ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

 

    [Strategic Alert dell'EIR – n. 9, 3 marzo 2005]

    Negroponte, Shultz e le squadre della morte

    Il capo dell'intelligence USA John Dimitri Negroponte, nominato da Bush a metà febbraio, è un fedelissimo di George Shultz. Quando nel 2001 George W. Bush lo nominò ambasciatore all'ONU, i democratici e gli attivisti dei diritti umani osteggiarono la nomina perché tra il 1981 e il 1984, in qualità di ambasciatore in Honduras, Negroponte supervisionò i traffici illeciti di armi in cambio di droga (Iran-Contras) e sostenne le squadre della morte. La National Review del 25 giugno 2001 riferì che ad esortare l'amministrazione a fare quadrato attorno alla nomina di Negroponte fu George Shultz: se i democratici - disse - "vogliono lo scontro su questa nomina scontriamoci. Ritengo che Colin [Powell], il presidente e tutti gli altri debbano essere decisi ad andare fino in fondo e a non voler fare a meno di lui".
    Al Los Angeles Times, che allora pubblicò qualcosa sui trascorsi di Negroponte in Honduras, George Shultz scrisse una lettera in cui si diceva che Negroponte era "il suo uomo". Una lettera simile arrivò alla Commissione esteri del Senato. Il Los Angeles Times si rifiutò di pubblicare quella lettera, ma la traduzione integrale apparve sul bollettino della Commissione diritti umani dell'Honduras il 25 aprile 2001: "Nell'articolo da voi pubblicato il 25 marzo ... il Negroponte descritto non corrisponde a quello con cui ho collaborato", scrisse un indignato Shultz, secondo il quale Negroponte avrebbe fatto un "lavoro eccellente" in Honduras, dove avrebbe salvato "la democrazia".
    Shultz, che ricoprì l'incarico di Segretario di Stato tra il 1982 e il 1989, ricorda anche come negli anni Novanta si recò a visitare "John" a Città del Messico e a Manila, dove Negroponte era stato nominato ambasciatore, e gli riconosce di aver "ricoperto un ruolo importante nel concepire e negoziare il North American Free Trade Agreement", il famoso accordo NAFTA di libero scambio tra Messico, Stati Uniti e Canada.
    Nel 1981 Negroponte fu inviato nell'Honduras in sostituzione dell'ambasciatore Jack Binns, il quale pare che non avesse "capito". Il 6 febbraio 1981 Binns aveva inviato un dispaccio a Washington denunciando il capo delle forze armate gen. Gustavo Alvarez Martinez, che era intenzionato a ricorrere ai "metodi argentini" nei confronti dei "sovversivi". Nel dispaccio si legge: "Alvarez sottolinea ... che le democrazie e l'occidente sono fin troppo morbide nei confronti della sovversione comunista". In un secondo dispaccio del giugno 1981 Binns denunciò Alvarez come "la forza intellettuale" dietro la "sparizione" di un professore universitario ritenuto "sovversivo", ed esortò gli USA a sospendere gli aiuti militari "per soffocare il fenomeno sul nascere".
    Binns fu convocato a Washington, dove gli ordinarono di piantarla di scrivere rapporti ufficiali e di limitarsi ai canali riservati. Quattro mesi più tardi fu sostituito da Negroponte.
    Fino a quando i militari honduregni non lo caricarono a forza su di un volo diretto a Miami, nel 1984, Alvarez fu noto come l'uomo di Negroponte in Honduras. Centinaia di persone furono sottoposte a torture, rapimenti e fatte scomparire dagli specialisti del Battaglione 316 comandato da Alvarez, consigliati dalla CIA e da altri esperti argentini pagati dalla CIA, secondo quanto riferì nel giugno 1995 il Baltimore Sun.
    Il Battaglione 316 comandato da Alvarez fu denunciato come "squadra della morte" da un ex comandante dei servizi militari honduregni che si era rifugiato in Messico. Nel 1982 un funzionario dell'ambasciata USA che aveva raccolto prove di torture e rapimenti si vide ordinare di cancellare quelle "dicerie" dal rapporto annuale dei diritti umani per il Dipartimento di Stato.
    Negroponte nel 1982 inviò personalmente lettere al New York Times e al The Economist in cui respingeva "accuse del genere". Nel 1983 l'amministrazione Reagan assegnò ad Alvarez la Legione al Merito per "aver incoraggiato il successo del processo democratico in Honduras". Alvarez non fu mai processato ma il capo del suo staff fu arrestato nel 1986 per traffico di cocaina, i cui proventi dovevano servire a finanziare un golpe e l'assassinio del presidente dell'Honduras.