa?"

La risposta alla domanda è: chiunque abbia avuto l'interesse nel conoscere la risposta. Il piano di lavoro sulla superficie lunare fu diffuso ampiamente e noi lo ripassammo integralmente davanti alla stampa riunita presso il Centro Spaziale Johnson della NASA. È vero che fummo cauti, nello stendere quel piano. Molte erano le incertezze, in relazione alla bontà dei nostri sistemi a bordo del modulo lunare, e delle tute e dello zaino pressurizzati, nel rispettare le previsioni degli ingegneri una volta immersi nell'ostile ambiente lunare. Avremmo lavorato in un ambiente prossimo al vuoto perfetto, con temperature superiori ai 90 °C e una gravità pari ad un sesto di quella terrestre. Quella combinazione [di condizioni fisiche] non poté essere replicata sulla Terra, anche se cercammo al meglio di saggiare le nostre attrezzature in quelle condizioni. Siccome, per esempio, il condizionamento dell'aria normale è inadeguato alle condizioni lunari, ci fu necessario usare l'acqua fredda per il raffreddamento dell'interno delle nostre tute. Non avevamo alcun dato che ci dicesse per quanto tempo la piccola tanica di acqua posta nel nostro zaino sarebbe bastata. I funzionari della NASA limitarono la nostra attività sulla superficie ad un tempo compreso tra un minimo di 2 ore ad un massimo di 3-4 ore, in modo da scongiurare la morte per ipertermia. Ritornati al modulo lunare, dopo aver rialzato la sua pressione, ci fu possibile svuotare le taniche e misurare il residuo di acqua, in modo da verificare le previsioni.

Vi erano state incertezze sulla nostra capacità di camminare, all'interno delle nostre ingombranti tute pressurizzate. Il mio collega dimostrò una certa varietà di tecniche, davanti alla videocamera che io installai in una posizione precedentemente determinata, affinché potesse ritrarre al meglio tutte le nostre attività. I pianificatori del volo vollero che rimanessimo nel campo della videocamera affinché potessero imparare dai nostri risultati come progettare le future missioni. Devo ammettere che abbandonai, volutamente e in tutta conoscenza di causa, la regione di lavoro coperta dalla videocamera, per esaminare e fotografare l'interno delle pareti del cratere per cercare del substrato roccioso visibile e altre informazioni utili. Capii quale potenziale guadagno si sarebbe avuto, correndo quel rischio.

È vero che ci sarebbe piaciuto rimanere più a lungo e allontanarci maggiormente dal modulo lunare e dalla videocamera, ma dovemmo installare molte attrezzature per esperimenti, raccogliere e documentare molti campioni, scattare molte fotografie. Il tempo a disposizione fu tutto impiegato e lavorammo diligentemente per eseguire completamente i compiti assegnatici. Il retroriflettore per raggi laser (Lunar Laser Ranging Retroreflector) che installammo è ancora in funzione oggi, ed è usato per molti esperimenti scientifici.

I successivi voli Apollo fecero ancora di più e si spinsero più in là, al fine di esplorare regioni più ampie, in particolare da quando nel 1971 fu disponibile il Lunar Rover. Nella rubrica "Krulwich Wonders" [Krulwich si meraviglia], Lei si sofferma su un punto importante, quello che enfatizzai davanti alla Commissione del Senato sulla Scienza e sulla Tecnologia. Durante la mia testimonianza dello scorso mese di maggio dissi: "Qualcuno si domanda perché gli americani dovrebbero tornare sulla Luna. Dopo tutto, essi dicono, vi siamo già stati". Penso che sia una domanda sconcertante. Sarebbe come se i monarchi del sedicesimo secolo avessero proclamato "non abbiamo bisogno di andare nel Nuovo Mondo, ci siamo già stati". Oppure come se il Presidente Thomas Jefferson avesse annunciato nel 1803 che gli americani "non hanno bisogno di muovere ad ovest del Mississippi, poiché ci sono già state le spedizioni Lewis e Clark". Gli americani hanno visitato ed esaminato 6 luoghi della Luna, differenti per dimensioni, da quelle di un lotto suburbano a quelle di una cittadina. Questo significa che 14 milioni di chilometri quadrati sono ancora da esplorare.

Ho cercato di darLe un piccolo appronfondimento della Sua domanda: Chi lo sa?

Spero Le sia utile.

Cordialmente,

Neil Armstrong, Comandante della Missione Apollo 11.


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