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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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L'edizione italiana della Newsletter "Strategic Alert dell'EIR" (http://www.eirna.com/html/headsi.htm) mette a disposizione alcuni dei suoi articoli più significativi sul tema del terrorismo dal 1995 al 2001.


In questa sezione: Russia

18 gennaio 1996

Si internazionalizza il conflitto in Cecenia

La guerra in Cecenia è diventata il "secondo Afghanistan" della Russia. La condotta russa in Cecenia è stata caratterizzata dalla più crassa incompetenza, sia in termini militari che politici. Inoltre, le grandi operazioni terroristiche di Budyonnovsk, nel giugno scorso, ed ora a Kizlyar/Pervomayskoye rivelano una "internazionalizzazione" del conflitto, in quanto i "mujaheddin" provenienti da altri stati islamici hanno preso la guida dei ribelli ceceni.

I "Mujaheddin afghani" sono diventati il nucleo centrale, diretto da Londra, dell'INTERNAZIONALE TERRORISTICA degli anni Novanta. Almeno un mercenario arabo è stato identificato con certezza all'ospedale di Kiziyar, dove vengono curati i ribelli ceceni feriti. Il Sunday Telegraph del 14 gennaio riportava le affermazioni di un ceceno del clan Dudayev che ha preso parte all'operazione di Kizlyar/Pervomayskoye, secondo il quale i ribelli, oggi come nel XIX secolo, fanno molto affidamento sul sostegno inglese per "l'indipendenza cecena" e per una "nuova ridefinizione geografica" nel Caucaso.

Negli anni successivi al 1991, dopo aver dichiarato la secessione, il gen. Jokar DUDAYEV poteva contare sulla complicità alquanto esplicita dei governi di Gaidar e di Victor Chernomyrdin. Ambienti governativi corrotti di Mosca fecero accordi con Dudayev per ingenti forniture di armi, di petrolio e di mezzi finanziari con cui fu possibile costituire i reparti ben equipaggiati dei ribelli ceceni. La Cecenia diventò un paradiso per la malavita internazionale, crocicchio di traffici internazionali di armi e droga, ma anche di merci importanti, a partire dal petrolio. Per tre anni affaristi, amministratori di governo corrotti e veri e propri mafiosi si sono legati alla banda di Dudayev, prosperando sulle "percentuali" su un volume di traffici illeciti di miliardi di dollari.

16 settembre 1999

La "strategia della tensione" colpisce la Russia

Gli attentati terroristici verificatisi a Mosca il 9 ed il 13 settembre, e costati finora la vita a più di 200 persone, finiscono, insieme al protrarsi ed all'acuirsi del conflitto nel Caucaso, per offrire il pretesto ideale per il tentativo di instaurare un regime dittatoriale, sia esso formale o di fatto.

La dittatura che si profila dietro la strategia della tensione potrebbe concretarsi con uno stato di emergenza proclamato da Eltsin e dal Primo ministro Vladimir Putin, che annullerebbe le prossime elezioni. Il 19 dicembre sono in programma le elezioni per il rinnovo della camera dei deputati (Duma) e a giugno si deve votare per il nuovo presidente. I candidati favoriti per la poltrona di Eltsin sono l'ex premier Yevgeni Primakov e il sindaco di Mosca Yuri Luzkhov. La strategia della tensione potrebbe anche servire a creare una situazione in cui instaurare una dittatura post-Eltsin, sul vecchio modello cileno, sotto l'istigazione di interessi oligarchici occidentali che da tempo spingono in tale direzione.

A proposito del "Modello Pinochet", occorre notare che mentre Mosca era colpita dall'ondata di terrore, l'ex generale Aleksandr Lebed ha colto l'occasione per candidarsi ufficialmente alla Presidenza. L'annuncio è stato dato a Krasnoyarsk, dove Lebed è governatore, in occasione della visita dell'ex ministro degli Interni francese Charles Pasqua.

Gli attentati di Mosca sono direttamente legati all'acuirsi del conflitto nel Caucaso. Per il primo attentato sono stati arrestati alcuni ceceni. A prescindere dalle effettive responsabilità dei presunti terroristi, l'episodio favorisce una linea più dura di Mosca nel conflitto del Caucaso. Il 10 settembre il premier Putin ha detto ad un incontro con i leader musulmani del Caucaso Settentrionale: "Gli avvenimenti nel Daghestan non minacciano solo questa repubblica, ma l'intera Federazione Russa". Il 7 settembre, alla televisione russa Putin aveva detto: "Tutti i nostri sforzi rivolti a normalizzare i rapporti con la Cecenia (...) sono stati vani. Ciò accade principalmente perché la dirigenza della Cecenia non controlla la situazione nella repubblica". Il presidente ceceno Aslan Maskhadov ha indetto una mobilitazione nazionale, aumentando così il pericolo di allargare il conflitto del Daghestan in Cecenia.

Le bombe a Mosca: cui bono?

