ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Cheney rilancia la politica guerrafondaia contro l'Iran

Benedetto XVI a Ratisbona e Bernard Lewis

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Il generale Ivashov: come dice LaRouche, dietro questa guerra c’è l’oligarchia finanziaria internazionale

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La guerra di Halliburton

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Il pericolo di guerra e i “piegatori di cucchiai” tra i militari USA

Per Cheney la guerra è l'alternativa alla minaccia della pace

Mini-nukes: il fantasma di Bertrand Russell abita nel Pentagono di Cheney e Rumsfeld

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La dottrina LaRouche

Impeach Cheney

Dopo il pastrocchio: Cheney e i neo conservatori se la prendono con LaRouche

Halliburton: il teorema neo-con è fallito

Il vice presidente Cheney deve andarsene

Un mondo di stati nazionali sovrani

Preparare un controgolpe a Washington

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La vera alternativa alla guerra

LaRouche: l'11 settembre un anno dopo

Guerre e terrorismo, conseguenze del crac finanziario

Gli USA verso lo stato di polizia

Brzezinski e l’11 settembre

LaRouche, Rafsanjani e l’11 settembre

Gli USA minacciati dal colpo di stato

Dialogo delle civiltà per la ricostruzione mondiale

Nuove considerazioni sullo scudo spaziale

Medio Oriente: il fondamentalismo che viene dall'occidente

Organizzazione regionale sotto una nuova Bretton Woods

La destabilizzazione geopolitica globale


[Solidarietà, anno XI n. 3, agosto 2003]


Il vice presidente Cheney deve andarsene

O lascia per motivi di salute o verrà travolto
dall’impeachment. Nella sua caduta
trascinerà con sé la cordata dei neo-conservatori

In un incontro elettorale del 2 luglio (foto), molto seguito su Internet anche internazionalmente, Lyndon LaRouche ha sottolineato che la svolta guerrafondaia degli Stati Uniti si ferma soltanto allontanando il vice presidente Dick Cheney: il motivo per il suo impeachment è che ha mentito sugli arsenali di Saddam.
“Abbiamo finito per decidere la guerra in Iraq perché è stato dato a credere che Cheney avesse delle prove che l’Iraq stesse allestendo degli arsenali nucleari, e questo è bastato a neutralizzare il partito democratico che ha così rinunciato ad opporsi alla guerra.
Cheney sapeva che quelle armi nucleari non c’erano e che la storia del minerale d’uranio che l’Iraq avrebbe acquistato dal Niger era un bidone. Ma, pur sapendolo, Cheney ha giocato quella carta per convincere il Congresso a cedere e ad acconsentire alla guerra”.
Adesso questo bidone sulle armi di Saddam è stato scoperto, ma i democratici “omologati” tentennano e, invece di prendersela con Cheney, se la prendono con il presidente Bush. Per LaRouche i suoi rivali nella candidatura presidenziale sono proprio degli sciocchi, perché un impeachment contro il presidente non ha possibilità di riuscire: “Non lo potete accusare di aver avuto un proposito deliberato! Anche perché non è uno che è capace di sapere quello che vuole! Ma se invece vogliamo mettere fine alla guerra allora bisogna liquidare Cheney, come capisce chiunque consideri seriamente la questione”. LaRouche aveva anche detto che Cheney farebbe bene ad accampare problemi di salute e andarsene in pensione, risparmiando a sé e agli altri la procedura di impeachment. (In effetti occorre notare che una settimana più tardi Cheney si è sottoposto a un esame clinico non programmato).

