ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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    Il talento immortale di Martin Luther King

    Il 19 gennaio 2004 la città di Talledega, in Alabama, ha celebrato il 75mo compleanno di Martin Luther King con una cerimonia alla Shocco Springs Baptist Conference Center presieduta dall'assessore Eddie Tucker. Ospite d'onore è stato Lyndon LaRouche che ha tenuto il discorso principale su invito di Amelia Boynton Robinson, eroina dei diritti civili. Tra i circa 400 ospiti intervenuti c'erano una decina di rappresentanti eletti dei neri, sette ministri battisti, un senatore dello stato e un'intera scolaresca della città. Il comitato elettorale di LaRouche ha prodotto un DVD sulla cerimonia che viene diffuso in migliaia di copie.

    Lyndon LaRouche e Amelia Robinson il 4 febbraio 2004

    Il discorso di Lyndon LaRouche: I problemi che oggi dobbiamo affrontare, riflettendo sulla figura di Martin Luther King, sono principalmente due. Primo, dobbiamo fare i conti con una crisi della nostra nazione. Non faccio giri di parole, in politichese, ma riferisco i fatti così come sono. Quest'economia sta crollando! Relativamente parlando, gli Stati Uniti, per quanto riguarda le infrastrutture economiche di base, oggi versano in una situazione peggiore del 1933, quando nel marzo di quell'anno Franklin D. Roosevelt entrò alla Casa Bianca.

    Guardiamoci intorno: la situazione dell'energia e delle altre infrastrutture, le condizioni di vita di tanta gente, anche nel resto del mondo; senza lasciarci ingannare da qualche bella facciata che hanno tirato su nelle grandi città per poi dire "va tutto bene!". Guardiamo alle comunità. Detroit, ad esempio, oggi conta la metà degli abitanti rispetto al passato. Una città industriale che non c'è più. Lo stesso vale per Birmingham. In passato erano città floride, ma poi cominciò a mancare questo e quello, quest'altro e quell'altro e via di seguito: questa è la situazione generalizzata degli Stati Uniti.

    L'indifferenza verso i problemi degli Stati Uniti è preoccupante. Gli stati in bancarotta sono 48 su 50. Sono irrimediabilmente falliti, non sono cioè nella situazione di ottenere un gettito fiscale con cui finanziare le voci più indispensabili di un bilancio statale, senza danneggiare ancora di più l'economia. Questa è la situazione in cui versano questi 48 stati. E la tendenza è al peggio.

    "Siamo nei guai"

    Consideriamo come aumenta il costo della vita, in rapporto a quello che viene ufficialmente ammesso al proposito. Ad esempio i rincari dei generi alimentari negli ultimi sei mesi.

    Guardiamo come sta il dollaro. Non è molto tempo fa che con 83 centesimi si comprava un euro, mentre adesso occorrono 1,26 o 1,28 dollari. Il valore del dollaro sta crollando.

    L'unica cosa che aumenta è il volume di denaro che finisce nel gioco d'azzardo, dove la bisca più grossa è la borsa di Wall Street. Questo denaro spinge al rialzo il valore delle azioni di alcune imprese, in maniera esclusivamente speculativa. Poi, quando i manager di quell'impresa sono diventati straricchi, rischiano di finire in prigione come quelli della Enron. Perché siamo passati dall'economia dell'acciaio a quella del furto (con un gioco di parole tra "steel" e "stealing" -- Ndt).

    Siamo finiti nei guai, e su scala mondiale. Dal gennaio 2002, quando il presidente tenne un malaugurato discorso alla nazione, nel resto del mondo si è diffusa una diffidenza sempre più grave nei confronti degli Stati Uniti, la più grande che posso ricordare. In tutta l'Eurasia e nel resto delle Americhe si nutre un forte disprezzo per gli Stati Uniti, dove prima c'era almeno il rispetto o anche una forte simpatia. Adesso siamo nei guai.