Un esperto strategico russo, interpellato dall'agenzia stampa EIR il 13 settembre, ha così commentato gli attentati a Mosca degli ultimi giorni: "Dopo le bombe, si è diffuso il panico tra i cittadini di Mosca. La gente ha davvero paura. Le conseguenze potrebbero essere molto drammatiche. Potrebbe essere imposta la legge marziale a Mosca ed in altre parti del paese con effetti imprevedibili sulle prospettive elettorali". La fonte dà credito a quanti affermano che i mandanti degli attentati appartengano al clan di Eltsin.

Il 13 settembre il Consiglio di Sicurezza Russo, diretto dal Premier Putin, ha tenuto un vertice di emergenza, in cui Putin ha ventilato per la prima volta la possibilità che venga proclamato lo stato di emergenza, anche se non immediatamente. Già è aumentata visibilmente la presenza delle forze di sicurezza a Mosca ed in altre città.

Anche un esperto strategico europeo ben informato ha commentato: "bisogna porre la classica domanda della polizia francese: chi trae beneficio dal crimine? Chi ha interesse ad imporre la legge marziale in Russia in questo momento? Ovviamente Eltsin ed il suo clan, che hanno interesse a proclamare lo stato di emergenza per evitare le elezioni politiche in dicembre e quelle presidenziali in giugno. Se la Duma venisse eletta regolarmente, il nuovo presidente sarebbe quasi sicuramente Yevgeni Primakov. Questo metterebbe nei guai Eltsin, Berezovsky ed il loro gruppo".

Stando alla stessa fonte, la cosa più importante per Eltsin è salvare la "famiglia" e il suo potere, e il Presidente russo farà di tutto per ottenerlo. "Non bisogna mischiare i sentimenti con la politica, è una questione di potere e basta". A questo punto siamo entrati in una nuova fase della "strategia della tensione" in Russia. La fonte non esclude che vengano utilizzati allo scopo "terroristi islamici", così come potrebbero essere coinvolti anche "servizi segreti stranieri".

23 settembre 1999

Russia: "terrore cieco" e "l'opzione Pinochet"

L'ondata di terrorismo che ha colpito la Russia non è un "affare interno", ma la punta di diamante di una strategia di destabilizzazione orchestrata dal raggruppamento Anglo-Americano e Commonwealth (BAC). Il "terrorismo cieco" che nelle ultime tre settimane è costato la vita a 300 persone è in realtà iniziato a marzo, con l'attentato a Vladikavkaz, capitale della Ossetia Settentrionale, che ha ucciso 52 persone. Lo scopo di questa "strategia della tensione" è duplice:

1) Il terrorismo cieco e le sue ramificazioni politiche e psicologiche dovrebbero portare ad una "dittatura alla Pinochet" in Russia, forse passando per una fase di transizione da guerra civile.

2) Staccare le regioni del Caucaso e dell'Asia centrale dalla Russia. Questa fascia meridionale della Russia corrisponde geograficamente a quello che Zbignew Brzezinski e Bernard Lewis chiamarono "l'Arco di crisi", un arco che corre attraverso il mondo islamico e tocca tre grandi potenze non islamiche: Russia, India e Cina.

Dal periodo 1995-1996, fazioni di potere inglesi e ambienti repubblicani legati a Bush negli USA, operanti attraverso l'International Republican Institute (IRI), hanno promosso in Russia il "Modello Cileno". Il terrorismo cieco ha un impatto notevole sulla popolazione, che ha perso ogni residuo di fiducia nella classe politica dell'"epoca Eltsin". Il calcolo, dietro la strategia della tensione, è che una popolazione condizionata in tal modo finirà per chiede all'unisono "l'uomo forte" che ponga fine al terrore ed al caos. Non è un caso che proprio con l'esplodere della prima ondata di terrore Aleksander Lebed si sia candidato alla presidenza presentandosi come "uomo forte" pronto a "salvare" la Russia.

Al livello più basso dell'operazione terroristica risulta operante la setta Wahabi, i terroristi e mercenari sedicenti islamici notoriamente pilotati dall'Inghilterra. Già sulla base del semplice rischio che l'operazione comporta è difficile sospettare che istituzioni russe o anche il crimine organizzato siano impegnati seriamente nelle operazioni di terrorismo cieco. La situazione è così fluida in Russia che nessuno può dare serie garanzie di impunità e coperture, nemmeno i militari. Specialmente in una situazione pre-elettorale nessuno, ad un certo livello, si azzarderebbe a farsi beccare con le mani nel sacco.

Fino ad ora i leader russi hanno dato una risposta "ad arco riflesso". Se la sono presa con i terroristi islamici del Caucaso, e quindi hanno rilanciato le operazioni militari per mettere la Cecenia in "quarantena". Ciononostante merita attenzione un'affermazione che il Premier Putin ha fatto in un discorso rivolto ai ministri della Difesa del CIS: "Abbiamo a che fare con provocatori internazionali ben addestrati -- ha detto Putin -- che si schermano dietro slogan religiosi islamici e cercano di stabilire un cosiddetto 'nuovo ordine mondiale'." Questo è un chiaro riferimento allo slogan lanciato nel periodo successivo al 1989 dall'allora Premier britannico Margaret Thatcher e dall'allora Presidente George Bush.