Prove schiaccianti
La conferma definitiva delle accuse di LaRouche è giunta il 6 luglio, quando l’ex ambasciatore Joseph C. Wilson IV ha dato una serie di interviste a “Meet the Press” (NBC-TV), New York Post, Washington Post e New York Times rendendo noto di essere lui l’ex diplomatico inviato in Africa a controllare la storia degli acquisti di “Yellow cake”, l’ossido di uranio che l’Iraq avrebbe acquistato dal Niger, e di aver riferito compiutamente come quella storia fosse infondata, e di essere certo che il suo rapporto sia stato inoltrato al vice presidente Dick Cheney.
Wilson ha detto di essersi recato nel Niger, nel febbraio 2002, su richiesta dei funzionari della CIA che dovevano fare accertamenti su un rapporto, secondo una richiesta proveniente dall’ufficio del Vice Presidente. Dopo aver trascorso una decina di giorni nel Niger, Wilson ha detto di poter concludere che “è molto dubbioso” che una transazione dell’ossido d’uranio tra Niger e Iraq possa essere mai avvenuta. Ha presentato il suo dettagliato resoconto all’ambasciatore USA in Niger e, al suo rientro a Washington, ai funzionari della CIA come pure all’ufficio per l’Africa del Dipartimento di Stato. “Negli schedari del governo debbono esserci almeno quattro documentazioni sulla mia missione”, spiega Wilson.
La questione era così definitivamente chiarita già a marzo. A settembre però la storia rispunta nel famoso dossier di Blair e nel discorso sullo Stato dell’Unione di Bush, e, in forma meno diretta, in un’intervista di Cheney a “Meet the Press”.
L’ambasciatore ha sottolineato di ritenere “inconcepibile” che Cheney, il primo a commissionare l’accertamento, possa dire di non essere stato messo al corrente dei risultati della missione Wilson.
“Qualcuno nell’ufficio del Vice Presidente doveva sapere”, ha detto Wilson alla CNN il 7 luglio. “Se mentono su cose come questa possono anche mentire su ogni altra cosa”, ha aggiunto sul New York Post del 6 luglio. Wilson riserva una frecciata per Condy Rice, secondo la quale forse qualche oscuro analista “giù nelle viscere” della CIA sapeva qualcosa sui documenti falsi, ma nell’amministrazione non ne sapevano nulla. Forte della sua esperienza nel Consiglio di Sicurezza Nazionale, Wilson ha spiegato: “Se sei abbastanza in alto per porti una domanda del genere, non sei giù nelle viscere della burocrazia ma sei ai vertici”.
L’8 luglio il Los Angeles Times ha pubblicato un commento di Robert Scheer intitolato: “Il diplomatico lo dice poco diplomaticamente: hanno mentito”. “Hanno finalmente trovato le prove flagranti sul conto dei responsabili della guerra in Irak. Purtroppo non le hanno trovate in uno dei palazzi di Saddam ma nell’ufficio del vice presidente Dick Cheney”.

Le dimissioni di Tenet
Il governo americano ha risposto alle dichiarazioni di Wilson lanciando un’operazione per limitare i danni, cercando di presentare l’intera storia sotto un’altra luce. Il direttore della CIA George Tenet si è dichiarato responsabile delle informazioni false con un comunicato stampa dell’11 luglio: “Primo, la CIA ha approvato il discorso sullo stato dell’Unione del presidente prima che fosse pronunciato. Secondo, io sono responsabile del processo di approvazione nella CIA. Terzo, il Presidente ha ogni motivo per credere che il testo che gli è stato sottoposto è di provata validità. Quelle 16 parole non dovevano essere contenute nel testo scritto per il Presidente”.
LaRouche ha subito notato che si tratta di un depistaggio giacché non si fa alcuna menzione del fatto che fu l’ufficio del vice presidente a chiedere alla CIA di fare gli accertamenti sull’uranio dal Niger. Mentre Bush ha confermato la sua fiducia a Tenet ed ha dichiarato chiusa la vicenda, gli interrogativi s’infittiscono e nei giorni successivi sono emerse varie prove del fatto che in realtà la CIA aveva già censurato quelle affermazioni infondate da altri discorsi del Presidente.

Gli interventi di LaRouche
• 20 settembre 2002. Nella dichiarazione intitolata “l’Iraq è una miccia, ma la bomba l’ha costruita Cheney”, LaRouche denuncia la dottrina imperiale che Cheney persegue attivamente dagli anni Novanta. Conclude chiedendo le dimissioni del vice presidente.
• Ottobre 2002. Nuove richieste di dimissioni in una serie di spot radiofonici e inserzioni sui giornali, soprattutto nella regione di Washington.
• 25 marzo 2003. Una nuova dichiarazione intitolata: “Guerra, Hitler e Cheney”, in cui LaRouche dice tra l’altro: “L’aspetto centrale della guerra in cui gli Stati Uniti già in bancarotta si sono gettati è l’usurpazione dei poteri presidenziali da parte del vice presidente Cheney della Halliburton e di una banda legata al crimine organizzato che infesta non solo i dipartimenti della Difesa e di Stato, ma che guasta sostanzialmente qualsiasi opposizione in seno al Partito Democratico.
“A prescindere da ciò che il presidente Bush può aver sbagliato, lui resta il povero sprovveduto dal quale la banda di Cheney e Rumsfeld ha ottenuto tutto quello che vuole, fin ora. Ma questo non sarebbe potuto accadere se il partito democratico non fosse caduto sotto il completo controllo delle stesse forze che controllano Cheney”.
• 9 Aprile 2003. Il movimento di LaRouche inizia la distribuzione di centinaia di migliaia di copie del dossier sugli straussiani che usurpano il potere negli USA e che fanno capo al duo Cheney-Rumsfeld.
• 7 giugno 2003. La campagna elettorale di LaRouche diffonde un appello in cui si chiede l’impeachment del vice presidente. Motivo: la menzogna deliberata sull’uranio dal Niger come motivo per iniziare la guerra.

• 23 luglio 2003. La campagna elettorale di LaRouche diffonde un milione di copie di un volantino in cui si sottolineano le responsabilità di Cheney alla luce dei nuovi fatti e si denuncia la stupidità del Presidente che, se continua a restare ipnoticamente aggrappato al suo vice, finirà per doversi assumere lui le conseguenze dei suoi misfatti.haa