    Se poi guardiamo al resto del mondo vediamo che è colpito dalla stessa grande crisi. E gli Stati Uniti sono colpiti da una grave crisi nei suoi rapporti con il resto del mondo. Le maggiori concentrazioni demografiche sono in Cina, che ha superato 1,3 miliardi, in India, che conta più di un miliardo di abitanti, e poi ci sono il Pakistan, il Bangladesh e i paesi del Sudest Asiatico: insieme rappresentano la più alta concentrazione demografica del pianeta.

    Dobbiamo chiederci in che rapporti sono gli Stati Uniti con queste popolazioni emergenti in Asia, che rappresentano culture ben diverse da quelle americana o europea.

    Come possiamo trovare la pace in un mondo tanto sconvolto, in cui gli altri paesi ci detestano a motivo della politica guerrafondaia di Cheney e di qualcun altro?

    Questa è la situazione che dobbiamo affronare.

    Torniamo indietro nel tempo, quando Clinton entrò alla Casa Bianca. Si pensi alla situazione dei rappresentanti eletti dei neri, quando Clinton diventò presidente nel 1993. Passiamo in rassegna le liste dei rappresentanti dei neri al Congresso o nei parlamenti statali: dove sono queste persone o i loro sostituti? C'è stata una cernita selettiva in tutto il paese e queste persone sono state ostracizzate dalla politica.

    Questo è un problema con cui debbo fare i conti continuamente dal 1996 in poi. E' diventato sempre peggio, un aggravamento brutale.

    Il significato di Martin Luther King oggi

    Il problema che oggi affrontiamo non è sostanzialmente nuovo. In linea di principio è lo stesso che Martin Luther King affrontò con tanto successo. Nella sua vita c'è una lezione da apprendere e questo ce lo restituisce come se fosse oggi vivo qui tra noi. C'è qualcosa di speciale nella sua vita, nel suo sviluppo, che dobbiamo oggi afferrare, non soltanto affrontando i problemi della nostra nazione, che stanno diventando gravissimi, ma anche affrontando i problemi che abbiamo con il resto del mondo. Come ci rapportiamo con quelle culture che sono così diverse dalla nostra? Con una cultura asiatica, con le culture musulmane, in un mondo dove i musulmani sono più di un miliardo, con la cultura cinese che è tanto diversa dalla nostra, con la cultura del Sudest asiatico, che è tanto diversa dalla nostra, basti pensare alla cultura del Myanmar.

    Ma sono tutti esseri umani. Hanno tutti le stesse esigenze di fondo, pur trattandosi di culture tanto diverse. La pensano in maniera diversa dalla nostra, reagiscono in maniera diversa dalla nostra. Ma dobbiamo instaurare una cooperazione pacifica con quelle popolazioni per risolvere il problemi mondiali.

    E' così che cominciamo a riconsiderare la figura di Martin Luther King, alla luce di questo contesto. Lezione numero uno, non abbiamo avuto qualcuno che potesse sostituirlo. Era unico. Non era quel tipo di persona molto dotata a cui capita di ritrovarsi in una posizione di leadership, ma che poteva essere sostituito da qualcuno altrettanto brillante, capace di apprendere subito l'arte. Era insostituibile e nessuno, nonostante gli sforzi, fu all'altezza di prendere il suo posto.

    Che cosa contraddistingueva Martin così tanto, rendendolo così straordinario? Mettiamo a confronto tre figure: lo stesso Martin, Giovanna d'Arco, l'eroina francese la cui storia conosco molto bene, e per certi versi è paragonabile a quella di Martin. E poi il personaggio di un dramma di Shackespeare, l'Amleto, come ci appare nel soliloquio del terzo atto.

    Qual è il punto? Martin è un vero uomo di Dio. In maniera tanto vera come pochi possono effettivamente riuscire nell'arco della propria vita. Non soltanto era un uomo di Dio ma giunse a comprenderne molto profondamente il significato di essere tale. L'immagine che lo ispirava era Gesù Cristo, la sua passione e crocefissione. Era la fonte della sua forza, era capace di vivere quell'immagine. Era salito sulla cima della montagna: in una situazione in cui sapeva che la sua vita era minacciata da forze potenti negli Stati Uniti. Ma disse: "non rinuncerò a questa missione anche se finiranno per uccidermi". Lo stesso aveva detto Gesù, e sono sicuro che in quel momento Martin lo teneva ben presente. L'immagine della passione e della crocefissione è l'essenza del cristianesimo. E' ad esempio l'immagine centrale della Passione secondo Matteo di Bach. E' una rappresentazione di due ore nel corso delle quali il pubblico, i fedeli, i cantori e i musicisti rivivono la passione e la crocefissione di Cristo. E questo rivivere assume molta importanza: riuscire a catturare l'essenza di che cosa Cristo significhi per tutti i cristiani. E Martin ci ha mostrato proprio questo.

    La differenza è questa: molta gente tende a concludere: "si voglio andare in paradiso", o qualcosa del genere. Oppure non se ne fanno affatto un problema. Ma in ogni caso cercano la risposta entro i limiti della propria vita mortale. Pensano alla soddisfazione della carne. Alla sicurezza da godersi tra i due estremi della nascita e della morte. Ma un leader come Martin Luther King si eleva più in alto, e arriva a considerare la propria vita così come viene presentata nel Vangelo, come un "talento". Un talento che ti è dato: sta tra la tua nascita e la tua morte, ciò che hai in quell'arco di tempo è il tuo talento. Lo devi spendere comunque, e come lo spenderai? Come lo spenderai per garantirti qualcosa per l'eternità? Che cosa farai, quale missione farai tua, che ti guadagnerà il posto che vuoi occupare nell'eternità?

    Martin percepiva tutto questo molto chiaramente. Quel discorso, "Sono stato sulla cima della montagna", tanti anni fa mi colpí profondamente per l'estrema chiarezza di ciò che stava dicendo, che comunicava agli altri la sua profonda comprensione. La vita è un talento: ciò che conta non è ciò che riesci a strappare per te nell'arco della tua vita ma ciò che riesci a dare di tuo.

    Martin era convinto di questo e perciò ha assunto la posizione di leader. Io ho conosciuto molti dei leader che erano con lui allora, ma essi non avevano la stessa scintilla che animava Martin. Avranno accettato l'idea, la convinzione, la fede, ma non ne erano posseduti allo stesso modo in cui ne fu posseduto Martin. Ne fu posseduto sempre di più, a mano a mano che assumeva responsabilità sempre più gravose. Come leader è qualcosa che senti, vedi quelli che fanno riferimento a te, i problemi che devi risolvere, vedi le sofferenze ed i pericoli, e devi trovare in te stesso la forza di non vacillare, di non scendere a compromessi.

    Prendiamo il caso di Giovanna d'Arco per fare il paragone. Nella storia ha avuto un ruolo molto significativo, nel XV secolo, tanto che c'è molta documentazione storica sul suo conto, che è stata vagliata e controllata. E' diventata una figura importante per tutta la cristianità e soprattutto per la Francia.

    Una ragazza di campagna che ha un'ispirazione: è convinta che la Francia debba essere liberata dall'occupazione e dall'oppressione della cavalleria normanna. La Francia deve diventare una vera nazione, e per questo deve ergersi al di sopra delle condizioni in cui versa, diventare una nazione per poter affrontare quei problemi. Si convinse che questo era il volere divino. Attraverso una serie di eventi riuscì ad arrivare al cospetto del principe erede al trono di Francia e rivolgendosi a lui gli disse: "Dio vuole che tu diventi re". Lui rispose: "Che cosa vuoi da me?" Lei risposte: "Io non voglio nulla da te, è Dio che vuole che tu diventi un re".

    Considerato il suo potere, la sua forte personalità e il suo senso di missione, il principe le affidò il comando di alcune truppe con cui affrontare una battaglia difficile, presumendo che sarebbe presto caduta, alla testa di quelle truppe, risolvendo definitivamente il problema! Ma lei non rimase uccisa, anzi vinse la battaglia, mettendosi personalmente alla testa di quelle truppe. Di conseguenza in Francia cominciò ad affermarsi l'idea della mobilitazione per l'indipendenza.

    Arrivò anche il momento in cui il principe fu incoronato re, ma poi questo re la tradì, e lei cadde nelle mani dei normanni. Fu sottoposta al processo dell'Inquisizione, qualcosa di orribile. L'ingiustizia peggiore che si possa immaginare. Cercarono di raggirarla: "Basta che ammetti qualcosa di poco, ragazzina, e non ti bruceremo viva". Nonostante la paura che la fece tentennare tenne duro, rispose loro di no. Le mandarono dei preti per convincerla a cedere, ma lei rispose "non posso fare compromessi, non posso tradire la mia missione".

    Era così giunta sulla cima della montagna: "Non tradirò la mia missione, proseguirò per la mia strada".

    La bruciarono viva. Ma il suo martirio ebbe due conseguenze. La Francia si scosse e riguadagnò la propria indipendenza. Più tardi la Francia diventò il primo stato nazionale moderno, sotto Luigi XI. Il significato di questo per noi oggi è che grazie a quella vittoria, grazie a ciò che avvenne con Luigi XI, nacque il primo stato europeo in cui il governo era responsabile per il bene comune dell'intera popolazione. Il bene comune è esattamente ciò che si intende nella Prima lettera ai Corinti, 13, dove Paolo parla di agape, o carità. E' di quella stessa qualità. Non sono le leggi ed i codici che contano, ciò che conta è l'amore per l'umanità. Pertanto, i governi non sono legitimi se non sono completamente dedicati al bene comune, non soltanto di tutta la popolazione, ma anche delle generazioni a venire per le quali preparare condizioni migliori di vita.

    Così, per la prima volta in Francia, con lo stato e il principio di legge costituzionale, il governo non può trattare la popolazione come fosse composta da esseri abbrutiti, ma deve pensare al bene comune di tutta la popolazione.

    Giacché siamo tutti esseri mortali, per stimolare la passione che ci spinge a fare il bene, dobbiamo renderci conto che la nostra vita, il consumarsi dei nostri anni, lo spendere i nostri talenti, dovranno avere un significato per le generazioni a venire. I migliori, come Mosè, si preoccupano di cose che avverranno quando essi non ci saranno più per godersele. Questo è il senso dell'immortalità. Questo è il motivo per cui i genitori si sacrificano per i figli, e le comunità si sacrificano per dare un'istruzione e nuove opportunità alla generazione dei loro figli. Accetti i sacrifici e le ristrettezze perché sai che stai concludendo qualcosa, che la tua vita assume un significato. Sai che puoi morire seneramente, riportando una vittoria sulla morte. Hai speso saggiamente il tuo talento, visto che la vita significherà qualcosa di meglio per le generazioni a venire.

    Questo è il principio di fondo che ha ispirato colui che poi diventò re d'Inghilterra, con il nome di Enrico VII, nel combattere il male rappresentato da Riccardo III, per fare dell'Inghilterra il secondo stato nazionale moderno.

    In un certo senso Martin Luther King passò attraverso un'esperienza simile.

    Amleto e il problema dell'istruzione

    Passiamo ora all'altro aspetto della questione. Prendiamo il caso di Amleto, quando dice che abbiamo la possibilità di combattere per liberarci da condizioni orribili. Che cosa accade, però, dopo la morte? Ed è la paura di ciò che accade dopo la morte che rende la gente codarda!

    E questo è il problema che abbiamo oggi negli Stati Uniti! Questo è il problema della dirigenza del partito democratico. Ed è anche il problema del partito repubblicano, visto che non tutti i repubblicani sono da evitare. Alcuni di loro hanno grandi qualità, mi riprometto di chiamare alcuni di essi nel mio governo, non ho pregiudizi.

    E questo è il problema: la gran parte della gente sa che l'uomo è diverso dagli animali. Ma se poi si guarda ai giornali, o ai programmi scolastici, possiamo credere davvero che gli americani siano convinti che c'è una differenza fondamentale tra l'essere umano e l'animale? Nei programmi scolastici non c'è, anche perché lì l'unica preoccupazione è quella di superare l'esame, o i test, non è mica quella di insegnare qualcosa. Se poi guardi ai test ti chiedi se quello che li ha preparati capisca davvero qualcosa dell'argomento, se abbia mai davvero tenuto una lezione a degli studenti. E così ti capitano dei ragazzi che dicono "non so niente, alle superiori non ho imparato proprio niente". L'apparato scolastico è pensato per ottenere una certa "performance" dei ragazzi, l'abilità ad eseguire certi esercizi, come i pony del circo. Per raggiungere il livello necessario per ottenere i finanziamenti dalle amministrazioni locali.

    Nessuno si preoccupa, o crede necessario lo sviluppo intellettuale vero e proprio dei giovani, in quanto questo è un bene per la nazione. Siamo diventati come l'antica Roma, una società di "panem et circenses". Prendi il tuo tozzo e sollazzati, e il sollazzo diventa sempre più malvagio col passare del tempo.

    Basta guardare a come si considera il lavoro. La gente prende il lavoro sul serio? O è convinta che la società si preoccupa di dare lavoro? No, viene solo data l'opportunità di incassare qualche soldo.

    Qual è l'industria che ha il più alto tasso di sviluppo negli USA? Il gioco d'azzardo. Che cos'è Wall Street? Gioco d'azzardo. Che cos'era Enron? Gioco d'azzardo. Chi sono quelli finiti in galera a New York? Giocatori d'azzardo.

    La mentalità dominante è quella che occorre avere fortuna, vincere le scommesse, per poter andare avanti. Anche se tutt'intorno le industrie chiudono, le fattorie chiudono, le amministrazioni municipali non possono più pagare le spese più essenziali: la gente è convinta di poter andare avanti con il gioco d'azzardo.

    Che cosa cerca in generale la gente? L'intrattenimento di massa, qualcosa di cui ci si dovrebbe davvero vergognare.

    Per questo il senso più profondo e caratteristico dell'umanità diventa sempre meno presente, la gente non lo considera e non lo capisce. Quattro anni fa ho lanciato quest'iniziativa del movimento giovanile. Mi sono rivolto soprattutto ai giovani universitari, tra i 18 ed i 25 anni. E' un'età in cui non ci si considera più adolescenti, cioè un po' bambini e un po' adulti, ma subentra la piena coscienza del diventare adulto.

    Se quella umana fosse una specie affine alle scimmie, ad esempio, la sua popolazione in questo pianeta non avrebbe potuto superare qualche milione di individui. Mentre noi abbiamo adesso più di 6 miliardi di individui, su questo pianeta, dei quali dobbiamo preoccuparci. E continuano a crescere. La cosa importante è che l'uomo è capace di scoprire cose che gli animali non possono scoprire: i principi universali della fisica, e di applicarli per effettuare dei miglioramenti nella società che aumentano la padronanza dell'uomo sulla natura, così come si può leggere nel libro della Genesi: uomo e donna fatti ad immagine del Creatore e responsabili di essere tali. Questo è ciò che noi siamo.

    Quando s'insegna la fisica, l'arte classica, o la storia s'imparte ai giovani un senso della loro umanità. Essi sono in grado di ripercorrere le grandi scoperte di principio del passato, nell'arte o nella scienza. Quando se ne rendono conto, essi conoscono la differenza tra se stessi e gli animali. Ne sono orgogliosi: "Noi siamo esseri umani". E si stimano così profondamente l'un l'altro, condividendo lo sforzo di apprendere, rivivendo in prima persona le scoperte di quei principi che inizialmente si presentano come una sfida, un paradosso.

    Mi riferisco a quella stima e fiducia che si stabilisce in una classe in cui i giovani affrontano una sfida, in cui possono fare affidamento solo su se stessi. L'insegnante esperto che vuole sollecitare dai giovani un impegno attivo, sa che deve partire da quei due o tre che s'impegnano nella discussione, e coinvolgere quindi l'intera classe nella discussione. In un processo del genere non ci si limita ad imparare a memoria le pagine dei libri di testo. Ma si tratta di un processo di esperienza sociale in cui si scopre il significato di un principio, come se essi stessi fossero stati i primi a scoprirlo. Questo non si ottiene insegnando al singolo studente (anche se questo talvolta funziona), ma si ottiene inducendo gli studenti ad interagire nel processo di discussione!

    Per questo una classe ottimale deve contare dai 15 ai 25 studenti, non troppi, affinché tutti partecipino, né troppo pochi perché altrimenti manca lo stimolo alla discussione. Ma questo processo, il rapporto sociale tra persone che si stimano reciprocamente, in quanto condividono il lavoro di riprodurre una scoperta, e così capiscono qualcosa della storia. Sentono di condividere qualcosa di importante: la conoscenza umana, che essenzialmente è un atto di amore.

    In tal modo amano l'umanità, provano la gioia di aver lavorato insieme per arrivare a scoprire qualcosa. E ci si rende conto che questi giovani quel metodo lo padroneggiano d'avvero, ci si può fidare; se si presentano dei problemi, si può tornare a fare appello a quel metodo, rivolgendosi a loro come avveniva in classe, sforzandosi per arrivare alla verità.E con loro è un piacere lavorare: s'impegnano per arrivare fino al fondo della questione, stanno su la notte finché non la spuntano. Quando parlo con loro mi tengono impegnato almeno quattro ore. Parlo in apertura per un'oretta, e poi loro cominciano con la raffica delle domande, senza misericordia, da ogni angolatura possibile e immaginabile, è un'esperienza meravigliosa. Credo che chiunque abbia insegnato si renda conto molto bene di ciò che sto dicendo. E' davvero una bella esperienza.

    Questo è dunque il problema: abbiamo una popolazione, c'è un mondo in cui scarseggiano davvero coloro che capiscono, fino in fondo, la differenza tra l'uomo e l'animale, che cosa significhi. Che l'uomo è una creatura fatta ad immagine del Creatore dell'universo, come dice il libro della Genesi.

    Ma questa è la nostra realtà!

    Poiché trasmettiamo queste idee, questo lavoro, come nessun animale può fare, questa è l'origine dell'amore reciproco, amiamo coloro che vengono dopo di noi, ci preoccupiamo di loro perché nello spendere il talento della nostra vita, il senso del nostro scopo dipende da ciò che dalla nostra vita arriva alle generazioni a venire. Per questo motivo amiamo i bambini, i nostri figli e, a volte, ancor più i nostri nipoti, perché i nostri figli sono stati in grado di educare questi bambini. Una gran cosa! Ma questo tipo di amore sta venendo meno, sempre di più nella popolazione e nei suoi leader.

    Preoccuparsi dei dimenticati

    Martin Luther King aveva questa caratteristica umana molto accentuata, era uno dei pochi, allora, a mostrare di sapere molto profondamente che cos'è un essere umano. Qualcosa che aveva approfondito con le lezioni della passione e crocifissione di Gesù Cristo. Aveva la capacità di portare questo nella politica, che non vedeva come qualcosa in sé: non si concepiva un leader politico ma piuttosto un leader naturale. Combatté contro la gente e per la gente, per liberarla. Era un leader nel vero senso della parola. La sua forza, come politico, sia nella nazione che nel mondo, gli proveniva dal rapporto che stabiliva con la gente.

    E questa è la situazione in cui ci troviamo oggi, e sono particolarmente felice di essere qui con voi, perché voi rappresentate coloro che combattono, in questo paese e altrove nel mondo, per i dimenticati, il cosiddetto "forgotten man" a cui Franklin D. Roosevelt fece appello nel 1933. L'ottanta per cento della popolazione degli Stati Uniti, in particolare, e molti altri nel resto del mondo, sono i dimenticati. Nessuno si preoccupa davvero di loro. Considerate la sanità, la storia della assistenza sanitaria e di altri aspetti simili.

    L'unico modo di rinnovare la nazione, come Martin dette il suo grande contributo al rinnovo degli Stati Uniti, è di rivolgersi ai dimenticati, a quelli che si vedono preclusa ogni opportunità, e se riesci ad esprimere il tuo amore per loro, affrontare i problemi degli esclusi, allora sei in grado di rappresentare un principio su cui deve essere fondato un governo moderno. Lo stesso principio che Giovanna d'Arco ha promosso quando ha dato tutta se stessa alla nascita della Francia come primo stato nazionale moderno impegnato al bene comune.

    Per essere dei veri leader politici occorre un impegno totale al bene comune, al bene comune dell'umanità. E in questo impegno verso l'umanità occorre cercare coloro che versano nelle peggiori delle situazioni e risollevare le loro sorti! Così allora dimostri il tuo impegno per il bene comune. Senza rivolgersi a quelle persone non si promuove il bene comune. Se non sei radicato in questa lotta per il bene comune non sei all'altezza di guidare la nazione, una nazione che secondo la sua costituzione ha come scopo quello del bene comune.

    Martin era molto determinato in tal senso.

    I grandi leader della storia solitamente sono state persone che hanno condiviso tale impegno. Non erano leader nati, né sono diventati leader con le votazioni politiche. Alcuni sono stati eletti nel corso della loro missione, ma non sono partiti e non hanno fondato la propria leadership sul riconoscimento elettorale. Hanno fondato la propria leadership radicandosi profondamente nella lotta per migliorare le condizioni del genere umano. Sono diventati i rappresentanti di coloro che combattono per quei diritti. Solo saliti ad una posizione di leadership perché avevano il carattere morale, secondo l'immagine della passione e crocifissione di Cristo.

    Poi, andando sempre più a fondo nella propria opera, che diventa anche più pericolosa con l'aumentare dell'influenza esercitata, si rendono conto che mettono a rischio la propria vita. Arrivano così a chiedersi: "Per che cosa sto rischiando la vita? Per che cosa non la rischierei? Che cosa non tradirei mai, anche al costo della mia vita?"

    Si torna così alla questione della passione e crocifissione di Gesù Cristo.

    La passione del vero leader

    E questo è il punto a cui siamo arrivati oggi, come fu affrontato da Martin. Il problema degli Stati Uniti, del movimento per i diritti civili, è che è stato "civilizzato", finendo per accettare le regole dell'establishment politico, per "restare in campo". E quando si propende a credere che per riuscire occorre innanzitutto "restare in campo", si perde di vista la passione che dovrebbe motivare i veri leader, La passione e l'impegno: tu hai un talento, hai un'idea di quello che significa la tua vita. Hai un'idea del dovere, della missione, di elevare la nazione e la popolazione.

    E non c'è niente che ti possa distogliere da tale impegno. E' la fonte della tua forza, di essere una creature fatta ad immagine del Creatore vivente. E' la tua fonte e fu la fonte di Martin. Lui fu un uomo di Dio, non soltanto vicino a Dio ma di Dio. Fu un uomo che nel corso della sua vita ricevette dal destino la missione di diventare un uomo di Dio. Aveva la forza per essere tale, di camminare sulle orme di Cristo. Di ripercorrere il Getsemani fino alla crocifissione. Aveva la forza per farlo, come l'aveva Giovanna.

    Questa è la lezione che secondo me deve essere insegnata e compresa, se vogliamo salvare questa nazione. Dobbiamo attingere a quella fonte della nostra forza. Come ho già detto, di tutti i leader politici recenti negli USA, Martin Luther King, come leader americano e mondiale -- perché la sua influenza fu di tale portata -- è l'esempio migliore del tipo di personalità che dobbiamo avere e dobbiamo promuovere per sottrarci a questo disastro terribile che ci sta oggi minacciando.

    grazie